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Mi sento parte in causa, i luoghi e la varietà di organismi hanno subito un cambiamento epocale, la zona è la mia valle dell'Ombrone con i suoi affluenti da sempre alluvionale ora riscoperta a rischio idrogeologico. I laghi sono capitoli di storia più o meno epici legati a personaggi che si potevano permettere con l'aiuto spesso di cacciatori disponibili una caccia molto gravosa in tutti i sensi, oppure gruppi organizzati uniti da forte passione, l'acqua con sistemi di chiuse veniva normalmente messa la sera e levata la mattina secondo le previsioni, al massimo tenuta 1-2 giorni perchè i prati erano una risorsa di fieno da non trascurare. I nomi storici spesso erano abbinati a eventi eccezionali quando dai racconti dei vecchi non era difficile incentare e i giovani più fortunati (non c'era altro) potevano vivere e conoscere un patrimonio culturale immenso oramai perso. Quello di mio padre e lo zio eccezionalmente aveva 27 metri d'acqua ex cava, pulito e mantenuto talmente bene che è stato visto e espropriato per l'acquedotto, onore al merito e al nostro sacrificio. La lista degli episodi e dei ricordi è lunga a partire dalla mia prima spingardata, la caccia tutta era una delle risorse importanti di quei territori ed è certo che senza i cacciatori questo piano alluvionale sarebbe stato tutto cementificato, la natura prima rappresentava una fonte di sostentamento. Ora si parla di habitat invece di zone e di luoghi, di biodiversità anzichè di organismi viventi e i cacciatori allora cosa sono, non sono loro stessi biodiversità o sono solo buonanime da ricordare ogni tanto magari con un velo di malinconica tristezza.