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questa è una ricetta tradizionale locale dove lo storno, nonostante la pessima reputazione gastronomica nazionale, ha conquistato notevoli consensi anche tra i più increduli.
Spellare gli storni, eviscerarli e lasciarli in acqua per un paio di ore avendo l'accortezza di cambiarla più volte, soffrigere in olio evo aglio, rosmarino, salvia e una foglia di alloro,aggiungere gli storni e rosolarli abbondantemente, sfumare con un bel bicchiere di vino bianco secco, aggiungere passata rustica di pomodoro a piacere se piace più o meno rosso e le olive taggiasche in salamoia, sale pepe q.b, coprire il tutto con brodo di carne o dado e lasciare andare fino a che il tutto non si è ritirato. Ottimi con polenta e se avanza sugo e qualche storno dopo averlo disossato alla meglio potete usare il tutto per ottenere un ottimo risotto aggiungento al sugo riso e man mano sempre brodo di carne fino a cottura ultimata..........in bocca al cocker!!!!!!!!!!!
 

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Il primo delitto culinario ( secondo me ) quando si cucina la selvaggina è quello di spellarla. Questa usanza è ovviamente prassi per eliminare qualsiasi traccia di sapori sgradevoli " nascosti " nei depositi grassi sotto pelle. Andando poi a cambiare l'acqua dove vengono smorzati ulteriori " umori " dimostra la scarsa validità del selvatico a porsi quale elemento base di una gustasa preparazione che lo sarà però ugualmente grazie ai veri protagonisti di questa ricetta e molte altre, dove gli alimenti di contorno come odori, olive tagiasche, brodo di carne, vanno ad impossessarsi del palato del commensale. Così sarebbe accettabilmente gustasa qualsiasi selvaggina andiamo a preparare. Dagli uccelli neri, alle cornacchie
 
Qua' so' vietati....perche' ce ne so' troppi heuuu.gif]....lungimiranza dei legislatori...mah [42]!?! Cmq il primo che incarnierai secoli fa' a caccia con mio Padre lo ricordo come fosse oggi ...ma erano i primi anni '70 : un bel tiro al volo coll' S55 appostati su' uno spallettone dalle parti di Trigoria,oggi parco decima-malafede [14] !

Lo spennai sul posto e lo misi in un tegamino appena tornato a casa,cucinandolo senza la supervisione di mia Madre con solo olio e sale e contro il parere di mio Padre che ne' asseriva l'immangiabilita' !

Ricordo che non era buono per niente : duro come un sercio e dal gusto amarognolo...ma me lo mangiai ugualmente sotto lo sguardo divertito dei miei genitori...solo per non dargliela vinta :mrgreen:!

Come dice Martino.....anch'io non me lo so' scordato : forse perche' faceva veramente schifo o magari perche' era uno dei sapori dell'infanzia felice.

Un saluto.
 
gli storni di novembre che mangiano le olive hanno un sapore diverso e più accettabile da quelli che si prendevano a marzo in fase di rientro e con gli ormoni gia in circolo, qua in versilia se ne facevano a centinaia e dico centinaia al giorno con le reti, una quantità di carne non di prima qualità per quanto riguarda il sapore che andava comunque cucinata per non offerndere la miseria del tempo e il trattamento culinario sopracitato serviva proprio a renderli più graditi al palato, pelle e sangue raffermo degli storni di marzo erano veramente una cosa inmangiabile, l'arte culinaria ha permesso per parecchi decenni apporti proteici anche a chi ben poco aveva da mangiare come dice fabio d.t. storni, cornacchie, aironi e uccelli neri vari ben trattati facevano la loro "figura" in tavola ............in bocca al cocker!!!!!!!!!!!!!
 
Di storni ne ho presi tanti nei tempi andati,ma a casa ne ho portati sempre pochi,rientrando a casa passavo da un mio amico che era ghiotto di selvaggina e gli e li lasciavo. Una volta facemmo a casa di questo amico una cena a base di selvaggina con altri amici,mix di tordi e storni,la madre da buone origini cremonesi dopo averli fatti frullare li aveva fatti ripieni con la pancetta e olive,beh non si riusciva a capire quali fossero i tordi e quali gli storni,allora capii perché il mio amico non finiva mai di ringraziarmi ogni volta che ci incontravamo.
 
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