La pasta al pomodoro un po' di storia...........

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[h=2]Pasta al pomodoro e gli altri condimenti[/h]
taccuini storici.it
A cavallo fra Sette e Ottocento la pasta veniva ancora comunemente condita con il formaggio, come testimonia Goethe nel suo “Viaggio in Italia”, ma sarà proprio in questo periodo che farà la sua comparsa il gioiello rosso.
Il padre della pasta con il pomodoro nell’odierna accezione è stato Pellegrino Artusi, ma il primo documento che ne attesterebbe l’uso alimentare è il “Lo scalco alla moderna” diAntonio Latini del 1692-4, dove lungi dall’essere associato alla pasta è utilizzato per insaporire altre verdure.
La prima ricetta di salsa di pomodoro è quella contenuta nel “Cuoco galante” di Vincenzo Corrado, consigliata per arricchire carni e pesce, e caratterizzata oltre che dalla presenza di poco olio, da quella di cannella e chiodi di garofano.
Il primo cuoco che propose una salsa di pomodoro in abbinamento alla pasta fu Antonio Nebbia autore nel 1779 del “Cuoco maceratese” nel quale tra l’altro è contenuta anche la celebre ricetta dei vincisgrassi.
Del tutto simile a quella elaborata dal Nebbia è la ricetta di Ippolito Cavalcanti, che indica di preparare i vermicelli con lo pommodoro.
Anche se per gli odierni cultori del buongusto, il condimento che più esalta il sapore della pasta sarebbe un semplice filo d’olio, noi vogliamo riportare i condimenti ritenuti diffusamente ideali:
-pasta lunga e sottile (tipo spaghetti), sughi a base di olio, evitando di appesantirli con il formaggio;
-pasta lunga di calibro più grosso (tipo vermicelli) sughi densi e corposi, come quelli legati con burro, panna o grasso di maiale;
-pasta corta media (tipo penne) burro o olio;
-pasta corta grossa (tipo rigatoni) sia sughi a base di verdure, che intingoli più robusti.
Nell'elencare i magnifici sette condimenti tipici del nostro paese vorremo ricordare: pomodoro e basilico (classico), sugo di anatra (Nord), pesto alla genovese, ragù alla bolognese, sugo all'amatriciana, pasta e fagioli (centro), sugo alla Norma (Sicilia).
Infine l’Italia della pasta si divide equamente tra i sostenitori della pasta liscia e quella rigata: a favore della prima la leggerezza, mentre i fautori della seconda ne esaltano le capacità di trattenere il sugo. Entrambe comunque dovrebbero essere trafilate col metodo classico al bronzo, che rispetto a quello moderno in acciaio rivestito di teflon conferisce alla pasta una consistenza ruvida, garanzia di sapore e perfetta tenuta della cottura.

 
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