Lombardia e Veneto: guerra sulla reciprocita’

Alberto 69

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Venerdì 22/11/2013

«I cacciatori lombardi? A casa loro»
Salvelli: «Vanno accolti solo se provengono da regioni dove si rispetta la reciprocità: nel Bresciano noi veronesi non possiamo sparare»
A metà stagione venatoria, il presidente della sezione di Verona di Federcaccia, Alessandro Salvelli, lascia la doppietta per imbracciare il bazooka in vista dell’approvazione del nuovo Piano faunistico regionale, la carta che regolamenta l’attività di ripopolamento, conservazione e prelievo venatorio in Veneto e il cui iter dovrebbe concludersi la prossima primavera o comunque prima della prossima stagione venatoria.
«Ho già spedito in Regione tutte le nostre osservazioni relative al piano», annuncia, «e le ho accompagnate con una nota per l’assessore Daniele Stival, dove ribadisco con forza la necessità che il piano preveda l’opportunità di accogliere sul nostro territorio cacciatori esterni solo se provengono da regioni dove vige il rispetto della reciprocità».
In pratica la Lombardia ha chiuso le porte a tutti i cacciatori veneti con la clausola che tra Mincio e Ticino si caccia solo se residenti in una delle province lombarde. A nulla sono valsi finora i ricorsi dei cacciatori veneti, veronesi in particolare, magari proprietari di terreni appena al di là del confine, che si vedono negare perfino dal Tribunale amministrativo regionale la possibilità di sconfinare con le loro doppiette. Ma nulla possono invece le associazioni venatorie venete per impedire la presenza di «foresti» sul proprio territorio, in mancanza di una normativa specifica che lo preveda espressamente.
«Così i nostri territori diventano riserve di caccia per chi invece ci esclude dai loro», protesta il presidente Salvelli, «mentre per garantire un flusso corretto e rispettoso degli spazi disponibili deve essere chiaro a tutti e sancito dalla legge che il primo ambito deve essere quello di residenza, per evitare furbizie e altro».
Per il resto la presidenza provinciale di Federcaccia ha lasciato che ogni sezione locale facesse autonomamente le proprie osservazioni al piano regionale: «Ci siamo occupati a livello provinciale delle questioni più importanti, per le quali con i nostri legali abbiamo fatto una memoria scritta. Per quel che ci riguarda la più importante», rivela Salvelli, «è la nostra contrarietà alla prospettata istituzione di 14 valichi montani nella nostra provincia quando Belluno ne ha solo uno e Vicenza ne conta tre. Questo comporterebbe, in base alla legge nazionale 155/92, il divieto dell’attività venatoria fino a un chilometro di raggio attorno al valico e questo pur non sussistendo le caratteristiche previste dalla legge per certi valichi che dovrebbero essere a quota superiore agli 800 metri sul livello del mare per rientrare nelle zone di tutela. In più occorre considerare che i nostri valichi montani non sono gole strette ma passaggi ampi e aperti».
Mette sul tappeto anche la questione dell’Oasi del lago di Garda Sud: «Sosteniamo la giusta posizione dei cacciatori e operatori del lago che vedono in questa nuova area protetta la cancellazione di una forma secolare di caccia sul Garda e l’illogica conseguenza che la pratica venatoria sarebbe permessa a pochi metri di distanza in territorio bresciano e mantovano.
«Nel Comune di Peschiera», aggiunge Salvelli, «c’è già una delle maggiori oasi di rifugio d’Italia con valenza palustre-valliva al Laghetto del Frassino e c’è malumore fra i cacciatori per il proliferare di siti di Natura 2000 e Zone di protezione speciale (Zps) che finora interessano solo il Veneto e non la Lombardia o la vicina Provincia di Trento».
C’è carne al fuoco per il Piano faunistico regionale in un clima che Salvelli definisce ostile da parte di certe forze politiche e associazioni ambientaliste: «La politica non ci sta aiutando ad evitare l’emorragia di iscritti. La nuova finanziaria propone di raddoppiare la tassa di licenza venatoria portandola da 175 a 350 euro: i parlamentari pensano a tassare i cittadini invece che tagliare i loro stipendi, come auspicato dalla maggioranza degli italiani. In più aleggia anche la proposta che i danni causati dai selvatici siano pagati dagli ambiti territoriali di caccia e in definitiva dai cacciatori stessi, anziché dalla Regione come avviene ora», conclude il suo sfogo Salvelli, deciso comunque a non mollare le sue battaglie: «Nella primavera 2014 riproporrò di nuovo, ma per l’ultima volta, se non altro per ragioni anagrafiche, la mia candidatura alla presidenza di Federcaccia provinciale», anticipa, con l’augurio di finire il mandato in un clima meno ostile verso la passione venatoria.


fonte:larena.it
 
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