La nostra prima cacciata, prima fucilata

Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Ero molto piccolo ... all'età di 8 anni...quando mio padre mi portava con lui per fare una caccia con le gabbie e per me era entusiasmante anche se quando tornavo a caccia dormivo tutto il giorno ... la mia prima fucilata invece è stata********* (meglio non dirlo) ma la sensazione che ho avuto è la stessa che provo adesso quando mi trovo a caccia.... non cambierà mai .... per me andare a caccia ora è come quando ero piccolo... è bellissimo e lo farò per tutto il resto della mia vita
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Ho 52 anni ,e ho preso la mia prima licenza di caccia quando ne avevo 16.Qualche colpo lo avevo sparato qualche anno prima, (essendo la mia una famiglia di cacciatori) ma senza grosso entusiasmo devo dire.
Ma quella sera del 24 dicembre del1972 lo ricordo come se fosse oggi.
Con mio padre, poco prima dell’imbrunire ci siamo recati a caccia in un laghetto attrezzato con un capanno a pochi metri dalla riva dal mare. Arrivati nel capanno lo troviamo occupato da un vecchio cacciatore della zona nostro conoscente. Era un vecchietto gracile,non troppo socievole che aveva la campagna e la sua abitazione a poche centinaia di metri dal lago e ogni tanto veniva lì a cacciare quando non c’era nessuno. Mi ricordo del suo fucile, una doppietta a cani esterni con del filo di ferro che stabilizzava ulteriormente la bascula.
Le due canne mi sembravano spropositate come dimensioni ,a causa della ruggine depositata nei tanti anni di onorato servizio.
Stonava nei confronti del Beretta A300 nuovo di pacca di mio padre. Entrambi appoggiati sulla rastrelliera.
Di colpo si materializzarono nella penombra la sagoma di due anatre che subito si posarono nel chiaro vicino agli stampi.
Con grande stupore di mio padre, avevo già imbracciato il fucile nonostante i suoi insistenti strattoni per farsi riconsegnare l’arma…..Nel frattempo il vecchio cacciatore aveva preso il fucile e si accingeva a sparare; e io per la fretta di anticiparlo sparai a una sagoma che poi risultò essere uno stampo di anatra. Il colpo dell’altro cacciatore a fermo andò a vuoto in quanto l’anatra si era involata e non tirò nemmeno l’altro colpo un quanto aveva armato solo un cane della sua doppietta.
Le due sagome sempre meno distinte si involarono verso il mare; tirai due colpi in rapida successione facendo una stupenda coppiola.
Quello che successe subito dopo, a distanza di tanti anni non so spiegarlo. Mi emoziona ancora,anche adesso che sono qui a scriverlo. Questa emozione la porto intatta tutte le mattine che sono a caccia e mi aiutano a non mollare mai,perché certi ricordi fanno ormai parte del mio gene. Ho la caccia nel sangue, e solo chi è come me può capire.
Ah dimenticavo. Le due anatre erano due alzavole,una femmina e un maschio che mio padre, rispettosamente come si faceva in quegli anni portò come regalo di natale al nostro medico di famiglia.
Continuai a cacciare con mio padre sempre più assiduamente. E solo qualche mese dopo, visti i tanti risultati negativi che ottenevo, mi accorsi che quando sparavo chiudevo l’occhio destro piuttosto che il sinistro. Che devo dire: destinato ad essere cacciatore.
Un saluto a tutti di BUON ANNO.
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Mi commuovo nel leggere le vostre storie, rivedo il passato un pò con nostalgia ma anche con tanto piacere, mi dispiace che tutto ciò passa inosservato a chi ci vuole distruggere. Non sono un narratore ma cerco in qualche modo di scrivere la mia storia.
Ho 48 anni e da sempre "vado a caccia", anche quando avevo pochi anni, infatti, mi raccontava mia madre, che la domenica era abitudine andare a passeggio con la carrozzina per le strade di campagna, accompagnata da mio padre che non poteva farne a meno di portarsi dietro il cal.24, ed io insistentemente dicevo: BABBO VOGLIO SENTIRE IL FONFO......................
Ricordo con nostalgia il mio primo colpo:
Avevo circa 6 anni, mio padre che spesso mi portava con se in molte avventure venatorie, mi disse: Domani andiamo a caccia con il fucile a bacchetta, per me era un'avvenimento da non dormirci la notte, e così fu.
Siamo partiti presto e ci siamo diretti nella nostra val di Chio, appena fu giorno mio padre tirò fuori dagli enormi tasconi dalla sua giubba di velluto marrone la " fiaschetta" contenente, polvere, piombo e inneschi, nell'altra tasca aveva la canapa " stoppa", così iniziò la procedura di caricamento, prima la polvere che mi incuriosì per i suoi vari colori ( verde excelzior- rosso mattone acapnia- gialla randite- verde scuro alfa- bianco sporco universal) la versò nel dosatore e successivamente nella canna, poi prese un pò di canapa e ruotandola nel palmo delle mani ne fece una sorta di pallina che fungeva da borra, poi il piombo, alzò il cane, mise l'innesco e tutto era pronto, io guardavo quel fucilone pensando alle storie di caccia che aveva " vissuto", mio padre mi guardave e sorrideva, sono passati tanti anni ma ho ancora nitida quella giornata, ad un tratto 2 passeri si posarono vicini uno dall'altro in un ramo, parti il colpo e i due uccelletti caddero stecchiti, iniziai una serie di domende: ma quanto rinculo da questo fucile quando spari? come bisogna mirare?..............A quel punto il paziente genitore, ricaricò l'arma con una dose ridotta ( questo l'ho saputo dopo tanti anni) mi disse: Prendi quel barattolo che si trova nel fossato e mettilo in piedi sul campo, così feci, a quel punto mi porse l'arma dicendo: vediamo se lo prendi, penso che in quel momento il cuore mi batteva a mille battiti al minuto, avevo paura ma anche tanta voglia di provare, mi aiutò a sorreggere quel lungo fucilone e dopo le raccomandazioni del caso, mi feci coraggio e sparai, il barattolo saltò in aria e la mia emozione fu fortissima, a tal punto che quella latta rugginosa e sforacchiata è rimasta per tanti anni nel sottoscala di casa mia come ricordo della mia prima fucilata.
Saluti Roby62
 
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Carissimi AMICI,
apro questo argomento con lo scopo di raccogliere racconti veritieri e di caccia vissuta affinchè possa essere di insegnamento, esperienza e quanto altro ci sarà di buono per i futuri e probabili nostri colleghi cacciatori.
Serve anche per meglio presentarci e far sapere "chi siamo e di dove veniamo", dando la possibilità alla proprietà di MIGRA, eventualmente, di farne un Libro.
Inizio io per primo e spero che molti altri mi seguano.
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Mio nonno era del 1900, mio padre del 1928 ed io di ottobre del 1954.
I maschi della mia famiglia, compresi gli zii di sangue e quelli acquisiti, dal trisnonno a me, son stati tutti cacciatori ed anche mio figlio Leonardo lo ha fatto per un periodo lungo 5 anni ma poi…….tra la madre e la fidanzata (anche queste figlie di cacciatori) lo han fatto desistere. Io ho sempre fiducia e speranza in un suo ravvedimento, anche perché vivendo lui a Vicenza ed avendo suocero e cognato cacciatori, possa ritrovare “la giusta via”. La nostra è una famiglia patriarcale di origini contadine, cangiata poi nel corso degli anni, in commercianti prima ed imprenditori – come più elegantemente usa dirsi oggi – dopo e proprio per ciò io son cresciuto con i miei nonni.
Nonno Minguccio – Domenico per i non terroni – sparava con una doppietta Cockeril acciaio Hanquetil Liegi calibro 16, pesantissimo ma elegante e bellissimo, caricando da se le cartucce con polvere da sparo miscelata, più delle volte, con quella datagli da un suo amico artigiano pirotecnico, per i fuochi d’artificio.
Tirava certe scoppole che mi procuravano lividi enormi alla spalla dopo la terza fucilata.
Il sabato sera precedente la terza domenica di settembre del 1962 – giornata della Festa Patronale del mio paese – vado a trovarlo in Piazza principale del paese, come tutti i sabati per salutarlo e ricevere in dono una 100 lire che mi permetta l’indomani di andare a cinema con panino alla mortadella e salsiccia piccante accompagnato dalla gazzosa al gusto di chinotto, e mi dice che l’indomani mattina si va a lepri perché ne ha viste un paio, madre e figlio, in un nostro vigneto.
Lo lascio vicino al Circolo dei Cacciatori e, felicissimo per la notizia, corro a casa dando la buona notizia a mia madre, padre e nonna, mi preparo i vestiti e le scarpe per l’indomani e vado a letto.
Sarà stata l’emozione della notizia, sarà che per la foga non avevo messo nulla nello stomaco che alle 2,30 mi alzo non riuscendo a dormire. Che faccio ora ? Tutto tace, tutti dormono…..vado in cucina, strappo un pezzettone del nostro pane giallo grano, ci metto su il nostro olio, sale, pomodori e... mangio. Terminata questa operazione inizio con i preparativi per l’imminente uscita che mi accorgo dell’ora assai presto: sono appena che le 3,15. Ok decido di far i compiti per il lunedì successivo così poi avrò tutta la giornata per me e per la caccia. Inizio, leggo ciò che avrei dovuto riassumere poi in bella copia, ma la mente mi va sempre alla lepre che dovevo andare ad incontrare. Alle 4,30 sento il vecchio che si alza ed esce dalla camera, con la sua stazza da 140 kili e 1 metro e 90 di altezza, con la nonna che lo segue a ruota mi strizza un occhio in cenno di saluto con sorriso da 32 denti. Alle 5 si esce di casa e con la Topolino belvedere familiare metà di lamiera e metà in legno (ve la ricordate ?) si parte per il vigneto. Giunti lui mi dice: Mimmo, io vado all’altro capo della vigna sulla stradina, al mio fischio tu parti entrando nel vigneto, facendo rumori e lanciando qua e là pietre e zolle, vieni verso di me.
Chiaro, capito ? Certo che si, gli rispondo emozionato con un cenno della testa ! Al fischio si inizia la cacciata.
Settembre da noi, nel Barese, è un mese ancora molto bello, con giornate calde ed assolate e gente che fa tranquillamente il bagno a mare. Dopo 4 andate su e giù senza nulla incontrare, sudato per la calura, ci sediamo su un grosso masso ai piedi di un trullo. Vedo che riflette e gli chiedo: nonno che è successo ? qualcuno le ha già uccise ? Lui mi rassicura con lo sguardo e mi dice: spostiamoci verso sud dove tra i vigneti c’è un piccolo orto con cetrioli, caroselli, pomodori e novella insalatina e vedrai che le troviamo li. Così si fa: lui sempre sulla stradina per aver più visuale e tiro ed io dal di dentro che rumoreggio e tiro zolle dappertutto.
Dopo aver battuto oltre 20 ettari di terra tutt’intorno al vigneto ed oltre, giunte quasi le 12, ci fermiamo a riposare sotto un fresco noce. Lo guardo e gli dico: Nonno non c’è niente e sono stanco; son le 12, andiamo a casa che oggi è la Festa e la nonna ha detto a tutta la famiglia che si mangia all’una e mezza dopo i fuochi d’artificio. Mi guarda ed in tono burbero, ma tradito dagli occhi felici, mi dice: Ragazzo, NON DIR MAL DEL DI’ PRIMA DI NOTTE !!!
Si riparte, battendo e rumoreggiando sempre, ma andando verso la macchina attraversiamo un’estensione pre murgiana, incolta e pietrosa posta in salita e fresca di ombra. Pur facendo molta attenzione a dove mettevo i piedi, lo stivale sinistro mi scivola su un muschio e cado senza lanciare neppure un fiato tanto era stata la sorpresa. Lui mi vede e agitato corre verso di me, poggia il fucile ad un melograno selvatico vicino a me sulla sua sinistra, mi si mette di fronte e togliendomi lo stivale controlla l’eventuale danno. Con la coda dell’occhio vedo sulla mia destra, a non più di 7 metri, partire “una cosa”. D’istinto prendo il fucile, imbraccio e tiro. Il rinculo mi sbatte indietro e non vedo nulla ma sento solo un dolore fortissimo alla spalla e il nonno che urla BRAVO !!!
Ancora confuso lo vedo che si allontana da me, percorre meno di 10 metri, si china e solleva una lepre tutta grigia ed enorme. Con gli occhi pieni di lacrime per i dolori vari, sorrido e urlo al cielo la mia felicità.
Da quella domenica, ogni pranzo a casa dei nonni e nelle altre abitazioni della famiglia, il mio posto a tavola è tra gli uomini e non più con gli altri bambini cugini.
Non dir mal del dì prima di notte !!! Capito Signori ???
Mimmo Tursi
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Per LORENZOPT:
ti invidio. Un rapporto dello stesso tipo io ce l'ho con lo zio Carlo che è l'ultimo dei "sopravvissuti" della mia infanzia...Quando vado a trovarlo, i racconti sono sempre gli stessi, ma, ogni volta, il gusto di riascoltarli, sempre più grande. Sono doni preziosi che, purtroppo, sono destinati a finire!
Bellissimo racconto. Grazie.
Gianfranco.
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Anche io vengo da una famiglia di cacciatori e "naturalmente" fin da piccolo questo mondo mi ha affascinato, mi ha fatto innamorare della natura e, fin da piccolino degli uccelli. Mio cugino, 12 anni più grande di me, era un bravissimo uccellatore. A quel tempo, anni 79-80, la cattura degli uccelli con il vischio era una pratica vietata, ma comunque praticata da molti e tutte le domeniche, anche se mia madre non voleva, accompagnavo mio cugino e chiaramente imparavo tutto ciò che serviva per diventare indipendente e iniziavo a comporre il mio parco di richiami. A 7 anni ero totalmente indipendente, avevo una batteria di richiami da quasi 30 pezzi e le catture non mancavano, il tempo rubato alla scuola e ai compiti era già molto e i miei genitori da una parte mi assecondavano e dall'altra non potevano non farmi capire, in vari modi, che in qualche modo la scuola doveva essere la mia primaria occupazione e non questa passione. Ma fatto sta che fino ai 16-17 anni io avevo in testa solo questo e, chiaramente, la compagnia dell'altro sesso. Oltre agli uccellini, a passo concluso, accompagnavo mio padre in laguna. La prima fucilata all'età di 6 anni il 13 gennaio 1980 (il giorno del mio compleanno) ad una folaga ferita, poi lo stesso giorno ad una folaga in aria in una delle mosse delle folaghe frequenti in quegli anni con l'abbattimento pulito della "camicia nera". E, negli anni, quante fucilate alle anatre sugli stampi nei primi minuti dell'alba con l'A300 del papà, quanti voli di magassi che venivano a calarsi sugli stampi, quanti "aspetta.... aspetta....aspetta" di mio padre, in quei momenti in cui gli uccelli si stavano avvicinando mentre li seguivo con la coda degli occhi e quel improvviso "dai" oppure "su su" quando era il momento giusto per tirare.... quanti ricordi...... fino a quando il 4 settembre 1992 ho ritirato la licenza di caccia, l'abbandono dei uccellini (non avevo più il tempo) e l'aumento esponenziale del richiamo da parte della laguna, la prima barca, i primi stampi tutti miei.......... e l'iscrizione all'Università. Tante notti passate "a prendere il posto" in barca, sotto il telo a studiare biochimica, anatomia, fisiologia, zootecnia ecc. con un orecchio sempre teso a sentire il canto delle alzavole, i versi dei germani in pastura e lo zampognare delle folaghe. Quante volte mi sono tornato a casa con l'ultimo treno, cambiato in macchina e fatto accompagnare direttamente in laguna da mia madre (il venerdì sera mi portava tutto il necessario, vestiti, cartucce, anatre vive e anche ..........i fucili in stazione) e via verso il mio mondo. Poi finalmente la laurea a tempo di record, i primi lavori, l'occupazione odierna. Fino ad oggi, con 2 figli piccoli (3 e 5 anni), una compagna che ha capito la mia passione (ho dovuto fare un'accurata selezione negli anni), mia madre e i miei suoceri che accudiscono i bambini quando la mia compagna è al lavoro e io non posso non andare a caccia, con un lavoro che mi costringe a limitare le uscite infrasettimanali.
Dalla prima fucilata ad oggi sono passati quasi 31 anni, la passione è cambiata, maturata ma non smette mai di crescere, il bisogno di andare mi preme dentro più che mai e più sono là, in laguna, e più ci vorrei stare....... in questi 31 anni è cambiato tutto, sono cresciuto, è cambiato l'ambiente, è cambiata la caccia, ma se non ci fosse non saprei proprio come sostituirla.
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

58beppe ha scritto:
Sono "nato" in campagna ed in mezzo a innumerrevoli richiami, fucili, gabbiette, bossoli-polveri-pallini e cartuccie di lato materno.
Mi è stata fatta foto a 4 anni con fucile del 28 in mano di un prozio ....., mi ricordo il divertimento vero di tante serate a ricaricaricare con l'Acapnia le cartuccie con il babbo e la mia sorellina più piccola, il governare da bambino con babbo e mamma i numerosissimi e variegati richiami, i nonni, gli zii, i prozii, mio cugino nato col genome Caccia addosso, i discorsi ed i racconti "mitici e più famosi della ns casata venatoria", il roccolo, i capanni dietro casa dei nonni, quelli da passo, la caccia al capanno a passeracei e turdidi, gli amici cacciatori di Riolo Terme, i miei primi risparmi dei regalini spesi x acquistare al mercato richiami il sabato ..... mia tappa fissa appena finita la scuola anche solo x 1 ora, i carnieri dignitosi anche quando modesti ma felici di allora, ..... il periodo dell'austerity quando in bicicletta da bambino seguivo alle 5 col gelo e la galaverna mio padre in bicicletta x Km e Km mentre trasportava i richiami sulle 2 barelle sopra la bicicletta, il mio primo fucilino cal 24 monocolpo, il mio primo cal.12 automatico quando ebbi la licenza a 16anni con la firma del padre, ..... le prime cacciate alla stanziale, la pineta, le padelle alle anatre, ..... la valle e le anatre:
GRAZIE BABBO (quanto mi manchi) e MAMMA, GRAZIE BIS- E NONNI-ZII-PROZII-CUGINI, tanti e forse troppi ricordi, racconti, chiacchere, sogni, ..... tutti però permeati di vera ed autentica IMMENSA serenità d'animo con un senso semplice fatto di vero amore-rispetto-unione familiare che oggi è scomparso dalla società. La Caccia dà anche questo ..... .

Non sarà importante per te ma con sincerità ed infinita stima: complimenti !!!!!!!!!!!!!!!!!!
Mimmo Tursi
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

.....fin da piccolo (6/7 anni) accompagnavo mio padre e mio nonno tutte le volte che potevo a capanno e restavo incantato dalle parole del nonno che cercava di spiegare le abitudini dei vari uccelli che a quel tempo si potevano cacciare, eravamo verso la fine degli anni '70.

qualche rara fucilata la facevo col .28 di mio padre, ma erano rare e di solito al volo e non ci pigliavo un granchè, [meaculpa.gif] [meaculpa.gif]

Poi verso i 10/11 anni sempre assieme a mio padre, alla domenica pomeriggio si andava a passeri a capanno e lì le cose cominciarono a cambiare: uccelli in rama e col tronchino 36 qualche colpo riuscivo a metterlo a segno, in breve tempo mio padre accorciò il calcio del 36 per permettermi di imbracciare bene, al sabato sera si ricaricavano le cartuccette e la domenica pomeriggio a caccia fino a sera..... [5a] [5a]

sono passati ormai più di 25 anni da allora ma, ancora adesso, passando per i posti dove facevamo i capanni i ricordi mi saltano in mente come se fosse stato ieri......e penso che mi accompagneranno per tutta la vita!!


.........la caccia.........che cosa meravigliosa!!!!!!!!
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

da franz85
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La scoperta della caccia
Ricordo ancora con nostalgia la spensieratezza di quegli anni…ero un bambino… pochi anni pesavano sulle mie spalle… e la gioie della vita erano il mio unico filo conduttore…
Amavo passare le mie giornate in mezzo alla campagna… giornate intense di avventure, ricche di scoperte, avare di tristezza… era la mia fanciullezza…avevo solo sei anni… e la campagna mi sembrava il paradiso…
Trascorrevo le estati dalla mia nonna… in una casa grande… di quelle contadine di una volta… in cui ogni angolo sembrava inesplorato… e ogni animale che popola il cortile sembrava il più misterioso degli animali della foresta… così, in mezzo alla campagna, trascorrevo le caldi giornate d’estate…
Avevo poi una passione grandissima… quella degli uccellini…ricordo ancora come mio padre mi trasmise questa passione… un giorno arrivò a casa dal lavoro e io come sempre lo aspettavo trepidante… speravo sempre in qualche dolcetto o in qualche regalino… ma quel giorno la sorpresa fu diversa… una sorpresa del tutto inaspettata… pioveva forte… e correndo in casa mi mostrò la sorpresa… una quaglia… non una di quelle selvatiche che oggi caccio… ma una di quelle da allevamento… rimasi sbalordito… la mia immaginazione rimase subito rapita da quell’animale sconosciuto…e delle avventure che avremmo potuto vivere insieme nella campagna più misteriosa… ero solo un bambino di 6 anni e per me quell’uccelletto era il massimo del mistero…la sistemammo in una gabbietta… e io tutti i giorni la facevo “pascolare” nel cortile di casa della nonna… in mezzo agli alberi da frutto carichi di pesche ed albicocche mature… si proprio così… la facevo pascolare… fa sorridere raccontarlo oggi… le attaccavo un filo alla zampina e poi la portavo al guinzaglio… come si fa con un cane… quante volte l’ho osservata, fra il mio più grande stupore, fare l’uovo….

Poi la scintilla della mia passione per gli animali fu innescata ancora una volta da mio padre… era il giorno del mio compleanno…il mio settimo compleanno… mi portò in donò una coppia di tortore bianche… di quelle che si usano liberare nei matrimoni… per me fu il culmine di una passione inarrestabile… in poco tempo costrinsi il mio povero babbo a prendermi altre coppie di uccellini… decine di coppie di uccelletti di tutte le razze… di tutte i continenti del mondo… ricordo ancora con gioìa una coppia di usignoli indiani che mi furono regalati dal mio babbo… erano fantastici… bellissimi… e cantavano in modo dolcissimo…
Li tenevo tutti insieme… in una grande voliera che i miei genitori fecero costruire nel giardino di casa della nonna in campagna… sotto ad un vecchio salice piangente… era una voliera grande… una casa vera e propria col tetto di mattoni, le pareti in legno, la porta d’ingresso… e una grande parete aperta dalla quale si potevano scorgere i comportamenti più segreti dei miei amici volanti…
E così, innamorato del mio piccolo mondo volante, passavo le mie giornate di bambino a guardarli volare…
Poi una mattina, era l’inizio di settembre ricordo, mentre rimiravo e studiavo i comportamenti delle varie specie all’interno della voliera, sentii in lontananza degli scoppi… molti scoppi… tanti…
Ero un bambino curioso… e un mistero così grande dovevo assolutamente svelarlo… venivano dal campo dello zio del mio babbo… il fratello del mio povero nonno…nonno che io non conobbi mai perché morì quando nacqui io…gli scoppi sembravano arrivare da un vecchio alberone che da decenni scruta il paese dall’alto…. situato proprio in mezzo alla sua vigna… la tentazione era troppo forte e così partii in direzione di quei ciocchi… con molta prudenza arrivai lì… vedevo mio zio dentro ad una specie di casina che sparava col fucile… nascosto dietro ad una vecchia vite carica d’uva lo osservavo… e ogni tanto vedevo cadere dal cielo un uccello…che avventura che stavo vivendo!
Fermo immobile lo osservavo… ma la voglia di andare li con lui era sempre più forte… però resistevo… fermo nel mio piccolo posto di guardia… poi, ad un tratto cadde poco distante da me un animale… non ce la feci più… corsi a prenderlo… era una tortora… bellissima… e la portati a mio zio… ero eccitatissimo… mi piaceva e affascinava quello che stava facendo… non sapevo cosa fosse… lui mi disse che era a caccia… che cosa voleva poi dire essere a caccia??? Mah… non lo sapevo ma mi piaceva… e così stetti li con lui tutta la mattinata… prese ben 27 tortore…io facevo da cane da riporto… correvo e le raccoglievo… e le guardavo ammirato…
Da quel giorno non riuscii più a staccare la mia mente dalla caccia… mi affascinava questo vagare solitario in mezzo alla campagna… il riuscire a ingannare gli animali selvatici… l’assaporare l’alba mattutina… una cosa che mi riempie di gioia tuttora a tanti anni di distanza…
Così da quel giorno non smisi più di seguirlo… ogni sabato e domenica andavo in campagna… e la mattina presto ero a casa sua… un bambino di 7 anni che fremeva per accompagnare lo zio a caccia… camminare in mezzo alla campagna… dissetandomi dei racconti del vecchio zio… dei tempi che furono… e che forse non torneranno più…
Ricordo ancora con ardore la nostra prima beccaccia… per lo zio non lo era ma per me fu una cosa incredibile… frusciò da in mezzo ad un vecchio filare di viti… di quelle di una volta in cui si poteva cacciare senza troppi pensieri… e ricordo ancora l’emozione quando l’andai a raccogliere… che bellezza… che maestosità… la elessi subito a più bel animale mai visto in vita mia!!!!
Per non parlare poi della prima lepre…che strano coniglio era quello!!! Con quelle zampone che la facevano volare come il vento… ma lo zio era riuscito a fermarla!
Cosa dire poi del fascino della caccia al capanno… vedete… col tempo capii cosa fosse quella strana casina in cui mio zio cacciava le tortore…
Mio zio aveva molti uccelli da richiamo… allodole… tordi… merli… ma l’animale che più rapiva la mia immaginazione era la cesena… la colombella in dialetto… era un uccello stupendo… con dei colori semplicemente indescrivibili… poi c’era il canto… che a me piaceva in maniera spropositata…il grattare della cesena era melodia per le mie orecchie di bambino…
Ricordo le fredde mattine di dicembre e gennaio a caccia di cesene… ci alzavamo di buon ora…fuori era tutto ghiacciato… una buona colazione alla contadina… prosciutto, salame, formaggio e pane…poi via… si caricava il carretto con le gabbiette… si percorrevano quei 300 metri che separavano la vecchia casa dall’alberone in mezzo alla vigna…il capanno era sempre fatto… e così seguivo lo zio mentre sistemava le gabbiette in mezzo ai filari delle viti e nei meleti li attorno…uno sguardo al cielo… alla luna… e mi spiegava di come la luna influenzasse il passo degli uccelli… quella fantastica cosa che è la migrazione… e così, al freddo e al gelo, trascorrevamo le nostre mattinate… coi suoi racconti che dissetavano la mia voglia di sapere venatorio… e il “grattare” delle cesene in gabbia che discutevano coi branchetti di passo… e tentavano di invitarle a buttarsi sull’alberone… che emozione quando lo zio mi diceva d fare silenzio… che stavano arrivando… il cuore mi batteva a mille… e dopo pochi istanti eccole… una, due, tre… un branchetto… che si attaccavano nelle punte dell’alberone…e così trattenendo il respiro attendevo lo sparo… e la ribattuta… che bello… lo zio spesso con il colpo a fermo ne faceva cadere due o tre… e subito ribatteva quelle in volo… e poi la cosa che mi piaceva di più… correre fuori dal capanno a raccoglierle… le accarezzavo e rimiravo la loro bellezza… immaginando i luoghi da cui provenivano… le cose che dovevano aver visto nel loro lungo viaggio… belle emozioni di un tempo che fu….

Oggi sono adulto… vado ancora a caccia… ho una passione che non mi fa dormire la notte durante il periodo del passo… ma quegli ambienti, quelle sensazioni, quella spensieratezza della mia fanciullezza non ci sono più… rimane solo l’amore per una tradizione che sconfina nell’arte che si tramanda di generazione in generazione… che io vorrò tramandare ai miei discendenti… come il mio zio ha fatto con me… perché la caccia è amore per gli animali e rispetto della natura…e questa nostra arte dovrà continuare a persistere nel tempo…
franz85
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

PER TUTTI:
Carissimi Amici,
vi ringrazio per quello che state raccontando, spaccato di una vita vissuta da ognuno, ma da buon rompiscatole, prego coloro i quali riassumono la loro esperienza in poche righe, di sforzarsi nel ricordare e nello scrivere, tanto da poter dare a noi altri ed a TUTTI la maggior parte di informazioni su quel mondo e sulle emozioni provate che significhino il più esattamente possibile la nostra qualità di amanti della Natura e di questa "cosa" chiamata CACCIA.
Ciao
Mimmo Tursi
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Sono "nato" in campagna ed in mezzo a innumerevoli richiami, fucili, gabbiette, bossoli-polveri-pallini e cartuccie di lato materno.
Mi è stata fatta foto a 4 anni con fucile del 28 in mano di un prozio ....., mi ricordo il divertimento vero di tante serate a ricaricaricare con l'Acapnia le cartuccie con il babbo e la mia sorellina più piccola, il governare da bambino con babbo e mamma i numerosissimi e variegati richiami, i nonni, gli zii, i prozii, mio cugino nato col genome Caccia addosso, i discorsi ed i racconti "mitici e più famosi della ns casata venatoria", il roccolo, i capanni dietro casa dei nonni, quelli da passo, la caccia al capanno a passeracei e turdidi, gli amici cacciatori di Riolo Terme, i miei primi risparmi dei regalini spesi x acquistare al mercato richiami il sabato ..... mia tappa fissa appena finita la scuola anche solo x 1 ora, i carnieri dignitosi anche quando modesti ma felici di allora, ..... il periodo dell'austerity quando in bicicletta da bambino seguivo alle 5 col gelo e la galaverna mio padre in bicicletta x Km e Km mentre trasportava i richiami sulle 2 barelle sopra la bicicletta, il mio primo fucilino cal 24 monocolpo, il mio primo cal.12 automatico quando ebbi la licenza a 16anni con la firma del padre, ..... le prime cacciate alla stanziale, la pineta, le padelle, ..... la valle e le anatre:
GRAZIE BABBO (quanto mi manchi) e MAMMA, GRAZIE BIS- E NONNI-ZII-PROZII-CUGINI, tanti e forse troppi ricordi, racconti, chiacchere, sogni, ..... tutti però permeati di vera ed autentica IMMENSA serenità d'animo con un senso semplice fatto di vero amore-rispetto-unione familiare che oggi è scomparso dalla società. La Caccia dà anche questo ..... .
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

penso che una prima cacciata cosi tutti la vorrebbero avuta avere,anche uno smemorato farebbe fatica a dimenticarla,la mia non avendo familiari cacciatori è stata con gli amici cercando una brigata di starne che in teoria avrebbe dovuto essere li,nessuno sparò un colpo però quante risate seduti sulle vecchia citroen mehari tutta aperta era il 1979
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

20/07/1953! La mia data di nascita.....Da 51 anni vado a caccia! All'età di 6 anni, nell'estate del '59, tirai la mia prima fucilata, con il cal. 28, ad una latta posata su una pietra. Ricordo ancora le parole di incoraggiamento dello zio Carlo che mi spiegava come imbracciare e mirare. Sorrido pensando al ragionamento che feci e alle risate du "barba" Carlu....Sparavamo con una doppietta Bernardelli cal. 28 che tuttora fa bella figura in fuciliera. Ebbene io, nonostante gli insegnamenti dello zio, che mi aveva spiegato di allineare il mirino centrale con la latta, non mi capacitavo che le due canne convergessero al centro e mi ostinavo ad allineare la canna destra alla latta....Ovviamente la fucilata andava sulla sinistra e non c'era verso di farmelo capire....Questo è il mio primo ricordo di "caccia"....Quello stesso anno, in autunno, ad ottobre, la mia prima uscita a capanno.....La sera precedente salii dallo zio Giulio che, informato dal fratello Carlo, che gli aveva spiegato che avevo finalmente capito come sparare con la doppietta...., aveva deciso di portarmi con lui la mattina dopo....Mi iniziò nel migliore dei modi...Sul tavolo della cucina vidi un bel quantitativo di bossoli rossi (ovviamente in cartone) con una lattina di ACAPNIA e tutto il corredo per la ricarica....il mio compito fu quello di mettere il borraggio sfuso cosidetto "chimico". Una volta che lo zio aveva dosato la polvere con l'apposito misurino e calcato il cartoncino, io dovevo far scendere "a pioggia" il borraggio fino a riempimento dei bossoli, quindi, utilizzando un altro bossolo, "rasarli" tutti, mettere il cartoncino e passarli allo zio che, con il calcone, pressava il tutto arrestandosi alla tacca disegnata sul legno di quest'ultimo in modo da uniformare le pressate! Oggi, circondato da MEC, trapani a colonna, bobine ribassatrici, orlatrici, incisori , bilance elettroniche....e ogni meraviglia tecnologica..rivedo ancora quel tavolo delle meraviglie con tutta quella povera attrezzatura che non uso più ma conservo ancora gelosamente.... Da allora non ho mai smesso di ricaricare!
Ma veniamo alla cacciata del giorno dopo.....Dovete sapere che lo zio Giulio era persona molto devota e lavoratrice quindi si cacciava solo la Domenica e mai, dico mai, senza prima essere andati alla messa delle 7.00! Ancora oggi sento il desiderio di strangolare con le mie mani il prolisso parroco che non la finiva mai con la predica e mi faceva letteralmente andare fuori di melone! Pensavo che l'alba era andata....che ci avremmo messo minimo mezz'ora per arrivare al capanno, che...che....che.....palle sta messa che non finiva mai! Da allora, non me ne vogliate, anche se credente, sono rimasto allergico alle messe e ad alcuni preti.....A Dio ed agli uomini piacendo, finalmente partimmo con la 500 Bianchina.....arrivati sul posto erano le otto passate, l'alba già fatta da tempo...ed il passo praticamente nullo! Comunque, verso le 10, una capinera ebbe la malaugurata idea (per lei) di posarsi su un o degli ulivi. Lo Zio, oltre che devoto e lavoratore, era anche, diciamo, MOLTO, parsimonioso...per non dire di peggio....ma quella volta, mosso forse a pietà dalla mia impazienza, decise di farmi tirare. Il cuore mi martellava nelle tempie, per fortuna ero seduto, le braccia mi parevano di gelatina....In qualche maniera alzai la doppietta, mirai, questa volta allineando il mirino alla capinera, che, con mio grande sgomento, continuava a muoversi per cercare un'oliva di suo gradimento, finalmente si fermò e....BAM! Non mi resi conto di averla uccisa, ma il BRAVO! dello zio mi risuona ancora nelle orecchie. Raccolsi quel corpicino inerte e mi sembrò di toccare il cielo con un dito! Non ho mai dimenticato e mai dimenticherò quella piccola capinera così importante! Ancora oggi, con l'animo molto meno sereno e con molte più preoccupazioni e pensieri di allora, osservare una capinera su un ulivo mi rasserena.
Non fu una giornata di catture mirabolanti, ve ne furono altre, che forse, se vorrete, racconterò...ma,
quella giornata, è rimasta, per me, LA GIORNATA!
Spero di non avervi annoiato.
Buon anno a tutti.
Gianfranco.
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

chissà se cacciatori si nasce o si diventa me lo sono chiesto tante volte,perchè nel mio caso nessuno della mia famiglia la praticava,mentre in me fin da bambino ardeva quella voglia di caccia,poi un giorno mi dissero che mio nonno paterno era cacciatore e pescatore,ma per motivi famigliari abbastanza tristi non l'ho mai conosciuto,ma probabilmente qualche gene me lo ha trasmesso.sono praticamente cresciuto in campagna con i miei nonni materni che erano contadini e abitavamo in cima a una collina che allora era circondata da campi,piccoli vigneti e alberi da frutto,un vero paradiso per gli uccelli,vicino c'era un roccolo e li ho imparato a conoscere tutte le speci di uccelli e i periodi di migrazione dagli estatini alla cesene di inverno inoltrato,grazie ancora a quelle persone anche se ormai scomparse per la pazienza dimostra nei miei confronti e dei loro insegnamenti.le mie prime catture le ho fatte col vischio cardellini e lucherini erano la mia passione,come si appiccicavano li staccavo li pulivo ben bene li tenevo fino al giorno di mercato e li portavo a uno che vendeva uccelli allora non c'erano tutte le menate di oggi me li pagava 50 lire l'uno e con i soldi ricavati compravo nuovo vischio e un po di granaglie per i miei uccelli da richiamo.finalmente anno 1973 la mia prima licenza ormai sono lontani i tempi felici dei celletti col vischio un nuovo mondo mi appariva potevo finalmente mettere un fucile in spalla.
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

ECCOMI Don Mimmo!!! La mia prima fucilata non fù a caccia, ma bensì ad una tegola. Si avete capito bene...ad una tegola.
Correva l'anno 66/67, remore di catture di vari tipi di uccelletti, con la fionda, un pomeriggio, arrivato a casa vidi mio nonno paterno, seduto alla sua scrivania che armeggiava con vari componenti,(ora sò che si trattava di bossoli,polvere,piombo e quant'altro).
Mi incuriosi subito,mi piaceva quell'odore di "antico" che emanava da tutte quelle cose sulla scrivania. Domandai: cosa fai?...zitto e guarda, disse mio nonno.
Vedevo come assemblava tali cartucce. Attento,con gli occhiali sul naso,spulciava dei fogli di quaderno ormai sgualciti ed ingialliti dal tempo. Girai dal lato ove era seduto mio nonno, per riuscire a vedere cosa ci fosse scritto su quei fogli. La mia lettura elementare era troppo lenta, ma riuscii a leggere ugualmente. Scirocco, e seguivano numeri che non riuscivo a capire. Libecio, tramontana,grecale,ecc.... tutti i nomi di condizioni atmosferiche.
Appena assemblò un cinque sei cartucce, mi disse: Andiamo a provarle. Non capivo cosa intendesse, ma andai ugualmente. Ero sempre felice quando mio nonno mi faceva partecipare alle sue cose.Un uomo della sua stazza,rispettato da tutti, ed ero orgoglioso quando i mie paesani vedendomi, mi indicavano come il nipote del maresciallo.
Anche quando camminavo al suo fianco per le vie di Barcellona,mi sentivo grande e fiero. Vidi che aprì la porta del sottoscala e tirò fuori una scopetta, così la chiamava lui (fucile monocanna) era in cal 28 di cui ancora oggi sconosco la marca,ma doveva essere un'artigiano.
Andammo dietro casa, nel piccolo appezzamento di terreno limitrofe alla nostra casa,sempre di nostra proprietà, ove lui aveva piantato di tutto.
Vidi mio nonno che prese da un cumolo ben sistemato vicino al muretto di recinzione, due tegole e mi disse: prendine un'altra, che presi senza domandare il perchè. lo
vidi che iniziò a camminare facendo dei passi lunghi,non li contai, ma oggi credo fosserò una ventina. Posizionò le tegole una a fianco all'altra, distanziandole di circa un metro. Tornammo al punto di partenza, prese il fucile, lo aprì, estrasse dalla tasca una cartuccia, lesse cosa vi era scritto e la infilò in canna. "Stai dietro di me", disse. Ubidi.
Prese la mira e sparò. Allostesso modo fece col secondo colpo. Poi disse: vieni qui che questa la spari tu. Mi sobalzò il cuore!!! Mi mise davanti a lui e mi disse: imbraccia e con la mano sinistra spingi il fucile alla spalla, segui la canna il mirino lo devi mettere sulla tegola, e quando sei pronto spara. Cosi feci, il colpo mi sorprese. Ricevetti un calcio dal fucile che non mi aspettavo, in contemporaneo schiaffo datomi dal calcio. Non erano cariche pesanti, ne tantomeno un cal. grosso, ma per la prima volta di un bambino, sembrava avessi sparato con un cannone. Bravo!!! disse il nonno, l'hai colpita, andiamo a vedere come sono andate le cartucce. Togliendomi il fucile dalle mani disse: devi sapere che se il piombo scortica la tegola, vuol dire che la cartuccia è buona, se invece trociamo le macchie del piombo sulla tegola, la cartuccia non è buona e l'animale non muore.
Due tegole risultavano scorticate dal piombo, la terza era tutta punteggiata dal colore del piombo. Vedi, disse, questa non va bene, adesso sappiamo con che dose dobbiamo caricare per questo tempo. Non capii quasi nulla, ma ero contentissimo così. Non vedevo l'ora che arrivasse mio padre dallo studio per raccontargli la mia esperienza.
Questa fù la mia prima fucilata, che rimase indelebile nella mia testa.
La prima cacciata ve la racconterò in seguito. Per ora godetevi questa.
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Il primo volatile ucciso fu' un frullino che ebbe la sventura di posarsi sul bordo di una pozzanghera di fianco al capanno dell'apertura in cui stavamo io e mio Padre a tortore, dal momento che quell'anno non avevamo cani per la stanziale,avevo otto anni!Io lo vidi posarsi,Lui no, e non sapevo che uccello fosse,chiesi il fucile a mio Padre che indugiava dal momento che la stagione precedente mi aveva fatto tirare a fermo ma le conseguenze erano state disastrose,botta in faccia, sangue dal naso e relativa discussione con mia Madre!Comunque insistetti tanto che Lo convinsi,mi sostenne durante il tiro raccomandandosi di tenere il"muso"nella giusta maniera e buum:il povero frullino rimase fulminato nell'atto di frugare il fango con il becco!Mi rigirai verso mio Padre e vidi il suo sorriso!Mi disse un bravo di quelli che non dimentichi e mi diede la cartuccia esplosa,una MB gigante giallocra in cartone che conservai come una reliquia,corsi a raccogliere la "mia"preda,saltando la pozzanghera con un balzo:era solo un piccolo Frullino,ma per me valeva una promozione sul campo e l'orgoglio di mio Padre:in quel momento ero il Cacciatore piu' felice del mondo!Son passati quasi quarant'anni e questa fotografia la portero' con me per sempre!Un saluto.
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Ragazzi, Signori grazie per i racconti che personalmente trovo, oltre che interessanti, pieni di umanità.
Sollecitate i vostri amici e conoscenti a scrivere e raccontare.
Vi attendo ed Auguri ancora
Mimmo Tursi
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Caro Mimmo,bellissimo racconto,io non sono tanto piu' giovane di te, sono del 1960 e nonostante siano trascorsi innumerevoli anni mi ricordo perfettamente le mie prime fucilate a capanno col caro papa'.Anno 1968,eravamo al capanno a tortore,io come al solito e come tanti figli di cacciatori,non dormivo mai la notte prima della giornata di caccia,avevo quel tremolio di agitazione che investe tutto il corpo e che non ci fa' riposare.Mi ricordo perfettamente, un passero si posa in cima al pennacchio del mais,mio padre dice "dai spara.."...imbraccio il suo sovrapposto un Beretta SO2 e sparo,ovviamente sorpreso dal rinculo e inesperto vengo proiettato all'indietro e perdo l'equilibrio e cado disfando parecchio il capanno,ricordo le sue risate,nonostante il fatto e il tempo trascorso ho ancora fotografato nella mente quel battufolo di penne cadere senza vita a terra.....soddisfatto e percorso da quella euforia, lo raccolgo,la mia prima preda,....
Dopo alcune settimane mi riporta a caccia,eravamo col cane su mediche,allora avevamo una bellissima setter di nome AMI'..dopo alcune ore di vagante e incarnierato alcune quaglie,ci fermiamo vicino ad una vasca(macero)servivano un tempo per macerare la canapa,mentre si parla osservo un andirivieni di passeri ovviamente il babbo capisce le mie intenzioni e mi dice"vediamo Davide al volo come te la cavi"....anche questo momento non so perche' non lo dimentichero' mai,appena in possesso dello "schioppo"vedo un malcapitato passero volare,imbraccio,sparo,infagottato...!!..con stupore mio padre urla "bravooooooo"..e mi abbraccia come se avessi vinto una competizione..e mi bacia...capisco la sua soddisfazione,l'ho provata anche io, quando con il mio nipotino appena fresco di licenza qualche volta acchiappava un selvatico...era come se lo abbattessi io...Da quei giorni poi,mio padre portandomi a caccia,spesso mentre lui faceva il capanno,allora si faceva solo di frasche,mi permetteva di appropriarmi del fucile e questi momenti per me erano come toccare il cielo con un dito,attimi di soddisfazioni enormi,dove l'incontro del selvatico allora come adesso provoca in noi quella scarica di tensione indescrivibile.A 16 anni (1976) mi permise, con la sua firma, di rendermi indipendente e da allora, le stagioni venatorie sono da sempre trascorse da protagonista,dove purtroppo alcuni luoghi percorsi e vissuti con mio papa'trovano un immenso vuoto,lui non puo' piu' cacciare,ma le mie giornate riempiono lo stesso lo spazio enorme di solitudine che lui, suo malgrado in un letto trascorre e l'emozione lo rende ancora partecipe delle mie imprese venatorie....facendo ancora l'occhiolino..ti voglio bene papa'....ciao Davide....
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

ero piccolo, non ricordo bene l' eta' precisa, forse una decina d'anni.....
ero gia' stato a caccia col babbo nei giretti pomeridiani nei pareggi di casa, non avevo mai sparato se non con lo zeus o la montecarlo, ma gia' stavo imbambolato ad ascoltare i discorsi di caccia e i racconti del nonno su fucili, richiami e capanni, il nonno, persona socevole e cordiale nella vita di tutti i giorni, quanto schivo e solitario a caccia, andava daccordo solo con se stesso.......
una sera di meta' ottobre, dopo le mie insopportabili insistenze il babbo mi disse: va bene, domattina vieni anche te........la mamma non approvo' per nulla, ma si arrese.....
dopo la chiara nottata insonne, sentii suonare la sveglia del babbo, venne a svegliarmi ma ero gia' vestito di tuttopunto e pronto.
partiti da casa passammo a prendere il nonno che abitava poco distante, appena mi vide non disse niente, ma dallo sguardo cappii cosa penso': " che ci fa' in macchina questo rompicoglioni ".........
finito di caricare in macchina i richiami, si parti' verso le colline bolognesi.
arrivati sul posto, il meteo prometteva pioggia e mio padre che doveva camminare un bel po' per arrivare al suo capanno, disse: te vai col nonno che e' piu' vicino........
il nonno fulmino' con uno sguardo prima lui e poi me, come per dire : lo sapevo che il moccioso lo avrebbe appioppato a me........ma se pur di malgrado accetto'.....
ricordo come se fosse ora le filze dei fringuelli, passere, calenzoli e frusoni e quelle piu' grosse con i tordi caricate sulla portantina e via per il prato che separava la macchina dal capanno......
verso la fine della piacevole mattinata, io ero affacciato ad una buchetta laterale, vidi arrivare un tordo su un biancospino, senza toglierli lo sguardo di dosso, tirai il, nonno per la giacca e gli dissi: nonno c'e' un tordo, e lui: dove,li' nel cespuglio di lato, guardo' e non lo vedeva, mi disse: sara' un fruagnolo ( i fruagnoli per lui eran tutti gli uccelli dal fringuello in giu' ) no, l' ho sentito zillare e lo vedo bene, riguardo', non vide nulla e mi disse: tiragli te se sei sicuro, e mi passo' il tronchino cal. 20, non aveva ancora finito di dirmi che dovevo appoggiarlo bene alla spalla e stringerlo forte che gia' avevo sparato e il tordo era in terra sotto la pianta, senza esitare un attimo e senza nessuna titubanza.......
mi girai e gli ripassai il fucile .........vorrei sapervi raccontare lo sguardo e gli occhi di mio nonno, che prese il fucile, lo ricarico' con i soliti gesti fatti centinaia di volte, ma alla fine mi mise una mano sulla testa e disse : BRAVO NIPOTE, si giro' e si rimise alla buchetta dalla sua parte, ma vidi che aveva gli occhi lucidi.......
da quella volta, si creo' un sodalizio che duro' per tutti gli anni avvenire, tutti i sabati e domeniche e quando riuscivo a saltare la scuola ero nel capanno con lui e il tronchino era sempre dalla mia parte, finche' non dovette rinunciare al pda per limiti d'eta', ma per 20 anni siamo andati sempre insieme, e a volte non andava se io non ero con lui, ricordo ancora il rumore del Diane6 con piu' di 150000 km che partiva da casa sua per vinirmi a prendere.......giornate indimenticabili, al capanno, ai lelleri o nelle macchie a tordi quando si poteva andare anche a febbraio.........
ora ha 91 anni e vive a casa mia dopo la scomparsa della nonna quest' estate, ma la malattia venatoria non gli e' ancora passata ed io e lui parliamo sempre, solo ed esclusivamente di caccia, il rapporto che si e' creato fra' noi quella mattina e' rimasto unico e tale rimarra' finche ci saremo........
BUON ANNO A TUTTI.........
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

mimmotursi ha scritto:
Carissimi AMICI,
apro questo argomento con lo scopo di raccogliere racconti veritieri e di caccia vissuta affinchè possa essere di insegnamento, esperienza e quanto altro ci sarà di buono per i futuri e probabili nostri colleghi cacciatori.
Serve anche per meglio presentarci e far sapere "chi siamo e di dove veniamo", dando la possibilità alla proprietà di MIGRA, eventualmente, farne un Libro.
Inizio io per primo e spero che molti altri mi seguano.
........................................................

Mio nonno era del 1900, mio padre del 1928 ed io di ottobre del 1954.
I maschi della mia famiglia, compresi gli zii di sangue e quelli acquisiti, dal trisnonno a me, son stati tutti cacciatori ed anche mio figlio Leonardo lo ha fatto per un periodo lungo 5 anni ma poi…….tra la madre e la fidanzata (anche queste figlie di cacciatori) lo han fatto desistere. Io ho sempre fiducia e speranza in un suo ravvedimento, anche perché vivendo lui a Vicenza ed avendo suocero e cognato cacciatori, possa ritrovare “la giusta via”. La nostra è una famiglia patriarcale di origini contadine, cangiata poi nel corso degli anni, in commercianti prima ed imprenditori – come più elegantemente usa dirsi oggi – dopo e proprio per ciò io son cresciuto con i miei nonni.
Nonno Minguccio – Domenico per i non terroni – sparava con una doppietta Cockeril acciaio Hanquetil Liegi calibro 16, pesantissimo ma elegante e bellissimo, caricando da se le cartucce con polvere da sparo miscelata, più delle volte, con quella datagli da un suo amico artigiano pirotecnico, per i fuochi d’artificio.
Tirava certe scoppole che mi procuravano lividi enormi alla spalla dopo la terza fucilata.
Il sabato sera precedente la terza domenica di settembre del 1962 – giornata della Festa Patronale del mio paese – vado a trovarlo in Piazza principale del paese, come tutti i sabati per salutarlo e ricevere in dono una 100 lire che mi permetta l’indomani di andare a cinema con panino alla mortadella e salsiccia piccante accompagnato dalla gazzosa al gusto di chinotto, e mi dice che l’indomani mattina si va a lepri perché ne ha viste un paio, madre e figlio, in un nostro vigneto.
Lo lascio vicino al Circolo dei Cacciatori e, felicissimo per la notizia, corro a casa dando la buona notizia a mia madre, padre e nonna, mi preparo i vestiti e le scarpe per l’indomani e vado a letto.
Sarà stata l’emozione della notizia, sarà che per la foga non avevo messo nulla nello stomaco che alle 2,30 mi alzo non riuscendo a dormire. Che faccio ora ? Tutto tace, tutti dormono…..vado in cucina, strappo un pezzettone del nostro pane giallo grano, ci metto su il nostro olio, sale, pomodori e... mangio. Terminata questa operazione inizio con i preparativi per l’imminente uscita che mi accorgo dell’ora assai presto: sono appena che le 3,15. Ok decido di far i compiti per il lunedì successivo così poi avrò tutta la giornata per me e per la caccia. Inizio, leggo ciò che avrei dovuto riassumere poi in bella copia, ma la mente mi va sempre alla lepre che dovevo andare ad incontrare. Alle 4,30 sento il vecchio che si alza ed esce dalla camera, con la sua stazza da 140 kili e 1 metro e 90 di altezza, con la nonna che lo segue a ruota mi strizza un occhio in cenno di saluto con sorriso da 32 denti. Alle 5 si esce di casa e con la Topolino belvedere familiare metà di lamiera e metà in legno (ve la ricordate ?) si parte per il vigneto. Giunti lui mi dice: Mimmo, io vado all’altro capo della vigna sulla stradina, al mio fischio tu parti entrando nel vigneto, facendo rumori e lanciando qua e là pietre e zolle, vieni verso di me.
Chiaro, capito ? Certo che si, gli rispondo emozionato con un cenno della testa ! Al fischio si inizia la cacciata.
Settembre da noi, nel Barese, è un mese ancora molto bello, con giornate calde ed assolate e gente che fa tranquillamente il bagno a mare. Dopo 4 andate su e giù senza nulla incontrare, sudato per la calura, ci sediamo su un grosso masso ai piedi di un trullo. Vedo che riflette e gli chiedo: nonno che è successo ? qualcuno le ha già uccise ? Lui mi rassicura con lo sguardo e mi dice: spostiamoci verso sud dove tra i vigneti c’è un piccolo orto con cetrioli, caroselli, pomodori e novella insalatina e vedrai che le troviamo li. Così si fa: lui sempre sulla stradina per aver più visuale e tiro ed io dal di dentro che rumoreggio e tiro zolle dappertutto.
Dopo aver battuto oltre 20 ettari di terra tutt’intorno al vigneto ed oltre, giunte quasi le 12, ci fermiamo a riposare sotto un fresco noce. Lo guardo e gli dico: Nonno non c’è niente e sono stanco; son le 12, andiamo a casa che oggi è la Festa e la nonna ha detto a tutta la famiglia che si mangia all’una e mezza dopo i fuochi d’artificio. Mi guarda ed in tono burbero, ma tradito dagli occhi felici, mi dice: Ragazzo, NON DIR MAL DEL DI’ PRIMA DI NOTTE !!!
Si riparte, battendo e rumoreggiando sempre, ma andando verso la macchina attraversiamo un’estensione pre murgiana, incolta e pietrosa posta in salita e fresca di ombra. Pur facendo molta attenzione a dove mettevo i piedi, lo stivale sinistro mi scivola su un muschio e cado senza lanciare neppure un fiato tanto era stata la sorpresa. Lui mi vede e agitato corre verso di me, poggia il fucile ad un melograno selvatico vicino a me sulla sua sinistra, mi si mette di fronte e togliendomi lo stivale controlla l’eventuale danno. Con la coda dell’occhio vedo sulla mia destra, a non più di 7 metri, partire “una cosa”. D’istinto prendo il fucile, imbraccio e tiro. Il rinculo mi sbatte indietro e non vedo nulla ma sento solo un dolore fortissimo alla spalla e il nonno che urla BRAVO !!!
Ancora confuso lo vedo che si allontana da me, percorre meno di 10 metri, si china e solleva una lepre tutta grigia ed enorme. Con gli occhi pieni di lacrime per i dolori vari, sorrido e urlo al cielo la mia felicità.
Da quella domenica, ogni pranzo a casa dei nonni e nelle altre abitazioni della famiglia, il mio posto a tavola è tra gli uomini e non più con gli altri bambini cugini.
Non dir mal del dì prima di notte !!! Capito Signori ???
Mimmo Tursi
Caro Mimmo, anni fa scrissi questo.....in cui ho raccontato come io mi sia innamorato di Diana....

http://www.migratoria.it/?page_id=1974

Se ne avrai voglia, buona lettura.
ciao
 
Re: La nostra prima cacciata, prima fucilata

Sono nato e cresciuto in campagna e sin da piccolo per me fucile cane selvaggina erano all'ordine del giorno... Cacciatori da sempre: il mio trisavolo Rupicino (Verona 1840), il bisnonno Alessandro (Casaleone 1870), nonno Ciro (nonostante il nome, Gazzo Veronese 1913), papà Dino "il Biondo" (Littoria 1946), io "Brakoniere" (Latina 1978)
Mi ricordo quando andavo con mio nonno in campagna "drìo casa" a caccia..avrò avuto 6 anni anche se non ci giurerei..so solo che ero "el butìn de casa"! Sparava con un Angelo Beretta Gardone monocanna 12 canna 76 o con una doppietta 12 a cani esterni Colibrì camera 67 canna 64 "che lè andà bèn anca contri gli mericani", cartucce caricate col petardetto (che usanza ignobile), pallini fatti in casa col piombo delle grondaie, polvere in latte anonime rosse... Uomo e cacciatore di poche parole, tanta pazienza, bontà unica..
La mia prima vera fucilata me la ricordo ancora: una botta tremenda!!! ...maledetto petardetto [Trilly-77-24.gif]
 
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