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Molto tempo fa, già ad inizio anni ’90 i cacciatori lanciavano un allarme che sembrava inesistente, ma solo la nostra categoria poteva sapere a cosa portava ciò. Il disboscamento per cementificare e le prime coltivazioni intensive si affacciavano nel mondo moderno e , chi come noi calcava boschi e osservava le migrazioni sapeva che tutto questo avrebbe portato soltanto ad un declino della vera cultura rurale e all’attacco di tradizioni millenarie come la caccia al solo scopo di coprire la vera realtà dei fatti. I primi segnali , non ci furono con il primo referendum contro la caccia, ma già da quando signori e signore vegani e vegetariane cominciarono a criminalizzare chi mangiava carne, magari dal loro super attico della Roma bene, non sapendo però che la loro “insalata” iniziava a rendere la vita difficile a quaglie, starne ,fagiani ecc. per l’utilizzo di pesticidi e di quelle coltivazioni intensive che danneggiano flora e fauna, inoltre, senza capire che personalmente ognuno deve mangiare e vivere uno stile di vita libero, senza intaccare gli altri, ad esempio io non mangio carne di cavallo perché lo considero un animale come cane e gatto. Ma purtroppo quando appunto i cacciatori denunciavano l’evoluzione sbagliata di un mondo, nessuno mosse un dito ,non solo per rimediare ma quantomeno per ascoltarli, comprese le associazioni venatorie. Oggi che questi ragionamenti sono diventati banalità, tanto che li sentiamo ogni giorno al telegiornale e li leggiamo sui social, nessuno ricorda che i primi a gridare attenzione, fu proprio chi oggi viene criminalizzato , molte volte senza un valido motivo. Quando le multinazionali della carne, cominciarono ad installare i loro allevamenti intensivi ed il cacciatore di campagna gridava meglio la selvaggina tutti facevano orecchie da mercante ed ora? Anche su questo avevamo ragione, ma chi lo affermava era il pericoloso e distruttore appassionato venatorio, ora però è giunto il momento di scendere in campo per trovare la soluzione alla deriva di ciò che ci appassiona di più, la natura. Le associazioni venatorie , se veramente vogliono salvare e difendere la caccia comincino a parlare di tali argomenti, sedendosi a tavolino e cercando soluzioni, incentivi sempre maggiori per le coltivazioni a perdere e per l’agricoltura biologica, collaborazioni più forti con università veterinarie per un maggior consumo di selvaggina . Questo e tanto altro serve sia a noi cacciatori, sia a vegani e vegetariani per mangiare ortaggi più genuini e soprattutto al nostro amato ambiente. Come una volta, cominciamo noi a battere i pugni sul tavolino, non per comparse di facciata ma proposte concrete.

Vittorio Venditti

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