CACCIA & CARTUCCE

Varie tipologie di caccia per questo migratore: di attesa, da appostamento,  vagante, in quest’ultima forma non è indispensabile l’ausilio del cane in quanto, il Merlo, se minacciato, si invola prima che il pericolo arrivi nelle vicinanze, raramente capita di incontrare esemplari più smaliziati che invece fanno sfilare il cacciatore rimanendo astutamente celati fra i cespugli. A prescindere dalla tipologia di caccia scelta non saranno richieste armi aventi strazzature molto ristrette, come sempre per la medio-piccola migratoria saranno sufficienti delle strozzature medie, che abbinate a cartucce con dosi di piombo non elevate, ci offriranno delle buone rosate ben guarnite. I caricamenti, artigianali e non, si orientano quasi sempre sui 32-33 gr per il cal 12, 25 – 26 gr per il cal 20, molto usati nella caccia da capanno anche i calibri minori tipo cal 28 – 24 – 36 e 410 – cal 8 flobert. La numerazione di piombo ideale per il Merlo sarà n° 9 – 10, risulta un po’ più resistente del parente Tordo.

Ordine: Passeriformi – Famiglia: Turdidi – Genere: Turdus  – Specie:  Turdus merula

DESCRIZIONE

 Il Merlo ha dimensioni medio-piccole, becco robusto e tarsi lunghi, Il maschio ha un piumaggio uniformemente nero lucente e becco giallo-nerastro. Il maschio giovane ha il becco nerastro e il mantello più marrone con le zampe bruno-scure. I maschi anziani sono grigiastri, con il becco giallo. La femmina è bruno-nerastra con mento e gola grigiastri, becco bruno. In entrambi i sessi le zampe sono bruno scure. In volo, visto da sotto, il maschio è inconfondibile per la colorazione nera, le remiganti più chiare e il becco giallo, mentre la femmina appare brunastra. Lunghezza cm 25-27, peso gr 75-115.

Dopo il passero, questo inconfondibile pennuto dal solenne mantello nero è l'uccello più diffuso in Italia, comune in ogni parco e giardino del nostro paese. Gli esemplari ormai abituati alla vita cittadina hanno perso in parte la naturale astuta diffidenza e non esitano ad avvicinarsi all’uomo.

 

                                                                  

 

 

Non sono rari gli esemplari a colorazione anomala: rossiccia, a macchie bianche e nere o cinerina. Rari sono gli albini in cui il becco, l'iride e le zampe di un delicato color rosa completano degnamente il niveo manto.  Frequenti invece gli albini parziali che si distinguono dal Merlo dal collare per l'assenza della macchia grigia sulle ali, oltre che per la voce.

Esiste una seconda specie chiamata Merlo torquato o dal collare (Turdus torquatus) che differisce dal Merlo comune per la taglia maggiore (è lungo circa 27 cm) e per una fascia bianca sul petto, ampia nel maschio, ridotta nella femmina.

 

ABITUDINI

Abitudini – Gli esemplari non abituati al movimento incessante delle folle che percorrono le città, si dimostrano diffidenti come è la loro natura, si mettono subito al riparo se spaventati, mentre assumono un comportamento confidente quando non sono disturbati. Di costumi solitari, il Merlo si riunisce con i suoi consimili solo in migrazione. Mostra grande vivacità e possiede un volo veloce, talvolta diritto e talvolta sfrecciante a zig-zag; essenzialmente arbicolo.

 Ha un'andatura saltellante e disordinata, è molto agile al suolo. I maschi si battono per conservare il loro territorio durante la stagione della riproduzione, cantando molto forte e inseguendosi. Lo si può vedere mentre canta sempre dalla cima di tetti, alberi, antenne.

  

ALIMENTAZIONE

 Il merlo è onnivoro; si ciba principalmente di frutta, bacche e piccoli invertebrati

Ghiotto di frutta, gradisce in particolare mele, pere, fragole, ribes, mirtilli, ciliege e fichi, uva.Completano la sua alimentazione bacche, semi, vermi di terra, insetti, coleotteri, lepidotteri, ditteri, ragni, millepiedi e piccoli molluschi.

 

HABITAT

 Vive nei boschi con sottobosco, nei parchi, nei giardini, nelle siepi, nei frutteti e nelle vigne, nonché nelle zone coltivate in genere; le coppie conducono vita isolata in quanto l’uccello è realmente gregario solo in migrazione e solo in tali situazioni è possibile vederlo riunito in grossi gruppi.

 

RIPRODUZIONE

La stagione riproduttiva inizia in marzo e si protrae fino a luglio.

Nidifica tra le siepi, cespugli, sempreverdi, edera o su alberi a notevole altezza. Il nido viene costruito dalla femmina, talvolta aiutata dal maschio che porta materiale. 

Nel nido, non troppo nascosto, la femmina depone da 3 a 5 uova verdi-azzurre macchiate di bruno, che cova per 12-15 giorni. Verso il tredicesimo giorno di vita i piccoli, pur non essendo ancora in grado di volare, escono dal nido occultandosi in terra nei cespugli dove, mentre la madre inizia a costruire un secondo nido, il padre continuerà ad assisterli per un paio di settimane.  

Di frequente le coppie portano a termine nell'anno tre covate.  

 

                                                                 

LA MIGRAZIONE

 Il merli italiani sono stanziali, salvo quelli delle Alpi; molti di essi trascorrono l'intera vita nella ristretta superficie occupata dalle siepi e con poco spazio attorno per la pastura.
I soggetti del Nord, invece, sono costretti ad emigrare nello stesso periodo dei tordi bottacci. Sono caratterizzati da ali a punta, più adatte alla migrazione, mentre quelli nostrani hanno l'ala corta e arrotondata. I migratori giungono da diversi paesi europei: ex Cecoslovacchia (30%), Ungheria (20%), ex Jugoslavia (7%), Polonia (6%), dalla Germania, dalla Francia, dall'Inghilterra … arrivando a percorrere oltre 1500 Km. Il comportamento dei merli migratori è diverso da quello dei nostrani. I migratori prediligono, per la sosta, alberi d'alto fusto. per ciò che riguarda l'Italia, la migrazione è stata studiata dal 1930 al 1943 presso l'osservatorio ornitologico di castel Fusano e in altri centri d'inanellamento. E' stato constatato che alcuni merli, dopo aver nidificato nel Centro-meridione, si spostano verso le regioni settentrionali. Lo dimostra anche il fatto che soggetti, inanellati mentre erano ancora pulcini nei pressi di Castel Fusano, sono stati poi catturati sia in Romagna che nel Veneto l'anno successivo. Accade anche che molti merli che nidificano nelle regioni settentrionali, si spostino a Sud e che vi rimangano avendo trovato un habitat idoneo.

 

                                                                                               

 

 

La migrazione avviene in tempi lunghi proprio perchè, contrariamente ad altri volatili, il merlo sosta dove trova abbondanza di pastura.
L'autunnale raggiunge il culmine – risulta dai dati forniti dagli impianti di cattura con le reti – proprio al termine di quella del tordo. In particolare nelle regioni settentrionali il passo raggiunge la massima intensità dal terza settimana di ottobre all prima di novembre , in quelle centrali, invece, da fine ottobre alla terza settimana di novembre. Il ripasso è anticipato, rispetto a quello del bottaccio e tende ad esaurirsi a metà febbraio

 

Il merlo è un uccello cacciabile In Italia. 

 

 

 

Nome comune: ALLODOLA (Inglese: skylark) – Nome scientifico: Alauda arvensis – Famiglia: Alaudidi (Alaudidae) Ordine: Passeriformi (Passeriformes)
Classe: Uccelli (Aves)

 

 

CARATTERISTICHE:
Questo piccolo uccello è lungo circa 18-20 cm e presenta un’apertura alare di 30-36 cm.
La colorazione del piumaggio è bruno-rossastra con delle striature scure sulla porzione
superiore; le parti inferiori sono biancastre con il petto color fulvo con striature brune. In
generale, le piume del giovane sono più chiare.
Come negli altri uccelli appartenenti alla famiglia degli Alaudidi, l’unghia del dito posteriore è
molto lunga.
Quando l’allodola è agitata le piume del capo si ergono formando una sorta di cresta.
L’allodola emette una gamma molto ampia di suoni caratterizzati da toni particolarmente acuti.

 

VITA ED ABITUDINI:
L’allodola predilige i prati, sia quelli naturali sia quelli originati da pratiche agricole o pastorali.
L’allodola si nutre principalmente di insetti e di sostanze vegetali. E’stata osservato che nel
periodo estivo e della nidificazione questo uccello si alimenta soprattutto di insetti, mentre nelle
altre stagioni dell’anno la dieta è a base di semi, germogli ed erbe. La ricerca di cibo avviene
spostandosi sul terreno, innalzandosi successivamente verticalmente.
Il periodo riproduttivo corrisponde ad un comportamento piuttosto solitario e territoriale.
Diversamente si dimostra una specie sociale durante lo svernamento e le migrazioni, originando
stormi anche di 1000 unità.
I due partner sono estremamente fedeli, si tratta infatti di una specie monogama. Durante il
volo nuziale, che consiste in lenti giri ad elevate altezze per poi ridiscendere lentamente a terra,
l’allodola emette un caratteristico canto. La femmina costruisce il nido sul terreno, in prossimità
di ciuffi d’erba, e il maschio l’aiuta nella creazione di una piccola cavità che funge da base per il
nido.
Di solito sono deposte 3-5 uova, di colore bianco-grigiastro con dei puntini brunastri o
verdastri.
Avvenuta la deposizione, la femmina cova le uova per circa undici giorni. Dopo una decina di
giorni dalla schiusa, i giovani lasciano il nido, anche se saranno nutriti da entrambi i genitori per
le prime tre settimane di vita.

 

DISTRIBUZIONE E MIGRAZIONE

 

Specie distribuita come nidificante in Europa, Africa nord-occidentale e Asia; per svernare migra nelle regioni meridionali del suo areale, mentre le popolazioni dell'Europa centrale e occidentale talvolta trascorrono l'inverno nel luogo di nidificazione.
In Italia è stazionaria ed in parte erratica durante l'inverno. Le popolazioni del nord Europa sono di passo in ottobre-novembre ed in marzo-aprile.

    

                                         

 

 

 

La Caccia

– Da capanno: con l'ausilio di richiami vivi o in mancanza di questi con richiami a bocca o manuali, molto utili giostre, stampi per rendere più vero il gioco in maniera da attrarre maggiormente il selvatico.

– Vagante: forma di caccia più versatile perchè si può praticare senza l'ausilio di stampi, e giostre, il richiamo non è indispensabile, anche se potrà rivelarsi molto utile soprattutto nei periodi di passo, quando le allodole sono più credulone, e in caso si alzino troppo lunghe, possiamo tentare di richiamarle, con buone possibilità di riuscita. In questa tipologia di caccia bisognerà avere prontezza di riflessi, essere pronti ai tiri d'imbraccio e quindi veloci, perchè capita spesso di renderci conto degli animali quando hanno già percorso alcuni metri, ecco l'importanza di un buon orecchio che riesca a percepire il verso che emettono le allodole appena si involano da terra, questo ci aiuterà ad essere più veloci e a capire in che direzione sono gli animali quindi a portarli a tiro in poco tempo, consentendoci la possibilità si sparare anche a più di un selvatico.

 

Armi e Cartucce

Indicati per questa caccia i semiautomatici, anche se non mancano gli amanti delle doppiette e dei sovrapposti, come sempre è questione di gusti, anche se non possiamo non elogiare i moderni semiautomatici, decisamente più idonei per una caccia, che come questa, spesso ci obbliga a ricaricare velocemente per sparare a selvatici ancora a tiro o per sparare ad un stormo nuovo che arriva sul capanno. Non saranno richieste canne molto strozzate, anche perchè l'allodola generalmente si spara sempre nei limiti di tiro, quindi fucili con strozzature medie tre stelle andranno più che bene. Sono adatte cartucce con cariche di piombo medie, per il cal 20 saranno sufficienti 25-26 gr, per il cal 12 andranno bene i 30-32 gr, la numerazione di piombo, visto e considerato la mole del selvatico e la sua poca resistenza, vedrà nei numeri 10-11 i miglior abbinamenti con rosate ben guarnite.

 

 

L' allodola è un uccello cacciabile in Italia – Alcune provincie adottano alcunerestrizioni riguardo il quantitativo complessivo stagionale di prelievi.

 

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IL FRINGUELLO  (FRINGILLA COELEBS)

Gruppo di fringuelli

 

È diffuso in Europa, Africa settentrionale e Asia. La distribuzione
Nel mondo è distribuito dall’Asia centrale fino a tutta l’Europa e in parte dell’Africa settentrionale. E’ assente solo in Islanda , in Medio Oriente e in Siberia. In Italia è estremamente comune ovunque, esclusa una parte della Sicilia e delle isole minori. La distribuzione piemontese rispecchia quella italiana. Non è molto diffuso nelle zone prive di boschi (pianure intensamente coltivate). In inverno è più comune alle basse quote e abbandona le aree più settentrionali del continente (Scandinavia e Russia).

Il maschio si riconosce immediatamente , piumaggio del petto tendente al ruggine,groppone verdognolo,testa color carta da zucchero con fronte nera,ali nere con striature giallo-verdognole e macchia bianca a altezza della spalla,ventre color castano chiaro quasi biancastro,becco violaceo nel periodo d’estro e color carne nei mesi invernali,parte terminale della schiena color muschio.

La femmina ha tonalità piu’ spente, petto color crema,groppone e spalle di un bruno olivastro,il becco e’ sempre color carne, testa e fronte castani con una leggerissima velatura d’azzurro,ha una accentuata barratura bianca sulle ali ,caratteristica questa che permette di distinguerla facilmente anche in volo.

È ovunque presente,di passo regolare localmente stazionario frequenta boschi, parchi, campi coltivati, frutteti, stoppie o meglio tutti quei luoghi dove vi sia canapa, niger, ravizzone,e semi in genere.

E’ infatti un granivoro, ricerca insetti esclusivamente nel periodo primaverile per nutrire la prole, (non sono quindi insettivori come il legislatore ha sostenuto all’atto del divieto).

Il maschio del fringuello e’ uccello molto indipendente,non contribuisce alla costruzione del nido e la coppia si separa appena i nidiacei sono in grado di nutrirsi.

L’alimentazione
I pulcini vengono alimentati con insetti, che nella bella stagione non sono disdegnati neanche dagli adulti.
Durante il periodo invernale l’alimento prevalente è composto da semi e granaglie, che vengono spezzati con il forte becco.

La migrazione avviene da fine settembre a fine novembre mentre la risalita dura da fine febbraio a metà aprile.

Gia dai primi di marzo se il periodo e’ climaticamente favorevole,il maschio elegge il suo territorio cantando dalla cima d’un albero, l’inizio del periodo di riproduzione coincide col mese d’aprile e’ infatti in quel mese che il maschio inizia a cantare ininterrottamente per attirare la femmina.

La riproduzione, lo svernamento, la migrazione
Questo fringillide inizia a riprodursi da metà Aprile in poi. Il nido è costruito da entrambi i genitori e consiste in una profonda coppa di muschio rivestita da licheni e piume. Le uova sono 4-5, di colore azzurro sfumato, lievemente macchiettate. Sono lunghe poco meno di due centimetri e sono covate dalla sola femmina. I pulcini sono nidicoli e ricoperti da un fitto piumino grigiastro. Sono allevati da entrambi i genitori per 15 giorni.
Il Fringuello è un migratore a corto raggio. All’inizio del periodo invernale molti individui scendono a valle dalle montagne e si ricongiungono con le popolazioni dell’Europa nord-orientale; infatti, durante l’inverno, questa specie forma grandi gruppi che possono contare anche migliaia di individui, spesso misti ad altri uccelli granivori, quali la Peppola.

Se la stagione è favorevole riescono a ultimare tre cove.

Una curiosità
Durante la migrazione, non è difficile udire Fringuelli che cantano in modo notevolmente diverso rispetto a quelli italiani, quasi con un altro accento. Questi individui; infatti, provengono da altri luoghi europei, dove nidificano popolazioni che hanno voce diversa: è quasi come la diversità di linguaggio degli esseri umani.

A causa della carne molto pregiata, i fringuelli, sono stati oggetto di caccia spietata specialmente col roccolo e col paretaio. Un tempo era usanza accecare i fringuelli per migliorarne il canto,  pratica inumana (non bestiale perché non è da bestie comportarsi in questo modo).  

 

Il fringuello è considerato una specie protetta quindi non cacciabile in Italia. Tuttavia alcune regioni possono applicare particolari deroghe per consentirne un prelievo minimo.

 

 

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Nome comune: BECCACCINO -Nome scientifico: Gallinago gallinago – Family: Scolopacidi – Ordine: Caradriformi – Classe: Uccelli

CARATTERISTICHE

Il piumaggio mimetico del beccaccino è simile nei due sessi. La livrea marrone è interrotta da
striature nere e delle bande scure si allontanano dagli occhi verso la parte posteriore del capo. Il
ventre è più chiaro del dorso.
Il beccaccino adulto possiede il becco nero e lungo (circa 6 cm) e le zampe corte e olivastre.
Il lungo becco riflette l’adattamento di questo uccello alla vita di ripa e alla ricerca di cibo in
prossimità dei corsi d’acqua.
Il beccaccino è lungo 25-30 cm e pesa tra i 110 e i 130 g. Il maschio è più grande della femmina.
Quando si alza in volo è facilmente identificabile per il canto e il volo velocissimo e basso a zig-zag, che compie prima di alzarsi a notevole altezza.

VITA ED ABITUDINI

Il beccaccino vive in zone fangose e umide al limite dei laghi, dei fiumi e delle paludi.
La stagione degli accoppiamenti cade tra aprile ed agosto. Il maschio sorvola ad elevata altezza
il territorio di nidificazione compiendo dei voli circolari e lanciandosi successivamente in
picchiata. Inizialmente la femmina si accoppia con diversi maschi, ma alla fine fa coppia fissa
con uno solo di loro.
Il nido è allestito in una semplice buca nel fango in prossimità dell’acqua. Generalmente sono
deposte 4 uova marroni-verdastre con delle macchie, così da essere ottimamente mimetizzate.
La cova si protrae per circa 3 settimane. Le cure parentali (ossia l’attenzione dei/del genitore/i
per la crescita della prole) sono suddivise fra entrambi i genitori per circa un paio di settimane,
sino a quando i giovani non spiccano il volo. Per meglio camuffarsi nell’ambiente circostante i
giovani presentano un piumaggio con riflessi bianchi e neri, le zampe sono grigiastre e il becco
è nero.
Il beccaccino è estremamente specializzato nella ricerca di cibo nel fango. Il lungo becco è
immerso verticalmente nell’acqua o nella fanghiglia per catturare vermi, ma anche insetti,
crostacei, molluschi, semi e frutti, che trova setacciando il terreno umido e paludoso. La
particolarità di questo becco è che è in grado di aprirsi anche quando è completamente
immerso nel fango, in questo modo l’uccello può continuare a nutrirsi senza il bisogno di
estrarre il becco. Curioso è il movimento ritmico del becco che ricorda l’azione di un ago di una
macchina da cucire.
Questi uccelli lasciano i climi freddi in inverno e si portano dal Nord al Sud America e
dall’Eurasia all’Africa.

RIPRODUZIONE

La stagione riproduttiva inizia in aprile con voli nuziali acrobatici e spettacolari compiuti dal maschio per corteggiare la femmina. Esegue un volo ondulato a rotta sub-circolare di diametro di 150-200 metri, durante il quale compie delle virate verso l'alto; in queste fasi la coda viene ripetutamente aperta a ventaglio, mentre le due timoniere esterne sono tenute più staccate dalle altre. Le parate sono accompagnate da cerimonie e corteggiamenti a terra, durante i quali non mancano i confronti con altri maschi. Il nido viene predisposto in una depressione del terreno non lontana dall'acqua; la femmina vi depone 3-4 ed anche 6 uova che cova per 19-20 giorni. I pulcini abbandonano il nido poco dopo la nascita, vengono accuditi da entrambi i genitori ed all'età di circa due settimane sono in grado di compiere i primi voli. Depone in genere una volta all'anno e talvolta due.

HABITAT E AREA DI DITRIBUZIONE

Frequenta acquitrini erbosi, praterie allagate, risaie, torbiere, rive paludose di laghi, stagni, fiumi, ecc. Specie ampiamente distribuita come nidificante in Europa ed Asia centrali e settentrionali, America settentrionale. Migratore a medio e lungo raggio, possiede i quartieri di svernamento nell'Europa occidentale (Penisola Iberica, Francia), nel bacino del Mediterraneo e in Africa fino all'Equatore. In Italia è di passo da agosto a novembre e da febbraio ad aprile; è svernante in particolare nelle regioni centro-meridionali.

 

 

 

CACCIA & CARTUCCE

Il beccaccino In levata ,fa sentire il suo caratteristico “bacio”,un attimo ed e’ in piena velocità con volo iniziale a zig.zag rasoterra quindi dritto nel cielo fino a scomparirvi, per poi dopo avere fatto un ampio giro circolare riapparire e tuffarsi a piombo nel luogo dove era stato disturbato.

Ha abitudini gregarie,viaggia,pascola ,vive in  compagnia più o meno numerosa,questo certamente non aiuta il cacciatore,al quale puo’ capitare di levare imprudentemente tutti assieme gli uccelli presenti in zona e poi girovagare per ore senza vederne più alcuno,va sottolineato che quando si leva un gruppo di volatili,ognuno nel fuggire segue una sua rotta indipendente,inoltre non partono mai tutti assieme,ma a brevissimi intervalli e rimane sempre un ritardatario.

Il cacciatore deve conoscere il terreno che si accinge a battere,procedere silenziosamente ,ricordarsi sempre che il beccaccino una volta allarmatosi non pedina,o tenta di celarsi tra la vegetazione ma irrimediabilmente decolla,lo fa quasi sempre contro vento quindi e’ bene procedere sempre con il medesimo alle spalle ,in modo da costringere l’uccello a partenze per lui non ottimali ,che conducano quindi a tiri laterali,per i quali zigzagamenti compiuti su un piano orizzontale,risultano prospetticamente lineari,non complicando ulteriormente il tiro.

Il vento alle spalle dunque ma attenzione i suoi sensi soprattutto l’udito sono molto acuti,va da se che il vento che ci giunge dalla schiena pur agevolando il tiro trasporta gli eventuali strepitii di cacciatore e cane verso il selvatico,ecco dunque la necessita’ di fare meno rumore possibile quando si caccia il beccaccino.

La condizione migliore per colpire il selvatico con maggior frequenza e’ tirare d’imbracciata,con la massima velocità anche perché attendere la fine dei zig.zag. significa avere il l’uccello fuori tiro.

Il comportamento dopo le fucilate e’ imprevedibile,la maggior parte dei casi ritorna come detto dopo un ampio giro nel medesimo luogo,spesse volte però sorvola la zona ad altezze limite per il fucile “mangiandoci una serie tremenda di colpi”,in questi casi anziché  avventare il tiro sarebbe bene accovacciarsi ed attendere la picchiata al suolo, se il beccaccino ritorna sicuramente si posa.

 

Il beccaccino di rimessa,va trattato ancora più delicatamente innanzitutto marcare visivamente con un punto di riferimento (un ciuffo d’erba,un dosso) la zona di atterraggio,ricordiamoci sempre di farlo perché  la piattezza dei territori,non consente mai di individuare esattamente il punto,e senza un riferimento si rischia di sbagliare notevolmente, quindi atteso un limite di tempo per permettere al volatile di tranquillizzarsi procedere diretti al luogo di atterraggio piano piano,più tempo ci si impiega e più il beccaccino si diciamo “assesta”, l’ideale sarebbe non togliere mai gli occhi dal luogo ove si e’ posato ma purtroppo il terreno non sempre ci permette di marciare diritti col fucile spianato capite quindi che in assenza di un punto di riferimento l’accostamento diviene a dir poco approssimativo.

È un maledetto,a volte lascia passare il cacciatore,gli parte alle spalle con il suo caratteristico “bacio”che nella fattispecie, suona come una pernacchia,ti giri di scatto e tra  il tempo d’individuazione ed il tiro l’amico avrà sicuramente percorso 100 m.

Come si sarà capito non esiste la certezza di colpire il beccaccino ,non esiste perché  lui non permette quei tiri sicuri diciamo accompagnati, lui vuole la stoccata,vedere il suo ventre biancheggiare dopo il tiro e’ una delle massime soddisfazioni per il cacciatore.

Il suo comportamento dal momento del frullo al tiro e’ riassumibile in quattro fasi: la prima e’ il salto cioè una frazione di secondo che l’animale impiega per sollevarsi da terra 50-60 cm ,impossibile pensare di riuscire a tirare,segue poi un volo velocissimo e diritto per 10-20 metri ed e’ questo il momento di fermarlo

Se non vi si riesce…… inizia la sua sarabanda,voli a zig,zag, velocissimi dove il cacciatore butta schioppettate qua e là centrando solo il terreno, vi e’ poi la fase ultima dove il selvatico esaurita la frenesia schizofrenica si raddrizza, fate però due calcoli, supponiamo che mediamente vi parta a dieci metri,che nonostante la vostra reazione fulminea ne guadagni altri 5 (un inerzia per un missile) se non lo colpite come detto in questa fase,vi trovate il selvatico dopo lo zig.zagare se va bene ad una distanza di 70-100 m…buonanotte!

Per la caccia alla borrita,e’ consigliabile un automatico con il massimo della strozzatura,potrebbe rivelarsi fondamentale sia per il colpo in più che per i tiri limite che l’amico ci costringe ad effettuare, per le cartucce invece non servono cariche limite,personalmente uso le classiche 32 grammi(34 in inverno ) con piombo 11 max 10 il beccaccino infatti e’ molto vulnerabile,basta un pallino per poterlo raccogliere

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