Re: Piante di buttata

ZICCHIO71 ha scritto:
phablo.p ha scritto:
diego penso siano quelle le cose interessanti ,oltre ad un po di cultura classica sulle piante abitualmente presenti nei capanni inserire un po di tecnice di manutenzione ..
potature trattamenti,antiparassitari ,concimazioni ..
ovviamente solo per le varieta principali, senno servirebbe l'enciclopedia treccani

Perfetto e aggiungerei anche quali caratteristiche deve avere la pianta per essere una buona buttata....

...deve essere al posto giusto.........nient'altro, puoi coltivarle, potarle come vuoi, ma se non si trovano nella posizione giusta e piacere agli uccelli, nisba.

Anche se anch'io, al momento, non vedo cosa si possa dire, per provare si potrebbe aprire un nuovo post e vedere come va, se prendesse piede lo inseriremo come argomento in primo piano, come piante da pastura od i vari allevamenti.

Maurizio
 
Re: Piante di buttata

la mia pianta di buttata e' un platano di 30 mt,tutti li vanno,devo aguzzare la vista e sparare che siano dove li ho visti entrare,diciamo che 8 su 10 li azzecco
 
Re: Piante di buttata

entra48 ha scritto:
la mia pianta di buttata e' un platano di 30 mt,tutti li vanno,devo aguzzare la vista e sparare che siano dove li ho visti entrare,diciamo che 8 su 10 li azzecco
aa bene molto meglio così...se vieni da me devi portarti un tubone di unguento
e spalamarlo sul (cupì) collo.. [rire.gif]
ciao
 
Re: Piante di buttata

bravo roberto !!
carpino ottima pianta il sogno di molti capanni ..
io sfortunatamente di piante come si deve nn ne ho al capanno .tt abbastanza piccole e mezze secche ..
anche quest'anno ne ho piantate alcune ,romelie, querce,e un pino argentato alte 4/5 m .ma hai voglia che crescano ....tra 20 anni forse avro pure io i problemi a guardare in su .. [Trilly-77-24.gif]
 
Re: Piante di buttata

ANCHE PER ME è UNA BUONA IDEA PROVARE Anche se credo non ci sia un gra che da dire....piante perfette messe nel posto sbagliato non sono un gra che mentre piante mediocri messi nel posto giusto sono proprio delle grandi piante di buttata!
 
Re: Piante di buttata

Turdus ha scritto:
ZICCHIO71 ha scritto:
phablo.p ha scritto:
diego penso siano quelle le cose interessanti ,oltre ad un po di cultura classica sulle piante abitualmente presenti nei capanni inserire un po di tecnice di manutenzione ..
potature trattamenti,antiparassitari ,concimazioni ..
ovviamente solo per le varieta principali, senno servirebbe l'enciclopedia treccani

Perfetto e aggiungerei anche quali caratteristiche deve avere la pianta per essere una buona buttata....

...deve essere al posto giusto.........nient'altro, puoi coltivarle, potarle come vuoi, ma se non si trovano nella posizione giusta e piacere agli uccelli, nisba.


Maurizio

Però c'è da dire che, come sarà capitato anche a voi, spesso accade che tra due piante anche vicinissime tra loro i tordi prendono sempre la stessa e addirittura lo stesso ramo....
 
Re: Piante di buttata

ottima descrizione del "carpen"...purtroppo io ne piantai 2 grossi come un manico di scopa almeno 22 23 anni fa stesso terreno di dove nascono altri ed ora sono grossi si e no come il manico del piccone...e alti poco + di 3,5 mt...(da anni il capanno è in uso ad altri) per cui Paolo forse 20 anni nn bastano...stesso giorno piantai anche il carpino nero(taera) e un ciliegio selvatico + o - stessa dimensione ora sono passato di li e ho visto che uno dei due è stato tagliato cma sono circa 13 14 cm...e alti 6 7mt
vedete un po voi..
ciao
 
Re: Piante di buttata

francesco70 ha scritto:
Non sò se è mai stato proposto da nessuno, ma a me piacerebbe, come esiste "piante da pastura", fare un topic sulle piante di buttata.
E' utile conoscere le varie piante, le foto, le dimensioni, il terreno dove crescono, l'altitudine, la velocità di sviluppo, il bisogno di acqua, la bontà come buttate, le malattie ecc.
A me vengono in mente querce, olmi, salici, pioppi, frassini, faggi, abeti, ciliegi, sorbi, castagni, meli, peri, mandorli, carpini ecc. ecc.
non sarebbe male fare una scheda per ogni pianta, magari con l'aiuto di qualche esperto (ogni riferimento a r..75 è puramente casuale [Trilly-77-24.gif] ).
che ne dite?
ciao mi trovi d'accordo,è un argomento interessante,specialmete sulla coltivazione
della loro forma ,modalità di potature ecc....
avevo aperto anch'io un argomento.:accessori e tecniche ma nn ha preso [anzioso.gif]
e si che ce ne sono ......
speriamo...
 
Buonasera. Scusate l'introduzione. C'è un modo per fare a degli olmi (le mie iante di buttata) meno foglia? Purtroppo sono al 12 metri e non si possono potare fino in cima (il cestello non ci può arrivare causa strada sterrata molto dissestata).
 
Re: Piante di buttata

Bravo Roberto e grazie del tuo contributo! [eusa_clap.gif]
non hai mica qualche foto da mettere?
non so se nasce il carpino negli appennini, noi usiamo soprattutto querce in pianura-collina e faggi-abeti in montagna.
ciao
 
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Non sò se è mai stato proposto da nessuno, ma a me piacerebbe, come esiste "piante da pastura", fare un topic sulle piante di buttata.
E' utile conoscere le varie piante, le foto, le dimensioni, il terreno dove crescono, l'altitudine, la velocità di sviluppo, il bisogno di acqua, la bontà come buttate, le malattie ecc.
A me vengono in mente querce, olmi, salici, pioppi, frassini, faggi, abeti, ciliegi, sorbi, castagni, meli, peri, mandorli, carpini ecc. ecc.
non sarebbe male fare una scheda per ogni pianta, magari con l'aiuto di qualche esperto (ogni riferimento a r..75 è puramente casuale [Trilly-77-24.gif] ).
che ne dite?
 
Re: Piante di buttata

signori l'idea è molto bella e utile ..bisogna armarsi di buona volonta e pazienza ...e piano piano inserire le varie schede ..se ne mettiamo una per ognuno di noi interessati ,in breve tempo si puo creare una bella lista di piante ,alcune ci sono gia nella sezione piante da pastura bisogna solo continuare ad inserire .. [up.gif]
 
Re: Piante di buttata

Alt, fermi tutti...la sezione piante da pastura è stata aperta con il chiaro scopo di fornire schede e informazioni esclusivamente per quelle piante e/o arbusti utilizzabili al capanno per quello scopo.
Non avrebbe senso utilizzare tale sezione anche per inserire piante che non hanno nulla a che vedere con l'argomento in questione.
 
Re: Piante di buttata

Diego ha scritto:
Alt, fermi tutti...la sezione piante da pastura è stata aperta con il chiaro scopo di fornire schede e informazioni esclusivamente per quelle piante e/o arbusti utilizzabili al capanno per quello scopo.
Non avrebbe senso utilizzare tale sezione anche per inserire piante che non hanno nulla a che vedere con l'argomento in questione.

deve essere una sezione aggiuntiva, quelle da pastura sono una cosa quelle da buttata devono avere una sezione loro .. piante da buttata..o...
 
Re: Piante di buttata

Scusate ma sulle piante di buttata (normalmente piante che per raggiungere tale scopo necessitano di anni di crescita) di cosa vorreste parlare? non riesco a capirne l'utilità...discorso diverso sarebbe la questione della potatura e le tecniche di mantenimento degli impianti arborei.
 
Re: Piante di buttata

diego penso siano quelle le cose interessanti ,oltre ad un po di cultura classica sulle piante abitualmente presenti nei capanni inserire un po di tecnice di manutenzione ..
potature trattamenti,antiparassitari ,concimazioni ..
ovviamente solo per le varieta principali, senno servirebbe l'enciclopedia treccani
 
Re: Piante di buttata

Anche io ho un basso seccone naturale nel capanno temporaneo, è un salice secco, sbuca da un grosso groviglio di rovi, il 90% dei merli mi fà capolino proprio li, e allora [5a] [5a] (poi per riprenderli ci vuole tanta pazienza ma se taglio i rovi addio merli...).
ciao
 
Re: Piante di buttata

phablo.p ha scritto:
diego penso siano quelle le cose interessanti ,oltre ad un po di cultura classica sulle piante abitualmente presenti nei capanni inserire un po di tecnice di manutenzione ..
potature trattamenti,antiparassitari ,concimazioni ..
ovviamente solo per le varieta principali, senno servirebbe l'enciclopedia treccani

Perfetto e aggiungerei anche quali caratteristiche deve avere la pianta per essere una buona buttata....
 
Re: Piante di buttata

LA QUERCE

Tra gli alberi più maestosi e tradizionali, le querce sono diffuse in tutta Europa, ed il genere conta circa quattrocento specie; molte di queste sono presenti anche in Italia allo stato selvatico. La maggior parte delle specie di quercia sono grandi alberi, che possono raggiungere anche i 50 metri di altezza, ma esistono anche specie più contenute, che si mantengono al di sotto dei 10 metri di altezza, ed altre che hanno uno sviluppo arbustivo.
Tipicamente le querce presentano foglie coriacee, sempreverdi, di colore verde scuro, con la presenza di alcuni lobi; esistono però specie con fogliame ovale o lanceolato. Il frutto della querciaè la ghianda, una bacca sovrastata da squame o da un piccolo cappello legnoso o semilegnoso; anticamente le ghiande venivano utilizzate per l'alimentazione animale.
Lo sviluppo delle querce è molto ampio e lentissimo; questi alberi di estrema bellezza vengono spesso collocati nei parchi cittadini, e la loro resistenza alle intemperie e al clima avverso le rende ultimissime nelle alberature stradali.

Coltivare le querce

Nei giardini italiani trovano posto generalmente le specie autoctone, di estrema bellezza; quindi possiamo posizionare senza problemi questi alberi in giardino, poichè perfettamente resistenti al freddo ed al clima italiano. Esistono sicuramente alcune specie più adatte ai giardini del nord Italia ed altre più adatte al sud, in ogni caso si tratta di piante resistenti alle malattie, e che richiedono poche cure.
I giovani esemplari vanno curati più delle piante a dimora da tempo, ovviamente; non appena poste a dimora le querce spesso necessitano di un tutore, in modo che il vento non vada a scalzare il pane di radici ed anche per favorire uno sviluppo ben eretto del fusto. Dopo aver posto a dimora la pianta mescoliamo al terreno del concime organico ben maturo ed annaffiamo. Ricordiamo che gli alberi sviluppano un ampio apparato radicale, che permette loro di sopportare freddo e siccità; ovvio che un albero da pochi mesi a dimora non ha ancora sviluppato tale apparato radicale, quindi vigiliamo per evitare che la piante venga sottoposta ad eccessivo stress vegetativo: annaffiamo il terreno durante periodi di siccità prolungati, e forniamo del concime ogni 3-4 mesi, sotto forma di concime organico o di concime granulare a lenta cessione. Dopo alcuni anni la pianta sarà perfettamente stabilizzata e tenderà ad accontentarsi delle piogge, senza necessitare di ulteriori cure.

Alcune curiosità

Le querce vengono tutt'ora coltivate in grande scala soprattutto per il legno pregiato; tutti infatti ricordano sicuramente che le botti in cui si fanno invecchiare vini e liquori vengono prodotte con il legno di rovere, una delle specie più diffuse e maestose di quercia.
Le grandi piante di quercia generalmente non sono soggette a parassiti o malattie, o quantomeno non soffrono pe infestazioni gravi; quando invece si tratta di piccoli esemplari, o di bonsai, facciamo molta attenzione alle malattie fogliari, quali odio, ticchiolatura o ruggine, che possono rapidamente causare il deperimento dell'intera pianta.


Storia delle querce europee

Lo scienziato francese Antoine Kremer ha dimostrato tramite lo studio dei geni delle querce[1] e dei pollini fossili che durante l'ultima Era glaciale le popolazioni di Quercus sono state confinate in tre zone rifugio situate in Spagna, Italia e nei Balcani per poi ricolonizzare il territorio del Continente europeo.
L'area attuale era già occupata a partire da 6.000 anni a. C.. Il confronto dei dati genetici e dei dati palinologici hanno determinato le vie di colonizzazione intraprese dai vari lignaggi. I rilievi ed in particolare le Alpi hanno a volte rallentato o deviato l'avanzata ma la traiettoria sud-nord è resa costantemente visibile. In questo modo le querce rifugiatesi nella Penisola iberica hanno colonizzato tutta la zona situata ad ovest[2], ed in maniera esclusiva le isole britanniche. Le querce rifugiatesi in Italia e nei Balcani sono progredite verso l'Europa orientale e la Russia.
Dall'analisi palinologica è emerso un dato sorprendente che riguarda la velocità di questa progressione, in media le querce sono avanzate di 380 m all'anno, con delle punte massime di 500 m all'anno in certi periodi[3].

Querce in Italia

Sottogenere Quercus, sezione Quercus. Stili corti; ghiande mature in 6 mesi, dolci o leggermente amare; interno della cupola della ghianda glabro.

Quercus ilex (it.: leccio o elce), albero sempreverde maestoso, tipico delle zone submediterranee o mediterranee meno torride. Può raggiungere in condizioni ottimali i 20-30 m di altezza e si può trovare dalle macchie costiere fino in montagna (sull'Etna fino a 1800 m).
Quercus petraea (it.: rovere), grande specie decidua, dal portamento regolare e chioma assai folta. Comune in tutte le regioni d'Italia (eccetto in Sardegna).
Quercus pubescens (it.: roverella), è la specie più diffusa in Italia, assente solo in Pianura padana e altre pianure alluvionali. Specie molto rustica, nelle zone settentrionali preferisce comunque zone protette dal freddo. Quercia decidua (ma spesso mantiene le foglie marroni anche d'inverno) di medie dimensioni a crescita è molto lenta, vive in genere 200-300 anni ed è tipica dell’Europa centroccidentale. Alcuni esemplari possono raggiungere età molto più avanzate: la roverella che vegeta a Tricarico, in località Grottone, ha un'età stimata di 613 anni,un tronco di 6,43 metri di circonferenza ed un'altezza di circa 20 metri; è inserita nell'elenco dei monumenti naturali (alberi padri) della regione Basilicata[4].
Quercus robur (it.: farnia), grande quercia decidua, più frequente nelle zone settentrionali e più rara nel Sud, si differenzia dalla rovere soprattutto per i lunghi peduncoli delle ghiande, le foglie sessili e il portamento più irregolare. Alcuni autori considerano Q. petraea, Q robur e Q. pubescens come tre sottospecie o varietà di un'unica specie.
Sottogenere Quercus, sezione Mesobalanus. Simile al precedente: stili lunghi, ghiande mature in 6 mesi, dolci o leggermente amare; interno della cupola della ghianda glabro.

Quercus frainetto (it.: farnetto), specie decidua a rapido accrescimento, comune al Centro-Sud, ha foglie più grandi delle altre querce italiane, lobi più profondi e margini paralleli.
Quercus pyrenaica (it: quercia dei Pirenei), specie decidua con foglie dal colore verde intenso e lobi profondi e stretti; si trova nelle zone più miti del Piemonte.
Sottogenere Quercus, sezione Cerris. Stili lunghi, ghiande mature in 18 mesi, molto amare; interno della cupola della ghianda glabro o leggermente peloso.

Quercus calliprinos (it: quercia di Palestina), alberello sempreverde simile a Q. coccifera ma più alto e con peluria sugli amenti maschili e sui rami giovani. In Italia è presente in Basilicata, Puglia e nella parte meridionale della Sicilia
Quercus cerris (it.: cerro), specie decidua e a rapida crescita, originaria delle regioni sudorientali dell’Europa ma molto diffusa anche in Italia; è una pianta maestosa dalla chioma ovoidale, molto decorativa; il legname non è particolarmente pregiato.
Quercus coccifera (it.: quercia spinosa), diffusa solo in Liguria occidentale, in Sicilia e Sardegna, sempreverde, a portamento arbustivo (non supera i 2 m d'altezza).
Quercus suber (it: sughera), specie sempreverde dall'aspetto simile al leccio, è invece botanicamente più vicina al cerro. Poco tollerante verso il freddo preferice le coste tirreniche e soprattutto la Sardegna; la corteccia è caratteristica e ricopre sia il tronco sia le maggiori ramificazioni; scortecciando periodicamente il tronco, si ricava il sughero che si riforma dopo qualche tempo.
Quercus trojana (it: fragno), specie semisempreverde e arbustiva diffusa solo nel Salento e in Basilicata.

Legname

I legnami più pregiati di quercia sono generalmente chiamati rovere senza distinguere tra le specie botaniche. In enologia si preferiscono le seguenti varietà:
rovere di Francia (Q. petreaea) con produzioni ad Allier, Argonne, Borgogna, Nevers, Alvernia (Tronçais) e sui Vosgi, con caratteristiche differenti da zona a zona ma comunque ben bilanciato in tannini e aromi;
rovere del Caucaso (Q. petraea), del tutto simile a quello di produzione francese ma dal prezzo leggermente più basso;
rovere di Slavonia (Q. robur), grana del legno media, medio livello di tannini e pochi aromi;
rovere del Limosino (Q. robur), grana del legno grossa, molti tannini e pochi aromi; usato per lo Chardonnay e il brandy;
rovere del Portogallo (Q. garryana, d'origine americana); media grana del legno, buon aroma e prezzo molto economico.

Come buttata

La querce è considerata una delle migliori piante di buttata, almeno per gli appostamenti di collina e pianura del centro sud.
i pregi sono la notevole mole, il legno resistente alle fucilate, le foglie piccole che non nasconono gli uccelli e che rimangono verdi fino a tutto ottobre. Inoltre resistono in pianta fino a dicembre-gennaio quando tutte le altre a foglie caduche le hanno perse.
 
Re: Piante di buttata

Scusatemi se scrivo solo ora ma il tempo mi è nemico!
Volevo dare il mio piccolo contributo se mi è concesso. Ditemi cosa ne pensate.

CARPINO BIANCO

Iniziamo col prendere in esame la pianta che nella storia dell' uccellagione assieme al faggio è stata la piu' utilizzata per la costruzione dei roccoli: Carpino Bianco.
E sono proprio le sue caratteristiche, la sua malleabilità e la ottima sopportazione delle potature ad averne determinato la scelta nella costruzione degli impianti di cattura.
Quando si costruivano le strutture portanti del roccolo infatti, dopo aver costruito lo scheletro in legno (solitamente era di castagno), si piantava per ogni palo una piantina di carpino per far si che crescendo quest'ultimo andasse a coprire i pali con il suo fogliame verde e fitto. Dove c'era l'esigenza il carpino veniva delicatamente piegato e quindi legato per fargli prendere quella piega che avrebbe mantenuto per sempre.
Nonostante le continue severe potature il carpino con la pazienza di un mulo ricominciava inperterrito la propria crescita; più le potature erano severe anzi e più esso sviluppava una fitta chioma sui rami rimasti.
Vi è da dire che con il passare degli anni una volta raggiunta la forma voluta dal cacciatore, le successive potature si trasformano in piccoli ritocchi sempre meno invasivi e la pianta sembra trovare un sui equilibrio e cresce sempre meno vigorosamente facendo solo piccoli ricacci annui.
D'ora in avanti spetta alla bravura di chi con pazienza effettua i tagli il compito di conservare quello che in decine di anni si è costruito: ed è in estate che avviene la cosidetta "potatura verde". Tagliando i rami per tenere in ordine la pianta si stimola quest' ultima a produrre prima dell'autunno delle nuove foglie fresche che andranno a rinverdire e infoltire la struttura.
In passato questa operazione iniziava molto presto (giugno/luglio) e poteva durare anche un mese e se non interveniva la mano esperta di un professionista esterno chiamato all'occorrenza, era lo stesso uccellatore che, partendo per le "vacanse" iniziava il periodo dell'uccellagione proprio con la potatura del roccolo per poi fermarsi per la stagione dell'uccellagione.
La longevità di questa pianta e la lentezza nella crescita hanno fatto si che ancora oggi strutture vecchie di centinaia di anni se ne stiano li a far mostra di se lungo i crinali dei nostri monti.
Ma non va certamente pensato che senza le cure costanti e le pazienti potature queste piante rimangano intatte e si conservino: bastano infatti 4-5 anni per veder distrutto il lavoro di una vita.
Ora poichè della antica pratica dell'uccellagione non è rimasto quasi più nulla e le poche strutture arboree rimaste sono utilizzate per la caccia, sempre più spesso capita di veder tagliare questi vecchi storti alberi per far posto a nuove piante di buttata.
Ecco, appunto, la caccia: torniamo a noi.
Il carpino bianco per la caccia ha bisogno di avere almeno una decina di anni per potervi sparare senza creare danni notevoli. Una volta indurito il legno e data una certa forma esso si presta benissimo all utilizzo come pianta di buttata.
Lasciando più o meno verde all'interno il cacciatore seleziona le specie che vuole andare a insidiare.
Se nel folto entreranno prevalentemente tordi e merli, sul seccone posizionato per non rovinare le cime dell'albero saliranno dal fringuello al sassello come il frosone e la cesena.
Ed essendo il carpino una pianta che non lascia cadere tutte le foglie in autunno ma ne conserva una parte tutto l'inverno fino alla germinazione primaverile, sarà una delle piante più ricercate in inverno qualora attorno a lui ci fossero solo piante spoglie.
Per la potatura come detto prima sta al cacciatore scegliere quanto farla drasticamente. Quello che pero' va rispettata è sicuramente la scelta dei rami che formeranno la struttura. Il carpino infatti tende a pollonare in verticale e specie all'inizio si dovranno legare quei rami giovani che formeranno l'impalcatura della pianta. Se la pianta non è troppo giovane non si hanno particolari problemi nell'arrampicata in quanto il suo legno è resistente e flessibile.
Una nota importante va alla legatura dei secconi. Il carpino non soffre particolarmente l' utilizzo del fil di ferro ma se si lascia quest'ultimo troppo a lungo si rischia che la pianta lo avvolga e allora non sarà più possibile toglierlo. E meglio quindi sostituirlo ogni 2-3 anni (cosa che avviene comunque visto che si va a cambiare i secchi). Non essendo un albero monoconico (come abete o ciliegio) si avranno un po' di problemi con il fissaggio dei secchi. Un buon palo lungo aiuterà a fissare questi ultimi.
Che dire unico neo la crescita lenta ma per il resto è il sogno di ogni capannista!


P.S.
Per i Tiroavolisti della Domenica leggere bene:

"Ma non va certamente pensato che senza le cure costanti e le pazienti potature queste piante rimangano intatte e si conservino: bastano infatti 4-5 anni per veder distrutto il lavoro di una vita."

Contate quindi:
le Domeniche da qui all'apertura 7
togliete le ferie con la morosa -1
togliete quella in cui piove -1
togliete quella che nascon i funghi -1
togliete pure il ferragosto -1
togliete una per andare da Paolo -1

Totale domeniche rimaste 2
 
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