GLI AGRICOLTORI AL CENTRO DELLA CACCIA


Tempo fa, con un mio “scritto” proprio qui su Mygra, affermai che gli Atc, ambiti territoriali di caccia andavano ripensati e soprattutto cambiati. Ad oggi questa mia idea trova sempre più spazio, in quanto è assodato che la gestione della caccia o meglio della gestione faunistica vada proiettata verso il futuro, vada quindi progettata in chiave futurista e come fare tutto ciò? Cercherò di spiegarlo in parole brevi e semplici. In un periodo molto travagliato a livello generale, non si può parlare solo e soltanto di caccia, ma l’attività venatoria va inserita in concetti ben più ampi, ciò non significa subordinare il nostro pensiero bensì immetterlo in un contesto serio e concreto, ormai il tempo degli atc come dicevo prima è finito, il terzo millennio ha bisogno di un passo avanti e questo può avvenire soltanto con una nuova sigla, gli ATAR (Ambito Territoriale Agricolo e Rurale). Si cari amici, dobbiamo includere in una programmazione lineare, soprattutto gli agricoltori e naturalmente, pescatori, tartufai, fungaioli, ambientalisti propositivi e allevatori, creando una gestione del territorio sostenibile, che miri a limitare le agricolture e gli allevamenti intensivi ritornando a quella idea rurale, che permetta ai selvatici autoctoni di prosperare e contenere quelle specie che purtroppo stanno creando danni a livello generale come ad esempio i cinghiali. La nostra categoria non può non capire che i tempi stanno cambiando e che bisogna effettuare una rivoluzione giusta, per permettere all’ecosistema di mantenere il suo habitat naturale, contrastando discariche abusive, incendi, cementificazioni indiscriminate e molto altro. Lo so questa mia idea magari è invisa a molti dirigenti di associazioni venatorie, ma bisogna guardare in faccia alla realtà, i tempi sono maturi, cominciamo a parlarne, altrimenti sarà troppo tardi.

Vittorio Venditti