GLI ATC VANNO RIPENSATI


Eccoci giunti ad un mio pensiero che mi assale da anni, parto dal presupposto che sono nato a pane e caccia, ho seguito mio padre e mio nonno materno dall’età di cinque anni per questo ho vissuto passo passo l’evoluzione dell’attività venatoria. Visionando questa evoluzione, sono sempre più convinto che i famosi ATC, ambiti territoriali di caccia vanno rivisti e modernizzati in chiave futurista, tutti abbiamo capito che la nostra passione non è più quella di trenta anni fa, dove le campagne pullulavano di colture per uso personale e ogni casa aveva minimo un piccolo orto dove venivano avvistati costantemente dei fagiani, è capitato svariate volte nell’orto di casa. Proprio per questo, noi cacciatori abbiamo l’obbligo di iniziare a discutere la gestione dell’attività venatoria, aprendoci sempre di più e coinvolgendo tutti, allevatori, agricoltori, ambientalisti propositivi, tartufai e fungaioli, questo revisionando completamente il ruolo degli ATC, che ormai anche loro devono affrontare un processo di trasformazione, questo è assodato. Lo so che ancor oggi, questo mio pensiero è inviso dalla maggior parte dei dirigenti venotori, ma prima o poi va affrontato, studi e censimenti sono attività importantissime, ma non bastano, lo stiamo vedendo con il caso tortora selvatica, dove ancora non sappiamo se a settembre possiamo esercitare la pre-apertura. L’unico modo che oggi abbiamo di proiettare la caccia nel futuro è con dimostrazioni serie, ad esempio cominciamo con la comunicazione e atti concreti, i cacciatori che svolgono un ruolo di contenimento del territorio, ad esempio colui che si reca e sono molti, a raccogliere cartacce, segnalare discariche abusive e si impegna nella lotta agli incendi va premiato con una riduzione del costo della tassa di ammissione, mi spingo avanti, io reputo che queste attività, attraverso previa visione dell’atc vengano anche coadiuvante dalle categorie prima citate, soprattutto da ambientalisti propositivi, per mostrare appunto il grande lavoro che c’è dietro ogni forma di caccia. Questa è solo un’idea, che naturalmente più strutturata, può essere un grande innovamento, dando un risalto a livello pubblico alla figura del cacciatore.
Va rivista anche la libertà di movimento, su tutto il territorio nazionale della caccia alla migratoria, perché ritengo opportuno che ognuno di noi abbia il diritto di avere venti giornate a disposizione, per cacciare il tordo, l’allodola o la beccaccia entro i confini italiani. Tutto ciò che dico, non è un utopia tanto per parlare, ma una realtà, se si vuole arrivare pronti ad un nuovo mondo che si sta avvicinando, cerchiamo di fare rete, tutti noi, gli attacchi continui che riceviamo anche da trasmissioni televisive pubbliche, dove vengono dette tante falsità devono spronarci a far sì che anche al nostro interno abbiamo il dovere di mettere in discussione, un qualcosa che ormai non per incompetenza, ma per guardare al futuro è anacronistico.
Questo vuole essere il pensiero di un giovane cacciatore ventiquattrenne, che vive immerso nella caccia e nella natura.

Vittorio Venditti