Caro Luca, per fortuna esiste il divorzio. Ma riflettendo mi sorge un dubbio, e con chi vado a convivere, quale associazione può rappresentare al meglio, le esigenze di noi cacciatori??? Troppi interessi tengono lontano il giorno dell'accorpamento, chi rinuncierà al proprio castelletto di assicurati? Nessuno!!!!!!
Grazie per la tua competente riflessione.
piero
 
Grazie a Luca per la sua riflessione condivisibile al 100%. Devo aggiungere che il lavoro fatto dalla base delle associazioni face è stato leggittimato dalla scenza e dai tribunali ma deleggittimato dai vertici della più grande associazione venatoria oltre che da qualche ridicolo spicciolo, sposando legambiente e di conseguenza la linea ispra !!
 
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Sia ben inteso: non si vuole criticare le scelte operate da nessuno, ma ritengo sia perlomeno doveroso effettuare alcune riflessioni per aprire un sano dibattito visto che l’attività venatoria è “cosa” pubblica e non privata e, soprattutto perché la collaborazione tra mondo venatorio ed ambientalista in passato ha portato più pericoli che benefici per la nostra passione.
E’ bene comunque partire da più lontano e, precisamente, dal concetto di unione del mondo venatorio.
E’ chiaro che il poter arrivare in tempi brevi ad una convergenza univoca delle Associazioni venatorie sia obiettivamente diventata una reale necessità. L’unione di più forze passa tuttavia obbligatoriamente per la convergenza su piani di azione, di lavoro e contenuti, a bagni di umiltà e, se necessario, a ridimensionamenti associazionistici nel nome della nostra passione.
In una Confederazione il peso delle rappresentanze non lo fa certamente il numero dei soci, ma la qualità delle persone e delle idee che portano alla causa, le azioni profuse a difesa della caccia, le iniziative. Così come oggi non è più possibile non tenere conto di quella cospicua fetta di cacciatori che non si riconosce nell’associazionismo “ufficiale” ma appartiene ai non riconosciuti, a coloro che hanno intrapreso iniziative spontanee, anche a livello locale, e che si sono organizzati raccogliendo migliaia di consensi. E, soprattutto non bisogna tacciare di opportunisti, che tanti purtroppo ha conosciuto il mondo venatorio, quelle persone che oggi pubblicamente si spendono per la nostra passione.
Ecco questo è un concetto, a mio modesto parere, sano di unione del mondo venatorio: tutti nessuno escluso!
Sarei curioso davvero di vedere in una conta ufficiale del MIPAAF quante delle AA. VV. oggi riconosciute abbiano ancora le caratteristiche per essere tali. Ho tanto il sentore che ci sarebbero davvero delle belle sorprese.
L’operazione fatta da Fidc – Anuu – Arcicaccia, che hanno stipulato un protocollo di lavoro con Legambiente, è pienamente legittimo ma, mi sarà concesso, ampiamente analizzabile.
L’amico Marco Castellani nel suo ultimo comunicato ci riempie gli occhi dei benefici che questa trade unions ha portato e porterà: porte spalancate con tutti i portatori di interesse del mondo venatorio, Atc, mondo agricolo e chi più ne ha più ne metta. Possibile che Legambiente sia così potente ed abbia le chiavi di tutte queste porte? Possibile che le Associazioni Venatorie non sarebbero riuscite, anche bussando il campanello, a farsi aprire qualche uscio? Francamente resto molto molto perplesso.
Sul comunicato stampa emesso da Fidc francamente mi trovo in difficoltà a fare osservazioni, in quanto l’unica idea che mi sia venuta in mente, dopo averlo più volte letto è stata quella di uno scritto di giustificazione per qualcosa da cui forse era meglio restare fuori o, avesse la necessità di una più attenta valutazione.
Interessante tuttavia un passaggio che merita davvero un’attenta valutazione:
- Legambiente è l’associazione meno ambientalista. Non credo, innanzitutto, che questa affermazione faccia molto piacere ai militanti e i dirigenti di Legambiente, ma al di là di questa parentesi , sulla questione se sia o meno la meno ambientalista la storia mi dice tutt’altro.
Vorrei ricordare alcuni comunicati stampa degli ultimi anni: Caccia, Legambiente chiede lo stop alla cattura dei richiami vivi; Legambiente alle Regioni: “modificare calendari venatori entro il 19 gennaio per evitare procedura infrazione Ue”; LEGAMBIENTE e WWF DENUNCIANO: “La Toscana cede territorio e fauna ai cacciatori e per di più a prezzi scontati”; Piemonte – Legambiente: bloccato il referendum contro la caccia; “Stop a: richiami vivi, deroghe alla caccia ai piccoli passeriformi protetti, caccia a specie in cattivo stato di conservazione, nei periodi di migrazione prenuziale e durante la riproduzione fino allo svezzamento della prole”. Potrei continuare con altre decine di esempi, senza tralasciare i numerosi ricorsi ai Tar ai quali questa Associazione “meno” animalista di altre ha partecipato o intentato in prima persona.
Dispiace molto e preoccupa al tempo stesso l’aver rovinato, se non rotto, il “giocattolo” Face Italia il quale ha prodotto negli ultimi anni, grazie alla collaborazione di Fidc, Anuu, Enalcaccia e Anlc, tutta la documentazione che ha retto agli attacchi animalisti, Legambiente compresa, per la definizione dei Calendari Venatori. Certo non saranno state tutte rose e fiori ma è inoppugnabile che cioè che è stato fatto all’interno del gruppo di lavoro Face, nel quale ho lavorato anche io, ha permesso di vincere innumerevoli ricorsi ai Tar e, nelle Regioni più virtuose, di avere stagioni venatorie complete come da 157/92.
La storia insegna, caro Marco Castellani e Ufficio stampa Fidc, che quando ci sono stati tavoli di lavoro, voluti sempre da una precisa parte del mondo venatorio, con la presenza degli ambientalisti come ad esempio quello presieduto da Dario Stefàno, l’indirizzo fosse sempre e solo quello di ridimensionare l’attività venatoria con tempi più ristretti e specie da eliminare.
E ricordo bene, in quanto io ero il delegato Anlc a presiedere in quel confronto, che Legambiente non si sia mai battuta per trovare un compromesso, se mai ce ne fosse stato bisogno, accettabile per il mondo venatorio ma anzi, si allineò con le altre associazioni animaliste.
La questione dell’unità del mondo venatorio era a portata di mano con Face Italia: bastava traslare il tutto a tante delegazioni regionali in modo che alle consulte venatorie si portasse un unico documento “partorito”, almeno per la selvaggina migratoria, dalla Face Italia. Si poteva arrivare a conlcudere la guerra delle tessere racchiudendo nel simbolo Face le nostre associazioni, si poteva costruire un vero centro studi, sovvenzionato da tutte le Associazioni Venatorie aderenti a Face, in modo da fondare un Istituto serio e composto da scienziati liberi da pregiudizi che avrebbero permesso in breve tempo di avere in mano studi certificati da contrapporre al nostro ISPRA.
Non posso condividere la strada che avete deciso di intraprendere, così come sono molto preoccupato per i ricorsi storici che essa riporta alla memoria di tanti cacciatori. Ogni volta che parte del mondo venatorio ha dialogato con l’ambientalismo ha portato solo risultati negativi alla nostra passione!
Le nostre tradizioni fatte di cultura rurale, di sano rispetto per l’ambiente, di capacità per il ripristino della selvaggina e dell’ambiente sono nel nostro Dna di cacciatori, una codice genetico unico nel suo genere e ben lontano dalla logica del business dell’ambiente.

Il proverbio, che è il titolo di queste mie righe è molto eloquente: i difetti veri, nascosti e peggiori della persona che sposiamo si vedono sempre dopo…. E speriamo che non sia troppo tardi!
Luca Stincardini
 
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