Alberto 69

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Venerdì 02 Maggio 2014

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Nei gruppi di “Uniti per difendere la caccia” oltre che animalari con falsi profili, albergano anche alcuni iscritti che appartengono anima e corpo alle AA.VV. riconosciute, forse anche loro con falsi profili o forse no, con il preciso compito di controllare ed intervenire contrastando con qualche post ad hoc laddove ne riscontrassero la necessità, hanno anche il compito di vigilare e riferire, in particolare quando ci sono precisi attacchi alle suddette.
È successo in alcuni casi che inserendosi in discussioni con post di rottura, hanno contribuito e non poco a rendere ancora più confuse le idee a quanti ancora oggi non sanno che pesci pigliare, sia perché intellettualmente pigri, sia perché si fanno ancora irretire dal canto delle sirene.
Questo serve a tenere i tanti indecisi nel limbo, nel senso che nel frattempo, continuano a pagare la tessera associativa alle riconosciute, pur avendo delle simpatie per il sindacato, ma senza intervenire fattivamente in favore dello stesso.
Allora! La domanda che molti si fanno è la seguente:
Se le associazioni nazionali, quelle grandi associazioni che vantano decine e decine di migliaia di iscritti, qualcuna anche centinaia di migliaia, mettono infiltrati nel gruppo di “Uniti” a controllare, questo vuol dire che hanno paura, hanno paura di un sindacato che vanta alcune migliaia di simpatizzanti su qualche pagina di FB, e alcune centinaia di iscritti effettivi (15 euro annuali) al S.V.I.?
Calma! meglio non correre troppo, è palese che non ne hanno paura, ma guardare dall’alto e da lontano chi può essere pericoloso non guasta, in fin dei conti il sindacato non può essere paragonato ad uno stiletto che conficcato nel cuore porta a morte certa, ma una spina nel fianco che procura un po’ di fastidio lo è di certo.

Da lontano, senza mai comparire ufficialmente, perché? Eppure è semplicissimo. Vi faccio un esempio recente a proposito della prima assemblea ufficiale del nascente Comitato dei cacciatori viterbesi.
Non me ne vogliano gli amici di Viterbo, perché è successo e continua ancora oggi anche con il S.V.I.
Come dicevo, in occasione della prima assemblea gli amici viterbesi non hanno mancato di invitare i rappresentanti delle associazioni, le quali a loro volta non hanno mancato di snobbare bellamente tali inviti. Il perché di un simile comportamento è subito spiegato.
Mandando dei rappresentanti ufficiali ad una riunione di alcune centinaia di semplici cacciatori, pur essendosi riuniti sotto una sigla di un nascente comitato, avrebbe dato alla stessa il crisma dell’ufficialità, in più avrebbe portato visibilità ad un evento ed a un comitato che visto i loro programmi e crescendo, potrebbe creare seri grattacapi.
Più o meno come sta provando a fare il sindacato dal giorno della sua nascita.
Se la memoria non mi inganna, le associazioni oltre a non aver mai risposto a nessun invito, non hanno mai fatto un comunicato ufficiale scagliandosi contro il sindacato, inoltre non hanno risposto mai a nessuna provocazione, ben consapevoli che tali atteggiamenti avrebbero dato importanza e fatto pubblicità ad un gruppo che pur creandogli piccoli fastidi, non ritengono di doversene curare più del necessario.
A tutt’oggi la forza dei numeri è dalla loro, per cui oltre che ignoraci, pur non mancando di spiare con i loro lacchè prezzolati, possono anche guardarci dall’alto in basso in quelle rare occasioni che si girano dalla nostra parte, ciò sempre stando alla logica dei numeri, perché dal punto di vista morale, hanno solo da doversi nascondere.
Tutto questo è possibile sempre e sopratutto perché noi cacciatori lo rendiamo possibile, e come già in passato ho scritto per un partito, ritenendo che non sia stato il partito a fallire, così vale anche per il S.V.I., se sarà costretto a chiudere i battenti, non sarà il sindacato ad aver fallito, ma a fallire saranno ancora una volta i cacciatori, perché non gli avranno dato la forza necessaria e il sostegno per potere agire nell’interesse comune.

Concludo citando un aforisma più che mai azzeccato nel nostro caso:
Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma nelle nostre mani (William Shakespeare)

Pasquale Cinquegrana


fonte:sindacatovenatorioitaliano.com
 

Tutto questo è possibile sempre e sopratutto perché noi cacciatori lo rendiamo possibile, e come già in passato ho scritto per un partito, ritenendo che non sia stato il partito a fallire, così vale anche per il S.V.I., se sarà costretto a chiudere i battenti, non sarà il sindacato ad aver fallito, ma a fallire saranno ancora una volta i cacciatori, perché non gli avranno dato la forza necessaria e il sostegno per potere agire nell’interesse comune.

Concludo citando un aforisma più che mai azzeccato nel nostro caso:
Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma nelle nostre mani (William Shakespeare)

Pasquale Cinquegrana

Sono pienamente d'accordo se non ci rendiamo conto noi Cacciatori che è ora di abbandonare le sirere nelle Avv. che a parte un gruppo trasversale di persone che si danno davvero da fare sono peggio che gli animalisti, la caccia finirà o almeno sarà solo in riserva per pochi eletti carichi di soldi, come era una volta tanto tempo fa. Un bel passo sarebbe abolire o almeno riformare pesantemente la ignobile e animalista 157/92, io lo dico da anni che l'unica legge ben fatta sulla caccia era il Regio Decreto che aveva una lungimiranza encomiabile, trattava già di cani inselvatichiti (la maggior parte sono lupi, ma qualcuno c'è) e altri animali che danneggiano la selvaggina.
 
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