Una ricetta degli antichi romani ( addirittura poi rielaborata da un famoso cuoco Francese ) prevedeva un'arrosto di uccelli ripieni, partendo dal fagiano, poi pernice e così via, sino a culminare col tordo e quest'ultimo era riservato alla personalità più importante del banchetto.
Ho veramente detto tutto !!

P.s.: La più recente dei cugini culminava con l'allodola e se la ritrovo nel web la posto
 
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Gli antichi romani consideravano questi animaletti i più gustosi tra i volatili, tanto da alloggiarli in ampie voliere nutrendoli di bacche di mirto, coccole di ginepro e olive.
Si dice che Lucullo ne concepì il primo allevamento per poterli avere a disposizione tutto l'anno.
Considerato dono importante, il tordo era spesso presente sulla tavola dell'imperatore come in quella dei ricchi buongustai, e autori come Orazio o Marziale ne erano ghiotti.
Giovenale ricordava una credenza che valutava il sapore dei tordi sordi il più buono, e a conferma della tesi era citato il proverbio: “Surdior turdo” (più sordo di un tordo).
Secondo le credenze popolari questi volatili predisponevano il signore al convivio amoroso, perché la loro carne era delicata, sapida, molto nutriente e facilmente digeribile. Per tale scopo si consigliava di scegliere gli esemplari più grossi, pasciuti con grani di ginepro e mirto.
Nel Medioevo la caccia al tordo veniva effettuata anche con l’ausilio del falco, ma se le finalità del consumo erano afrodisiache si consigliava di catturalo al laccio o con le reti durante la stagione della raccolta delle olive.
Oltre a favorire il coito, si pensava che la carne di questo uccello facesse buon sangue e fosse molto utile a convalescenti e inappetenti.
Ancora oggi il tordo è molto comune nel nord Europa. In Italia è un volatile di passo, che non disdegna di svernare in autunno soprattutto nell'Italia meridionale e nelle campagne della Maremma toscana.
una ricetta semplice di tordi allo spiedo....
Ingredienti

Dieci tordi - olio d'oliva – sale.
Preparazione
Infilzare i tordi allo spiedo e metterli a cuocere davanti al fuoco di legna (possibilmente elce).
Girare lentamente, irrorare con abbondante olio d’oliva; salare a piccole dosi. Cuocere per circa venti-venticinque minuti.
 
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