Per molti personaggi del passato, la passione per la caccia non era in contraddizione con l’impegno a favore della natura. Ecco alcuni casi.
L’ex presidente americano posa accanto a un elefante da lui stesso abbattuto, in Kenya, nel 1909. Roosevelt fu il fondatore del sistema dei Parchi nazionali – un modello che dagli Stati Uniti si diffuse in tutto il mondo – e invocò la protezione del bisonte americano, che all’inizio del secolo scorso era sull’orlo dell’estinzione. Ciò non gli impedì di uccidere, da appassionato di caccia grossa, centinaia di animali in tutto il mondo.
Il nome di Roosevelt è stato spesso invocato negli ultimi giorni, dopo l’uccisione del leone Cecil da parte di un dentista americano. Walter Palmer, questo il suo nome, è accusato di aver preso parte a una battuta di caccia illegale (il ministro dell’Ambiente dello Zimbabwe ha chiesto la sua estradizione).
I gruppi di cacciatori (e anche alcune associazioni ambientaliste) cercano di opporsi all’ondata di sdegno sostenendo che, grazie alla vendita delle licenze, la caccia sportiva può fornire risorse importanti ai progetti di conservazione. In certi casi, aggiungono, la caccia può addirittura giovare alla salute della fauna selvatica: prendendo di mira i rinoceronti maschi anziani, ad esempio, si permette a quelli più giovani di accoppiarsi rinnovando la popolazione.
All’epoca di Roosevelt, e anche in tempi più recenti, la caccia non era considerata in contraddizione con quello che oggi chiameremmo impegno ambientalista. Ecco, nelle prossime pagine, alcuni personaggi che condividevano le due passioni.
Theodore Roosevelt
L’ex presidente americano posa accanto a un elefante da lui stesso abbattuto, in Kenya, nel 1909. Roosevelt fu il fondatore del sistema dei Parchi nazionali – un modello che dagli Stati Uniti si diffuse in tutto il mondo – e invocò la protezione del bisonte americano, che all’inizio del secolo scorso era sull’orlo dell’estinzione. Ciò non gli impedì di uccidere, da appassionato di caccia grossa, centinaia di animali in tutto il mondo.
Charles Darwin
Questo scheletro di uccello, esibito al Museo di Storia naturale di Tring, in Inghilterra, faceva parte della collezione del padre della teoria dell’evoluzione. Come tanti scienziati del suo tempo, Darwin uccideva animali per studiarli.
Jimmy Carter
Nella foto Carter mostra l’Alaska National Interest Lands Conservation Act, una legge con cui furono creati nuovi parchi nazionali e rifugi per la fauna selvatica. Il presidente, tra i più attivi nella difesa dell’ambiente, era anche un appassionato cacciatore.
Ernest Hemingway
Il premio Nobel per la letteratura guarda una leonessa dopo averla uccisa, in Kenya, nel 1852. Cacciatore, pescatore, cantore delle corride, Hemingway si dedicò anche allo studio della fauna marina, assieme a un’équipe di scienziati dell’Accademia di scienze naturali della Drexel University.
Aldo Leopold
Leopold (1887-1948), biologo ed ecologo americano, è considerato uno dei padri del movimento ambientalista: nelle sue opere fissò principi e pratiche della moderna gestione della fauna selvatica e delle aree naturali. Restò appassionato di caccia per tutta la vita.
John James Audubon
Audubon (1785-1851) è considerato uno dei padri dell’ornitologia moderna: nel suo libro The Birds of America ritrasse con grande accuratezza gli uccelli americani nel loro ambiente, scoprendo 25 nuove specie. Nella foto, una prima edizione del libro messa all’asta da Christie’s a New York; sullo sfondo, un ritratto di Audubon con il fucile in mano.
“Quello che molta gente probabilmente non capisce”, spiega James Powell, direttore delle comunicazioni di Ducks Unlimited, un’organizzazione per la protezione degli uccelli acquatici, “è che per realizzare i suoi ritratti di uccelli selvatici, Audubon doveva spesso andare sul campo e sparargli”
Lewis e Clark
All’inizio dell’Ottocento, Meriwether Lewis e William Clark (nella foto, uno dei loro diari) portarono a termine la prima leggendaria esplorazione del continente nordamericano. Durante il viaggio uccisero parecchi animali per metterli a disposizione degli studiosi.
Tratto da:nationalgeographic.it
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