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franz85 ha scritto:Caro Mimmo, anni fa scrissi questo.....in cui ho raccontato come io mi sia innamorato di Diana....mimmotursi ha scritto:Carissimi AMICI,
apro questo argomento con lo scopo di raccogliere racconti veritieri e di caccia vissuta affinchè possa essere di insegnamento, esperienza e quanto altro ci sarà di buono per i futuri e probabili nostri colleghi cacciatori.
Serve anche per meglio presentarci e far sapere "chi siamo e di dove veniamo", dando la possibilità alla proprietà di MIGRA, eventualmente, farne un Libro.
Inizio io per primo e spero che molti altri mi seguano.
........................................................
Mio nonno era del 1900, mio padre del 1928 ed io di ottobre del 1954.
I maschi della mia famiglia, compresi gli zii di sangue e quelli acquisiti, dal trisnonno a me, son stati tutti cacciatori ed anche mio figlio Leonardo lo ha fatto per un periodo lungo 5 anni ma poi…….tra la madre e la fidanzata (anche queste figlie di cacciatori) lo han fatto desistere. Io ho sempre fiducia e speranza in un suo ravvedimento, anche perché vivendo lui a Vicenza ed avendo suocero e cognato cacciatori, possa ritrovare “la giusta via”. La nostra è una famiglia patriarcale di origini contadine, cangiata poi nel corso degli anni, in commercianti prima ed imprenditori – come più elegantemente usa dirsi oggi – dopo e proprio per ciò io son cresciuto con i miei nonni.
Nonno Minguccio – Domenico per i non terroni – sparava con una doppietta Cockeril acciaio Hanquetil Liegi calibro 16, pesantissimo ma elegante e bellissimo, caricando da se le cartucce con polvere da sparo miscelata, più delle volte, con quella datagli da un suo amico artigiano pirotecnico, per i fuochi d’artificio.
Tirava certe scoppole che mi procuravano lividi enormi alla spalla dopo la terza fucilata.
Il sabato sera precedente la terza domenica di settembre del 1962 – giornata della Festa Patronale del mio paese – vado a trovarlo in Piazza principale del paese, come tutti i sabati per salutarlo e ricevere in dono una 100 lire che mi permetta l’indomani di andare a cinema con panino alla mortadella e salsiccia piccante accompagnato dalla gazzosa al gusto di chinotto, e mi dice che l’indomani mattina si va a lepri perché ne ha viste un paio, madre e figlio, in un nostro vigneto.
Lo lascio vicino al Circolo dei Cacciatori e, felicissimo per la notizia, corro a casa dando la buona notizia a mia madre, padre e nonna, mi preparo i vestiti e le scarpe per l’indomani e vado a letto.
Sarà stata l’emozione della notizia, sarà che per la foga non avevo messo nulla nello stomaco che alle 2,30 mi alzo non riuscendo a dormire. Che faccio ora ? Tutto tace, tutti dormono…..vado in cucina, strappo un pezzettone del nostro pane giallo grano, ci metto su il nostro olio, sale, pomodori e... mangio. Terminata questa operazione inizio con i preparativi per l’imminente uscita che mi accorgo dell’ora assai presto: sono appena che le 3,15. Ok decido di far i compiti per il lunedì successivo così poi avrò tutta la giornata per me e per la caccia. Inizio, leggo ciò che avrei dovuto riassumere poi in bella copia, ma la mente mi va sempre alla lepre che dovevo andare ad incontrare. Alle 4,30 sento il vecchio che si alza ed esce dalla camera, con la sua stazza da 140 kili e 1 metro e 90 di altezza, con la nonna che lo segue a ruota mi strizza un occhio in cenno di saluto con sorriso da 32 denti. Alle 5 si esce di casa e con la Topolino belvedere familiare metà di lamiera e metà in legno (ve la ricordate ?) si parte per il vigneto. Giunti lui mi dice: Mimmo, io vado all’altro capo della vigna sulla stradina, al mio fischio tu parti entrando nel vigneto, facendo rumori e lanciando qua e là pietre e zolle, vieni verso di me.
Chiaro, capito ? Certo che si, gli rispondo emozionato con un cenno della testa ! Al fischio si inizia la cacciata.
Settembre da noi, nel Barese, è un mese ancora molto bello, con giornate calde ed assolate e gente che fa tranquillamente il bagno a mare. Dopo 4 andate su e giù senza nulla incontrare, sudato per la calura, ci sediamo su un grosso masso ai piedi di un trullo. Vedo che riflette e gli chiedo: nonno che è successo ? qualcuno le ha già uccise ? Lui mi rassicura con lo sguardo e mi dice: spostiamoci verso sud dove tra i vigneti c’è un piccolo orto con cetrioli, caroselli, pomodori e novella insalatina e vedrai che le troviamo li. Così si fa: lui sempre sulla stradina per aver più visuale e tiro ed io dal di dentro che rumoreggio e tiro zolle dappertutto.
Dopo aver battuto oltre 20 ettari di terra tutt’intorno al vigneto ed oltre, giunte quasi le 12, ci fermiamo a riposare sotto un fresco noce. Lo guardo e gli dico: Nonno non c’è niente e sono stanco; son le 12, andiamo a casa che oggi è la Festa e la nonna ha detto a tutta la famiglia che si mangia all’una e mezza dopo i fuochi d’artificio. Mi guarda ed in tono burbero, ma tradito dagli occhi felici, mi dice: Ragazzo, NON DIR MAL DEL DI’ PRIMA DI NOTTE !!!
Si riparte, battendo e rumoreggiando sempre, ma andando verso la macchina attraversiamo un’estensione pre murgiana, incolta e pietrosa posta in salita e fresca di ombra. Pur facendo molta attenzione a dove mettevo i piedi, lo stivale sinistro mi scivola su un muschio e cado senza lanciare neppure un fiato tanto era stata la sorpresa. Lui mi vede e agitato corre verso di me, poggia il fucile ad un melograno selvatico vicino a me sulla sua sinistra, mi si mette di fronte e togliendomi lo stivale controlla l’eventuale danno. Con la coda dell’occhio vedo sulla mia destra, a non più di 7 metri, partire “una cosa”. D’istinto prendo il fucile, imbraccio e tiro. Il rinculo mi sbatte indietro e non vedo nulla ma sento solo un dolore fortissimo alla spalla e il nonno che urla BRAVO !!!
Ancora confuso lo vedo che si allontana da me, percorre meno di 10 metri, si china e solleva una lepre tutta grigia ed enorme. Con gli occhi pieni di lacrime per i dolori vari, sorrido e urlo al cielo la mia felicità.
Da quella domenica, ogni pranzo a casa dei nonni e nelle altre abitazioni della famiglia, il mio posto a tavola è tra gli uomini e non più con gli altri bambini cugini.
Non dir mal del dì prima di notte !!! Capito Signori ???
Mimmo Tursi
http://www.migratoria.it/?page_id=1974
Se ne avrai voglia, buona lettura.
ciao
Certo, più che volentieri Mimmo!mimmotursi ha scritto:franz85 ha scritto:Caro Mimmo, anni fa scrissi questo.....in cui ho raccontato come io mi sia innamorato di Diana....mimmotursi ha scritto:Carissimi AMICI,
apro questo argomento con lo scopo di raccogliere racconti veritieri e di caccia vissuta affinchè possa essere di insegnamento, esperienza e quanto altro ci sarà di buono per i futuri e probabili nostri colleghi cacciatori.
Serve anche per meglio presentarci e far sapere "chi siamo e di dove veniamo", dando la possibilità alla proprietà di MIGRA, eventualmente, farne un Libro.
Inizio io per primo e spero che molti altri mi seguano.
........................................................
Mio nonno era del 1900, mio padre del 1928 ed io di ottobre del 1954.
I maschi della mia famiglia, compresi gli zii di sangue e quelli acquisiti, dal trisnonno a me, son stati tutti cacciatori ed anche mio figlio Leonardo lo ha fatto per un periodo lungo 5 anni ma poi…….tra la madre e la fidanzata (anche queste figlie di cacciatori) lo han fatto desistere. Io ho sempre fiducia e speranza in un suo ravvedimento, anche perché vivendo lui a Vicenza ed avendo suocero e cognato cacciatori, possa ritrovare “la giusta via”. La nostra è una famiglia patriarcale di origini contadine, cangiata poi nel corso degli anni, in commercianti prima ed imprenditori – come più elegantemente usa dirsi oggi – dopo e proprio per ciò io son cresciuto con i miei nonni.
Nonno Minguccio – Domenico per i non terroni – sparava con una doppietta Cockeril acciaio Hanquetil Liegi calibro 16, pesantissimo ma elegante e bellissimo, caricando da se le cartucce con polvere da sparo miscelata, più delle volte, con quella datagli da un suo amico artigiano pirotecnico, per i fuochi d’artificio.
Tirava certe scoppole che mi procuravano lividi enormi alla spalla dopo la terza fucilata.
Il sabato sera precedente la terza domenica di settembre del 1962 – giornata della Festa Patronale del mio paese – vado a trovarlo in Piazza principale del paese, come tutti i sabati per salutarlo e ricevere in dono una 100 lire che mi permetta l’indomani di andare a cinema con panino alla mortadella e salsiccia piccante accompagnato dalla gazzosa al gusto di chinotto, e mi dice che l’indomani mattina si va a lepri perché ne ha viste un paio, madre e figlio, in un nostro vigneto.
Lo lascio vicino al Circolo dei Cacciatori e, felicissimo per la notizia, corro a casa dando la buona notizia a mia madre, padre e nonna, mi preparo i vestiti e le scarpe per l’indomani e vado a letto.
Sarà stata l’emozione della notizia, sarà che per la foga non avevo messo nulla nello stomaco che alle 2,30 mi alzo non riuscendo a dormire. Che faccio ora ? Tutto tace, tutti dormono…..vado in cucina, strappo un pezzettone del nostro pane giallo grano, ci metto su il nostro olio, sale, pomodori e... mangio. Terminata questa operazione inizio con i preparativi per l’imminente uscita che mi accorgo dell’ora assai presto: sono appena che le 3,15. Ok decido di far i compiti per il lunedì successivo così poi avrò tutta la giornata per me e per la caccia. Inizio, leggo ciò che avrei dovuto riassumere poi in bella copia, ma la mente mi va sempre alla lepre che dovevo andare ad incontrare. Alle 4,30 sento il vecchio che si alza ed esce dalla camera, con la sua stazza da 140 kili e 1 metro e 90 di altezza, con la nonna che lo segue a ruota mi strizza un occhio in cenno di saluto con sorriso da 32 denti. Alle 5 si esce di casa e con la Topolino belvedere familiare metà di lamiera e metà in legno (ve la ricordate ?) si parte per il vigneto. Giunti lui mi dice: Mimmo, io vado all’altro capo della vigna sulla stradina, al mio fischio tu parti entrando nel vigneto, facendo rumori e lanciando qua e là pietre e zolle, vieni verso di me.
Chiaro, capito ? Certo che si, gli rispondo emozionato con un cenno della testa ! Al fischio si inizia la cacciata.
Settembre da noi, nel Barese, è un mese ancora molto bello, con giornate calde ed assolate e gente che fa tranquillamente il bagno a mare. Dopo 4 andate su e giù senza nulla incontrare, sudato per la calura, ci sediamo su un grosso masso ai piedi di un trullo. Vedo che riflette e gli chiedo: nonno che è successo ? qualcuno le ha già uccise ? Lui mi rassicura con lo sguardo e mi dice: spostiamoci verso sud dove tra i vigneti c’è un piccolo orto con cetrioli, caroselli, pomodori e novella insalatina e vedrai che le troviamo li. Così si fa: lui sempre sulla stradina per aver più visuale e tiro ed io dal di dentro che rumoreggio e tiro zolle dappertutto.
Dopo aver battuto oltre 20 ettari di terra tutt’intorno al vigneto ed oltre, giunte quasi le 12, ci fermiamo a riposare sotto un fresco noce. Lo guardo e gli dico: Nonno non c’è niente e sono stanco; son le 12, andiamo a casa che oggi è la Festa e la nonna ha detto a tutta la famiglia che si mangia all’una e mezza dopo i fuochi d’artificio. Mi guarda ed in tono burbero, ma tradito dagli occhi felici, mi dice: Ragazzo, NON DIR MAL DEL DI’ PRIMA DI NOTTE !!!
Si riparte, battendo e rumoreggiando sempre, ma andando verso la macchina attraversiamo un’estensione pre murgiana, incolta e pietrosa posta in salita e fresca di ombra. Pur facendo molta attenzione a dove mettevo i piedi, lo stivale sinistro mi scivola su un muschio e cado senza lanciare neppure un fiato tanto era stata la sorpresa. Lui mi vede e agitato corre verso di me, poggia il fucile ad un melograno selvatico vicino a me sulla sua sinistra, mi si mette di fronte e togliendomi lo stivale controlla l’eventuale danno. Con la coda dell’occhio vedo sulla mia destra, a non più di 7 metri, partire “una cosa”. D’istinto prendo il fucile, imbraccio e tiro. Il rinculo mi sbatte indietro e non vedo nulla ma sento solo un dolore fortissimo alla spalla e il nonno che urla BRAVO !!!
Ancora confuso lo vedo che si allontana da me, percorre meno di 10 metri, si china e solleva una lepre tutta grigia ed enorme. Con gli occhi pieni di lacrime per i dolori vari, sorrido e urlo al cielo la mia felicità.
Da quella domenica, ogni pranzo a casa dei nonni e nelle altre abitazioni della famiglia, il mio posto a tavola è tra gli uomini e non più con gli altri bambini cugini.
Non dir mal del dì prima di notte !!! Capito Signori ???
Mimmo Tursi
http://www.migratoria.it/?page_id=1974
Se ne avrai voglia, buona lettura.
ciao
CARISSIMO FRANZ,
certo che ne ho voglia e lo faccio immediatamente ma tu mi permetti di fare un copia/incollla e trasferirlo qui così TUTTI possano leggerlo ???
Mimmo Tursi