Scusate l'O.T., ma leggendo questa vecchia discussione ho pensato a Roma, e ho buttato giu' questo pippone:
Ogni tanto quando tramonta il sole, l'ora "che volge al disio e ai naviganti intenerisce il core," mi viene il magone, pensando alla citta' che mi diede i natali, nel lontano 1948. E ogni volta che questo sconforto discende su di me, forse masochisticamente (la lingua batte dove il dente duole), accendo il computer, e su YouTube cerco Lando Fiorini, Gabriella Ferri, Gigi Proietti, ed ascolto "Barcarolo Romano," "Quanto Sei Bella, Roma," "Casetta de Trestevere," canzoni di una volta, pre-rap, pre-efebi ed efebe (ebeti ambedue le categorie) di sesso incerto che dimenano il culetto in qualche spettacolino televisivo da poco conto, pre-cassonetti rovesciati e ratti e cinghiali che pasteggiano nell'immondizia, pre-immigrati illegali che si lavano il culo nelle fontane di Roma, pre-politicanti che fanno i papi, e pre-papi che fanno i politicanti, pre-smog, pre-stupri giornalieri, pre-occupazioni di case private, pre-borseggiatrici Rom impunite, pre-_____ ... Chi ha la mia eta' se la ricorda, quella Roma... Era la Roma dei cinema -pidocchietti--film e rivista, militari meta' prezzo--delle arene parrocchiali all'aperto con sedie di legno e spettatori intenti a guardare i films di Rascel, di "Stanlio e Ollio," della Magnani e di Aldo Fabrizi, di Jerry Lewis e Dean Martin, di Pietro Germi--roba da "Nuovo Cinema Paradiso" ben censurata dal parroco prima di essere mostrata a famiglie piccolo-borghesi che durante l'intervallo fra i due tempi cenavano con panini imbottiti di frittata avvolti in carta oleata e portati da casa in buste di carta.
Era la Roma delle gite domenicali ai Castelli, della fava e pecorino del Primo Maggio, della corriera con targa E.I. che portava a Ostia i bambini dei militari, della spiaggia libera, dei vecchi che giocavano a carte sotto l'ombrellone mentre i ragazzi giocavano con i tamburelli e le piastrelle, le mamme-chiocce che si assicuravano che nessuno facesse il bagno per almeno tre ore dopo il pranzo di melanzane alla parmigiana fredde e coagulate e melone tenuto in ghiaccio, e che nessuno bevesse bibite fredde se sudato...
Era la Roma de "Il Messaggero" con "Avventure in Citta' " e titoli con enormi caratteri che sciorinavano per settimane quei rarissimi fattacci di cronaca nera, come il ritrovamento del corpo decapitato di Antonietta Longo alla Culla del Lago (di Albano), o la morte misteriosa di Wilma Montesi sulla spiaggia fra Ostia e Torvaianica dopo un festino con droghe al quale avevano partecipato personaggi importanti e percio' intoccabili. Ma di questi fattacci ce ne erano pochissimi. Forse due o tre all'anno. Oggi invece piu' di una dozzina giornalieri, e nessuno ci fa piu' caso. Roma s'e' indurita--il suo cuore collettivo e' diventato di cuoio...
Beata ingenuita'. Quando Papa', con la sua prima auto, una Millecento con le "frecce" che spuntavano dai lati e lampeggiavano quando si doveva girare, decideva di portarci a fare un giro per Roma dopo cena, io domandavo a Mamma chi fossero quelle signorine che aspettavano vicino ai lampioni dalle parti del Foro Romano anche dove non c'era la fermata dell'autobus. "Aspettano i merli," mi rispondeva Mamma. E se insistevo a chiedere delucidazioni, mi faceva tacere, pena uno "sganassone."
Ah, la pizza alla Taverna Appia, il cocomero comprato ad una bancarella a notte inoltrata, con "l'attasto," una piccola piramide tagliata dal mezzo del cocomero per dimostrarne il bel colore rosso ed il dolce sapore. E c'erano i semi, da sputare, dulcis in fundo..
Chi si ricorda la vecchietta all'angolo, con una sedia per se' ed uno sgabello per la sua mercanzia povera, che vendeva le "fusaje" prese con un mestolo bucato dalla bacinella smaltata dove erano immerse in un liquido di dubbia origine e le serviva in un cartoccio di carta? E i caldarrostari? E il mercatino all'aperto di Via Enea? Il silenzio notturno ed il riverbero vibrante sul marciapiede dei passi dei primi che uscivano all'alba per andare a lavorare? Oggi come fai a sentirlo, con tutti i motori che rombano e i claxons che strombettano, gli aerei che passano? Ed il rumore delle saracinesche dei negozi che venivano aperte? Il grido dell'arrotino? Il pianino trainato da un somarello? Le battaglie rumorose di ragazzini con cerbottane e cartoccetti? Il battimuro?
Il Tevere che "te serve da cintura" oggi passa fra banchine coperte di siringhe usate, lascito dei mille drogati che le frequentano, ci muoiono, o spingono qualche turista malcapitato in un'acqua dove se non anneghi muori avvelenato da chissa' quali tossine, contagiato da chissa' quali batteri... Papa', il cui ufficio dell'INAIL era vicino al Tevere, dopo avermi fatto passare una barbosissima mattinata mentre lavorava, durante la quale razziavo da tutti i rotoli di carta assorbente nei vari uffici le "barchette" metalliche (ve le ricordate?) che mantenevano la loro forma ovale, poi mi portava sulla banchina, sulla quale si discendeva su lunghissime scale, dalla quale gettavo in acqua le barchette e le vedevo allontanarsi con la corrente.
Il fascino della StazioneTermini, con treni che arrivavano e partivano, e l'odore del catrame di cui le traversine erano impregnate. Oggi la puzza di immondizie gettate sui binari da gente strana, coperta fino agli occhi da panni neri, si mescola con quella delle feci dei gabinetti pubblici e persino quelle lasciate sui marciapiedi da gente di paesi-latrina, come li chiamava Trump.
A tredici, quattordici anni, mi piaceva farmi una grande camminata dall'Appio-Tuscolano fino a Via Luciani, ai Parioli. Mio zio era direttore del Cinema Roxy, e scroccavo un'entrata, col beneficio aggiunto che mi potevo vedere anche un film "vietato ai minori." Zio non era affatto bacchettone, e mi voleva bene come fossi il figlio che non ebbe mai. E al ritorno dal cinema, al buio, passavo per Viale Aldrovandi e Villa Borghese per arrivare a Via Veneto e poi scendere verso la mia zona. Immagina oggi un ragazzino, o anche un adulto che abbia il coraggio di passare a buio per Villa Borghese!!!
Tanti anni fa, dal sommo di Monte Cavo, sopra Rocca di Papa, si vedeva tutta Roma e le sue luci scintillanti. Al tramonto si vedeva anche una striscia di mare, arrossata dal sole che vi annegava lentamente. Le ultime volte che ci sono andato, in cerca di ricordi, Roma era coperta da una coltre bluastra di smog. Invece dei rondoni, al tramonto, si vedeva un incessante transito di gabbiani che dalle discariche tornavano al mare ormai invisibile.
Piazza Santa Maria degli Angeli, a Trastevere. Quante ore passate, io e Pamela (una Californiana bionda alta un metro e ottantaquattro, l'ultima delle mie ragazze prima del matrimonio con la mia attuale moglie), seduti sui gradini della fontana, vivendo la vie de boheme, cenando con mille lire di pizza bianca ed un fiasco di Frascati nella sua soffitta di Campo de' Fiori, facendo piani che non si avverarono mai, sognando sogni infranti dal risveglio in una realta' ben diversa da quella sognata. E oggi come sara' questa bellissima piazza? Non so, ne' voglio saperlo. Se e' cambiata anch'essa, come siamo cambiati Pamela ed io e tutti quelli che il tempo ha preso a picconate, non voglio vederla.
Nostalgia? Tanta. Dicono che puoi tirar fuori un romano da Roma, ma non puoi tirare Roma fuori da un Romano. Ma quando esamino i miei sentimenti, analizzo la mia nostalgia, purtroppo mi rendo conto che sono analoghi a cio' che si prova per un carissimo estinto, per una Mamma morta da tanto. I ricordi sono bellissimi, ma chi mai vorrebbe andare a riesumare un cadavere e vederlo in uno stato di decomposizione? Ecco cio' che sento oggi per Roma--almeno quella Roma che amavo--e che e' scomparsa da tanto. E mi devo accontentare della canzoni di una volta--una specie di requiem per Roma..
L'ultima volta che sono andato a Roma, tredici anni fa, non ho voluto gettare una moneta nella Fontana di Trevi come avevo sempre fatto prima... Avevo visto abbastanza.