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Re: Laquan...in difesa di noi tutti cacciatori!

Vi prego gentilmente di non rispondere a questo mio post e chiedo agli amministratori del forum, se lo reputano necessario, di cancellarlo. Ho risolto la diatriba con Enzo e non vorrei altre discussioni. Grazie.
 

Laquan

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Questo è quello che ha scritto un ns. utente:

Chi vuole detenere/portare un'arma, deve munirsi di concessione/autorizzazione di Polizia, e deve dimostrare in ogni momento una sana condizione psicofisica. Chi vuole manifestare il suo pensiero, lo può fare liberamente e non deve dare conto a nessuno, perché e' la Costituzione che glielo garantisce, fermo restando che deve rispettare le regole che il Tulps gli impone.
Quindi, non assimilerei in nessun modo i due concetti.
Nell'espressione di parola e del pensiero, l'alcolizzato vale quanto un astemio.
Art.21 della Costituzione.
« Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

...e di seguito la mia risposta!

Tutto esatto, o meglio, come dovresti ben sapere, la libertà concepita dall'art.21 della Costituzione ha diversi limiti; le opinioni che si possono esprimere devono sicuramente avere un "filtro" perchè non è concepibile esprimere tutto quello che ci passa per la testa pubblicamente pensando di non andare incontro a conseguenze. Il concetto di diritto deve necessariamente coesistere con il concetto di "limite" nell'ambito dell'ordine pubblico. Le varie sfere giuridiche, limitandosi tra loro, cercano di mantenere quell'equilibrio in grado di mantenere la convivenza civile ordinata. È quindi da escludere che la Costituzione enunciando il diritto di libera manifestazione del pensiero, voglia consentire quelle attività in grado di turbare la tranquillità e l'ordine pubblico, non sottraendo così alle forze dell'ordine la funzione di prevenzione dei reati. La violazione come "dignità" dà luogo all' "ingiuria" (ex. art.594 del Codice Penale) e la violazione alla reputazione dà luogo alla "diffamazione".
La libertà di manifestazione del pensiero incontra pertanto due tipi di limiti:

- un limite cosìddetto esplicito, previsto dall'ultimo comma dell'art.21, ovvero il buon costume.
- una serie di limiti cosìddetti impliciti, derivanti dall'esigenza di tutelare altre libertà costituzionali (onore, reputazione, riservatezza).

L'offesa all'altrui reputazione (più di una volta ci siamo sentiti urlare la parola "ASSASSINI"), nel caso di diffamazione a mezzo stampa o radiotelevisione, può essere impugnata sia in ordine al contenuto sia in ordine alle modalità con le quali la notizia è stata diffusa poichè è stato deciso dalla giurisprudenza che può essere ritenuta offensiva la notizia in sè stessa come anche l'indulgenza in particolari o descrizioni tali da coinvolgere i sentimenti o la sfera emozionale del soggetto fino a concretizzare una vera e propria offesa alla reputazione.

Tutto ciò porta a un sistema diversificato di rimedi (condanna penale del giornalista, risarcimento del danno, sequestro della pubblicazione in via preventiva, applicazione delle sanzioni disciplinari da parte del competente Consiglio d'Ordine).

Ricordiamo ai giornalisti che la "penna" è un bisturi e non andrebbe usata come una zappa come spesso accade.

A conclusione ribadisco il mio "motto" satirico "...a picco e pala" e mi informerò se lo stato di "sana condizione psicofisica" dobbiamo averla solo noi cacciatori o devono averla anche gli svariati inviati appartenenti a queste Associazioni Ambientaliste le quali hanno il potere di svolgere un controllo su tutti noi con poteri sanzionatori che portano purtroppo anche a conseguenze penali.

La parola di un alcolizzato non vale assolutamente come la parola di un "non alcolizzato" (concetto molto diverso da "sobrio" perchè anche un alcolizzato può essere talvolta "sobrio") quindi prima di parlare di certi argomenti bisognerebbe conoscerli approfonditamente. L'alcolizzato è per natura o condizione un "bugiardo patentato" dato che mente anche a sè stesso e io personalmente non prenderei come Vangelo la sua "libertà di parola".
Attenzione a quello che diciamo!
 
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