Interrogazioni parlamentari
26 novembre 2010
E-9815/2010
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Paolo De Castro (S&D) , Sergio Berlato (PPE) , Mario Pirillo (S&D) e Gianni Vattimo (ALDE)

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Oggetto: Danni arrecati dallo storno (Sturnus vulgaris) all'agricoltura
Premesso:
che le popolazioni stanziali di storno (sturnus vulgaris), peraltro in costante e incontrollabile aumento numerico, sommate a quelle migratorie raggiungono densità rilevanti su molti territori dell'Unione europea, tali da comportare gravi e sempre più ricorrenti danni alle produzioni agricole e agli impianti produttivi;
che il prelievo venatorio della specie storno (sturnus vulgaris), è consentito ai sensi dell'Allegato II/2 della direttiva n. 409/79/CEE in diversi Stati dell'Europa come Portogallo, Spagna, Francia. Grecia e Ungheria;
che l'esclusivo e ricorrente ricorso al prelievo in deroga di specie di avifauna protette, come stabilito dall'articolo 9, lettera a) della citata direttiva n. 409/79/CEE, non può rappresentare un efficace strumento di prevenzione dei danni da storno alle colture agricole e che solo il reinserimento di tale passeriforme nell'elenco delle specie cacciabili può costituire adeguata soluzione del problema;
che il reiniserimento dello storno (sturnus vulgaris), tra le specie cacciabili, oltre alla finalità principale di prevenire i danni all'agricoltura risulterebbe utile anche ai fini di limitare la pressione venatoria su altre specie di maggior pregio,
intende la Commissione adottare misure e interventi a sostegno degli agricoltori danneggiati dalla presenza diffusa di tale passeriforme?
intende la Commissione procedere ad una modifica dell'Allegato II/2 della direttiva n. 409/79/CEE per consentire, agli Stati membri che ne facciano richiesta, il prelievo venatorio della specie storno (Sturnus vulgaris)?
ritiene opportuno la Commissione avviare tutte le procedure necessarie al reinserimento della specie storno (Sturnus vulgaris) nell'elenco delle specie cacciabili di cui all'Allegato II/1 della direttiva n. 409/79/CEE?


Interrogazioni parlamentari
22 febbraio 2013
E-001924-13
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Matteo Salvini (EFD)


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Oggetto: Inserimento dello storno (sturnus vulgaris) tra le specie cacciabili in Italia
La direttiva 147/2009/CE concernente la conservazione degli uccelli selvatici riconosce la legittimità dell'attività venatoria praticata in forma sostenibile.
Il testo normativo limita il prelievo a talune specie espressamente elencate nell'allegato II e lo differenzia per ciascun Stato Membro.
Lo storno (sturnus vulgaris) è una specie in buono stato di conservazione in Italia e la sua caccia è consentita in tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo. Inoltre, sono noti a tutti i danni che la sua diffusione sta provocando all’agricoltura.
Alla luce delle numerose problematiche legate a questo testo normativo e ai contenziosi che in questi anni si sono prodotti con alcuni Stati Membri e Regioni, ha intenzione la Commissione di proporre modifiche al testo della direttiva 147/2009/CE?
In particolare, non ritiene opportuno modificare l’allegato II della direttiva in oggetto, relativamente alle specie cacciabili in Italia, con specifico riferimento all’inserimento della specie storno (sturnus vulgaris)?
Ultimo aggiornamento: 6 marzo 2013
Interrogazioni parlamentari
7 gennaio 2011
Risposta data da Janez Potocnik a nome della Commissione
La Commissione ritiene che il problema dei danni arrecati dallo storno comune (Sturnus vulgaris) alle produzioni agricole debba essere valutato sulla base di fondati dati scientifici e vada affrontato come una questione non tanto venatoria quanto di gestione dell'ambiente naturale.
È opportuno ricordare che le popolazioni europee di storno comune stanno diminuendo e che questa specie è classificata come SPEC 3 (specie con uno status sfavorevole di conservazione in Europa ma la cui popolazione complessiva o il cui areale a livello mondiale non sono concentrati in Europa).
Se in determinate zone e in determinati periodi dell'anno questa specie può provocare danni a talune produzioni agricole, le autorità degli Stati membri possono ricorrere a vari metodi per prevenire o ridurre al minimo tali danni.
Laddove questa specie non è cacciabile, come nel caso dell'Italia, in conformità dell'allegato II/2 della direttiva Uccelli 2009/147/CE(1), è necessario che, a prescindere dal metodo applicato per tenerla sotto controllo, siano comunque rispettate le disposizioni della suddetta direttiva.
Di conseguenza, dopo aver valutato l'intero problema sulla base di fondati dati scientifici, occorre privilegiare i metodi di controllo non letali, tra i quali, ad esempio, l'uso di reti, repellenti, dissuasori ottici e sistemi acustici (deterrenti sonori con richiami di angoscia o versi dei predatori, cannoncini a gas).
Se dalla valutazione oggettiva dei possibili danni alle colture risulta che questi possano essere di notevole entità e se sono state rispettate tutte le altre condizioni previste nell'articolo 9 della direttiva Uccelli (in particolare l'assenza di altre soluzioni soddisfacenti), è possibile contemplare il ricorso a metodi di controllo letali per controllare lo storno comune. In tal caso l'abbattimento è da considerarsi un modo per rafforzare l'efficacia di altre tecniche non letali, che contribuisce a tenere lontani gli uccelli dalle colture sensibili nel periodo in cui esse sono vulnerabili. Sarebbe inoltre importante garantire un opportuno monitoraggio dei danni, delle popolazioni di uccelli interessate e dell'efficacia delle tecniche di controllo
La Commissione reputa che la caccia generalizzata dello storno comune non sia una soluzione per i danni all'agricoltura riferiti dagli onorevoli parlamentari e pertanto non intende avviare una revisione degli allegati della direttiva Uccelli. Le autorità nazionali dispongono di molte soluzioni, come quelle summenzionate, conformi alla legislazione europea vigente.
 
da me ce ne sono a centinaia, si vede altro che storni, ma nn li tocco nemmeno morto fino a che nn me li fanno cacciare come dio comanda senza tutti quei sotterfugi di palloni, merli al posto delle stampe di storni e cavolate varie. spero si mangino anche le foglie dell ulivi!
 
Che aprano agli storni senza regolamenti del cavolo mi sa che possiamo scordarcelo...l'unica cosa è sperare che caghino sulle teste giuste...!!!

Pienamente d'accordo. Comunque non riesco a capire il perché di questa protezione assurda degli storni in Italia quando in altri paesi europei vengono regolarmente cacciati, misteri italiani?
 
Piove **** - a roma si scivola sul guano di 4 milioni di uccelli cacatori e marino t

Piove **** - a roma si scivola sul guano di 4 milioni di uccelli cacatori e marino t

Per loro e' sempre un problema di soldi.

13 NOV 2013 11:49 [h=1]PIOVE **** - A ROMA SI SCIVOLA SUL GUANO DI 4 MILIONI DI UCCELLI CACATORI E MARINO TAGLIA I SOLDI PER ALLONTANARLI[/h][h=2]Con una bella fotona in prima pagina, la Stampa di Torino si dedica alla “Guerra (persa) di Roma per salvarsi dagli storni”. Detto dal giornale di una città sull’orlo della bancarotta, e che non ha manco più i soldi per rattoppare le buche delle strade, fa un po’ tenerezza. La realtà è che siamo un po’ tutti in un mare di guano…[/h]

Mattia Feltri per "la Stampa"
Se è un segnale divino per spiegarci come siamo ridotti, forse è un eccesso di zelo. Ma la punizione che su Roma scende dall'alto ha una sua perfezione sferica, e va a posarsi sul selciato nello stridore di quattro milioni di storni che volteggiano sulla capitale, oscurandone il cielo a sprazzi, e recapitandole altrettanti quotidiani milioni di esiti intestinali.
http://www.dagospia.com/img/foto/11-2013/auto-ricoperta-****-280821_tn.jpgUN AUTO RICOPERTA DA **** DI STORNO Lungo il fiume, nei giardini pubblici, sui viali alberati, la città è ricoperta di uno strato misto guano e fango, col contributo delle piogge di ieri. Nei giorni scorsi le fitte precipitazioni (quelle organiche) avevano ottenuto il risultato di rendere scivolosi alcuni tratti del Lungotevere fra la Sinagoga e l'Ara Pacis, fino al punto che ieri l'altro alcuni motociclisti sono finiti gambe all'aria, compreso un vigilie urbano che - dicono le cronache locali - è andato a fermarsi con il ginocchio contro un palo della luce. È stato l'infortunio più rimarchevole di sei consecutivi in un pomeriggio solo, se si vuole derubricare a semplice disagio il tuffo nello sterco, e i protagonisti probabilmente obietterebbero.
Ogni anno, di questa stagione, Roma riceve gli storni. Il problema, dicono alla Lipu (Lega protezione uccelli), è che dal disastrato bilancio della capitale di questo disastrato Paese sono stati tagliati i centomila euro che di solito si stanziano per scoraggiare la permanenza dei pennuti.
http://www.dagospia.com/img/foto/11-2013/auto-ricoperta-****-280820_tn.jpgUN AUTO RICOPERTA DA **** DI STORNO Si potavano i platani del Tevere, perché vi si annidasse un numero limitato di volatili, e con apparecchi audio si riproducevano i versi dei predatori dello storno (il più pericoloso pare sia il falco pellegrino), di modo che lo storno medesimo se la battesse in campagna, dov'è padrone di farne latrina. E però niente, i centomila euro non c'erano, e per tale somma Roma affoga in quello che avete capito.
STORNO E quando la metafora non è più tale, vuol dire che le complicazioni sono serie. Dal Comune sostengono che i tagli risalgono all'amministrazione di Gianni Alemanno, e comunque hanno raccattato qualcosa per ripulire le strade e cacciare i sozzoni.
Girare in centro è uno spettacolo unico, come si sarà intuito. I giardini di largo Arenula, a fianco del ministero della Giustizia, paiono la sede centrale degli storni.
Sugli alti alberi, in un frastuono infernale e in un andirivieni frenetico, si alternano migliaia di uccelli. La gente che di sotto aspetta l'autobus tiene gli ombrelli aperti anche quando spiove.
ROMA INVASA DAGLI STORNI Dopo le quattro del pomeriggio la zona è infrequentabile: a proposito di ombrelli, li si prende anche in caso di sole per proteggersi da quell'altra grandinata. Qualcuno sferraglia con vecchie pentole per liberarsi del nemico giusto il tempo di salire in macchina. E che macchine: tempestate da centinaia di proiettili fisiologici, maniglie comprese. Le piste ciclabili che corrono a fianco del Tevere in alcuni punti erano sabbie mobili, prima che la piena ripulisse qualcosa, ma le proteste dell'Associazione BiciRoma, che conta novemila iscritti, sono state vane.
I marciapiedi sono un supplizio, alcuni impraticabili se non con stivali da pescatore, altri meno orridi, ma comunque li si percorre sentendo sotto le suole uno sciaguattìo ripugnante. Per non particolareggiare sul fetore e i seri impedimenti all'equilibrio: si sta attenti a dove si mettono i piedi, e pure le mani, mentre ci si muove in una parabola biblica nella quale sguazziamo persino con agio.
 
Da Romano che vive a Roma spero che tutti quelli contro la caccia caschino e scivolino sulla **** di queste bestiacce e si rompano braccia e gambe....IO dal mio punto di vista evitero' nel possibile di sparare a questi animalacci finanche la caccia restera' chiusa, rischiare il pda per fare un favore a tutte queste teste di caxxo non mi sembra la cosa migliore, devono riempire di **** tutto e tutti ad oltranza
 
Io trovo bellissimi gli storni, però è ovvio che godono di una protezione senza senso. Non dico molto, ma almeno un mese all'anno dovrebbero essere cacciabili.
In ogni caso spero sommergano di **** qualsiasi cosa stile armaggedon...
 
[h=2]CIA EMILIA ROMAGNA: PERCHÈ LO STORNO NON È TRA LE SPECIE CACCIABILI ANCHE IN ITALIA?[/h]
lunedì 8 febbraio 2010
Storno%20Cia%20Emilia.jpg
Lo storno continua a danneggiare pesantemente le coltivazioni di gran parte delle regioni italiane. A riportare in auge l'allarme è in questi giorni Cia Emilia Romagna lamentando il mancato inserimento di questa specie tra quelle cacciabili, cosa per altro successa in altri paesi europei come Ungheria, Romania e Bulgaria.

Secondo l'associazione, in occasione del decennale aggiornamento della direttiva comunitaria sulla conservazione degli uccelli selvatici, caduto lo scorso anno, il nostro paese non avrebbe richiesto con adeguata motivazione l'inserimento dello storno nell'elenco di quelle oggetto di caccia. Così che nell'atto di aggiornamento della Direttiva Ue 79/409 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 26 gennaio scorso, non compare nessuna modifica in questo senso per il nostro paese, tra i più colpiti da questa specie dannosa.

"Il provvedimento - spiega la nota della Cia - anche in considerazione della recente entrata nella Ue di molti Paesi dell'ex Europa orientale, ha subito alcune modificazioni e aggiornamenti anche per quanto attiene le specie di uccelli come lo storno (sturnus vulgaris), un uccello gregario che nei Paesi nordici è protetto perché non costituisce un problema in quanto non esistono coltivazioni di vite e olivo che esistono nel sud Europa".

"Cogliendo l'opportunità della periodica revisione della Direttiva (di norma ogni 10 anni) molti Paesi dell'Europa sud orientale, compresa l'Ungheria, la Romania e la Bulgaria - precisa la Confederazione - si sono attivati chiedendo e ottenendo l'inserimento di storno e tortora dal collare nell'elenco delle specie cacciabili dal 2010, così come è stato precedentemente concesso a Spagna, Francia e Grecia”.

Secondo la Cia l'Italia non ha ottenuto il prelievo dello storno semplicemente perchè non l'ha richiesto, perchè, sottolineano gli agricoltori, la richiesta non potrebbe che essere stata accolta, non potendosi negare all'Italia quello che è stato concesso a tutti i Paesi che hanno estesi vigneti, frutteti e oliveti".

Eppure, come abbiamo illustrato in questo speciale di BigHunter, sappiamo che non è così e che il nostro ministero ha più volte visto rifiutarsi la richiesta, l'ultima volta in data 27 luglio 2009.

L'unica certezza ora, ribadiscono gli agricoltori, è che continuerà la lunga e complicata procedura delle 'deroghe' e di conseguenza il teatrino dei ricorsi e controricorsi al Tar e al Consiglio di Statocontro le delibere che ogni Regione continuerà a prendere per rendere cacciabile lo storno. "L'unico risultato - conclude la Cia - sarà un incremento di costi per Regioni e Province e di tanto lavoro per avvocati e soprattutto resteranno beffati gli agricoltori che dovranno continuare a subire i danni dagli storni".

- - - Aggiornato - - -

CIA EMILIA ROMAGNA: PERCHÈ LO STORNO NON È TRA LE SPECIE CACCIABILI ANCHE IN ITALIA?


lunedì 8 febbraio 2010
Lo storno continua a danneggiare pesantemente le coltivazioni di gran parte delle regioni italiane. A riportare in auge l'allarme è in questi giorni Cia Emilia Romagna lamentando il mancato inserimento di questa specie tra quelle cacciabili, cosa per altro successa in altri paesi europei come Ungheria, Romania e Bulgaria.

Secondo l'associazione, in occasione del decennale aggiornamento della direttiva comunitaria sulla conservazione degli uccelli selvatici, caduto lo scorso anno, il nostro paese non avrebbe richiesto con adeguata motivazione l'inserimento dello storno nell'elenco di quelle oggetto di caccia. Così che nell'atto di aggiornamento della Direttiva Ue 79/409 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 26 gennaio scorso, non compare nessuna modifica in questo senso per il nostro paese, tra i più colpiti da questa specie dannosa.

"Il provvedimento - spiega la nota della Cia - anche in considerazione della recente entrata nella Ue di molti Paesi dell'ex Europa orientale, ha subito alcune modificazioni e aggiornamenti anche per quanto attiene le specie di uccelli come lo storno (sturnus vulgaris), un uccello gregario che nei Paesi nordici è protetto perché non costituisce un problema in quanto non esistono coltivazioni di vite e olivo che esistono nel sud Europa".

"Cogliendo l'opportunità della periodica revisione della Direttiva (di norma ogni 10 anni) molti Paesi dell'Europa sud orientale, compresa l'Ungheria, la Romania e la Bulgaria - precisa la Confederazione - si sono attivati chiedendo e ottenendo l'inserimento di storno e tortora dal collare nell'elenco delle specie cacciabili dal 2010, così come è stato precedentemente concesso a Spagna, Francia e Grecia”.

Secondo la Cia l'Italia non ha ottenuto il prelievo dello storno semplicemente perchè non l'ha richiesto, perchè, sottolineano gli agricoltori, la richiesta non potrebbe che essere stata accolta, non potendosi negare all'Italia quello che è stato concesso a tutti i Paesi che hanno estesi vigneti, frutteti e oliveti".

Eppure, come abbiamo illustrato in questo speciale di BigHunter, sappiamo che non è così e che il nostro ministero ha più volte visto rifiutarsi la richiesta, l'ultima volta in data 27 luglio 2009.

L'unica certezza ora, ribadiscono gli agricoltori, è che continuerà la lunga e complicata procedura delle 'deroghe' e di conseguenza il teatrino dei ricorsi e controricorsi al Tar e al Consiglio di Statocontro le delibere che ogni Regione continuerà a prendere per rendere cacciabile lo storno. "L'unico risultato - conclude la Cia - sarà un incremento di costi per Regioni e Province e di tanto lavoro per avvocati e soprattutto resteranno beffati gli agricoltori che dovranno continuare a subire i danni dagli storni".
[h=1]STORNO TRA LE SPECIE CACCIABILI? LA COMMISSIONE UE HA PER IL MOMENTO RIGETTATO LA RICHIESTA[/h]
mercoledì 2 dicembre 2009
Il problema dello storno in Italia, praticamente da tutti recepito e condiviso, se escludiamo alcuni movimenti animalisti poco ragionevoli, è stata – come noto - l'oggetto di una specifica richiesta del Ministero dell'Ambiente e tutela del Territorio presso la Commissione Europea per l'inserimento della specie Sturnus vulgaris tra le specie cacciabili, basando questa conclusione sulla Relazione Tecnico – scientifica dell'Ispra, la quale attesta sulla base di dati aggiornati (2004), un rassicurante (per non dire eccessivo) stato di conservazione della specie sul nostro territorio.

Come argomenta la relazione Ispra, il Governo italiano fa notare che lo storno è già cacciabile in Paesi che per caratteristiche fenologiche e status delle popolazioni possono definirsi simili all'Italia, ossia tutti gli stati membri dell'area Mediterranea (Cipro, Francia, Grecia, Malta, Portogallo, Spagna) oltre che in alcuni paesi dell'area balcanica e centro europea (Romania, Bulgaria e Ungheria).

Il permanere di questa situazione, che obbliga le regioni italiane a predisporre del fragile strumento delle deroghe, sembrerebbe di fatto un trattamento iniquo nei confronti del nostro Paese, visto che la caccia allo storno risponde agli stessi principi contenuti nella Direttiva Uccelli 79/409/CEEe agli ultimi aggiornamenti della stessa, che tengono conto delle mutate condizioni rispetto a 30 anni fa.

Alla lettera formale firmata dal Direttore Generale del Servizio Conservazione Natura Aldo Cosentinoin data 15 luglio 2009, è seguita una risposta da Bruxelles (27 luglio 2009), la quale sostanzialmenterigetta la richiesta italiana e cerca di chiudere la questione. Tra le principali obiezioni portate dalla Commissione, che riconosce flussi consistenti della specie nel nostro Paese, c'è la considerazione che proprio perchè l'Italia ospita durante la stagione invernale numerosi contingenti di popolazioninidificanti in Europa centro – orientale, “un eventuale prelievo venatorio in Italia – scrive il Direttore generale per l'ambiente della Commissione europea Karl Falkenberg inciderebbe su altre popolazioni di storno che si trovano attualmente in uno stato di conservazione sfavorevole(es. Polonia e Germania)”. La nota della Commissione continua poi sostenendo che i motivi avanzati dall'Italia (danni alle coltivazioni e al patrimonio artistico e monumentale), trovano risposta nell'articolo 9 della Direttiva Uccelli, ossia nella possibilità di utilizzare lo strumento delle deroghe.

La lettera di Bruxelles contiene anche una puntualizzazione poco gradevole che suona più come un avvertimento: “noto anche – scrive sempre Falkenberg a Cosentino – che le informazioni inviate dall'Italia riguardano unicamente l'inserimento dello storno tra le specie cacciabili, in virtù del suo (stimato) stato di conservazione favorevole e non menzionano invece la situazione di altre specie attualmente cacciabili in Italia, ma che sono considerate essere in uno stato di conservazione sfavorevole”.

Ne deriva quindi che “un'eventuale futura revisione degli allegati II.1 e II.2 della Direttiva Uccelli - puntualizza il Direttore Generale della Commissione - dovrà essere basata su validi e aggiornati dati scientifici relativi allo status di conservazione di tutte le specie cacciabili e dovrà considerare sia la possibile inclusione di nuove specie che la cancellazione di alcune specie di tali Allegati”. Lapidaria la conclusione: “per il momento una tale revisione non è prevista e non si intende iniziare un processo di modifica degli Allegati della Direttiva Uccelli”.

Il nostro ministero non intende chiudere qui. Il direttore generale Cosentino replicando alle considerazioni della Commissione ha infatti nuovamente sottolineato il contrasto evidente tra i contenuti della Direttiva Uccelli e la sua effettiva applicazione, ricusando che “il permanere di una posizione negativa nei confronti dell'istanza italiana rappresenta una palese discriminazione, peraltro ingiustificata perchè priva di ogni fondamento scientifico”. Non si capisce il motivo per cui la Commissione per esempio continui a ritenere che la cacciabilità della specie negli altri Paesi Mediterranei non susciti identiche preoccupazioni, obietta Cosentino, il quale ricordando che l'Italia utilizza già da tempo le deroghe per limitare i danni dello storno, ribadisce la formale richiesta dell'avvio delle procedure necessarie per l'inserimento dello storno tra le specie cacciabili.
[h=2]CIA: LO STORNO DEVE ESSERE SPECIE CACCIABILE[/h]
giovedì 5 settembre 2013
​Negli ultimi quattro anni i danni all’agricoltura in Emilia Romagna ammontano a 8 milioni e 700 mila euro. Di questi quasi 2 milioni sono causati da specie cacciabili solo in deroga alla Direttiva Uccelli (come storno, piccione, passero), ovvero il 20-22% annuo di danni causati, sul totale accertato, può essere affrontato solo con l'ausilio della caccia in deroga. Lo ricorda in una nota la Cia Reggio Emilia, provincia in cui, solo nel 2012, si sono registrati danni per 82 mila euro a causa degli storni e 7 mila per i piccioni. La vera emergenza dunque riguarda lo storno.

La Cia ha elaborato un documento da sottoporre alle istituzioni in cui chiede che si possa tornare a cacciare lo storno, che oggi è specie protetta in Italia. "Lo storno - dice Cia - è stato inserito dall’Unione Internazionale della Natura (IUCN – gruppo di studio sulle specie invasive) fra le 100 specie aliene più dannose al mondo. Nel territorio italiano si lamentano particolarmente danni alle colture (vite, olivo, frutteti, sementi) pericoli per le città d’arte, i manufatti, i monumenti e pericoli per l’ambiente. Inoltre l’invasività della specie mette a rischio la sopravvivenza e la riproduzione delle specie autoctone.

Posizioni condivise dai rappresentanti degli Atc e delle associazioni venatorie presenti all'incontro ad um recente incontro sul tema, ma anche dall’Assessore provinciale Alfredo Gennari. "Una soluzione certo estrema - ha detto - ma che tiene conto della limitata efficacia nel tempo dei sistemi di dissuasione adottati dagli agricoltori". Secondo la CIA, l’ambiente e l’agricoltura pagano il prezzo di una politica del Governo incoerente ed immobile sia sul tema delle deroghe che su quello della caccia in generale.

continua............
 
che ridere, sicuramente la lipu darà colpa a noi cacciatori perchè quando sono prelevabili non abbiamo fatto abbastanza!! siamo 4 gatti a fare questo tipo di caccia e ci mettono sempre i bastoni nelle ruote, con migliaia di regole e ricorsi nuovi. Stanno raccogliendo quello seminato, cioè m***a!!!
 
Lo storno a roma è un problema antico, anche quando la caccia era consentita Roma veniva invasa. La soluzione sarebbe anche semplice,e si chiama eradicazione. Non so se avete visto i filmati relativi alla cattura dei piccioni all'estero con reti sparate ai branchetti a terra. Qui basta mettere reti sopra i dormitori, a mo di gabbia come i campi di calcetto et voilà, migliaia di bocche da sfamare nei centri caritas, come si faceva anticamente con le folaghe abbattute nelle tese e donate alle comunità di recupero orfani.......Ovviamenti ai volontari Lipu e Lac l'opera di spennamento ;)
 
CIA EMILIA ROMAGNA: PERCHÈ LO STORNO NON È TRA LE SPECIE CACCIABILI ANCHE IN ITALIA?


lunedì 8 febbraio 2010
Storno%20Cia%20Emilia.jpg
Lo storno continua a danneggiare pesantemente le coltivazioni di gran parte delle regioni italiane. A riportare in auge l'allarme è in questi giorni Cia Emilia Romagna lamentando il mancato inserimento di questa specie tra quelle cacciabili, cosa per altro successa in altri paesi europei come Ungheria, Romania e Bulgaria.

Secondo l'associazione, in occasione del decennale aggiornamento della direttiva comunitaria sulla conservazione degli uccelli selvatici, caduto lo scorso anno, il nostro paese non avrebbe richiesto con adeguata motivazione l'inserimento dello storno nell'elenco di quelle oggetto di caccia. Così che nell'atto di aggiornamento della Direttiva Ue 79/409 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 26 gennaio scorso, non compare nessuna modifica in questo senso per il nostro paese, tra i più colpiti da questa specie dannosa.

"Il provvedimento - spiega la nota della Cia - anche in considerazione della recente entrata nella Ue di molti Paesi dell'ex Europa orientale, ha subito alcune modificazioni e aggiornamenti anche per quanto attiene le specie di uccelli come lo storno (sturnus vulgaris), un uccello gregario che nei Paesi nordici è protetto perché non costituisce un problema in quanto non esistono coltivazioni di vite e olivo che esistono nel sud Europa".

"Cogliendo l'opportunità della periodica revisione della Direttiva (di norma ogni 10 anni) molti Paesi dell'Europa sud orientale, compresa l'Ungheria, la Romania e la Bulgaria - precisa la Confederazione - si sono attivati chiedendo e ottenendo l'inserimento di storno e tortora dal collare nell'elenco delle specie cacciabili dal 2010, così come è stato precedentemente concesso a Spagna, Francia e Grecia”.

Secondo la Cia l'Italia non ha ottenuto il prelievo dello storno semplicemente perchè non l'ha richiesto, perchè, sottolineano gli agricoltori, la richiesta non potrebbe che essere stata accolta, non potendosi negare all'Italia quello che è stato concesso a tutti i Paesi che hanno estesi vigneti, frutteti e oliveti".

Eppure, come abbiamo illustrato in questo speciale di BigHunter, sappiamo che non è così e che il nostro ministero ha più volte visto rifiutarsi la richiesta, l'ultima volta in data 27 luglio 2009.

L'unica certezza ora, ribadiscono gli agricoltori, è che continuerà la lunga e complicata procedura delle 'deroghe' e di conseguenza il teatrino dei ricorsi e controricorsi al Tar e al Consiglio di Statocontro le delibere che ogni Regione continuerà a prendere per rendere cacciabile lo storno. "L'unico risultato - conclude la Cia - sarà un incremento di costi per Regioni e Province e di tanto lavoro per avvocati e soprattutto resteranno beffati gli agricoltori che dovranno continuare a subire i danni dagli storni".

dai romano, con tutto quel che hanno da fare i nostri parlamentari europei, vuoi che perdan tempo per la nostra agricoltura, la nostra caccia, le nostre tradizioni, i nostri prodotti, i nostri monumenti, il nostro mare.....per noi??? non scherzare, son li' per ben altri motivi......ma non chiedermi quali perche' al momento mi sfuggano!!!!
 
Ma vi rendete conto??? centomila euro per pagare le associazioni ambientaliste per scacciare gli storni da una via all'altra!!!
100.000 euro capito!!
e con questi amministratori volevate che non stassimo nella ****??
e se io sparo a uno storno so 600 euro l'uno di multa.
e allora "cari storni" continuate pure tranquilli a cacare su sti stronzi, anzi riempite di **** pure il campidoglio, montecitorio e pure il quirinale.
Buona cacata!!!
 
Ma vi rendete conto??? centomila euro per pagare le associazioni ambientaliste per scacciare gli storni da una via all'altra!!!
100.000 euro capito!!
e con questi amministratori volevate che non stassimo nella ****??
e se io sparo a uno storno so 600 euro l'uno di multa.
e allora "cari storni" continuate pure tranquilli a cacare su sti stronzi, anzi riempite di **** pure il campidoglio, montecitorio e pure il quirinale.
Buona cacata!!!


il problema che cacano sulle macchine e sulla testa dei poveri cristi che lavorano, mica sui magnafregna che c'hanno l'autista, il box e pure il lavamacchine privato !!!
 
Come da me evidenziato in precedenza visto che la specie ora è considerata abbondante e considerando che c'è stata l'interrogazione parlamentare del 22 febbraio 2013 da parte di Matteo Salvini con la solita risposta precedente data da Janez Potocnik, a me risulta che il tutto sia fermo in un cassetto a Bruxelles. Spero che per l'annata prossima chi di dovere e al momento mi sfugge (chi) farà in modo di riaprire il cassetto, con buona pace per noi povere anime afflitte fatte anche di emozioni da stornaccio.
 
"....La lettera di Bruxelles contiene anche una puntualizzazione poco gradevole che suona più come un avvertimento: “noto anche – scrive sempre Falkenberg a Cosentino – che le informazioni inviate dall'Italia riguardano unicamente l'inserimento dello storno tra le specie cacciabili, in virtù del suo (stimato) stato di conservazione favorevole e non menzionano invece la situazione di altre specie attualmente cacciabili in Italia, ma che sono considerate essere in uno stato di conservazione sfavorevole..."

Uhm....sembra quasi una minaccia in stile mafioso....
 
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