Intervista a Mauro Panella, presidente del Sindacato Venatorio Italiano

valentino88

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L’Italia viene facilmente riconosciuta nel mondo per le bellezze artistiche, la storia, l’innovazione, lo stile ed altre caratteristiche tutte al positivo. Le negatività, oltremodo stereotipate in film e telefilm made in U.S.A., sono ugualmente note e ripetute (fino alla nausea) dal resto del mondo, fino a far dubitare lo stesso cittadino delle proprie qualità e della propria bontà d’animo. Controsenso è il termine che meglio esprime questa gestione all’italiana della propria esistenza, quasi una filosofia di vita che ci attanaglia e ci accompagna sino all’ultimo dei nostri giorni su questa terra. Dalla società all’economia, dal costume all’informazione, alla politica, fino alla gestione della “cosa pubblica”, concetto di derivazione tanto antica quanto sacra.

In tale ambito rientrano tutte le attività che riguardano il territorio e lo sfruttamento delle risorse naturali: caccia, pesca, agricoltura, allevamento. In questo senso, le interpretazioni, più o meno autorevoli, si fanno sempre più disomogenee, data la vastità di pareri che vengono forniti a riguardo. La caccia, in particolar modo, divide in maniera incontrovertibile l’intera popolazione, divisa in pro e contro, divisi tra cacciatori che esercitano tale attività per passione, chi si trasforma in una sorta di bracconiere, un rifacimento caciarone e poco avvezzo alle regole dei padroni del mercato nero africano e asiatico, e chi si schiera nella fazione opposta, tra gli animalisti e chi vorrebbe abolire totalmente questa forma di tortura, mettendo in bella mostra il proprio pollice verde.

Anche la politica, come di consueto, ha sfruttato questa battaglia di ideali, più o meno giusti, facendo rientrare le proprie argomentazioni a riguardo nei programmi elettorali, vedi il Movimento 5 Stelle contro la caccia o il voto a favore del partito Caccia Ambiente. Pochi mesi fa la IPSOS, per conto di WWF, Lipu, Legambiente, Lav ed Enpa ha effettuato un sondaggio per avere una stima dei pareri rispetto alla caccia in Italia; il 97% dichiara di essere contro il maltrattamento sugli animali con un 56% di soggetti favorevoli per scopi alimentari. Il 70%, invece, dichiara di essere fortemente contrario a questo tipo di attività.

Senza voler entrare nel merito e, soprattutto, volersi schierare per una o per l’altra fazione è obbligatorio dar voce ad un nuovo movimento, sorto in Campania nel novembre 2012, nata su Facebook per mano di chi, come dichiarato nei programmi, ama la natura e considerare naturale, in quanto esseri umani, utilizzare i frutti della terra per il proprio sostentamento, ovviamente senza mai stravolgerne gli equilibri naturali. Lo S.V.I., Sindacato Venatorio Italiano, è la sintesi di un’idea di caccia che va al di là della mera attività ricreativa, dissociandosi dalle associazioni preesistenti e dalle riforme che impongono cifre altissime e territori/tempistiche ristrette per poterla praticare. Per comprendere meglio il fenomeno abbiamo intervistato il Presidente e Legale Rappresentante dell’Associazione, Mauro Panella.

Nell’articolo che precede l’intervista è stato posto l’accento su alcune delle cause che hanno portato alla nascita della vostra Associazione: ci riassume, in breve, i punti chiave su cui essa si fonda?

Il Sindacato Venatorio Italiano nasce da un’idea lanciata sul web per raggiungere e per comunicare con quanti più seguaci di Diana. Il movimento nasce in difesa del cacciatore ed i tutto il mondo venatorio, poiché l’ideatore del svi si è accorto che era ormai giunto il momento di agire di fronte a tutti i soprusi che quotidianamente vengono perpetrati ai danni della categoria e che continuando in tal senso avrebbero determinato l’epilogo dell’attività venatoria in italia. Al momento della costituzione, a nostro avviso urgente e necessaria c’è stato qualcuno che ha reputato la nostra nascita superflua se non addirittura inutile in quanto adire sempre di qualcuno vi sono già sul nostro territorio sette sindacati venatori, ovvero le aavv riconosciute, che tutelano i diritti dei cacciatori. Evidentemente, visto lo stato pietoso in cui versa la nostra categoria, chi avrebbe dovuto tutelare la nostra passione in questi ultimi 20 anni, ha lavorato poco e male.

Dalle tre alle otto persone su dieci, se non di più, pensano alla caccia e si immaginano l’omone baffuto e panciuto che cosparge il territorio campano (e nazionale) di sistemi fuorilegge e uccide gli animali in modi a dir poco barbari: ci spiega chi è il cacciatore tipo che lo SVI propone di avere come tesserato, che si impone di “formare”?

Riteniamo che quelle otto persone su dieci hanno una visione distorta del cacciatore, il quale vivendo di natura, diversamente dagli ambientalisti che campano sulla natura, è il primo a rispettarla perché senza di essa è consapevole di non poter esercitare la sua passione. Diversamente da quelle otto persone che credono di conoscere fauna e flora standosene panciuti e sdraiati in poltrona a guardare il Mondo di Quark, il cacciatore soffre realmente quando vede la natura deturpata e violentata ,invasa da rifiuti, spesse volte lasciati a terra dai quegli otto personaggi che di tanto in tanto, alzandosi dal proprio sofà si riscoprono fruitori domenicali della natura e con accampamenti temporanei, gozzovigliando e bivaccando nei boschi, arrecano danni alla flora e disturbo alla fauna.

Molti pensano che animalisti e affini siano i veri nemici del cacciatore: è esattamente così o dovete temere i vostri pari, gli amanti della caccia e di tutto il giro economico che essa comporta?

Più che animalisti noi parliamo di animalari e sono proprio essi, e non gli unici, i nemici del cacciatore in quanto persone intrattabili e con i quali è impossibile intavolare qualsiasi discorso previo il quale addivenire ad accordi ragionevoli, purtroppo non accettano alcun ma e nessun se. Nostro malgrado dobbiamo constatare che anche in casa nostra si annidano i nemici, poiché le AAVV che avrebbero dovuto tutelare e difendere la nostra passione, anziché accogliere il nostro malcontento, pur di salvaguardare i loro interessi, sono scesi nel corso di quest’ultimo ventennio a compromessi con gli animalari a discapito della nostra categoria. Poco interessava ai nostri rappresentanti sindacali che la parco mania dilagasse purchè dall’altra parte gli venisse concessa l’istituzione di aziende faunistico venatorie, campi addestramento cani e tutte quelle strutture dove si esercita la pseudo caccia a pagamento. Poi ci sono quelli che reputavamo amici, ovvero i politici, quelli che per anni ci hanno promesso una modifica a nostro favore della legge 157/92, e che dopo aver ottenuto i nostri voti si sono dimenticati di noi, addirittura legiferando in senso opposto a quanto promessoci.

Passiamo dalle disquisizioni generiche allo specifico: cosa proponete ai vostri tesserati, cos’ha SVI di diverso rispetto alle organizzazioni standard?

Intanto il S.V.I. non è un’associazione venatoria, tanto è vero che lasciamo i nostri tesserati liberi di andarsi ad assicurare presso quella associazione venatoria dalla quale si sentono maggiormente tutelati…semmai ce ne fosse una che abbia volontà di difenderli. Lo S.V.I. emette tessere meramente associative e con i proventi derivanti dal tesseramento intende difendere, come già sta facendo, la caccia dai nemici di cui parlavo prima.

Quali cambiamenti dovrebbero essere attuati in Regione e a livello nazionale per poter essere fieri della caccia, vederla come attività per tutti e non come sfruttamento del territorio e della fauna?

Lei parla di cambiamento e fa bene perché, per come stanno andando le cose a livello venatorio, il cambiamento si rende necessario a partire da chi è deputato a legiferare sulla materia caccia. A livello regionale abbiamo avuto nell’ultimo ventennio un susseguirsi di assessori alla caccia completamente incompetenti in materia, che troppe volte si sono lasciati guidare da cattivi consiglieri i quali tutto hanno fatto tranne che il bene della caccia e dell’ambiente. I calendari venatori stilati ogni anno nelle regioni italiane, veri e propri colabrodo, puntualmente impugnati innanzi al Tar e vinti dagli anticaccia bloccando così il regolare svolgimento dell’attività venatoria. Lo sfruttamento del territorio è prerogativa assoluta di Regioni e Stato, prova ne sono gli innumerevoli interventi negativi che in nome di energie alternative, produzioni indiscriminate sotto serra deturpano in modo irrimediabile l’ambiente con la nascita di enormi pale eoliche che vanno a deturpare habitat di inestimabile valore ed impianti serricoli che specialmente al sud d’Italia hanno cancellato per sempre gli ultimi habitat dove la fauna trovava ricovero. Una caccia sostenibile ha bisogno semplicemente del rispetto assoluto della legge nazionale, di quelle regionali e di quanto detta per la stessa materia l’unione europea, noi chiediamo solo questo ma che venga fatto correttamente.

Quali sono i prossimi appuntamenti in programma e dove, chi è interessato, può rimediare informazioni utili su S.V.I.?

La difesa dell’ambiente innanzitutto, la caccia senza ambiente è attività da dimenticare, ci proponiamo come Sindacato e lo stiamo già facendo di attaccare come dicevo prima l’istituzione delle pale eoliche, in questa battaglia abbiamo avuto condivisione ed appoggio dalla Wilderness Italia, dalla Coldiretti e dall’Associazione Cacciatori Campani. Ci stiamo attivando per creare in tutta Italia periodicamente una giornata ecologica per ripulire siti invasi da materiali inquinanti. Ci siamo proposti di collaborare in caso di calamità di collaborare con la protezione civile attraverso un nostro volontariato. Chiederemo agli organi preposti di collaborare nel servizio antincendio con nostro personale che gratuitamente potrà essere utilizzato per una azione incisivamente preventiva contro gli incendi molte volte di natura dolosa. La difesa della caccia attraverso diffide e denunce avverso coloro i quali molte volte presentano la figura del cacciatore impropriamente come il nemico assoluto di fauna e ambiente. Chi è interessato al sindacato può rivolgersi:
Sindacato Venatorio Italiano | SVI https://www.facebook.cm/SindacatoVenatorioItaliano?ref=hlo



Riapre la caccia. Intervista a Mauro Panella, presidente del Sindacato Venatorio Italiano
 
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