Re: Si fa quel che si può!
Si fa quel che si può-
Che belle parole, sanno di tempo ritrovato di saggezza personalizzata con una visione ottimale delle cose, degli eventi dettati dalla contemporaneità, in sostanza quando l'impegno è massimo i risultati sono eccellenti. L'atmosfera è quella giusta e il cibo da sempre ritenuto importante soprattutto in ambito sociale è confronto e dialogo se vogliamo fra sacro e profano e la mescita frequente e illuminata favorisce questioni spinose civili, filosofiche , artistiche e soprattutto venatorie, di fatto un convito che dalla Bibbia a Dante fino ai giorni nostri rappresenta quella "conoscenza" che rafforza i legami. Se dico pappardelle (da pappare) parlo di tradizione toscana che il pensiero abbina subito a quel "selvatico per eccellenza" dal gusto corposo, si la lepre che ha avuto la sfortuna di incrociare il mirino del fucile, fatta in umido accompagnata da rape saltate, è stata evasa una precisa richiesta. Il forno occupato da una sfortunata fagian-a lardellata che giunta a metà cottura ha ricevuto la compagnia di patate tagliate a tocchi, mentre sul taglire un radicchio multicolore il verde pan di zucchero, il lungo treviso, il tondeggiante chioggia fino al variegato tagliati finissimamente si prestavano all'accompagnamento. La piacevole novità per i commensali ospiti è stata il tegame dei tordi al latte che abbiamo avuto la fortuna di incarnierare la cui salsa a sentir loro era molto buona ma poca e dire che è servito un litro di latte. I giovani lo sappiamo imparano presto e bene e il girarrosto concilia anche i più esigenti di loro, con pezzi piccoli e disossati: metà salciccia, peperone, coniglio, peperone, pollo, peperone, scamerita peperone, riconiglio e via ........... viene 4 spiedi di 50 cm via sul caminetto per circa due ore vicino alla fiamma-brace, peperone rosso non del campo ma di quelli esagerati croccanti tagliato a quadretti per confinare i sapori nel loro stato. Tornando alla trilogia mangiare, conversazione e bere ci siamo avvalsi di un giovane emarginato dal quantitativo, di quelli che restano fuori pure se nel disciplinare, una selezione etica moderna che ha risolto con il suo fratello maggiore di un anno la questione spumeggiante, lo so che il brunello con i suoi sentori ecc. ecc. ma preferirei essere giovane anche io che parlare oggi di tannico. Un tirami su di produzione familiare che non ha tirato su per niente, (penso fatto su richiesta) ha eluso la tradizione e un Berlucchi cuveé brut e un Tenimenti Dogali di Conegliano extra dry sono stati degni accompagnatori. Caffé Nocino del 2009 e tu sai di cosa parlo, maraschino, cedrino, fragolino, ancora nocino in ordine sparso aiutavano le parole le parole le parole sempre più disinibite, non so forse è questo il vero messaggio natalizio, la Speranza fede della nostra dottrina venatoria. Claudio io le cartucce non le ricordo, erano del cal.12 e adatte, fra cacciatori poche parole e buone, per me le cartucce sono tutte buone, poi ci sono anche meglio, ma preferisco non entrare nel campo della mediocrità intesa come tarli della mente, sappiamo come essi si nutrono della polpa celebrale riducendo purtroppo il tutto a verità personali ad annunciazioni, a quantità e conteggi che fanno dare i numeri, la caccia è un' altra cosa e balisticamente parlando sento la mancanza di un grande Tino (se ci sei batti un colpo) saluto te e tutti i fruitori di questi scritti Augurandogli un Sereno 2018, che bello il Natale.