La caccia in forma vagante non da alcun frutto, vuoi per la scaltrezza dei volatili, vuoi perchè i luoghi che frequentano  non concedono al cacciatore alcun tipo di riparo, qualche minima possibilita’ di riuscita si ottiene conoscendo il luogo ove i selvatici vanno a dormire recandovisi di primo mattino in una giornata di nebbia.

I risultati migliori si ottengono da appostamento, non e’ facile pero’ che un folto stormo creda ai richiami e zimbelli,soprattutto se il “gioco” non e’ stato fatto alla perfezione, dopo aver ripetutamente sorvolato la zona mantenendosi a distanza di sicurezza lo stormo s’allontana. Prima cosa scegliere il terreno,come gia’ detto si deve optare per le vaste distese d’erba,o d’arato rese umide dalle piogge, van benissimo anche i campi ove è stato raccolto il grano o la soia, purche’ risultino quasi  nudi. Il capanno,deve essere costruito in modo da non allarmare i sospettosissimi migratori, che al minimo cenno di pericolo s’allontanano, deve alterare il meno possibile lo stato naturale dei luoghi,l’ottimale sarebbe poterlo interrare in tal caso si eliminerebbe il problema maggiore generato dall’ ingombro della struttura visibilissima in campi aperti, ma non sempre è possibile piazzarlo in una buca o in un fosso d’irrigazione in quanto essendo le zone umide,sovente l’acqua è a fior di terra ed i fossati ne contengono in abbondanza. Procedere quindi ad armonizzare la costruzione,eliminando per quanto possibile gli spigoli,tenendolo il piu’ basso possibile, da non scartare l’ipotesi di potervici stare seduti alzandosi solamente per tirare.

Procedere quindi alla disposizione del “gioco”,utilizzando

   1. almeno venti trenta stampe impagliate ed altrettante piatte(sono quest’ultime stampe di pavoncelle visibili solo dai lati ).
   2.  una giostra appositamente costruita con possibilita’ di piazzarvi tre pavoncelle impagliate in volo, fissate cadauna ad una verga di almeno tre quattro metri  in modo che azionata, ruoti ed ondeggi descrivendo  un cerchio di sei otto metri di diametro.
   3. un palo alto tre quattro metri con un motore  alla sommita’ al quale viene agganciata una verga di un metro con una pavoncella impagliata in volo legatavi per mezzo di una corda o nylon in modo tale da girare attorno al palo nel modo piu’ naturale possibile.(inutile dire che questa giostra è utilizzabile solamente in assenza di vento).
   4. almeno due pavoncelle vive da utilizzarsi come  zimbello,vanno imbracate come l’allodola o lo storno,avendo cura di verificare con cadenza settimanale che l’imbracatura non dia fastidio all’animale che nel frattempo potrebbe essere ingrassato, o lo spago a causa dell’ umidità potrebbe essersi rattrappito. Posizionate quindi su due “tocchette”, attrezzo simile a una leva che consta in un legno piegato a ferro di cavallo fissato al suolo con dei picchetti ,con un bastone al centro lungo circa un metro dove all’estremità viene legata la pavoncella e nella zona mediana fissato lo spago che serve a sollecitarla dal capanno per evitare che durante l’azione la leva si rovesci all’indietro, vengono legati a circa metà arco due cordini con applicato un picchetto che viene piantato a terra.  ideale sarebbe poter disporre di qualche richiamo:3-4 pavoncelle presicce sarebbero il massimo
   5. qualche stampo di storno e piviere(questi ultimi inutilizzabili in quanto vietati )

Prima cosa da verificare è la direzione del vento,il capanno a pavoncelle non deve mai avere il vento in fronte o alle spalle ma sempre proveniente da destra o da sinistra questo perché è basilare che l’uccello monti il vento e che lo monti in particolare nel momento che viene al “gioco”, mi spiego meglio: se le stampe sono situate con il becco contro vento ma volgono le spalle al capanno,le pavoncelle sorvoleranno sicuramente il capanno nell’avvicinarsi al gioco,se al contrario le stampe sono poste si con il becco contro vento ma in modo da guardare il capanno ,le pavoncelle punteranno verso queste giocando ma saranno allarmate quando, come nella maggior parte dei casi visibile il capanno si presenti loro del tutto davanti,subito dopo il gioco degli stampi. Con l’accortezza di disporre le stampe di fianco al capanno si diminuisce la possibilita’di essere scorti. Quando i selvatici nei loro giri per curare il gioco si trovano a transitare sopra il capanno è molto importante stare fermi, non usare ne fischi ne zimbelli ,evitare di alzare la testa poiche’ il bianco del viso è molto visibile muoversi solamente quando si suppone i selvatici abbiano oltrepassato il capanno.

Per essere piu’ chiaro sulla disposizione del gioco supponiamo che il vento giunga alla sinistra del capanno,provvederemo quindi a disporre  come prima cosa la giostra tripla: cammineremo circa per dieci metri di fronte al capanno poi ci gireremo a sinistra vento in faccia percorrendo circa venti  metri e li posizioneremo la giostra,quindi immediatamente dietro la stessa inizieremo a disporre le stampe becco al vento distanziate 70/80 cm una dall’altra in modo da formare una fascia larga cinque sei metri che abbia la parte terminale un paio di metri alla destra del capanno. Si posizionerà  uno zimbello a quindici venti metri di fronte al capanno subito dopo le stampe e  l’altro a otto dieci metri sulla destra  a fianco delle stesse, questo per evitare che i selvatici che giungono al gioco siano costretti a sorvolarli, la pavoncella infatti ben si abitua all’imbracatura ma se casualmente dovesse fare qualche strano movimento mentre i congeneri la sorvolano,il branco si dileguerebbe in un batter d’occhio. Quando i selvatici sono lontani azionare entrambi gli zimbelli, quando pero’i migratori si avvicinano bisogna azionare quello meno esposto considerando il lato da dove provengono gli uccelli, mai far alzare lo zimbello da terra quando i selvatici vengono di punta anche se lontani, va invece  leggermente azionata quando i selvatici sono di fianco,prolungando piu’ o meno nel tempo la sospensione del selvatico da terra in modo che compia un breve svolazzo, riaccompagnando poi lo spago delicatamente sino a che la zimbello non abbia toccato terra. La pavoncella a zimbello e’ curata moltissimo anche da storni e pivieri. I richiami vanno posizionati in prossimità degli stampi ma fuori da questi su un rialzo di terra battuta ove si posizionerà il gabbione in modo da permettere al richiamo di scorgere i congeneri a grande distanza. Utilizzando i richiami ci si accorge di quanto si acuta e lunghissima la vista della pavoncella,a volte passano minuti prima che l’occhio unamo avvisti le pavoncelle che il richiamo aveva segnalato da tempo. Il richiamo a bocca e’ importantissimo ma solo se si sa utilizzarlo a dovere,viceversa si ottiene l’effetto contrario.

Le pavoncelle non si abbassano mai di colpo per posarsi (a meno che non si tratti di un soggetto isolato) ma compiono ampi giri e si avvicinano progressivamente,fare molta attenzione come detto prima di muoversi e farlo solamente nel momento in cui si decide di tirare, starà poi al cacciatore capire se deve sparare a volo perche’ i selvatici potrebbero rinunciare a posarsi oppure attendere  che il branco sia a terra ,la casistica è molteplice,solo con la pratica si arriva ad acquisire la necessaria esperienza.

Le pavoncelle per quanto possano sembrare al primo tiro bersaglio facile, una volta sparato iniziano a “scartare”compiendo vere e proprie sarabande che rendono difficilissimi i tiri successivi, inoltre la mole e l’apertura alare ingannano moltissimo se non si ha quindi  “l’occhio”sulle distanze si rischia di sparare molto e raccogliere pochissimo.

Cartucce caricate con P.10 saranno sufficienti, in quanto il selvatico risulta non molto resistente, cariche che vanno dai 32 ai 35 saranno ideali, fucili semiautomatici, strozzatura da tarare a seconda delle distanze di tiro, che possono variare se le pavoncelle risultano essere diffidenti.

 

Nome comune: PAVONCELLA – Nome scientifico: Vanellus vanellus – Famiglia: Caradridi – Ordine: Caradriformi – Classe: Uccelli (Aves)

CARATTERISTICHE

Il piumaggio di questo uccello, lungo circa 30 cm, è caratterizzato nel maschio da un evidente ciuffo nero; da sfumature verdi-bronzee sul dorso; dal sotto becco e parte del petto nero; da macchie bianche lateralmente al collo e dal ventre altrettanto chiaro; durante il volo la porzione superiore delle ali appare verde, con riflessi metallici, e tende al bruno verso la porzione distale. La femmina è simile al maschio anche se i colori sono meno vivaci ed il ciuffo sulla testa meno appariscente. Nel giovane il piumaggio è simile a quello degli adulti, con colori meno intensi ed il ciuffo appena accennato.

VITA ED ABITUDINI

La pavoncella predilige le zone umide come paludi, stagni, risaie, incolti e cave. Le ali larghe e rotondeggianti della pavoncella determinano durante il volo la produzione di un suono cigolante che si può udire durante i voli dimostrativi dei maschi caratterizzati da giravolte, rollii e ricadute. Il volo è inoltre accompagnato da versi lamentosi molto acuti. Il maschio sceglie il luogo dove costruire il nido e dà l’avvio alla realizzazione, ma è la femmina ad impegnarsi per il completamento. Il nido è posto a terra in prossimità di acqua bassa o di campi coltivati e consiste di un semplice avvallamento del terreno spoglio o ricoperto di foglie, radici, paglia e fieno. Il nido appare più compatto e ornato qualora sia costruito in un terreno particolarmente umido. In ogni caso la struttura è così poco evidente che è estremamente difficile da scoprire. Solitamente sono deposte 4-5 uova di color giallognolo, verdognolo e bruno con macchie brune e nere. Entrambi i genitori sono coinvolti nella cova, anche se il maggior onere spetta alla femmina. Per proteggersi dalla predazione i giovani, oltre a possedere un piumaggio mimetico, si acquattano velocemente ogni qualvolta i genitori lancino dei richiami d’allarme.

ALIMENTAZIONE

Si ciba in prevalenza di insetti, anellidi, molluschi e, in minor misura, di sostanze vegetali (erbe, muschi, semi, foglie, frammenti di alghe).

RIPRODUZIONE 

La stagione riproduttiva inizia alla fine di marzo con voli di corteggiamento irregolari e abbastanza vistosi. Davanti alla femmina il maschio si esibisce in una parata che consiste nel simulare il movimento del corpo che dovrà in seguito fare per scavare la cavità nella quale saranno deposte le uova. La coppia ispeziona diverse località, finchè  la femmina non trova quella adatta per costruire il nido e per la quale dimostra il proprio apprezzamento ripetendo la parata del maschio. Nel nido vengono deposte 3-5 uova, che sono covate da entrambi i genitori per 24-28 giorni. I pulcini sono accuditi dalla femmina e raggiungono l'indipendenza all'età di 35-40 giorni; il maschio si limita a compiti di vigilanza. Depone una volta all'anno.

HABITAT E AREA DI DISTRUBUZIONE  

Specie migratrice ampiamente distribuita come nidificante in tutta l'Eurasia, ad eccezione delle regioni più settentrionali e di quelle più meridionali. Le aree di svernamento comprendono l'Europa sud-occidentale e l'Africa nord-occidentale. In Italia è di passo da metà ottobre a novembre e da febbraio a metà aprile; nelle regioni meridionali è  svernante. Frequenta campagne coltivate umide, brughiere, acquitrini, paludi, marcite, rive di fiumi, estuari.