Erano circa dieci giorni che tenevamo d’occhio la campagna, le nostre pianure non ancora contaminate dal cemento. Sapevamo che quelli erano i giorni buoni, i giorni nei quali potevano arrivare delle gradite sorprese…

Per tutto l’anno io e il mio socio di caccia, Giovi, avevamo pensato a come poter migliorare il nostro inganno, il nostro aneddoto per la caccia, in vista dell’apertura.
Non passava fine settimana durante la primavera e l’estate nel quale non ci trovassimo per fare qualcosa: poteva trattarsi di una piccola modifica alla giostra o di una totale revisione degli stampi, ma ogni settimana il nostro inganno si modificava, si migliorava!
Come detto, nella nostra mente c’era una data alla quale non potevamo assolutamente arrivare impreparati: il 1 settembre, l’apertura della caccia.
Man mano che si avvicinavano i mesi la nostra fantasia cresceva: solo un cacciatore può capire cosa si provi nell’attesa.
Noi quella sensazione di “ansia venatoria” la sopivamo così, mettendo appunto il nostro gioco e girovagando per la campagna in cerca di solitarie lepri da agognare, di covate di fagiani da ammirare, di stuoli di storni da studiare, di branchi di tortore da cercare di interpretare, di suadenti merli da ascoltare…
Ma l’attesa diveniva giorno dopo giorno sempre più dura. Non passava ora che non pensassi a quella mattina, quella in cui la campagna si sarebbe svegliata di nuovo conquistata dal popolo cacciatore.
Fu così che iniziammo le perlustrazioni vere e proprie, quelle che dovevano portarci ad individuare il luogo che ci avrebbe accolto per la pre-apertura…
Scoprimmo diversi posticini davvero accattivanti, ognuno con le sue ricchezze: chi con una ricca colonia di merli da attirare alla buttata col chioccolo, chi invece con una ghiotta pastura di uva per i nostri amati storni.
Ma non riuscivamo mai a trovare il posto dei nostri sogni, quello in cui il giallo intenso e bruciato del girasole rapisse i nostri occhi…
Sapevamo che solo in quel luogo avremmo potuto trovare il selvatico più amato da tutti, quello più bramato, il più inseguito…. il nostro “tesoro settembrino”: le tortore selvatiche!
Un animale sfuggevole, caparbio e tenace che pochissime volte dalle mie parti si riesce ad apprezzare veramente…
Ma noi non demordevamo e continuavamo a perlustrare palmo a palmo le nostre campagne in cerca di questo magnifico aviatore, pur sapendo che l’obiettivo più realistico per il nostro debutto sarebbe stato un altro volatile: lo storno.
Non era una magra consolazione, anzi, più volte negli anni passati questo animale aveva riempito di passione le nostre giornate di caccia!
Continuammo così il nostro girovagare alla ricerca del posto migliore dove inaugurare il nostro inganno pazientemente migliorato giorno dopo giorno.
Cercavamo gli storni, come detto, tenendo sempre d’occhio le amate tortore…
Ed infatti verso il ferragosto le nostre campagne si riempirono di tortore: ma fu un emozione effimera, dopo pochi giorni sparirono, ripartite nel loro lungo viaggio verso calde terre lontane…
Eravamo ormai rassegnati a “dover” cacciare gli storni, quando durante uno degli ultimissimi giri perlustrativi notammo qualcosa nei campi in lontananza…
Qualcosa che colorava di giallo bruciato il panorama: si, erano tutti girasoli!
Mancavano 3 giorni all’apertura e nessuna squadra di cacciatori aveva ancora colonizzato quel posto… la speranza si infiammò in un istante!
La mattina seguente tornammo sul posto e non trovammo nessuna persona ad ammirare i voli delle tortore che entravano in pastura.
Incredibile, quel posto era davvero passato inosservato!
“Deve diventare il nostro posto di caccia per l’apertura: non possiamo farcelo portare via” – dissi senza esitazione a Giovi…
“Lo sarà Dani, lo sarà…” – si spinse coraggiosamente ad affermare lui…
Il giorno prima dell’apertura facemmo l’ultimo giretto perlustrativo: ancora nessun cacciatore sul posto e le tortore erano presenti in discreta quantità…
Avevano un tragitto ben preciso: partivano da un boschetto situato poco distante una riserva e volavano dritte in mezzo ai girasoli, anch’essi in riserva, a rifocillarsi.
Ecco, era li che dovevamo posizionare il nostro capanno, nel punto più vicino al boschetto che queste insensate leggi ci consentivano…
Eravamo carichi, ma sapevamo che quel posto poteva essere appetito anche da altri seguaci di Diana…
 
La sera precedente l’apertura sul calare del buio fummo sul posto, non volevamo in alcun modo perdere l’occasione che aspettavamo da anni: cacciare la tortora selvatica!
Prendemmo il posto che sognavamo e ci sdraiammo sull’erba a guardare il cielo stellato, pensando alla cacciata della mattina seguente; faceva caldo e parlavamo, sognanti, della stagione di caccia ormai imminente…
Nonostante tutto eravamo scettici, non volevamo crearci facili aspettative che si sarebbe sciolte come neve al sole di fronte alla realtà della sfuggevolezza che avrebbero avuto le tortore settembrine… ma nel profondo dell’animo ci speravamo, ce lo sentivamo che sarebbe stata la mattina giusta.
Dormimmo qualche ora, sempre con l’orecchio vigile a salvaguardare il nostro posticino da altri amanti della caccia.
Ma alle 3 del mattino non stavamo già più nella pelle ed iniziammo la costruzione del capanno.
Lo costruimmo a regola d’arte, come poche altre volte ci era stato capace di fare, e per essere più sicuri della riuscita del nostro inganno mettemmo anche un paio di stampi di tortore sopra ad un palo, stampi prestateci da un grande cacciatore, in modo tale di tentare di avvicinarle un po’ a noi nel loro tragitto…
 
Arrivò l’alba, il momento più bello per qualsiasi cacciatore, ed entrammo nel nostro fortino.
Ne io ne il mio amico parlavamo ma entrambi assaporavamo i profumi del risveglio della campagna…
Iniziava ad aumentare la luce ed ormai, grazie alle nostre mattinate perlustrative, sapevamo anche l’orario in cui le tortore sarebbero partite per andare in pastura…
Il cuore mi batteva a mille, non riuscivo proprio a controllare le mie emozioni…
Dentro di me sapevo che quella era la prima mattinata di una nuova stagione di caccia ed immaginavo quante nuove avventure avremmo potuto vivere…
Poi, ancora sognante, una fucilata in lontananza mi riportò alla realtà…
“Ci siamo” – esclamò Giovi …
“Non sto nella pelle” – risposi io…
Ma nulla appariva all’orizzonte innanzi a noi…
Eppure sapevamo bene che l’orario in cui dovevano passare era già arrivato: non dovevano essere lontane ed infatti le scariche in lontananza aumentavano sempre di più.
“Eccola” – mi sollecitò Giovi – “ preparati che arriva dalla tua parte”…
Non riuscivo a vederla, quando ad un tratto sbucò quasi strisciando il terreno a pochi metri dal capanno…
Con la coda dell’occhio vidi Giovi imbracciare e mirare… pochi attimi, interminabili… bum, un colpo risuonò nell’aria… la prima tortora era caduta a poca distanza da noi!
“Grande Giovi” – esultai io…
“ Mi tremano le gambe” – confessò lui…
Euforici per la prima tortora ci risistemammo in attesa che ne passassero altre… ma non parevano vedersene.
 
Poi, ad un tratto, fummo “aggrediti dalle tortore”…..…
 
“Guarda che branchi che stanno arrivando” – indicai a Giovi…
Lui rimase in silenzio stringendo con le mani il fucile…
Passarono pochi istanti che parvero un’eternità: le avevamo a pochi metri da noi… due scariche ruppero il silenzio settembrino…
“Ne ho fate due” – esclamai io….
“Guarda davanti a noi” ribattè Giovi – “carica, carica che ne arrivano ancora”…
Davanti a noi arrivavano dritti altri branchi di tortore, molti branchi di tortore: risuonò un’altra scarica…
Ma il flusso incredibile non cessò, ed anzi, aumentò!
Per 10 minuti sopra le nostre teste avevamo branchi su branchi di tortore…
Non riuscivamo a ricaricare il fucile: miravamo, sparavamo, rimiravamo, risparavamo e via così…
A carrello aperto riuscivamo a mettere solo una cartuccia in canna e a mirare di nuovo tante erano le tortore che ci passavano davanti, dietro, a destra, a sinistra…insomma, ovunque!
Le canne rosse dei fucili sembravano volersi fondere mentre attorno a noi dal cielo pareva nascessero tortore…
 
Per 10 minuti fu uno spettacolo, sembrava di essere in uno di quei filmati nella pampa Argentina…
Poi, come era iniziato, tutto ad un tratto cessarono di passare così copiose e si fermarono.
Continuammo a insediarle per tutta la mattinata ma con minor fortuna: forse avevano capito il nostro trucco e si erano decise a noi deliziarci più con la loro stratosferica velocità… o forse avevano solo voglia di stare tranquille prima di partire per il lungo viaggio…
 
Le vedemmo uscire dai luoghi di pastura, lontane da noi… le osservammo e le ringraziammo per gli attimi che ci avevano regalato… le osservammo volare via lontano… e da quel momento non le vedemmo mai più, partite per calde terre lontane…
 
Autore: Nick Forum Franz85