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Nel recente incontro di Parigi del gruppo di studio dell’AECT/Associazione Europea Cacce Tradizionali e di FACE MED si sono esaminate, fra l’altro, le problematiche relative all’anomala migrazione che ha caratterizzato quest’ultimo autunno. Sono emerse, innanzitutto, due considerazioni.
La prima riguarda la migrazione influenzata dalla meteorologia, che deve essere sempre attentamente studiata. A tal proposito va sottolineato, però, che le Cesene, i Tordi sasselli ed altre specie che sovente giungono nei nostri lidi in questa stagione, a detta degli osservatori del nord Europa, sono ancora residenti in buon numero nei luoghi di nidificazione poiché ricchi di cibo. Inoltre, l’ultima brutta primavera, lo ripetiamo ormai da diverso tempo, ha influenzato negativamente la nidificazione di molte specie che hanno dimostrato un passaggio migratorio ridotto numericamente.
Poche specie hanno mantenuto la loro discreta presenza, ossia la Capinera, la Balia nera e, in questi periodi, la Beccaccia. Gli anatidi vedono una buona presenza, come avviene da tempo, dell’Alzavola.
Pavoncelle, Beccaccini ed altre specie acquatiche si osservano in numero sufficiente.
La seconda considerazione, invece, riguarda la gestione del territorio che in quest’ultimo decennio, giorno dopo giorno, sta subendo cambiamenti epocali dovuti all’insensibilità dell’uomo, che sta riducendo il territorio naturale a discapito della vita selvatica degli animali.
È stato richiesto a tutti noi, durante il summit di Parigi, ogni più concreto sforzo per evitare questi disastri, che non dipendono certo dai cacciatori e dal loro prelievo venatorio, sempre se rimane controllato, programmato e sapientemente gestito. In estrema sintesi, secondo i principi del Consiglio d’Europa, se viene praticata una caccia sostenibile.
Nel corso della settimana appena trascorsa abbiamo avuto le prime gelate e sabato 30 novembre abbiamo visto la prima neve dell’inverno a bassa quota.
Sono bastati questi pochi giorni e già il ghiaccio ha mostrato i suoi effetti negativi sugli uccelli. Le temperature basse rendono difficile la vita agli uccelli.
D’altra parte, questo è l’andamento logico e normale di ogni inverno: per un piccolo passeriforme, infatti, non c’è motivo di rimanere nel nostro clima freddo e umido quando, con poche ore di volo, può raggiungere l’area mediterranea, magari attraverso una diversa linea migratoria.
Situazione che, quest’anno, si è verificata con i Tordi e probabilmente si sta verificando anche ora con altre specie appartenenti all’avifauna del Paleartico.

Lunedi 02/12/13
 
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