La storia del noce ha origine nella notte dei tempi, ricordata nella bibbia nei versi del Cantico dei cantici:
"sono sceso nel giardino delle noci,
per osservare i frutti delle convalli...."
Un albero che ha ispirato molto la fantasia popolare arricchendolo di leggende e superstizioni, spesso così conosciute e così ingiuste, che dire è una pianta pregiata (e lo è stata da sempre) i suoi frutti un prelibato companatico, il legno uno dei migliori ma il suo grande valore lo acquista in ambito venatorio, il secco è di noce per antonomasia, le foglie a macerare con le reti imbrogliano anche l'uccello più astuto, la nocetta considerata povera dagli invidiosi, una iniziazione che con il suo fascino abbiamo fatto i conti almeno noi brizzolati e per finire il nocino. Con la primavera si possono arricchire le "cantine" consentite ad uso famiglia sono quelle cose che tradizionalmente valgono ancora la pena in fondo minima. Il noce è una pianta straordinaria e le sue drupe un po acerbe e con il mallo sono la materia prima indispensabile, poi per me servono 4 etti di zucchero ma sono dettagli personali che non fanno testo, ciò che fa testo invece sono gli effetti benefici che questa bevanda come altre che noi facciamo hanno sull' anima e sul corpo, specialmente sulle digestioni "difficili" dovute a occasioni sono risapute, essendo ricco di acido gallico e quindi tonico, digestivo e contro i disturbi del fegato, naturalmente bevuto in modesta quantità. E' preferibile per chi ha la fortuna di avere diverse annate consumare sempre quello più vecchio, più denso che acquista una corposità straordinaria, ogni anno che passa si spoglia piano piano della sua vigoria alcolica come sa fare una amante coinvolgente e veramente complice. Se poi uno nella fiasca dove sono rimasti i malli ha l'accortezza di aggiungere un tot di acqua a piacere e magari la imbottiglia dopo un anno di questi tempi che poi servono le fiasche, viene fuori un surrogato che io ho chiamato nocettino una parola che vorrebbe significare tante cose, soprattutto il piacere di vivere.