ho sentito il buon Jogna venerdì sera, e' sempre un piacere leggerlo.

Azz è vero, il ricercatore ce l'abbiamo già ...è il Botahv !! nessun sarcasmo ovviamente , solo mi ero dimenticato che sei un riceractore scientifico ( biologo ? )
come stai tutto bene ?
Certo che potresti "invitare" più spesso nel Forum un pezzo da 90 come NJP , la sua conoscenza no potrebbe che portare lustro al sito e perchè no anche consiglio a qualche aavv....
ciao
 
Azz è vero, il ricercatore ce l'abbiamo già ...è il Botahv !! nessun sarcasmo ovviamente , solo mi ero dimenticato che sei un riceractore scientifico ( biologo ? )
come stai tutto bene ?
Certo che potresti "invitare" più spesso nel Forum un pezzo da 90 come NJP , la sua conoscenza no potrebbe che portare lustro al sito e perchè no anche consiglio a qualche aavv....
ciao

tutto bene dai, ogni tanto ci sentiamo perche' sto facendo qualche prova alimentare con gli insettivori, e con Jogna ne stiamo parlando da qualche anno.Appena avro' conclusioni valide ovviamente le condividerò con voi....
 

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Allego un articolo di Jogna che mi ha pregato di pubbilicare.
Saluti.

ECOLOGIA DEGLI UCCELLI CACCIABILI - dinamica delle popolazioni
Accorti migratoristi hanno constatato che nel 2011 e in buona parte del 2012 le principali riviste venatorie non hanno dedicato la dovuta attenzione alla caccia, al capanno. Anche il sottoscritto ha, riscontrato delle anomalie, grosso modo, in quel periodo in cui solamente "Caccia e Tiro", rivista che non leggo, mi ha chiesto e pubblicato un articolo riguardante l'alimentazione dei nidiacei delle specie utilizzate ai fini di richiamo. Se ben ricordo, in quel periodo, non mi è stato concesso di pubblicare alcun articolo attinente alla caccia al capanno, fatto inconsueto, meritevole di opportune riflessioni.
Sembra – così mi è stato riferito - che le redazioni abbiano preferito adottare un comportamento cauto, mantenere un profilo basso allo scopo di evitare possibili reazioni da parte di esponenti politici che esternavano una linea di pensiero piuttosto ostile alla nominata pratica.
Attualmente l'atmosfera sembra essere più serena, infatti, tempo fa, là redazione di una delle riviste venatorie più note mi ha offerto l'opportunità di pubblicare un articolo sul cosiddetto "riposo" degli uccelli da richiamo.
Anni fa, è stato trattato per sommi capi, l'argomento inerente alla sostenibilità della caccia al capanno, tema che per gli amatori riveste una importanza fondamentale. Questo comparto della caccia è molto particolare, diverso da, tutti gli altri perché caratterizzato dai singolari aspetti biologici ed ecologici degli uccelli, come è stato appurato sin dal 190 secolo da ricercatori e scienziati di fama indiscussa. E’ avversata solamente da frange estremiste dell' animalismo ma compresa dagli ecologisti veri e razionali la cui filosofia poggia su elementi e criteri di carattere scientifico, che devono essere chiariti sotto ogni punto di vista e diffusi in modo capillare al fine di dissolvere, per quanto possibile, i luoghi comuni fantasiosi che alterano la realtà.
E' unanimemente condiviso che il tasso di riproduzione degli uccelli è talmente elevato da consentire la produzione di un gran numero di giovani superiore a quello necessario a mantenere la stabilità delle popolazioni.
E' l'aspetto più significativo della loro biologia che ha sempre per¬messo loro di ristabilire le consistenze numeriche rapidamente, anche dopo gravi catastrofi naturali. Per questa peculiare caratteristica, dopo un faticoso percorso di circa 40 milioni di anni, sono arrivati sino a noi in più di 9.000 specie.
Nell'ambiente, c'è posto solo per un numero ben definito di soggetti per ogni singola specie. Se viene superato questo limite, aumenta la quantità di coloro che dovranno morire per cause naturali. Se si verifica il contrario, la mortalità dovrà diminuire.
Nel primo caso, la popolazione tende a calare, nel secondo, a crescere. Le condizioni prese in esame, mantenendo l'entità numerica stabile, confermano che le popolazioni vengono regolate dalla loro stessa densità. I giovani in eccedenza per i quali non c'è posto nell'ambiente, vengono comunemente chiamati "surplus dei condannati".
Charles R. Darwin, padre della teoria universalmente accettata, che porta il suo nome, fu il primo ad intuire che una grande quantità di giovani moriva prima di raggiungere la maturità sessuale ed a, rendersi conto della grande importanza di questo fenomeno. Comprese che la sovrapproduzione è la base autentica sulla quale opera l'evoluzione. Dopo lunga ed atten¬ta osservazione, ha rilevato che sopravvivevano solo gli individui più adatti all'ambiente e che i loro discendenti, nel corso di diverse generazioni, tendevano a modificare le loro caratteristiche per adattarsi all’ambiente che cambia.
Questo processo, lungo e complesso, dal quale possono formarsi nuove sottospecie e nuove specie, fu chiamato dallo stesso Darwin "selezione naturale".
Dunque non c' è da preoccuparsi se una specie diminuisce rapidamente dopo un periodo di grandi difficoltà perché si riprenderà in tempi molto brevi. Vanno temute, invece, le alterazioni dell' habitat, sempre pregiudizievoli, in quanto diminuiscono i tassi di riproduzione e soprattutto quello della sopravvivenza. Una modifica dell'habitat, se permanente, inciderà stabilmente sulle consistenze numeriche delle popolazioni.
Gli uccelli si proteggono salvaguardando l'insieme delle condizioni ambientali in cui vivono, non limitando il loro prelievo!
Questo è un concetto molto importante da tenere indebita evidenza e - mi permetto di dire con un po’ di enfasi – va considerato alla stregua di un "dogma".
Esaminando con attenzione la normativa attinente alla protezione della fauna selvatica, emerge che il predetto concetto è stato sottovalutato e, troppo spesso, ignorato.
Dopo questa lunga serie di considerazioni desunte dagli elementi conoscitivi elaborati da autorevoli studiosi, possiamo esaminare il prelievo venatorio, uno dei motivi principali del presente scritto.
La caccia al capanno, secondo quanto stabilito dalla legge vigente, può prelevare solamente una piccola parte del "surplus dei condannati", in un periodo ben definito, quando le popolazioni presentano una elevata densità, prima che la mortalità per cause naturali raggiunga valori significativi.
Secondo le conclusioni a cui sono addivenuti gli ornitologi, il tasso di sopravvivenza varia da una specie all'altra ed oscilla tra il 30% della Cinciarella e il 90% delle specie più longeve. L'indice medio della mortalità si aggira attorno al 50/60%.
A Jean Dorst, studioso e ricercatore di fama mondiale, noto soprattutto per aver studiato a fondo i movimenti migratori degli uccelli, viene attribuita la stima secondo la quale l'entità del prelievo venatorio è. dello 0,02/4%, percentuale prossima allo zero. Minimale rispetto al ricambio annuale. Per di più va tenuto in debito conto che gli uccelli prelevati con la caccia rientrano in quel 50/60% di individui destinati a perire prima del raggiungimento della fertilità. Pertanto la quantità del prelievo venatorio, come è facilmente comprensibile, è del tutto ininfluente sulle consistenze numeriche delle popolazioni aviarie. Rispettando le regole e le precauzioni dianzi evidenziate in ordine all'esercizio venatorio "il numero dei nidificanti non viene intaccato e la, caccia a un tale livello può continuare indefinitivamente".
Questo concetto è stato asserito dal biologo ed ornitologo inglese Christopher Perrins in una delle sue opere principali, intitolata "Birds of Britain and Europe". Il trattato, opportunamente condensato, con la collaborazione di alcuni studiosi, ha permesso la realizzazione di un libro in lingua italiana che espone testualmente l'assunto suddetto e svolge si¬stematicamente ed in modo lineare ed accessibile, le tematiche dell'evoluzione, della biologia e dell'ecologia degli uccelli d’Europa.
E' importante sottolineare che su questo libro, nella quarta pagina, prima di quella del sommario, appare, con tanto di logo, la seguente scritta: ”Raccomandato dalla LIPU - Lega Italiana Protezione Uccelli”.
La affermazione, di assoluto valore scientifico, espressa dal Perrins relativamente al prelievo di uccelli per fini venatori, mai contestata da alcuno, dimostra inequivocabilmente che la caccia al capanno è ecologicamente compatibile. Fa chiarezza in un ambito alquanto confuso nel quale abbondano i luoghi comuni più disparati, dove l'immaginario collettivo è disorientato da percezioni più fantastiche che reali, da analisi e previsioni esageratamente allarmistiche, diffuse con dovizia di mezzi ed irresponsabile leggerezza. Rassicura, con una informazione compiuta, gli ecologisti autentici, quelli che studiano ed operano secondo criteri e valori di carattere scientifico.
In passato la caccia ha rappresentato una fonte primaria di sostentamento per l'uomo durante la condizione di "uomo cacciatore-raccoglitore". Successivamente si è evoluta e, nelle prime civiltà antiche come quella Egizia, ha assunto una importanza di rilievo la caccia agli uccelli, che venne raffigurata nelle pitture murali delle quali ne riporto una (non sono riuscito ad incollare l'immagine) che risale alla 12A dinastia (1991-1771 a.C.).
Nella antica Grecia, assunse il ruolo di attività primaria come la pesca: Senofonte, discepolo di Socrate, la definì “dono di Dio” e Platone lodò senza riserve le attività connesse con l'aucupio. Con le ulteriori trasformazioni è divenuta prima attività accessoria e poi un fenomeno sociale, una pratica ricreativa. La cattura controllata venne esercitata sino a poco tempo fa in Friuli dove, nel 1978, con decreto del Presidente della giunta regionale, venne concesso ai 1459 titolari di impianti funzionanti di catturare 4.647.580 uccelli,
cifra che, al presente, sembra assolutamente fantastica.
Le enormi possibilità di prelievo prese in esame indicano con chiarezza che il legislatore potrebbe concedere ulteriori e cospicui utilizzi di uccelli selvatici per la detenzione amatoriale e ornamentale e per la riproduzione in ambiente, domestico, come stabilito dalla Direttiva CEE 79/409.

Questa, all'art. 9, lett. c), recita: “……..consentire in condizioni rigidamente controllate ed in modo selettivo la cattura, la detenzione o altri impieghi misurati di determinati uccelli in piccole quantità".
Un risoluzione del genere, di indubbio valore sociale, da attuare nel rigoroso rispetto dell’ecologia, rappresenterebbe una soddisfacente risposta alle annose aspettative del composito mondo dell’ornitofilia, auspicata per migliorare e mantenere quella fitta rete di rapporti che, fino dai tempi più remoti, intercorrono tra l’uomo e gli uccelli.


Nicolino Jogna Prat
 
Eccellente disamina , ci fosse un pò più di conoscenza di questo "tipo" tra provincie regioni e ministeri vari ( e perchè no AAVV) e non sempre e solo la solita "campana " avremmo una situazione generale sensibilmente più aderente alla vera realtà e che nulla avrebbe a che fare quanto teorizzato dall'ultramondo animal\talebano; in altre parole ,con una parteipazione ed una considerazione maggiore del vero mondo scientifico (come in Francia) la verità spazzerebbe via la teoria e la menzogna, ma mi sembra di capire che questa cosa non importa a nessuno e che tutti si accontentano che nessuno irrompa troppo del loro "orticello" e si ricordano della caccia solo alla terza domenica di settembre ( sempre lamentandosi , ovviamente).
SVEGLIA SERVONO ALLEANZE CON OGNI BRANCA DEL MONDO SCIENTIFICO !
 
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