I cormorani non li ho mai uccisi, sebbene Kodiak ne fosse strapiena. L'unico uccello acquatico che ho trovato del tutto immangiabile fu un orco marino. Assolutamente schifoso. Fu l'unico al quale sparai. Particolare curioso: quando lo uccisi lo presi per le zampe quando era ancora in acqua, sulla battigia, e quando lo sollevai, un pesce vivo gli usci' dal becco, cadde in acqua, e spari' con un guizzo, apparentemente del tutto illeso. Pensa tu che bucio di cu10 ha avuto quel pesce, salvato in extremis da una schioppettata. Roba da favola. Mancava solo che il pesce fosse tornato in superficie con un diamante o qualcosa di molto prezioso per ricompensarmi. Purtroppo una favola che cominciasse cosi' oggi sarebbe bandita dalle scuole italiane e dalle maestrine politically correct che insegnano ai vostri pargoli che i cacciatori sono peggio della Gestapo e dei gestori di Auschwitz. Anche qui ci sono anticaccia ma sono una sparuta minoranza.
A proposito, "Cappuccetto Rosso" l'hanno bandito, visto che il lupo della favola era cattivo e non si nutriva soltanto di topolini, come sosteneva Farley Mowat, ma di nonne e nipotine e fini' ucciso a colpi d'ascia da un boscaiolo? Che storia orribile! Meno male che oggi i lupi li hanno ri-introdotti, cosi' ridurranno il numero di topolini...
C'e' una filastrocca qui in America che narra di una vecchietta che accidentalmente inghiotti' una mosca. Per eliminare la mosca inghiotti' un ragno, ma siccome il ragno le faceva il solletico in pancia inghiotti' un altro animale, forse un uccello, non ricordo, perche' si mangiasse il ragno. Ma anche l'uccello nello stomaco le dava fastidio, cosi' ingoio' un gatto vivo... e cosi' via, e la filastrocca finisce col dire, dopo che la vecchietta ha ingoiato qualche grosso animale perche' si sbarazzasse di quello precedente, "I think she'll die," "credo che ne morira'." E questa e' una lezione che i kretini di tipo Ispriota non hanno mai imparato. Introducono una specie alloctona per eliminarne un'altra, e poi finisce che la specie introdotta, come il "cane toad" (rospo delle canne) diventa essa stessa una minaccia. La storia recente e' piena di queste pazzie ecologiche escogitate da buonisti benpensanti che aborriscono l'idea della caccia, ma preferiscono "lasciar fare alla natura" usando metodi contro natura. come l'introduzione di insetti, o rettili, o mammiferi alloctoni, o anche di virus, per sbarazzarsi di qualche altra specie, e reintroducendo specie che, a causa dell'antropizzazione dell'habitat, ormai non possono piu' adattarsi senza divenire esse stesse dannosissime. La cura peggiore del male... E adesso vedrai che in Italia, per sbarazzarsi delle nutrie, qualche genio ecologico si sognera' di importare mocassini (non le scarpe, ma i serpenti d'acqua velenosi americani) dall'Alabama, o giaguari dall'Amazzonia, o coccodrilli dall'Africa...
E scusate l'O.T., ma quanno ce vo', ce vo'...
 

Bigrillo

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Una ricetta che conquista: anatra e sorpresa.
Con una voglia di preparare qualcosa di appagante per il palato e per lo scrivere, oltre che salutarVi e abbracciarvi propongo una ricetta per movimentare la stanza addetta, ma soprattutto l’appetito. Nel freezer ci sono alcuni germani in attesa di concedersi a temperature più alte per rallegrare il pensiero, due di loro faranno il grande salto. Lasciamoli scongelare in frigo, tagliati a pezzi e lavati in acqua corrente, un passaggio con acqua , limone e un po’ di aceto bianco quindi scolati e d asciugati. In una ampia casseruola di alluminio pesante facciamo scaldare dell’olio insieme a pezzi di pancetta e due salsicce sbriciolate alloggiamo i pezzi a olio ben caldo e lasciamoli soffriggere fino a perdere l’acqua di vegetazione ed assumere una colorazione nocciola, rigiriamoli, sale grosso, via con un bicchiere di vino bianco e quando sarà svaporato li copriamo con una bella dadolata di sedano (2 coste), una carota, una cipolla media/grande (meglio bianca), 3 – 4 spicchi d’aglio (meglio rosso), un cucchiaino di estratto di pomodoro; copriamo a filo con del brodo vegetale preparato anzitempo con carota, sedano, due “foglie” di cipolla, alloro, aghi di rosmarino, salvia, 2-3 chiodi di garofano, scorzetta di limone in acqua, appena bolle spegnere. Un brodino multitasking da usare alla bisogna. La casseruola borbotta nel suo lavoro, coraggio un oretta e mezza per una cottura ad hoc! Lasciamo raffreddare fino al giorno dopo. Il mattino seguente dopo colazione armati di quella famosa Santa Pazienza separiamo le “polpe”, disossando avremo i piccoli ritagli, i ritagli e i petti. I ritagli lavorati a punta di coltello o a stile mezzaluna andranno rituffati nel fondo di cottura per dare vita al ragout insieme ai petti tagliati a bocconcini che andranno serviti nel piatto con la pasta per costituire un Primo con Secondo. Fine della prima parte. Alè! Spunta l’idea.
Con una parte dei ritagli, due cucchiai di parmigiano, prezzemolo, timo, pepe e sale e l’ausilio di un mixer prepariamo il ripieno per dei ravioli, semplice, bella zi! Bella!
Con una semola rimacinata arrivata dalla terra della Pasta lavorando di polso ottengo una sfoglia elastica consapevole di ciò che andrà a racchiudere. Senza uso di uovo!
Una capiente pentola con acqua quasi bollente, cuciniamo i ravioli......... che condimento? Il ragout troppo forte, il ripieno dei ravioli scomparirebbe, e salsa fresca di pomodoro? Mai! Quindi un burro e salvia....... che lascia il posto alla meridionalità, ovvero: olio evo, trito di rosmarino, salvia, timo, aglio ..... c’azzecca..... c’azzecca, eccome! Olio aromatizzato. Spolveratina di parmigiano se volete.
Inter nos: mentre confezionavo i ravioli ho aggiunto all’impasto di alcuni (vedi foto) un’inezia di polvere di arancia, alcuni si alcuni no! Per confondere i commensali, poi per omaggiare la ricetta più famosa: l’anatra all’arancia, che io non ho mai cucinato..... ancora. Dimenticavo con l’avanzo del ripieno, due crostini.... così per l’aperitivo.
Grazie per la pazienza di leggere. State bene!


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Cannavacciuolo.....te spiccia casa [eusa_clap.gif][eusa_clap.gif][eusa_clap.gif][eusa_clap.gif]! L'ho già detto.....lo ribadisco [spocht_2.gif]! Per me sei un "portatore sano" di tradizioni culinarie venatiche.......senza alcun dubbio [thumbsup.gif]! Spero sempre che torneremo a gustare insieme queste tue delizie [birra.gif]! Ciao Claudio......sempre forti....un abbraccio [Friends_emoticon.g:
 
Quando cacciavo anatre a Kodiak le cucinavo spesso in maniera non tradizionale, almeno non tradizionale in Italia. Ne spellavo la parte anteriore e con un coltellino tipo bisturi ne ricavavo i due petti, cercando di non lasciare neanche un grammo di carne attaccata alla carcassa, della quale mi tenevo soltanto i petti. Le cosce sono troppo piccole per perderci tempo.
Poi thagliavo i petti a fettine spesse 1 cm. e mezzo o due, e mettevo le fettine in una marinata di vino, cipolle a fettine, aglio, alloro, sale, pepe, salvia. Le lasciavo marinare in frigo tutta la notte, coperte con un foglio di plastica trasparente da cucina. Poi la mattina le scolavo, e le mettevo a bagno nel latte fino a quasi ora di cena. Poi le passavo in uova battute alle quali avevo aggiunto un po' di latte (non quello della seconda marinatura, ma fresco) e un cucchiaio di amido di mais, un po' d'aglio in polvere, prezzemolo tritato finemente, e un cucchiaio scarso di parmigiano grattugiato. Dopo avel lasciato le fettine riposare per un'ora nel miscuglio di uova, latte, ecc. le passavo nelpane grattugiato e le friggevo in olio molto caldo ma per pochissimo tempo, fino a quando la crosta non era appena dorata. La carne doveva rimanere rosa all'interno delle fettine.
Poi le mettevo sulla carta da cucina a far asciugare l'olio soverchio, e le servivo. Un sapore favoloso. Persino i petti degli smerghi erano ottimi se privati dell'ultima molecola di grasso. Scommetto che anche i petti di folaga sarebbero ottimi cotti cosi', ma sempre se privati completamente del grasso.
 
Quando cacciavo anatre a Kodiak le cucinavo spesso in maniera non tradizionale, almeno non tradizionale in Italia. Ne spellavo la parte anteriore e con un coltellino tipo bisturi ne ricavavo i due petti, cercando di non lasciare neanche un grammo di carne attaccata alla carcassa, della quale mi tenevo soltanto i petti. Le cosce sono troppo piccole per perderci tempo.
Poi thagliavo i petti a fettine spesse 1 cm. e mezzo o due, e mettevo le fettine in una marinata di vino, cipolle a fettine, aglio, alloro, sale, pepe, salvia. Le lasciavo marinare in frigo tutta la notte, coperte con un foglio di plastica trasparente da cucina. Poi la mattina le scolavo, e le mettevo a bagno nel latte fino a quasi ora di cena. Poi le passavo in uova battute alle quali avevo aggiunto un po' di latte (non quello della seconda marinatura, ma fresco) e un cucchiaio di amido di mais, un po' d'aglio in polvere, prezzemolo tritato finemente, e un cucchiaio scarso di parmigiano grattugiato. Dopo avel lasciato le fettine riposare per un'ora nel miscuglio di uova, latte, ecc. le passavo nelpane grattugiato e le friggevo in olio molto caldo ma per pochissimo tempo, fino a quando la crosta non era appena dorata. La carne doveva rimanere rosa all'interno delle fettine.
Poi le mettevo sulla carta da cucina a far asciugare l'olio soverchio, e le servivo. Un sapore favoloso. Persino i petti degli smerghi erano ottimi se privati dell'ultima molecola di grasso. Scommetto che anche i petti di folaga sarebbero ottimi cotti cosi', ma sempre se privati completamente del grasso.

Da provarci i cormorani :rolleyes:

Seguo su youtube uno svedese che caccia al 90% quattrocchi (goldeneyes) e anche alcuni smerghi maggiori.
In un video postò una ricetta per i quattrocchi e gli chiesi se mangia anche gli smerghi: mi ha risposto che li frigge, quindi più o meno come hai appena descritto
 
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