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Sorgo(Sorghum vulgare Pers.)
Famiglia: Graminaceae (Gramineae o Poaceae)
Nome Comune: Sorgo

ETIMOLOGIA

Il nome Sorghum sembra di derivazione Indiana, da “sorghi” nome di una specie di questo genere.
Il termine “vulgare” sta nella parola stessa.

MORFOLOGIA

Il sorgo è una graminacea appartenente alla tribù delle Andropogoneae (la stessa a cui appartiene la canna da zucchero). Un’altra specie dello stesso genere è il Sorghum halepense, o sorgo di Aleppo o sorghetta, nota come temibile infestante.
Il sorgo coltivato è pianta erbacea annuale.
Il culmo, alto da 1 a 3 metri, è formato da una serie di nodi e internodi ripieni di midollo che in talune forme è piuttosto secco, in altre succulento e zuccherino.
Le foglie sono lineari, lanceolate, inserite alterne ad ogni nodo del culmo; il lembo è glabro con superficie pruinosa ed ai margini presenta una lieve dentellatura facilmente percepibile al tatto.
Il numero di foglie è tanto maggiore quanto più tardiva è la varietà: in media 8-10 per le varietà più precoci, 18-20 per le più tardive. Tutta la superficie delle guaine fogliari e del culmo è glauca per la presenza di una spessa pruina cerosa. Le gemme dei nodi basali del culmo spesso germogliano determinando un certo accestimento della pianta. La capacità d’accestimento è massima nel sorgo da foraggio, mentre è limitata in quello da granella.
L’apparato radicale è, come quello del mais, fascicolato e formato da radici embrionali e avventizie: più del mais è però espanso in larghezza e in profondità; inoltre le radici sono più robuste e fibrose di quelle del mais e dotate di una maggior capacità di estrarre acqua.
L’infiorescenza è un racemo terminale comunemente detto “panicolo” a portamento di norma eretto, ma in certi casi pendente; il panicolo è compatto o spargolo a seconda della lunghezza e robustezza dell’asse principale e dei rami laterali. Sulle ramificazioni laterali del panicolo sono inserite le spighette sempre accoppiate a due a due: una è sessile e fertile, l’altra è peduncolata e sterile.
La spighetta sessile è formata:
1. da due glume che a maturità diventano coriacee e lucenti;
2. da due glumelle di cui la superiore piccolissima e l’inferiore cartacea;
3. da un fiore bisessuato tipicamente graminaceo, formato da un ovario supero, uniovulare, con stilo biforcato e stigma piumoso, e da androceo di tre stami.
In alcune varietà di sorgo le cariossidi sono vestite restando le glume aderenti, in altre sono nude. Le glume possono essere variamente colorate: da rossicce a bruno-violacee.
La granella può essere bianca, gialla, bruna, rossiccia, bruno-violacea per la presenza di pigmenti nelle cellule del pericarpo o dello spermoderma o di entrambi.
Le cariossidi hanno dimensioni assai variabili, pesando da 15 milligrammi a 35-40.
La fioritura di un panicolo inizia circa due giorni dopo la spigatura, cominciando con i fiori apicali e procedendo verso la base fino a completarsi in 6-10 giorni. In condizioni normali la fecondazione è autogamia per circa il 95%.
Il sorgo ha la caratteristica che la pianta resta verde quando la granella è matura.

DISTRIBUZIONE e HABITAT

Il sorgo è stata una delle prime piante ad essere coltivata: si ritiene che le forme attuali abbiano avuto la loro origine nell’Africa occidentale diverse migliaia di anni fa. Dall’Africa il sorgo si è esteso in tutto il mondo: anticamente in Asia e in Europa, più recentemente in America e in Australia.

IMPIANTO

Il sorgo rispetto al mais ha maggiori esigenze termiche: per germinare e nascere con accettabile prontezza richiede temperature del terreno di 14 °C, a fronte dei 12 °C necessari per il mais.
Il sorgo ha minori esigenze idriche del mais: esso è stato chiamato “pianta-cammello” in quanto è capace di sopportare con danno ridotto le deficienze idriche. Ricordiamo le principali attrezzature morfologiche e fisiologiche che conferiscono al sorgo caratteri di spiccato erotismo:
- 1 Foglie fortemente cutinizzate, ricoperte di pruina, con stomi meno numerosi e più piccoli di quelli del mais;
- 2 Consumi idrici unitari tra i più bassi (si considerano aggirarsi intorno a 250);
- 3 Radici profonde ed espanse, capaci di estrarre dal terreno l’acqua anche quando questa è fortemente trattenuta;
- 4 Protoplasma capace di sopportare senza danni irreversibili temperature relativamente alte e disidratazione piuttosto spinta;
- 5 Capacità di entrare in stasi vegetativa rallentando i processi vitali in caso di “stress” idrico per riprenderli con danno limitato appena si siano ripristinate più favorevoli condizioni idriche (nel mais, invece, lo stress idrico arresta la crescita irreparabilmente).
È ovvio che questa aridoresistenza ha dei limiti: è pur sempre necessario che tra le riserve d’acqua del terreno e apporti di piogge durante il ciclo vitale si debba poter contare su una quantità d’acqua stimabile intorno a 300-350 mm (o 3.000-3.500 m3/ha).
In terreni profondi e a buona capacità di ritenzione idrica (quindi con esclusione di quelli sciolti) basta che piovano 120-150 mm nei mesi da giugno ad agosto per assicurare rese, se non altissime, quanto meno soddisfacenti dal punto di vista tecnico ed economico.
Queste condizioni si riscontrano in parecchie regioni centrali: Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio e in certe parti interne di Abruzzo, Molise e Campania, anche in molte di quelle zone collinari svantaggiate, comunemente dette “marginali”. Nelle regioni meridionali, troppo aride, il sorgo senza irrigazione non può essere proposto, ma potrebbe dare eccellenti risposte produttive a irrigazioni limitate, aventi carattere di soccorso.
Per quanto riguarda il terreno, il sorgo si adatta bene anche a quelli argillosi pesanti con mediocre struttura; tollera un ampia gamma di acidità (da pH 5,5 a 8,5) e una elevata salinità.
La piccolezza del seme, la delicatezza delle plantule e la tarda data di semina impongono una preparazione del terreno per la semina estremamente accurata.
Nei terreni argillosi è necessario che il terreno sia preparato molto tempestivamente, durante l’autunno e l’inverno, con energiche erpicature ed estirpatore, in modo che alla semina sia già ben livellato ed amminutato, tanto da non richiedere che l’intervento di erpici leggeri che smuovano solo uno strato superficialissimo. Solo in tal modo, lasciando agli agenti atmosferici il compito di perfezionare lo sminuzzamento del terreno superficiale ed evitando di rimescolare poi gli strati, si può sperare di mettere i semi, in condizioni propizie alla germinazione e all’emergenza: terreno amminutato sì da ben aderire ai semi, umido già alla piccola profondità (20-30 mm) a cui vanno messi i semi, strutturato sì da prevenire la formazione di crosta.
L’epoca di semina è determinata dalla temperatura minima per la germinazione, che nel caso del sorgo è più alta di quella del mais: 14 °C anziché 12 °C; ciò obbliga a seminare 10-15 giorni dopo il mais, e cioè da fine aprile (al Sud) a metà maggio nel Centro.
Dato che il sorgo si coltiva in ambienti aridi, è inderogabile necessità seminarlo con la massima tempestività, tenendo conto che ogni ritardo nella semina non potrà non avere ripercussioni negative sulla produzione.
La profondità di semina è molto importante: se eccessiva rende problematica l’emergenza delle plantule, se insufficiente espone i semi a pericoli o di disseccamento o di predazione da parte degli uccelli. La profondità ideale è di 20-30 mm (massimo 40) in terreno possibilmente ben rassodato da una rullatura presemina.

USI e PROPRIETA’

Il sorgo è il quarto cereale per importanza nell’economia agricola mondiale, dopo frumento, riso e mais.
Nelle agricolture di sussistenza del Terzo Mondo la granella viene utilizzata direttamente per l’alimentazione umana, non potendo tali paesi permettersi la trasformazione zootecnica; le rese sono molto basse, dell’ordine 0,5-1 t/ha, sia per la primitiva tecnica colturale sia per le condizioni ambientali avverse: il sorgo viene coltivato dove l’ambiente è troppo secco per il ben altrimenti gradito mais.
Nelle agricolture progredite la granella viene destinata all’alimentazione animale, in concorrenza con quella di mais, di cui ha analogo valore nutritivo. Negli USA, inoltre, una certa parte viene destinata a trasformazione industriale in alcool etilico.
Le molteplici forme di sorgo esistenti possono essere classificate secondo la loro destinazione come segue.
- 1 Sorgo da scope o saggina (Sorghum vulgare var. technicum). L’asse principale del panicolo è cortissimo e su di esso sono inserite, quasi a formare un’infiorescenza ad ombrella, ramificazioni lunghissime ed elastiche. Tale infiorescenza, privata della granella, è usata per la fabbricazione di scope e spazzole. La raccolta si fa alla maturazione della granella, però per evitare che il peso di questa pieghi deformandole le ramificazioni del panicolo, rendendolo inadatto allo scopo, è necessario che alla maturazione lattea i culmi siano piegati in modo che i panicoli pendano verso il basso.
- 2 Sorghi zuccherini (Sorghum vulgare var. saccharatum). Sono piante molto alte, a culmo grosso, con foglie larghe, steli succosi e zuccherini per la presenza nel midollo di notevoli quantità di saccarosio (15-20%). Nel secolo scorso grandi speranze furono suscitate circa la possibilità di coltivare il sorgo per la produzione di zucchero. Sennonché nel sorgo il saccarosio è sempre accompagnato da notevoli quantità di zucchero invertito che inibisce la cristallizzazione. Pertanto i sorghi da zucchero hanno un’importanza minima e servono per la preparazione di sciroppi e per l’industria dell’alcool o come coltura foraggera da erbaio.
- 3 Sorghi da foraggio. La pianta del sorgo, sia allo stato giovane che a maturazione lattea o cerosa della granella, si presta assai bene all’alimentazione del bestiame.
- 4 Sorghi da granella. Vengono coltivati per la loro granella che trova utilizzazione per l’alimentazione umana nei paesi in via di sviluppo o per l’alimentazione del bestiame nei paesi sviluppati.

MALATTIE

Avversità meteoriche. Le basse temperature all’inizio della vegetazione sono da temere, anche perché possono accentuare gli attacchi di afidi sulle giovani piantine. L’allettamento non è da temere nelle varietà da granella, che sono molto basse e robuste, mentre costituisce un grave problema per certi sorghi da foraggio di grande sviluppo e per i quali l’allettamento rappresenta un ostacolo gravissimo alla raccolta meccanica.
Avversità crittogamiche. Non sono molto preoccupanti, almeno finché la coltura è poco estesa. Ricordiamo i marciumi delle plantule (Fusarium, Pythium), che si prevengono con la concia delle semente ed evitando semine troppo precoci; i marciumi dello stelo (Fusarium, Macrophomina phaseali, Rhizoctonia solani), il mosaico nanizzante del mais.
Avversità parassitarie. Il primo pericolo è rappresentato dagli insetti terricoli (elateridi e agrostidi) contro i quali va fatta la disinfestazione alla semina.
Gli afidi (Aphis maidis) possono essere assai dannosi quando attaccano le piante giovani. La lotta non è facile quando gli insetti stanno sulla pagina inferiore delle foglie.
In corso di vegetazione danni possono essere causati dalle piramidi (Ostrinia nubilalis, Sesamia cretica) che minano lo stelo.
Nelle regioni meridionali o in caso di semine tardive seri danni sono provocati da due ditteri, la cecidomia (Contarinia sorghicola), le cui larve consumano gli ovari o le cariossidi appena formate, e l’aterigona (Atherigona soccata), che provoca la distruzione dell’apice vegetativo degli steli in fase di levata, provocandone l’arresto della crescita e stimolando l’emissione di germogli di accestimento.
Uccelli. Uccelli diversi, per lo più passeracei, sono un flagello per il sorgo, almeno fino a quando la coltivazione è fatta su limitate superfici. Essi si posano sui panicoli consumando i granelli in formazione, dalla maturazione lattea in poi.

COME PASTURA

Come indicato in precedenza sono proprio i passeracei la specie che viene attratta dai suoi semi.
 
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