ISPRA:
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spollo

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trarre le vostre considerazioni:

Legambiente e ISPRA sono nostri nemici. Non c’è dubbio!

Legambiente intraprende campagne denigratorie nei confronti dei cacciatori e promuovere iniziative che mirano a tenere sotto scacco l’attività venatoria.
Un fondamentalismo ambientalista della peggior specie, che in realtà tutto vuole fare tranne difendere l’ambiente. A Legambiente non interessa veramente il paesaggio, il territorio, gli animali, la salute dei nostri campi, l’attività dei nostri agricoltori, la biodiversità, ecc.. Legambiente è una macchina da soldi e basta,che influenza i nostri politici e l’opinione pubblica e che dallo Stato riceve fior di quattrini. E’ una lobby finanziata dalla politica.

Un’associazione ambientalista può sponsorizzare l’eolico industriale riconoscendo ai mega campi eolici piena compatibilità con il paesaggio.

Un’associazione ambientalista è e deve essere “indipendente” dalla politica e dal mondo economico non è una facoltà, ma un presupposto imprescindibile. Chi esercita funzioni di controllo non può in nessun caso avere legami con i soggetti che controlla. Le partecipazioni azionarie e societarie di Legambiente, la partecipazione diretta a iniziative industriali e commerciali ne ostacola l’indipendenza.

Stabilito che Legambiente non ha i requisiti basilari di un’associazione ambientalista, viene da chiedersi: allora che cos’è?
Io penso che Legambiente sia una “legittima” potente organizzazione politico economica che agisce a beneficio dei suoi componenti nel settore dei rifiuti, delle rinnovabili, dei Parchi. Ciò che oggi si definisce una “Lobby”, nel senso negativo del termine, ossia un comitato ( legittimo) d’affari ed un centro (legittimo) di potere

Legambiente, con la sua struttura e la sua rete di comunicazione, incide direttamente sul processo decisionale, determina le norme legislative e amministrative, nonché gli scenari economici. In sostanza, negli ultimi dieci anni, Legambiente è stata la principale protagonista della politica italiana dei rifiuti, delle rinnovabili e dei parchi.


Pochi conoscono la struttura reale di Legambiente, sia dell’apparato dirigenziale che delle varie associate/partecipate. Invece un’analisi di tale struttura è molto significativa.
• ·Presidenti e direttori generali di Legambiente dalla nascita ad oggi
Maurizio Sacconi, presidente; Chicco Testa, Segretario Generale
Chicco Testa, Presidente; Ermete Realacci, Segretario
Dall'86 al 2004 Presidente Ermete Realacci; Lo stesso Realacci della proposta di legge "Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale" (Approvata il 17 aprile 2014 con 403 voti favorevoli, 0 contrari e 0 astenuti, la proposta di legge dell'on. Ermete Realacci sull' "Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale" ha già superato l'esame dell'aula di Montecitorio e si trova adesso in commissione ambiente al Senato, già iniziato l'esame ed esperite alcune audizioni). L'art.4 traccia dettagliatamente le funzioni dell'ISPRA, al quarto comma addirittura ne renderebbe vincolanti i pareri; questo non farebbe altro che peggiorare di molto la nostra situazione.

Dal 2007 ad oggi: Cogliati Dezza; Rossella Muroni

I loro curriculum ve li risparmio perché fanno rabbrividire.


Società e associazioni direttamente riferibili a Legambiente

Legambiente Onlus.
Associazione politica Ecodem del PD. Riunisce alcuni parlamentari PD, ha sedi decentrate in molte regioni e fa capo a Realacci, Ronchi e Fabrizio Vigni.
Associazione politica Green-Italia. movimento politico:
Ambiente Italia. S.r.l.
Kyoto Club.
Azzero CO2.
Sorgenia meno-watt . società di Carlo De Benedetti. Legambiente detiene il 10% delle azioni.
La nuova ecologia.
Quale energia.
Vivilitalia
Fondazione Legambiente Innovazione. Gestisce le principali campagne di Legambiente
Federparchi. Federparchi è una società di scopo di rappresentanza delle Aree Protette, in cui Legambiente ha una fortissima influenza. Per protesta alla gestione, ne sono usciti WWF e Italia Nostra. Il presidente Sammuri e il direttore Francesco Carlucci sono dirigenti nazionali di Legambiente. Bilancio annuo circa 1.300.000 euro.

Fondazioni di Riferimento:

- Realacci, Symbola. Ultimo bilancio 2012 euro 800.000 euro, Direttore Generale è Fabio Renzi.

- Ronchi, Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, bilancio 2012 euro 1.200.000.

Considerate che i dirigenti nazionali e Presidenti regionali di Legambiente di volta in volta diventano politici, amministratori regionali, presidenti e direttori di Parco

Quando, con una sapiente opera di coordinamento, tutti i soggetti citati entrano in azione, qualsiasi cosa può essere attuata. Due semplici esempi:

1- Legambiente ha promosso con grande impegno le Rinnovabili e soprattutto il mega eolico industriale ed i relativi incentivi statali. Sono entrati in campo in modo sinergico molti parlamentari, specialmente del PD, gli industriali dell’energia, i comitati regionali di Legambiente, i presidenti e gli iscritti dei mille circoli sul territorio.
Oggi si scopre l’insostenibile costo economico dell’eolico, la devastazione del paesaggio e purtroppo anche le infiltrazioni mafiose!


2- Nella scorsa legislatura Realacci era nella commissione ambiente alla camera, mentre Ferrante e della Seta erano entrambi nella commissione ambiente del Senato.

La commissione ambiente del Senato decide di compiere un’indagine sui parchi, ci furono una serie di audizioni, e chi fu ascoltato?
Un totale di cinque audizioni in cui sono state sentite sette enti,cinque erano collegate in modo strettissimo a Legambiente.

Sulla modifica della legge 394 tutte le associazioni ambientaliste erano contrarie, tranne Legambiente e Federparchi. Non solo, ma la legge ha avuto anche l’iter di procedura d’urgenza. Si può trattare di una semplice combinazione?


Passiamo ad ISPRA…
ISPRA e la CACCIA…

Partiamo da quanto ci costa,un inutile carrozzone che ci costa circa 140 milioni di euro l'anno, 8 di canoni di affitto e circa 20 milioni di consulenze.

Ispra non ci dà dati aggiornati che è preposto a fornire, talvolta sostiene di non essere in condizioni di erogarli. Parecchie le inadempienze. Ad esempio in materia di caccia in deroga è l'ente deputato per legge ad indicare il metodo per determinare le “piccole quantità” in materia di prelievi in deroga (art.19 bis legge 157/92).Purtroppo ciò non avviene, in quanto, a detta dell'Ispra, mancherebbero i dati disponibili affinché l'istituto possa determinare quanto previsto dalla legge nazionale. Ma tutto ciò rappresenta un evidente paradosso in quanto, per legge, l'Ispra deve e ha l'obbligo di fornire la propria assistenza alle Regioni al fine di indicare lo stato di conservazione delle specie di uccelli, mentre in realtà si rifiuta di fornire questi dati, mettendo le Regioni in grave difficoltà sotto l'aspetto legislativo. La mancanza dei dati forniti dall'ISPRA o da altro istituto riconosciuto a livello regionale è la principale motivazione delle procedure di infrazione avviate dall'Unione Europea e della sentenza 15 luglio 2010 della Corte di Giustizia Europea, nella causa C-573-08;

- Le Regioni e Province, quindi, non riescono a svolgere serenamente la loro funzione legislativa o amministrativa regolamentando su deroghe, catture e calendari a causa della struttura carrozzone, che ha assunto le vesti di puro censore. L’ISPRA infatti ogni qual volta interpellata dalle Regioni o da altre realtà pubbliche o private in merito a determinati atti amministrativi o legislativi, adotta posizioni a dir poco non neutrali, emettendo pronunciamenti negativi ritenuti prudenzialmente necessari data proprio la non capacità tecnica a rilasciare i pareri richiesti, per la presunta mancanza di dati.

Inoltre, adotta ed emana anche autonomamente proprie indicazioni che sempre risultano più restrittive rispetto alle norme nazionali in vigore e anche alle direttive comunitarie in materia di esercizio venatorio, ignorando sistematicamente le opportunità che le stesse norme offrono a livello comunitario e di cui i cittadini cacciatori europei godono senza alcun problema per l’ambiente e la fauna. Eppure la legge nazionale n. 157 del 1992 è estremamente chiara sui compiti e non è accettabile che essi possano essere disattesi o, addirittura, travalicati al punto che in questa materia sembrano aver perso cittadinanza anche i principi di certezza del diritto e di rispetto della gerarchia delle fonti normative.

- In più in alcuni studi, presentati anche in sedi internazionali, l’ISPRA dipinge l’Italia come un vero e proprio far west normativo e comportamentale, sostanzialmente equiparando i cacciatori a disonesti e bracconieri, con evidenti forzature e parallelismi che, oltre a non rispondere in alcun modo alla realtà, squalificano a livello nazionale e internazionale l’immagine di tutti i cacciatori italiani.

- Il mondo venatorio è quindi penalizzato dai pareri lacunosi dell'istituto. Ente pubblico del tutto inefficiente e inutile considerato che diversi istituti regionali ed europei predispongono annualmente dati certificati sulle stesse tematiche.

- Inoltre ISPRA avrebbe il compito di organizzare gli esami per l'abilitazione degli operatori agli impianti di cattura (la legge impone che tutto il personale sia valutato idoneo dall'istituto), ma dal 2001 non provvede in tal senso nonostante istituti provinciali da anni ne facciano legittimamente richiesta per esigenze di ricambio generazionale e soprattutto per garantire il prosieguo di un'arte ultra centenaria che fa parte di una tradizione culturale identitaria storica da tutelare e tramandare.
- Come mai quando dà i pareri sulla caccia in deroga non sottolinea la similarità di condizioni tra Italia e altri paese europei che invece cacciano il tordo e altre specie migratorie fino a metà febbraio.





Di seguito articolo trovato on line con alcune tavole climatiche che esplicano il concetto.

QUEGLI ORBI DELL'ISPRA

martedì 27 gennaio 2015
Guardate queste mappe. Una per l'altra, dimostra che non è possibile sostenere sui key concept che da una parte in Spagna, in Grecia, in Francia si puo' cacciare il tordo fino addirittura alla fine di febbraio, e dall'altra in Italia no, non si può. Evidentemente, fra questi scienziati, quello che manca è il buon senso, visto che di questa situazione climatica se ne accorgerebbe anche un cieco.

Possibile che neanche un ricercatore dell'Ispra abbia potuto fare, magari da semplice turista, un giro panoramico, magari virtuale, intorno alle rive del Mediterraneo?
 
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