Capanni per la caccia: lo sbaglio è imporre norme edilizie-urbanistiche per una materia che dovrebbe essere regolamentata dalla legislazione venatoria. Abbiamo cercato quindi di dare una risposta a un problema segnalato non solo dal mondo venatorio, ma anche da molte amministrazioni comunali: un iter burocratico-amministrativo urbanistico normato secondo discipline in materia di edilizia, ambiente e sicurezza, per il posizionamento di capanni temporanei da caccia è solamente un appesantimento inutile e costoso, sia per il cittadino cacciatore, sia per le amministrazioni locali che si trovano gravate da pratiche delle quali si può fare a meno”: in un comunicato congiunto a firma di Sergio Berlato, del presidente Roberto Ciambetti e dell’assessore Giuseppe Pan, vengono spiegate le ragioni della Legge approvata nell’ultima seduta del Consiglio regionale del Veneto relativa agli “Appostamenti precari ad uso venatorio”, appunto i capanni di caccia.
In Italia viviamo situazioni paradossali – hanno spiegato Berlato,Ciambetti e Pan in puntuale risposta alle numerose critiche rivolte alla nuova legge – perché nel nostro Paese si possono costruire e tenere in piedi eco-mostri nell’indifferenza generale mentre si pretende che il capanno temporaneo per la caccia abbia più certificazioni di edifici in cemento armato costruite lungo gli argini di un fiume. E’ come pretendere da un sentiero o una carrareccia agro-silvo-pastorale il rispetto delle normative previste per le autostrade: ha senso?”
Sottolineano poi i tre politici veneti: “Si calcola che tra il 2002 e il 2011 siano state ben 258 mila le case abusive costruite in Italia, e dal 2000 al 2011 su 46.760 ordinanze di demolizione case abusive quelle effettivamente eseguite pare siano state solo 4.956. Sappiamo che si è cementizzato il paesaggio, costruendo anche in zone archeologiche o a elevato rischio ambientale o idrogeologico, ma di fronte a tutto questo scempio si pretende che il capanno di caccia temporaneo, chiaramente precario, che verrà smantellato a fine stagione, abbia tutte le carte in regola secondo le più stringenti norme edilizie, tutti i permessi e tutti i visti di sicurezza, paesaggistici e via dicendo al pari di un edificio stabile. L’abuso edilizio, l’eco-mostro, nel frattempo viene lasciato in piedi. Intanto, il cacciatore viene gravato di incombenze su incombenze, costi su costi, carte su carte con un accanimento che sarebbe ben degno di ben altra causa”.
E’ una situazione surreale anche in considerazione degli stretti controlli cui è sottoposto il mondo venatorio, che non può, né vuole, sgarrare – hanno spiegato Berlato, Ciambetti e Pan nella loro dichiarazione congiunta – Noi abbiamo tentato di dare una risposta affrontando il problema con il buon senso, con la diligenza del buon padre di famiglia, non eludendolo, né facendolo passare per ciò che non è. L’errore di fondo, a cui abbiamo tentato porre rimedio, è stato quello di classificare questa materia, l’appostamento precario per la caccia, nelle norme di natura urbanistico-edilizia, quando, in maniera molto più adeguata e logica, la questione dovrebbe essere affrontata nelle normativa venatoria, prevedendo passaggi certi e sgravando contemporaneamente cittadini e amministrazioni locali da obblighi impropri, che determinano spese per il cittadino e appesantimenti lavorativi per gli enti locali”
Concludono i tre esponenti della maggioranza: “Al cacciatore giustamente si chiede di essere corretto e trasparente ed è sbagliato assumere atteggiamenti inutilmente vessatori. La nostra speranza è che si possa arrivare ad una norma certa, chiara, che garantisca l’esercizio dell’arte venatoria senza compromettere l’ambiente, obiettivo, questo, ben condiviso nella pratica quotidiana da tutti i cacciatori ed è questo a cui miriamo: fare chiarezza e dare certezze senza essere discriminatori, senza voler penalizzare nessuno.
Fonte della notizia:consiglioveneto.it
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