PASSO DEI TORDI, UN FASCINO IMPRESSIONANTE.
Ci siamo ragazzi, oggi sto per raccontarvi una mia giornata tipo nell’esercizio venatorio al passo ai tordi. Vorrei iniziare dal pomeriggio precedente, quando con la mente iniziamo, tutti noi, ad immergerci nel pensiero del giorno successivo, immaginando come l’indomani andrà la giornata di caccia. Ecco giunta alla sera, quando l’adrenalina comincia a salire, l’unica che ci potrà distrarre sarà la nostra ragazza, Maria Lucia ormai ha perso le speranze e mi osserva guardare il cielo la sera ad ogni canto, che già ha sopportato una giornata a sentir parlare di temperature, eventi atmosferici e tanto altro. Rientrati magari da una bella cena romantica, (sperando di poter tornare presto a uscir la sera senza restrizioni) , cominciamo a controllare tutta l’attrezzatura, capanno, fischietti e soprattutto cellulare in mano si iniziano a studiare venti e perturbazioni, per cercare di capire se il passo potrà essere proficuo. Si, perché le belle giornate di passo sono quelle, precedenti e ravvicinate al maltempo, intorno alla metà di ottobre.
Quasi in un batter baleno, siamo giunti alla mattina, subito in piedi, molto prima dell’alba e per chi ha un amico di caccia dormiglione, come me, dopo aver mandato il messaggio di buon giorno alla propria fidanzata, si comincia nel tartassarlo di chiamate a volte sono arrivato a chiamarlo 12 volte. Una volta sveglio si comincia nel vestirci, ma il pensiero è ricorrente e dice <chissà se oggi passano, chissà se la posizione ideata è esatta> mentre la mente si inebria di questi interrogativi si comincia nel caricare la macchina, il cane essendosi accorto che deve uscire inizia ad abbaiare, si inserisce prima il capanno, borsa delle cartucce, si va a prendere il cane, Ringo un breton per me sensazionale per affettuosità e riporto e si dà un’ultima controllata al fischietto, poi pronti partenza via a prendere l’amico di caccia che è finalmente pronto. Giunti a casa del ghiro, sale in macchina insieme al suo cane uno springerino molto simpatico e ci si reca sul posto di caccia, arrivati a destinazione la prima cosa è scendere dalla macchina e cercare di sentire qualche “zicchio” che generalmente segna un buon passo dei tordi. Appena inizia ad albeggiare si scende tutto, i cani si fanno sgambare un pó mentre si prepara il capanno e poi tutti in posizione, io fischio e il mio amico zicchia, con i nostri ausiliari accucciati tra le sterpaglie quasi a volersi mimetizzare al massimo. L’emozione si fa sempre più grande nel momento in cui iniziano ad arrivare le prime “squadriglie” di tordo bottaccio, farli posare sulla pianta e infine il recupero del cane che segue tutta la scena con attenzione e parsimonia. Di qui in poi si passa mezza giornata immersi nella spensieratezza più assoluta a contatto con la natura, nel silenzio assordante del bosco nulla di più splendido. Insomma ragazzi, aspettare le giornate del passo, veder albeggiare il sole prima di vedere i tordi alti nel cielo, rimirar colombacci in lontananza e osservare il cane che scorge il selvatico in volo molto prima di te, sono emozioni che tutti dovrebbero provare ma soprattutto la soddisfazione di aver curato un posto per tutto l’anno impedendo ogni forma di disturbo e denigrazione dell’ambiente, facendo rimanere intatto il suo ecosistema è una soddisfazione ineguagliabile.
Spero che i miei racconti vi piacciano e ci vediamo per il passo delle allodole nel prossimo pezzo.
Autore del racconto
Vittorio Venditti
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