SANT’UBERTO, PROTETTORE DEI CACCIATORI

di Vittorio Venditti

La storia e la leggenda di Sant’Uberto che ogni singolo cacciatore conosce o dovrebbe conoscere, insegna a tutti noi che l’esercizio venatorio è qualcosa in più del senso pratico che tutti conosciamo ma è soprattutto spirituale. Quando Hubertus verace cacciatore si trovava a caccia nei boschi, ecco che ad un tratto apparve un maestoso Cervo che tra le corna aveva una croce, quello era un segnale che Dio aveva mandato a quell’uomo, cioè di cacciare con parsimonia e senso del dovere, controllando e rispettando la natura e proprio lì la nostra passione si innalzó a qualcosa di spirituale fatta di emozioni, sensazioni e tranquillità. In quel momento, si sancì che la caccia apparteneva all’uomo, apparteneva alle tradizioni, alla cultura e alla civiltà, tutti noi però come Sant’Uberto dobbiamo esercitarla nel pieno rispetto dell’ambiente perché ricordiamoci sempre che il cacciatore è il primo controllore dei boschi, che piaccia o no è colui che sa ogni anfratto, ogni ramo dove pende e anche se il terreno o gli agenti atmosferici sono propensi per migrazioni e selvaggina stanziale. Purtroppo oggi stiamo vivendo il declino di ogni tradizione, e quindi anche la caccia sta subendo i suoi attacchi, spesso confondendola con il bracconaggio, noi però abbiamo il dovere non di custodire le ceneri, ma di tenere accesa la fiamma illustrando tutto ciò che ruota intorno all’attività venatoria, come monitoraggio, lotta all’inquinamento, lotta agli incendi e soprattutto benessere dei boschi per creare un giusto equilibro che benefici la proliferazione dei selvatici. Questo è lo spirito di Sant’Uberto ed il Cervo con la croce ancora ci guida e ci guiderà per mille e mille anni. Auguri a coloro che si chiamano Uberto, a noi e alle nostre famiglie.
Viva Sant’Uberto

Vittorio Venditti