Referendum sulla caccia: Incognita tra liste dei comuni e firme online.

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Tra le 520mila firme raccolte, ce ne sono 73mila ottenute online, secondo la procedura consentita da quest’anno. Procedura che però presuppone la consegna delle liste elettorali da parte dei Comuni, per verificare che chi ha firmato goda dei diritti politici di elettore e quindi la sua firma sia valida.

Liste che diversi Comuni non avrebbero consegnato. Con la possibilità, quindi, che le firme digitali di chi risiede in quei Comuni non vengano considerate valide. E con la quota minima che la Costituzione fissa a 500mila firme, il limite tra il raggiungimento o meno si gioca su poche migliaia di firme.

La speranza ora e che la Cassazione ne annulli un numero sufficiente per abbassare quelle valide sotto la soglia delle 500mila.  Lavoro a cui ora è chiamato l’apposito Ufficio della Corte di Cassazione, cui spetta il primo vaglio, entro il 15 dicembre

In caso contrario sarà possibile fare valere le proprie ragioni giuridiche di fronte alla Corte Costituzionale, cui eventualmente spetta il vaglio sull’ammissibilità del referendum.  Il pronunciamento, in questo caso, deve avvenire entro il 10 febbraio.

Nel caso in cui anche la Corte Costituzionale dia il via libera, il referendum sulla caccia sarebbe indetto insieme agli altri quesiti ammessi in una data tra il 15 aprile e il 15 giugno 2022.

Il referendum deve essere votato dal 50%+1 degli aventi diritto. Altrimenti in automatico decade, qualunque sia il risultato.