Lombardia: La Regione detta le sue regole. Cacciatori sul piede di guerra

Alberto 69

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05/08/2013

La Regione stabilisce le regole per la caccia e la Provincia non può fare niente. I cacciatori si arrabbiano e Palazzo Muzio li sostiene.
Le novità in arrivo da Milano riguardano la caccia alla fauna tipica alpina e in particolare alla pernice bianca.
Ogni anno, come ben sanno gli appassionati lombardi, la Regione prepara un calendario con le date delle possibili battute e definisce i piani di abbattimento. L’incontro tecnico con i referenti delle Province si è svolto mercoledì e per la Valtellina ha partecipato il funzionario Gianluca Cristini. Ma per il rappresentante sondriese non c’è stata la possibilità di fare valere le ragioni del territorio. L’esito dell’incontro non piace né ai cacciatori, né alla politica locale, come conferma l’assessore provinciale competente in materia, Severino De Stefani.
«La Regione ha riferito che, considerato che la pernice bianca è secondo loro un animale in sofferenza e che ci sono problematiche, unilateralmente quest’anno si potrà cacciare solamente nel mese di ottobre, per circa dieci giornate. A tavolino, senza alcuna possibilità di replica, è stato deciso che il limite massimo di abbattimento sarà quello dello scorso anno. Si potranno abbattere diciotto pernici per mandamento, con uno stop all’ottanta per cento. Lo hanno stabilito senza interpellare la controparte politica e indipendentemente dall’esito dei censimenti».
Nel merito, la scelta imposta dalla Regione non convince, anche perché fino al passato erano una trentina i capi a disposizione dei cacciatori di ogni mandamento e perché in Valtellina andrebbero considerate molte altre variabili.
Ma non è tutto. Anche il metodo lascia scontento l’assessore De Stefani. «Con questo modo di agire si mina il rapporto di fiducia che abbiamo costruito con i comprensori, in una zona già ricca di vincoli - dice -. Il piano di abbattimento viene definito su base locale, ogni anno, con censimenti che permettono di mettere in campo il massimo rispetto della fauna. Poi però comandano dalla Regione. Non devono venirci a insegnare da Milano, alcuni tecnici burocrati che stanno seduti dietro a un tavolo, come ci si comporta».
A questo punto appare evidente una differenza fra le aspettative locali e le decisioni assunte a livello centrale dalla Regione. «Ai funzionari sarebbe bastato sentire noi e i rappresentanti di Brescia, le due province interessate a questo argomento - conclude De Stefani -, per concordare i piani. Invece hanno fatto di testa loro, senza tenere conto del dialogo e delle tradizioni. Se i cacciatori protestano, hanno ragione».

fonte: laprovinciadisondrio.it
 
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