io non voglio dire niente non me la sento più di fare polemica ma questo articolo qui mi fa veramente vomitare
Cacciatori che distruggono il raccolto.. ma vanno a caccia coi carri armati a castelvecchio? ma per favore nn se ne possono sentire più i cacciatori che distruggono il raccolto ma quale raccolto c'e da metà settembre alla fine di gennaio? che distruggono questi cacciatori i maggesi? eh certo che non lo sanno i cinghialai che i cinghiali di giorno sono soliti sostare in mezzo ai campi di granoturco (coltura che si raccoglie di solito poco prima dell'apertura al cinghiale fissata nel giorno del 2 ottobre)oppure si ritirano nel bosco a questo punto non lo so più dove cercare la selvaggina cioè o sono io che nn ci ho mai capito na cippa o sono i benemeriti che scrivono questi articoli che devono sempre dare uno sguardo negativo sulla caccia?
Al signor agricoltore che molto probabilmente ci marcia su queste richieste nel senso che non raccoglie apposta il campo per poter essere sicuro del risarcimaento consiglio di recintare il suo podere e di non rubare più i soldi agli enti pubblici che finanziamo noi.
All'ente parco invece consiglio di tabellare le zone dove c'e possibilità che i cinghiali o chi per loro arrechino danni con cartelli recanti le scritte:
ATTENZIONE ZONA DI PASTURA ANIMALI SELVATICI SEMINATE A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO!!(ovviamente scherzo)
Non sono disposto a tollerare che si attacchi la caccia con queste pseudoargomentazioni che ci dipingono come distruttori del suolo privato e dell'ambiente in genere.
Vi rendete conto questo qui semina in alta valle in mezzo al parco e poi vuole essere risarcito perchè o i cacciati o i cacciatori gli distruggono il raccolto secondo me nn sta ne in cielo ne in terra la selezione va fatta cosi come la caccia per prevenire questi danni e qui si dice che in realtà i danni li facciamo noi????
In conclusione ci terrei a dire all'autore dell'articolo non menzionato in questo link: ma vattela a piglià inter c u l o.....
 

rappiell

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Caccia e Territorio: Abruzzo, il Parco dovrà risarcire i danni causati dai cinghiali; questa la sentenza risultato della class action avviata in autunno da Confagricoltura.I cinghiali gli avevano distrutto tutto il raccolto, provocando un danno notevole al bilancio della sua azienda agricola, e di riflesso, a quello della sua famiglia. Ora il Parco regionale Velino Sirente dovrà rimborsare l’agricoltore della somma di 7475 euro, oltre al risarcimento per le spese di lite fissate in altri 1950 euro. L’ha deciso il giudice monocratico del Tribunale civile di Sulmona, Massimo Marasca, che ha accolto il ricorso di A.C., agricoltore di Castelvecchio Subequo, che si era rivolto alla magistratura alla fine di un lungo braccio di ferro con il parco che aveva liquidato solo la metà della somma equivalente al danno.L’iter per ottenere i risarcimenti per gli agricoltori è sempre costellato di ostacoli e alla fine, ammesso che si riesca a ottenere qualcosa, i soldi che rientrano in cassa non ripagano mai, realmente, dei danni subiti. La sentenza risale allo scorso 11 marzo. A rappresentare l’agricoltore è stato l’avvocato della Confagricoltura dell’Aquila, Gianfranco Salutari.L’azione legale era stata intrapresa lo scorso autunno da oltre 100 agricoltori e allevatori associati a Confagricoltura, nei confronti della Provincia e della Regione, per ottenere il pagamento dei danni causati dalla fauna selvatica. Una vera e propria class action, sostenuta dai legali della Confagricoltura, nata a seguito di infuocate assemblee che si sono svolte in diverse località della provincia (Magliano, Scurcola, Celano, Castelvecchio Subequo e Sulmona), tutte accomunate dallo stesso destino: subire i danni arrecati dalla cosiddetta “fauna selvatica”, non cacciabile, tra l’altro, per via della presenza di aree protette.“Gli agricoltori e gli allevatori sono stufi delle tante chiacchiere e delle modalità con le quali si affronta il problema del prelievo venatorio: da una parte il mondo ambientalista che alimenta la visione metropolitana della gestione della fauna selvatica - spiega Confagricoltura - dall'altra i cacciatori che, esasperati dalle rigide norme sulla caccia utilizzano i terreni agricoli come se fossero propri anche a spregio delle coltivazioni in atto. Nel mezzo ci sono i produttori agricoli che, non si capisce per quale motivo, sono costretti a subire danni senza che qualcuno paghi”. Ai danni dei cinghiali, infatti, spesso si sommano anche quelli prodotti dai cacciatori che li inseguono, autorizzati a varcare i confini della proprietà privata.“Abbiamo detto basta - spiega il presidente di Confagricoltura L'Aquila, Fabrizio Lobene - e dichiarato lotta dura al fenomeno. La sentenza del Tribunale di Sulmona dimostra la bontà dell'azione di tutela sindacale portata avanti dalla nostra organizzazione e ci fa ben sperare sulla possibilità di ricondurre alla ragionevolezza le associazioni ambientaliste e quelle venatorie che bloccano, di fatto, qualunque riforma che tenga conto degli interessi degli imprenditori agricoli”.Il giudice Marasca ha stabilito un punto di principio importante, che difficilmente si potrà ignorare in materia di rimborsi. “I danni prodotti dalla fauna selvatica, e quindi da animali che soddisfano il godimento dell’intera comunità - scrive il giudice - costituiscono un evento naturale di cui la comunità intera deve farsi carico”. Confagricoltura suggerisce ad agricoltori e allevatori di presentare le richieste di risarcimento alla Provincia o agli Enti Parco ma contestualmente chiamare in giudizio direttamente questi Enti chiedendo il risarcimento dei danni ex art 2043 del Codice civile.“Siamo stufi di inutili prese in giro - afferma Vinicio Blasetti presidente della sezione zootecnica provinciale di Confagricoltura - quest'anno la Regione ha impegnato in bilancio la somma complessiva di 500.000 euro, assolutamente insufficiente visto che solo nella provincia dell'Aquila i danni ammontano a qualche milione di euro”.2 aprile 2014




Fonte: IlTempo
 
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