
di Antonio Buono*
Tutti noi cacciatori, sappiamo bene che se c’è una ragione fondamentale che ci spinge ad andare a caccia, di certo, non è la “soddisfazione” o il piacere di sopprimere un animale.
Se così non fosse, a caccia non andrebbe nessuno, perché nel caso contrario, il tutto si ridurrebbe alla mera morte di un animale e fine a se stesso. E da qui, quella che per noi è difatti una ragione di vita, si tradurrebbe in uno squallido sport.
Il “carattere rurale” che contraddistingue il cacciatore, è intrinseco e difficilmente traducibile a parole. Le ragioni sono racchiuse nei meandri della sua innata passione.
Ciò che “muove” un cacciatore ad alzarsi al mattino presto, per inoltrarsi nel folto di un bosco, non è affatto la spasmodica ricerca della preda, bensì una forma di “immersione onirica” per meglio conoscere ed esplorare in modo cosciente, un mondo fatto di colori, di suoni, di profumi e di sensazioni intense, tali da creare forti emozioni e di generare una simbiosi a dir poco… surreale.
Si direbbe un’esagerazione, ma non lo è affatto. La sensibilità che “vive” in ogni cacciatore vero, è talmente profonda che rende del tutto normali le sue ragioni dell’andare a caccia. Se da un lato è finanche banale dire che non si va a caccia per sfamarsi, dall’altro potrebbe essere persino logico pretendere di fuggire da una realtà “computerizzata” che opprime, che condiziona in modo frenetico il nostro vivere, una realtà che tende a trasformare lo stress nel nostro “pane quotidiano“, un “pane” che non si darebbe mai a nemmeno.
In ultima analisi, fuggire da una realtà che ci opprime, è ciò che desideriamo.
Certo, qualcuno potrebbe obiettare che lo si potrebbe fare anche senza l’uso delle armi, beh… a volte lo facciamo, ma non è la stessa cosa.
A caccia chiusa, “allorquando ci viene concesso”, ci rechiamo nei boschi assieme ai nostri ausiliari, in quelle occasioni i nostri cani fanno cattivi pensieri, peccato davvero che manchi loro l’uso della parola, ne avrebbero di cosine da dirci.
A dire il vero, visto “l’onda ambientalista”, anche i pescatori talvolta vanno a pesca senza ami all’estremità dei loro sofisticati bolentini, però si sentono un po’ ridicoli , sono lì ore ed ore e, ma tu guarda… non prendono mai nulla.
Un lavoro simile, talvolta lo fanno anche i pescherecci, buttano le reti in mare facendo finta di voler prendere i pesci, ma è come un gioco, loro sanno bene che stanno pescando tonnellate di buste di plastica, quelle che gli ecologisti non vedono… forse perché soffrono il mal mare.
La caccia in Italia riceve continue “minacce” da pseudo-ambientalisti, che quasi sempre, non sanno nemmeno di cosa stiano parlando, tra di loro l’ignoranza in materia regna sovrana. Si direbbe una moda che li fa sentire importanti, si sentono realizzati per il loro contributo di idee, convinti di poter salvare il pianeta.
Per le ragioni di cui sopra, molti politici usano i cacciatori come cavalli mediatici ben sapendo di trovare un positivo riscontro per squallidi fini elettorali.
C’è poco da fare, tra metafore e giochi di parole, appare chiaro che il “fuoco nemico” si avvicina. La nostra sconquassata barca… potrebbe affondare.
Già… “potrebbe”, ma non è detto!
Da qualche anno, grazie a ad alcuni “compagni di passione” che hanno coraggio da vendere, è finalmente nato il MSE, Movimento Scelta Etica, il quale si prefigge lo scopo di voler cambiare, con regole nuove, il sistema di stato Sociale e Politico attuale.
Un Movimento Politico proteso alla tutela degli interessi etici ed alla valorizzazione di tutto il mondo agro-rurale, dei cacciatori e dei pescatori, cittadini che vedono le proprie condizioni di vita economica e sociale degradarsi di giorno in giorno.
Al tempo stesso, intende creare le condizioni per la salvaguardia delle migliaia di industrie e dei tanti lavoratori di tutto l’indotto nei vari settori che, con dedizione e quotidiano impegno, assicurano il sostentamento e la serenità alle loro tantissime famiglie.
*Cacciatore a vita – Portavoce Nazionale Movimento Scelta Etica
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