Belle parole... e in pratica??? Le variabili sono tante. Si parte dalla razza e giustamente un labrador non è un cane nevrile come un pointer o un kurzhaar, un pechinese come un chiwawa, un rottwailer come un bullmastiff. C'è una svariata tipologia di cani, la risposta ke danno ai comandi, al collegamento col padrone, alla voglia di carezze, ma sopratutto al modo di accettare il " bastone e la carota", cioè se sono cani ke accettano il rimprovero verbale per una scorrettezza e il premio per aver fatto una cosa giusta!!!
Io ci lavoro e campo coi cani, di tutte le razze, taglie e attività. Collaboro da anni con vari veterinari. Ho frequentato per passione i cani da lavoro, inglesi, continentali (italiani ed esteri), riporto e recupero, ho frequentato e frequento ancora allevatori. Quindi arrivati a questo punto...più leggo ste cose e piu mi viene da pensare: " ma dicono davvero??? " " Ma sanno davvero come i cani vengono educati ed addestrati dai proprietari o addestratori???!!! "
Come ho detto prima ci sono tanti tipi di cani e di conseguenza le svariate tipologie di utilizzo... è inutile fare una disamina del genere e parlare di condizionamento positivo se non c'è una differenziazione di utilizzo. ce n'è di differenza tra uno Yorky da 3kg ke starà a casa e un pointer,setter,kurzhaar o quant'altro cane da prove che dovrà invece esprimere determinate caratteristiche, presentare un tipo di cerca, ma con collegamento al conduttore, un andamento caratteristico, una ferma solidissima e la correttezza al frullo... quindi non credo ke un biscottino e na carezza ce la facciano da soli...
Vito sono perfettamente d'accordo con te quando dici che in addestramento ci sono molte, moltissime variabili e non si può generalizzare e standardizzare il tipo di addestramento...come hai già scritto le variabili possono essere la razza, perché ci sono razze molto più malleabili di altre e selezionate per lavorare espressamente con noi, e possono essere il tipo di lavoro richiesto perché una cosa e' insegnare ad un chiwaua a non pisciare sul tappeto e tutt'altra cosa e' insegnare a un piinter un fermo al frullo, tanto per fare un esempio...ovviamente l'articolo postato da Alberto e' molto generico e restrittivo dell'argomento , mi stupisce molto ( siccome credo che non l'abbia scritto un farmacista ma uno del mestiere ) che si parli di addestramento e non si parli di socializzazione, che a mio modo di vedere e' imprescindibile e assai più importante del l'addestramento in se stesso ...tanto più alto e' il grado di socializzazione, quanto più il cane sarà pronto a recepire l'addestramento, con notevole risparmio di tempo e fatica e risultati migliori all'atto pratico...
Non voglio criticare le tue affermazioni ed essere disonesto dicendo che non ho mai punito un cane ( mai brutalmente o duramente,non vorrei essere frainteso ) , come non voglio essere presuntuoso dicendo che non mai " costretto " un cane a fare qualcosa che ritenevo indispensabile e che il cane non mi voleva dare...con l'esperienza ho imparato a capire però che la coercizione e' sbagliata quanto il biscottino , che la punizione e' da evitare non perché concettualmente sbagliata o in certo casi non dovuta, ma semplicemente perché tardiva e fuori tempo, e quindi non comprensibile dal cane perché non associabile ai suoi errori...paradossalmente l'unica forma di punizione funzionale potrebbe essere il collare elettrico ( che comunque non ho mai utilizzato ) perché commina la punizione in tempo reale, cioè nello svolgersi stesso dell'azione scorretta...Vito, non è la punizione che persuade il cane dall'errore e lo convince a fare qualcosa come vuoi tu, e' la MINACCIA la punizione che lo distoglie dal proseguire nell'errore...
non è il biscottino che lo convince a rifare quello che ha appena fatto bene, e' la nostra APPROVAZIONE e il COINVOLGIMENTO che gli diamo il premio che gli fa capire che può e deve continuare così...
Se poi vogliamo associare l'approvazione al biscottino lo si può fare inizialmente , ma prendendo lo come regola otterremmo probabilmente dal cane un lavoro meccanico e ripetitivo, come quello delle scimmiette ammaestrate, quando credo che ognuno di noi voglia al suo fianco un ausiliare che lavora perché pensa , interagisce e collabora...e i risultati sono migliori...
il bastone e la carota se ci pensi sono troppo antitetici per essere compresi, e gli unici risultati di ottengono per semplice ripetitività, e' un meccanismo mentale che in un certo senso castra il cane della propria libertà di pensare...preferisco pensare al polso di ferro dentro un un guanto di velluto
per arrivare a questo non ci sono manuali da leggere, almeno credo, e' questione di passare tempo coi cani , di socializzarli...
il cane non fa nulla tanto per farlo, lo fa se ne ha convenienza e lo fa per associazione di idee perche' e' un animale sociale, pensante e che riconosce una guida alla quale affidarsi ed alla quale dare collaborazione e appoggio se ne riconosce l'autorità, avendone comunque in cambio qualcosa....il cane ottiene da noi cibo, protezione e coinvolgimento, in cambio ci offre il suo lavoro e la sua fedeltà...
ovviamente detto questo ci puoi mettere dentro tutte le eccezioni e i casi che vuoi, ci sono cani che praticamente nascono sottomessi, cani con i quali devi lavorare di più e cani che tendenzialmente non si sarebbero mai voluti sottomettere...è quello che accade in natura in un branco di animali sociali , gli equilibri non sono necessariamente stabili e le gerarchie devono essere imposte e mantenute, ed e' così anche per il cane e per questo la socializzazione deve essere costante e il nostro ruolo lo dobbiamo conquistare e saper mantenere....se osservi un branco di lupi difficilmente vedrai zuffe furibonde e cruente, ma vedrai piuttosto minacce e approvazioni...
il tipo di lavoro che un cane e' chiamato a fare presuppone gradi di socializzazione e di addestramento più o meno complessi, i cani antidroga vivono a stretto contatto coi conduttori sempre, non solo quando lavorano , oppure puoi pensare ad un cane che conduce non vedenti e perché no ad un cane da caccia...tanto più e' il tempo che passi con loro e tanto migliori saranno i risultati, credo che questo sia quello che nel post di Alberto viene chiamato condizionamento positivo ...questo non prescinde dal l'addestramento che è comunque necessario , ma viene semplicemente impostato su altri parametri, non solo sul bastone e la carota. E questo non significa che non si possano ottenere risultati con la coercizione o con i biscottini , però secondo me ottenere la collaborazione di un cane che ci rispetta non perche teme la punizione o che esegue perché capisce e non solo per ottenere un biscotto in cambio ha tutto un altro sapore...
Ti faccio solo degli esempi più concreti di quello che può essere la socializzazione ed il coinvolgimento poi stacco perché penso di essere stato già abbastanza noioso...ho un cane di piccola taglia che vive in casa con me, quel cane capisce il mio umore quando da fuori giro la chiave nella porta , e quando entro in casa sa benissimo se venirmi incontro per giocare o tenere la distanza perché non è il momento e aspettare , che senso avrebbe usare bastone e carota? Il mio tono di voce e' già di per se una sorta di punizione se sbaglia, il lasciarlo venire da me e considerarlo e' già un premio...
Quando sono a casa i miei cani da caccia stanno sempre accanto a me in giardino, anche se sto facendo altre cose e' sufficiente che mi seguano anche con lo sguardo e aspettino, se devo spostare dei rami per esempio glie ne do uno per uno e mi faccio seguire , per loro e' già un premio essere coinvolti, non c'entra niente con la caccia ma è comunque socializzazione...
se ti limiti a portare da mangiare ai cani una volta al giorno e portarli tre mesi a caccia devi ottenere in linea di massima tutto col bastone e la carota , a meno che tu non sia molto ma molto fortunato....se il grado di socializzazione e' alto non hai bisogno ne di coercizione ne di premio , pur con tutte le eccezioni che dici te...chi tiene il proprio cane da caccia in casa giorno e notte ti può confermare meglio di me...