Un aggiornamento sulla questione Zastava.
Con lo studio legale che ci segue abbiamo formato un gruppo di ricorrenti (circa venti) con cui tentare di interloquire nel processo.
Il fine, lo diciamo chiaramente, é quello di impedire la distruzione delle armi, sempre possibile anche in caso di assoluzione.
Aderire al Comitato non é cosa priva di costi (considerate che dovremo fare decine di viaggi a Brescia) ma grazie all’associazione siamo riusciti a tenere i costi sotto la soglia del sostenibile.
Cosa fare adesso: una volta ottenuto il mandato dei venti ricorrenti ci costituiremo parte civile nel processo.
Ciò avrà due vantaggi:
- 1)il primo é che potremo dire la nostra, ossia interloquire nella ridda di presunzioni e pericoli ipotetici che ci toccherà sentire da certi periti.
- 2)cercheremo di impedire la distruzione delle armi (sempre possibile a norma dell’articolo 240 C.P.) mirando ad una restituzione di quelle già in regola (la minor parte delle armi sequestrate) ed alla restituzione previa modifica (a spese degli importatori) di quelle irregolari.
- 3)In caso andasse tutto male (ma non é probabile) comunque mirare alla rifusione del danno da parte degli importatori (che non sono esenti da critiche).
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PERCHE’ NON CONVIENE AGGREDIRE GLI IMPORTATORI ADESSO ?
Premesso che gli importatori NON SONO ESENTI DA COLPE (sono anni che cerchiamo di farli organizzare in un’associazione vera, ma non si riesce a muoverli dal sillogismo MAL COMUNE=MEZZO GAUDIO), ci sono principalmente per due motivi per non attaccarli, almeno per ora.
Il primo é che anche nei loro confronti vige il principio di innocenza di cui all’articolo 27 secondo comma della Costituzione, secondo cui si é innocenti fino alla condanna definitiva.
Per cui se interviene la prescrizione o altro, il processo va a remengo ma le armi vengono comunque distrutte senza che sia provata alcuna responsabilità civile.
Il secondo motivo é che anche volendo fare la causa civile più facile di quel che é, rimane il fatto che le aziende sono delle srl.; se moltiplichiamo 1200*1000 viene fuori 1.200.000 di danni per cui al 99% chiudono baracca e riaprono con un altro nome e non sarà possibile perseguire i proprietari nel loro patrimonio personale. Per cui ci conviene farle chiudere se vogliamo riavere le nostre armi a posto ? Direi proprio di no.
Dobbiamo batterci nel procedimento qui ed adesso, in modo da ridurre il danno totale e far si che gli importatori (della cui buonafede non dubitiamo, essendo stata rilevata persino dalla Polizia di Stato nell’ambito degli usuali comunicati stampa) rimettano a posto le armi di rispettiva competenza con costi sostenibili per tutti (anche per loro).
Ricordiamo infine una grande regola di vita; un conto é sparare boiate su Facebook, un altro (completamente diverso) é fare le cose per davvero nel mondo reale.
Se vi guardate intorno vedete una sola associazione che vi da delle soluzioni concrete - per quanto, purtroppo, spesso onerose - al di là dei proclami e dei comunicati stampa che lasciano il tempo che trovano, cioé nulla.
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RESTARE CALMI
ERA DA UN PO’..
che non ci sentivamo su queste pagine, vuoi perché ad oggi non era successo un granché (ad eccezione del mirabile risultato del Sen. Rossi (NCD) che ringraziamo, sull’affare caricatori da caccia), vuoi perché stiamo architettando qualche strategia per il 2015 che vedrete quando sarò concreta (e riguarda sempre i fucili simil militari).
Purtroppo dobbiamo dire la nostra su un caso relativo ai fucili ZASTAVA M76, copie civili del fucile RPK progettate per sparare in modo semiautomatico; purtroppo qualche ****** - perché non é possibile definirlo in altro modo - si é accorto che per un ERRORE PROGETTUALE (quindi da attribuire AL COSTRUTTORE) quando il selettore si trova nella posizione di metà corsa tra fuoco e sicura sembra sparare a raffica.
L’imbecille non poteva informare l’importatore che avrebbe fatto il retrofit come si fa nelle automobili; troppo facile.
Invece ha scritto al Banco, al Ministero e al Vaticano ed ha fatto partire un’indagine inutile e priva di senso, che come al solito si é evoluta in un sequestro collettivo di armi in mano a persone oneste, come se fossero farmaci scaduti o panettoni avvelenati.
Sappiamo ormai da tempo di vivere in un paese tutto speciale,ma mi piace immaginare la faccia degli ingegneri della Zastava che si chiedono cosa sia preso allo psicotico che ha trovato un simile difetto e non ha saputo resistere a fare come i bambini che corrono dalla maestra.
Cosa accade adesso
La cosa é nota da tempo; il fucile - ricordiamo nato per sparare semiautomatico e non demilitarizzato - é stato addirittura catalogato quando c’era la Commissione - ennesima dimostrazione del fatto che la stessa era utile come un secondo deretano -; identica svista é accaduta al Banco di Prova che ha la grande attenuante di dover testare centinaia di armi al giorno e dovendo produrle non può certo testarle come l’****** suddetto, perché ne farebbe si e no tre al giorno.
Infine, entrambe possono invocare l’attenuante che il fatto é sfuggito anche agli ingegneri ZASTAVA, che evidentemente hanno - anche - sottovalutato l’italica imbecille ingegnosità.
Cosa fare adesso
- 1. Come da titolo stare calmi; non correte in questura dai CC con la Zastava in mano per chiedere lumi; sembra che NON TUTTI gli Zastava siano nella lista di sequestro e state tranquilli che se vi cercano vi trovano loro; tenete semmai pronto il fucile con il caricatore originale (da cinque colpi) che non siete obbligati a consegnare (il caricatore é un accessorio non utile a verificare il funzionamento).
- 2.Evitare di spargere ancora di più il terrore divulgando sciocchezze o peggio proponendo stratosferiche minchiate (tipo fare causa alla Zastava, fare causa al magistrato, fare una class action a chi non si sa); non basta saper l’italiano per applicare la legge e improvvisando (meno male che usualmente chi parla molto non fa mai nulla) si peggiorano solo le cose. Ricordate che in questa faccenda ci sono tre indagati INNOCENTI ; sono innocenti perché lo dice la Costituzione (che sono tali fio a condanna definitiva) ma SOPRATTUTTO perché é impensabile che abbiano importato VOLUTAMENTE un fucile difettoso per darlo agli appassionati italiani e non esiste il reato di importazione colposa di armi da guerra. Ciò che é successo quindi allo stato degli atti NON INTERESSA IL DIRITTO PENALE (che usualmente persegue delitti dolosi e colposi solo quando previsto dalla legge) ma quello AMMINISTRATIVO nel senso che in un paese normale il Ministero dell’Interno - d’accordo con gli importatori - avrebbe fatto richiamare le armi (prendendo i dati dalla Banca Dati) senza sequestri da prima pagina (che in prima pagina non ci vanno più, semmai vanno in ultima perché persino i giornalisti sanno ormai che finiscono in bolle di sapone). D’altronde anche un ignorante totale comprende che se la Fiat fabbrica una serie di auto più potenti del lecito mica indagano l’amministratore delegato per attentato alla sicurezza dei trasporti, semplicemente richiamano le auto insieme al Ministero dei Trasporti.
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- Ciò che pare evidente nelle auto non lo é nelle armi.
- 3. Il vero problema, per gli importatori ma che si riflette anche sugli utilizzatori, é che a oggi non si é stati capaci di fare una vera associazione che rappresenti il settore. Quelle che ci sono, con volumi finanziari ben maggiori dei quelli di FISAT o fanno finta di non sapere, o fanno gli interessi della bottega.
Il risultato é che i tre importatori colpiti probabilmente andranno in battaglia separati, con tre avvocati e tre periti, ognuno dei quali rischia di dire cose diverse, ognuna delle quali può essere sfruttata ad arte dalla pubblica accusa in cerca di sensazionalismo.
Come tutti sanno quando si va in battaglia separati si prendono regolarmente delle legnate.
- 4. Fare causa agli importatori: é tecnicamente possibile ma non lo consigliamo. Primo perché abbiamo praticamente la certezza che fossero in PERFETTA BUONAFEDE, quindi sono vittime come tutti noi, poi perché fargli causa prima della fine del processo penale non ha alcun senso (cosa accadrebbe se viene tutto archiviato, intendo ... chi ha creato il danno ?) e poi perché solo la prima udienza civile costa più del valore del fucile (avete mai fatto una causa civile anche al Giudice di Pace ?).
I proprietari delle armi sequestrate leggano i punti 5 e 6 successivi, che possono interessarli.
- 5. Fisat sta seguendo la questione mentre lo Studio Legale Gentile sta tutelando uno dei tre importatori, ragione per cui avremo a presto notizie fresche (nei limiti della riservatezza del legale). Abbiamo grande speranza che ancora una vota si concluderà tutto in un bolla di sapone (ricordate l’affare dei NORINCO clandestini solo perché i cinesi non avevano messo un marchio ?). Purtroppo al momento non é possibile far nulla in quanto la fase delle indagini preliminari é letteralmente dominata dalla pubblica accusa. Ci muoveremo non appena ne avremo la possibilità.
- 6.Nel caso si venga raggiunti da un decreto di sequestro si consegni immediatamente l’arma; non é obbligatoria la consegna del caricatore (che nel decreto non richiesto). Se la polizia giudiziaria insiste bovinamente consegnare l’originale a 5 colpi.
Se il caricatore lo avete già consegnato dovrete attendere il dissequestro perché non esiste che riaprano il reperto per il caricatore.
I proprietari di armi possono contattare lo Studio Legale GENTILE o la FISAT per chiedere di essere inseriti nel registro dei proprietari ed essere informati gratuitamente delle eventuali novità (ovviamente con l’autorizzazione dell’importatore che ha delegato lo Studio).
E’ anche ovvio che per essere inseriti tali dovranno trasmettere via email copia del decreto di sequestro dell’arma in modo che sia possibile distinguerli dagli usuali curiosi con troppo tempo libero.
Concludendo, vogliamo esprimere la nostra concreta solidarietà a tutti i proprietari delle armi ed agli importatori.
Passeremo anche sotto questa tempesta, l’importante é non fermarsi e far si che la sventura di oggi possa costituire la base del progresso di domani.
Molto é stato fatto in questi anni, moltissimo rimane ancora da fare e cercheremo di farlo.