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Lombardia: il Carroccio contro i Noa
Il Carroccio contro i Noa: sinergia e personale di “casa”
COLLIO (Brescia) - “Si alla legalità nella caccia e no ai soprusi e alle vessazioni dei nuclei operativi antibracconaggio”. Recitava così il manifesto esposto sabato scorso nel piazzale del municipio dell’alta Valtrompia durante la campagna della Lega Nord che vuole puntare – dice – a difendere la tradizione venatoria senza l’invio delle guardie forestali in arrivo dalla capitale e che creerebbe uno sperpero di denaro pubblico.
C’era lo stato maggiore locale del Carroccio al gazebo di Collio da dove simbolicamente è partita la petizione per chiedere nuove misure in tema di caccia. Tra loro il neo segretario provinciale Fabio Rolfi, i consiglieri regionali Alessandro Marelli e Pierluigi Toscani, il deputato Davide Caparini e il segretario della circoscrizione triumplina Matteo Micheli. E proprio Collio l’anno scorso, tra settembre e ottobre, era stata la meta dell’”Operazione Pettirosso” quando, a turno, due squadre di ventinove membri ciascuna mandate dal ministero erano state chiamate a contrastare il fenomeno del bracconaggio.
“Noi condanniamo quei 4-5 casi di cacciatori che non rispettano la legge e per questo devono essere puniti – ha commentato Toscani – ma non è giusto che per colpa di pochi venga danneggiata l’intera categoria”. E la mente è andata subito anche ai servizi di “Striscia la notizia” che proprio nei giorni scorsi era venuta a Collio e sul Maniva per evidenziare quei casi di caccia illegale. “Molti operatori del Noa si mostrano minacciosi verso i cacciatori e li trattano come se fossero dei delinquenti – è il loro coro unanime – ma noi vogliamo difendere la tradizione del territorio da persone che vengono qui non conoscendo il territorio e presentandosi con fare aggressivo”.
E l’attenzione dei lumbàrd, balzata durante la presentazione della petizione, si è soffermata proprio sui controlli fatti tra le valli bresciane di cui si vogliono conoscere numeri e cifre. A questo proposito, l’on Caparini il 10 ottobre scorso ha presentato un’interpellanza al ministro dell’Agricoltura Saverio Romano per avere un resoconto. Secondo i dati, forniti dai consiglieri leghisti, si spendono circa 50 mila euro per un mese tra vitto, alloggio e lavoro per i trenta operatori chiamati a controllare la situazione nelle valli.
“In Lombardia abbiamo polizie locali e provinciali, il corpo forestale dello Stato e altre autorità che potrebbero fare la stessa cosa dei nuclei antibracconaggio – ha detto Marelli, firmatario con il collega Jari Colla di un’interrogazione alla Regione – ma manca un vero coordinamento a livello centrale che costringe l’arrivo da altre zone”. La soluzione sarebbe una maggiore collaborazione tra le forze di polizia perchè – dicono – le valli bresciane sono già presidiate. “Se ci fosse bisogno di altri operatori da affiancare a quelli già presenti – ha detto ancora Marelli – sarebbe utile un concorso a livello regionale con cui attingere esperti qualificati, residenti sul posto e che conoscono il nostro territorio”. La campagna per la raccolta firme a sostegno della petizione andrà avanti nelle prossime settimane nel resto della provincia.
http://www.ecodellevalli.tv
Il Carroccio contro i Noa: sinergia e personale di “casa”
COLLIO (Brescia) - “Si alla legalità nella caccia e no ai soprusi e alle vessazioni dei nuclei operativi antibracconaggio”. Recitava così il manifesto esposto sabato scorso nel piazzale del municipio dell’alta Valtrompia durante la campagna della Lega Nord che vuole puntare – dice – a difendere la tradizione venatoria senza l’invio delle guardie forestali in arrivo dalla capitale e che creerebbe uno sperpero di denaro pubblico.
C’era lo stato maggiore locale del Carroccio al gazebo di Collio da dove simbolicamente è partita la petizione per chiedere nuove misure in tema di caccia. Tra loro il neo segretario provinciale Fabio Rolfi, i consiglieri regionali Alessandro Marelli e Pierluigi Toscani, il deputato Davide Caparini e il segretario della circoscrizione triumplina Matteo Micheli. E proprio Collio l’anno scorso, tra settembre e ottobre, era stata la meta dell’”Operazione Pettirosso” quando, a turno, due squadre di ventinove membri ciascuna mandate dal ministero erano state chiamate a contrastare il fenomeno del bracconaggio.
“Noi condanniamo quei 4-5 casi di cacciatori che non rispettano la legge e per questo devono essere puniti – ha commentato Toscani – ma non è giusto che per colpa di pochi venga danneggiata l’intera categoria”. E la mente è andata subito anche ai servizi di “Striscia la notizia” che proprio nei giorni scorsi era venuta a Collio e sul Maniva per evidenziare quei casi di caccia illegale. “Molti operatori del Noa si mostrano minacciosi verso i cacciatori e li trattano come se fossero dei delinquenti – è il loro coro unanime – ma noi vogliamo difendere la tradizione del territorio da persone che vengono qui non conoscendo il territorio e presentandosi con fare aggressivo”.
E l’attenzione dei lumbàrd, balzata durante la presentazione della petizione, si è soffermata proprio sui controlli fatti tra le valli bresciane di cui si vogliono conoscere numeri e cifre. A questo proposito, l’on Caparini il 10 ottobre scorso ha presentato un’interpellanza al ministro dell’Agricoltura Saverio Romano per avere un resoconto. Secondo i dati, forniti dai consiglieri leghisti, si spendono circa 50 mila euro per un mese tra vitto, alloggio e lavoro per i trenta operatori chiamati a controllare la situazione nelle valli.
“In Lombardia abbiamo polizie locali e provinciali, il corpo forestale dello Stato e altre autorità che potrebbero fare la stessa cosa dei nuclei antibracconaggio – ha detto Marelli, firmatario con il collega Jari Colla di un’interrogazione alla Regione – ma manca un vero coordinamento a livello centrale che costringe l’arrivo da altre zone”. La soluzione sarebbe una maggiore collaborazione tra le forze di polizia perchè – dicono – le valli bresciane sono già presidiate. “Se ci fosse bisogno di altri operatori da affiancare a quelli già presenti – ha detto ancora Marelli – sarebbe utile un concorso a livello regionale con cui attingere esperti qualificati, residenti sul posto e che conoscono il nostro territorio”. La campagna per la raccolta firme a sostegno della petizione andrà avanti nelle prossime settimane nel resto della provincia.
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