Altri argomenti del tutto ipotetici, e soggetti a discussioni infinite, senza che nessuno sia addivenuto, nei secoli, ad una risposta seria.

La migrazione, è pensabile, è agevolata per tutte le specie da condizioni di tempo favorevoli, vale a dire dal bel tempo, non vi è ragione, anche per un uccello, di affrontare e proseguire un viaggio con condizioni climatiche avverse, quali le forti piogge, i venti impetuosi, etc.

Ma torneremo sotto sull’argomento, quando parleremo di questo, per il momento affrontiamo altri seri dubbi, se migrazione e passo coincidono.

Vi può essere migrazione senza <<passo>> e <<passo>> senza migrazione?

Si ritiene da molti che si tratti di due fenomeni distinti: può esservi migrazione, senza però esservi <<passo>>, nel senso che quest’ultimo è <<un aspetto particolare, di rilevanza esclusivamente venatoria>>, della migrazione, la quale si svolge, di regola, a grandi altezze, rendendo i migratori invisibili ad occhio umano. Pertanto il passo sarebbe caratterizzato dal sorvolo dei migratori ad altezze minori, più verso terra, come tali più accessibili agli allettamenti venatori (richiami acustici o visivi, etc.).

Ma si pone a questo punto un dilemma: quale è l’elemento che costringe i migratori a volare, durante la loro trasmigrazione, più bassi? Si tratta di fattori meteorologici? Oppure, nella grande massa dei migratori vi sono individui che volano altissimi ed altri che tengono quote più basse?

Sono effettivamente tante le specie migranti (e noi ci limitiamo a quelle ammesse alla caccia), da non consentire risposta precisa alla domanda bicorne: ad esempio, e sempre in relazione ai luoghi, il tordo bottaccio appare più frequentemente con tempo cupo, piovigginoso, il tordo sassello e la cesena con il sole; il colombaccio vuole egualmente un bel sole, mentre il beccaccino ama i tempi nuvolosi e con pioggia sottile (ci riferiamo sempre al puro volo di migrazione, con la presunzione che quello che noi vediamo sia tale, e non volo di semplice spostamento).

Ma alcune delle specie citate trasmigrano durante la notte, come i Turdidi in genere (cesena esclusa) di regola, e il beccaccino; egualmente la beccaccia; vi è chi sostiene che migri la notte pure il colombaccio, che fra tutte le specie cacciabili è forse l’unico che possa avvistarsi in vero e proprio volo di migrazione con certezza non troppo lontana dalla realtà.

Per gli altri uccelli migratori, il discorso cambia, ad iniziare dai selvatici d’acqua, che possono essere più facilmente avvistati, nella maggioranza dei casi, non nella vera e propria rotta di migrazione, bensì durante le soste di questa o gli spostamenti da un loro ambiente particolare all’altro, senza perciò mantenere la rotta base, che è quella Nord-Est – Sud-Ovest, naturalmente con tutte le deviazioni locali possibili.

Del resto anche per il colombaccio vale la stessa cosa perché se i branchi di colombacci avvistabili durante l’ottobre sono sicuramente in volo di migrazione (salvo eccezioni), la loro rotta non è mai quella…classica di cui sopra, essendo pure loro condizionati dalle zone montuose da attraversare, di sorvolare il più possibile luoghi con ambienti congeniali alla specie.

Perciò, se è vero che i cacciatori parlano di <<passo>>, ed arrivano a dire: <<oggi ne sono passati tanti, ma non si è fatto nulla>>, volendo così fare intendere che i selvatici sono passati a grandi altezze e che quindi vi è stata migrazione, ma non <<passo>>, solleviamo seri dubbi su questa distinzione fra <<migrazione>> e <<passo>>, almeno come principio generale.

Vi possono essere casi, è indiscutibile, di giorni in cui i selvatici ci passano a grandi altezze (ma sempre visibili ad occhio nudo) senza minimamente abbassarsi; vi sono giorni in cui passano più bassi, ma spesso dipende dai venti e dalla ubicazione degli appostamenti, per i quali esistono situazioni locali di venti favorevoli e di venti non favorevoli.

Per la qual cosa, si può verificare anche la netta distinzione fra <<migrazione>> e <<passo>>, ma soltanto in particolari situazioni; in senso astratto la migrazione ed il passo forse sono la stessa cosa.

E quando divengono espressioni diverse, ciò è causato da altri fattori, prevalentemente climatici.

Infatti il vento di petto costringe i selvatici in volo ad abbassarsi, il vento di coda a tenere quote più alte; vi possono essere poi giornate di abbondanza prima di qualche grossa burrasca, o dopo la burrasca stessa, anche se in genere si tratta di giornate durante le quali si appaga l’occhio più del fucile.

Siamo pertanto molto incerti (anche se un Autore notevolissimo come il Rotondi lo sostiene) nel ritenere che il fenomeno <<passo>> derivi, ma sia separato, dalla migrazione, mentre crediamo che migrazione e passo siano la stessa cosa; in ogni maniera non potrebbe mai esservi <<passo>> senza migrazione.

Ad ogni buon conto per <<passo>> intenderemmo <<migrazione venatoriamente favorevole>>.

Le condizioni meteorologiche

Ne abbiamo già fatto cenno, ma occorrerebbe davvero scrivervi sopra un grosso volume.

Esistono poi le specie di migrazione notturna, e quelle di corto volo (escluso il volo sulle acque marine; Rallidi, quaglia).

Che dire?

Torniamo al principio generale, già enunciato: il bel tempo non può non favorire la migrazione in genere, il brutto tempo la ferma o al massimo la rallenta, come la rallenta il vento contrario alla direzione di marcia.

Ciò vale per i migratori di giorno (uccelli di mole inferiore al tordo, storno, allodola).

Ma, con tutte le riserve del caso, questo vale anche per i migratori notturni; nelle notti di luna si odono zirlare i tordi bottacci ed i tordi sasselli con il loro sibilo lungo; al mattino successivo però i tordi fermicci saranno pochi, mentre nella zona circostante all’appostamento si udirà il <<chiocco>> dei sasselli, che dalla prima alba in poi, per un paio d’ore, si faranno più volte vedere. Si avvisteranno invece maggiormente tordi bottacci nelle albe buie, caliginose, con pioggia incombente, segno questo, sia pure sempre ipotetico, che il tempo non bello rallenta, e fissa maggiormente sul territorio il tordo bottaccio.

Per il colombaccio non vi sono problemi: ci vuole il sole, ed egualmente per la allodola.

Quanto alla selvaggina d’acqua, difficilmente avvistabile in vero e proprio volo di migrazione, il suo comportamento dipende da un infinità di fattori differenti fra località a località; in alcuni luoghi si muove con la pioggia e con il vento, in altri si fa vedere soltanto se rischiara un poco.

Perciò si tratta di situazioni ipotetiche sempre, per le quali dettare una regola precisa non è assolutamente possibile: e spesso anche una regola che fino ad ieri appariva valida per un determinato luogo, viene ad essere smentita clamorosamente il giorno successivo.

I venti

I venti impetuosi fermano la migrazione o costringono gli uccelli (quei pochi che hanno il coraggio o la forza di porsi in volo) a seguire traiettorie non normali, seguendo i fossi più profondi, per defilarsi così alla forza del vento, se soffia in senso contrario al volo; o per diminuire il fastidio (ma in questo caso il vento è ancora più controproducente) se l’uccello è investito di coda.

I venti leggeri favoriscono la migrazione (si precisa che qui non stiamo ancora parlando di caccia, bensì soltanto di migrazione) e si possono identificare in due soltanto: tramontana e scirocco; praticamente antagonisti, se si tien conto della rotta della migrazione i senso lato sulla nostra Penisola.

Abbiamo detto sopra che la tramontana, oltre tutto apportatrice di bel tempo, agevolerà la migrazione, ma a notevoli altezze, mentre lo scirocco, da rimontarsi, abbasserà la quota dei vari soggetti.

Secondo il compianto prof. Augusto Toschi (sempre da: << La Migrazione degli Uccelli >>, 1939, Bologna) i migratori preferiscono compiere il volo di migrazione con il vento in coda, che ne diminuisce la fatica in volo, anche se è da osservatori che un uccello posato su un albero o in terra volge sempre il becco al vento; e che anzi, al momento di posarsi, pure se ha il vento in coda, va sempre, come suole dirsi, << a prendere il vento >>, cioè si posa con il vento in faccia; potremmo anzi affermare che, con il vento in coda, per quanto debole, non riuscirebbe a posarsi.

Sembra che il vento in coda, dunque, lo ponga in situazione di disagio arruffandogli le penne, mentre il vento nel petto gliele pettina, tanto che pure la partenza da terra o da un ramo di un albero avviene sempre controvento.

Ma è indubitabile, in quanto tutti lo avremo notato, che sovente gli uccelli volano con il vento…in poppa, e questo si riscontra pure nel colombaccio che sia in volo di migrazione, con la differenza, rispetto al vento nel petto, che il singolo o il branco transitano a maggiore altezze.

Come si vede, non esistono regole precise, se non quelle dettate dalle varie località; ma prima di queste, dettate dalla diversità di comportamenti delle varie specie, dalla diversità dei vari ambienti, dalla diversità dei vari costumi.

Chiacchiere venatorie tante (e non venatorie soltanto), regole fisse nessuna.

<<La luna, tu…>>

Un famoso ritornello di un’operetta (se non andiamo errati era <<La danza delle libellule>>) iniziava con queste parole; ed era un motivo graziosissimo. Cosa c’entra l’operetta con la migrazione? C’entra e come!

Poiché sulle fasi lunari si intrecciano, relativamente alla migrazione, le teorie più disparate; senza luna non può esservi migrazione; la luna, per essere favorevole, deve essere in <<quinta>> (luna piena), ma in fase discendente; il <<fondo di luna>> cioè gli ultimi giorni dell’ultimo quarto sono i migliori, se la luna è a cavallo di due mesi è la luna sempre del mese precedente, dunque è in ritardo, e ritarda così pure la migrazione, etc. etc.

Ora noi non contestiamo affatto, perché sarebbe veramente stupido, che la luna non abbia notevoli influssi in tanti campi (travaso del vino, preparazione delle marmellate, taglio degli alberi, innesti di piante, etc. etc.), ma la esperienza ci ha insegnato che anche le fasi lunari non fanno regola, come in altri campi, sulla migrazione degli uccelli.

Vi sono uccelli di una puntualità straordinaria, per quanto riguarda le date dei loro primi avvistamenti, e ciò avviene anche a luna contraria! Si tratta di un altro mistero…

La migrazione durante la risalita

Se la migrazione estivo-autunnale è soggetta a sbalzi notevoli, alternandosi giorni pieni a giorni pressoché vuoti (e qui incide forse il fattore meteorologico, che può apparire anche nei giorni negativi come favorevole, non va dimenticato che condizioni climatiche avverse possono nello stesso tempo trovarsi in atto o nei luoghi di partenza, o durante l’itinerario di volo), il periodo della risalita è ancora più pazzo; qui non esiste davvero regola alcuna, e si va avanti a strappi, alternandosi la grande giornata a giornate completamente vuote.

Pur in questo periodo può pensarsi che le perturbazioni abbiano il loro peso determinante, e trattandosi di perturbazioni più violente de estese, determinino una notevolissima oscillazione nella regolarità della migrazione di ritorno.

Né può dirsi che la rotta seguita in determinate località in autunno dai migratori, sia percorsa del tutto all’inverso; tutto è completamente diverso, ed occorre adattarvisi, se si vuole cacciare.

Le esperienze fatte nella vita ci hanno ormai dimostrato che il fenomeno <<migrazione>> è uno dei pochissimi ancora ben poco conosciuti, per la qual cosa molti elementi restano nella più assoluta incertezza; e si tratta, si badi bene, non di elementi marginali, bensì fondamentali!

Tratto da: "Cacce ai Migratori" di Giuseppe Mazzotti

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