

di Antonio BUONO*
Da non crederci, gli animal-hause-ambientalisti giocano d’azzardo con i cacciatori.
Già, e potrebbe essere pure divertente se non usassero carte truccate, ma adesso basta, siamo stanchi, molto stanchi…
Da adesso in poi, si gioca a “carte scoperte”!
Ora si va fino in fondo, una volta per tutte!
Fino a pochi anni fa, eravamo convinti che il loro dissenso nei nostri confronti fosse veritiero, ci sentivamo comunque in colpa per una pratica che definivano “fuori dal tempo”… manco fossimo trogloditi dell’era mesozoica.
“Troglodita sarà lei”, avrebbe detto il compianto Toto’.
Non avevamo affatto capito quanto le nostre “consapevolezze” e le nostre idee potessero essere d’importanza vitale, nonché indispensabili nel connubio tra “scienza e conoscenza”, al pari di quella naturale simbiosi che ci rende orgogliosi e responsabili di ciò che ci accade intorno.
Noi, “viviamo e ci muoviamo” da sempre, guarda caso, in quello stesso ambiente che i nostri detrattori ci accusano di esserne i peggior nemici.
In realtà, ci usano come cavalli mediatici e ci sfruttano per il loro squallidi fini politici ed economici… facile convincere la “signorina del quinto piano”, proprio quella che porta a spasso la cagnolina dalla mantellina rosa fucsia, del fatto che noi siamo assassini.
Facile ottenere da queste “anime pie” lasciti a sostegno della loro indispensabile “missione”…molto facile.
Oltre ai fiumi che trasportano ovunque e fino al mare tantissima spazzatura e rifiuti industriali cancerosi, osserviamo boschi sempre più invasi da carcasse di auto, lavatrici, bombole di gas e quant’altro che notte tempo, vengono a buttare i tanti “gestori e padroni”, nonché compari di merende, molto simili a quei giocatori d’azzardo di cui sopra. Tutte cose che non vedono mai, forse perché sempre intenti a giocare a carte.
Ma c’è dell’altro, qualcosa che Noi riteniamo ancora molto più grave.
Noi non vediamo più da anni, diverse specie di piccoli uccelli insettivori migratori, quelli che si nutrivano di un’infinità di insetti, per intenderci…coleotteri, afidi, cocciniglie, mosche, api, vespe, farfalle, cavallette, grilli, blatte, mantidi, lucciole, ecc.ecc.
Che fine ha fatto l’elenco di cui sopra? Boh, chiedetelo agli animal-hause-ambientalisti, loro dovrebbero saperlo…sono espertissimi. Attenti però, non disturbateli quando giocano a carte, sono irascibili!
Non fatevi fregare però, non vi diranno mai di insetticidi e di anticrittogamici disseminati ovunque e finalizzati a distruggere completamente ogni forma di vita.
Dimenticavo, anche le insalatine, “lavate e stirate” , belle e pronte al supermercato…la “dicono lunga” in merito.
Ebbene si, purtroppo c‘è poco da stare allegri, le ragioni ci sono e non sono per nulla approssimative, in quanto il fenomeno è molto serio. Difatti, gli scienziati di biologia animale hanno studiato a lungo alcune specie fra le quali: l’upupa, il rigogolo, l’allodola, il fringuello, il frisolo ed in particolare l’Averla.
Predatore insettivoro, il piccolo lanide si installa e può vivere solo dove alcune condizioni fondamentali si verificano, infatti necessita di un habitat cespugliato con alberi sparsi dove i grandi insetti possano sostare e nutrirsi, di un cespuglio spinoso (rovo, biancospino ecc..) nel quale cela il nido a poca altezza, protetto dai predatori di terra e, si potrebbe aggiungere, di una campagna che.. non esiste più. Come i Falchi, l’Averla non ha più un posto dove nidificare e questo è già un fattore molto importante nonché responsabile della stessa flessione. Come i Falchi, l’Averla occupa un territorio di caccia abbastanza esteso scacciando le eventuali intrusioni, è quindi ovvio che se l’area si restringe, il numero delle presenze non può che diminuire.
E’ bene evidenziare che l’Averla è un rapace in miniatura, specializzato nel catturare grossi insetti forniti di carapace che agevolmente scortica e squarta con il becco.
Venendo a mancare la base alimentare primaria, essa dovrebbe riconvertirsi, per cui andrebbe a spendere più energie per procurarsi la stessa quantità di cibo, con conseguente stress che la condurrebbe a perdere il nido per scarso approvvigionamento.
Fuori dai confini, come uccello africano, soffre le stesse disgrazie di specie tropicali a cui eravamo abituati e che si vedono sempre meno. Difatti il grande altopiano sudafricano, dove la specie migra e risiede in inverno si è trasformato per i successivi interventi monoculturali che caratterizzano l’economia agricola del subcontinente.
Ad un territorio semi-vergine di boscaglie, vanno sempre più sostituendosi aree coltivate con relative macchine dove non c’è più nulla che possa attrarre l’Averla. Inoltre molte zone adatte che consentivano la non istantanea risalita primaverile ( lungo la penisola Arabica e la Siria) si sono per cause diverse desertificate e non offrono più un territorio agevole alla specie. La progressiva restrizione di tutta l’area di nidificazione Europea conferma l’ipotesi che la specie soffra di un impatto ecologico negativo dovuto a cause complesse e varie, ma che sono principalmente determinate dalla grande metamorfosi ambientale di questi ultimi decenni.
Come a dire che se dare la caccia ai cacciatori, resta l’obiettivo primario di tanti “dottori animal-hause- ambientalisti” che ne sanno più di noialtri, sarebbe il caso di rivolgersi alle “consapevolezze dell’Averla” per avere le idee più chiare, in modo tale da sparare su di un bersaglio palesemente responsabile di disastri ambientali ed a cui si deve la maggior parte della diminuzione delle specie animali. Un bersaglio che si identifica sempre più nella mano scellerata di uomini senza scrupoli che pongono le loro attenzioni, esclusivamente ai loro interessi ed alla devozione del … “Dio denaro” .
*Cacciatore a vita
Portavoce Nazionale MSE Coordinatore Ischia
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