L ‘ agosto di quest’ anno all’ immediato ritorno da una battuta di caccia in Africa sono già all’ aeroporto pronto per raggiungere la mia consorte in quel di Wraca in Bulgaria .Wraca è una ridente città di collina situata a 400 mt s.l.m e che in meno di venti minuti di macchina, permette di accedere nel cuore dei Balkan luogo ancora incontaminato e davvero pieno di selvaggina, dal capriolo ai possenti cervi, per poi giungere ai più grandi predatori dei boschi europei.  L’ orso e il lupo, animale quest’ ultimo di la cui caccia sono diventato un vero amante approfittando della licenza bulgara ottenuta grazie alla mia compagna, ma soprattutto dell’ aiuto di ottimi cacciatori locali che a dire il vero mi trattano da fratello e mi invitano ad ogni battuta.

Arrivato all’ aeroporto con la fidata carabina 243 wm, come concordato con la mia dolce metà approntiamo i preparativi per farle abbattere il primo capriolo della sua vita. Raggiunto l’ albergo dove soggiorno con lei per non disturbare i familiari mi appisolo sul letto quando un amico guardiacaccia bussa alla porta svegliandomi di soprassalto, tanto che mi alzo vistosamente infastidito, ma subito mi calmo quando vengo a conoscenza delle sue intenzioni, infatti l ‘ amico era venuto a propormi di sfruttare le ultime ore del pomeriggio per fare un giro a quaglie e nel contempo andare all’ altana per verificare la presenza di caprioli.

A dire il vero erano alcuni anni che mi ero dedicato alla caccia a palla, relegando la migratoria a qualche uscita con gli amici a tordi, infatti la selvaggina da me più amata, la beccaccia, dopo aver forzatamente dovuto vendere il mio cane, la praticavo saltuariamente con il mio compagno di caccia di sempre, fermo restando che senza il mio Morgan quella caccia non aveva più senso.

Le quaglie ed i colombi li avevo cacciati con molta soddisfazione in Serbia, in Romania e in Albania.  Mai avrei pensato di cacciare le quaglie su un altopiano la cui vegetazione prevalente era il pino e che delle consuete pianure tipiche di questa caccia, non aveva niente in comune . Comunque prima ancora di scendere dall’ auto la mia consorte era già alle prese con quaglie in numero tant’ elevato da inibire l uso del cane, pena renderlo pazzo. Al camminare e al calpestio se ne alzavano anche quattro o cinque alla volta. Appena terminato di mettermi stivali e di caricare la trisacca di munizioni cal 16 di dubbia provenienza, mi avvio verso il lato opposto del campo e subito anche per me inizia la levata continua dei piccoli gallinacei, ma con il calibro 16 monocanna tenuto insieme in alcuni punti addirittura con il nastro isolante, più che altro mi prodigavo in semplici scoppi che non producevano nulla di concreto.  La sera al momento di tirare le somme rispetto alla mia dolce metà che aveva raccolto da sola una sessantina di quaglie mi ritirai alla macchina con il carniere praticamente vuoto. Solo 8 quaglie ma con il cuore mi duole dirlo, pieno di invidia.

Come promesso mi portarono all’ altana e osservai tanti cinghiali e qualche muflone, qualche femmina di capriolo ed una solitaria volpe.  Del maschio adulto di capriolo, che mi ero recato a prelevare con la mia consorte così da appassionarla anche a questa caccia, nemmeno l’ ombra.  Per sei giorni di fila, nonostante tutti i cacciatori della locale sezione e i locali pastori si fossero anche essi prodigati in tentativi di avvistamento dell’ agognato selvatico, non si mosse una foglia.

Ritornai in Italia davvero rammaricato, con l’ unica consolazione di avere accanto a me una donna che ha saputo farsi valere, dinnanzi al suo compagno, che vanta tanta esperienza conseguita in anni di caccia un pò in tutto il mondo e che si è dimostrata ottima compagna tanto nella vita quanto nella caccia.

 

 

Autore del racconto: R.D