Gli uccelli che scompaiono dalle campagne

Re: Gli uccelli che scompaiono dalle campagne

Meno male che la caccia dovrebbe essere la causa di tutti i mali degli animaletti carini e indifesi....comunque sia se da una parte l'articolo è interessante e dimostra al solito come la faziosità e l'infondatezza di ciò che pseudoanimalisti/pseudoambientalisti vogliono far credere è palese, resta pur sempre in fatto che fin quando l'ISPRA romperà le palle nella redazione dei calendari venatori possiamo mostrare quanti articoli vogliono e che sicuramente possiamo prevedere 2 cose: se da un lato deroghe a particolari specie migratorie ce le potremmo scordare, dall'altro lato essendo comunque la faziosità alta stai tranquillo che alla fine faranno quello che vorranno loro, per cui le allodole saranno fortemente limitate ove ancora presenti nei calendari e le gazze e le cornacchie, sebbene a mio parere come le altre specie "nocive" possano essere benissimo cacciabili durante tutta la stagione venatoria, avranno sempre limiti di periodo e di capi abbattibili....
 
Re: Gli uccelli che scompaiono dalle campagne

La caccia non centra assolutamente niente, i cambiamenti sono dovuti alle mutazioni ambientali proporzionati alla capacità di adattamento della singola specie.
 
Re: Gli uccelli che scompaiono dalle campagne

Non solo l'Ispra rompe le scatole per la redazione dei calendari venatori regionali, ma non autorizza le province a poter controllare cornacchie e gazze con l'uso del fucile a caccia chiusa, con schede di intervento dai cacciatori abilitati. Mentre da questi studi emerge chiara la constatazione che queste specie opportuniste sono in forte aumento, considerazione: ma quelli dell'Ispra sanno di essere al mondo.
 
Re: Gli uccelli che scompaiono dalle campagne

Se gli ani-malati attaccassero le vere cause del degrado faunistico le capirei, poi ci penso e capisco che proprio dalle lobby di fabbriche inquinanti vengono foraggiati, ed attaccano noi per coprire le vere cause, il ritorno alle colture biologiche è troppo lento, le AA.VV. dovrebbero intervenire politicamente sui governi per invitarli a bandire tutti i veleni ed i fertilizzanti chimici utilizzati in agricoltura, che se stanno distruggendo la fauna, stanno distruggendo anche noi che di quella fauna siamo parte integrante, sarebbe ora che oltre a cercare i rimedi per combattere certe malattie si cominciasse a eliminarne le cause.
 
Re: Gli uccelli che scompaiono dalle campagne

Non solo l'Ispra rompe le scatole per la redazione dei calendari venatori regionali, ma non autorizza le province a poter controllare cornacchie e gazze con l'uso del fucile a caccia chiusa, con schede di intervento dai cacciatori abilitati. Mentre da questi studi emerge chiara la constatazione che queste specie opportuniste sono in forte aumento, considerazione: ma quelli dell'Ispra sanno di essere al mondo.

concordo in pieno!!!!
 
Re: Gli uccelli che scompaiono dalle campagne

Più che l'agricoltura intensiva e i pesticidi, visto che non penso che la situazione sia cambiata molto dal 2000 al 2010 in questo senso,io credo che sia la scomparsa degli habitat agricoli a favore degli habitat forestali, a causa dell'abbandono dell'agricoltura nei terreni marginali!

Nicola
 
Re: Gli uccelli che scompaiono dalle campagne

quando lo scrissi io che tanti uccelletti non si vedevano più fui verbalmente aggedito da alcune persone del forum ,addirittura mi dissero che ce ne sono di più ora di anni indietro mi dissero anche :ma da quanto tempo non vai in un capanno? i nodi vengono al pettine m a non porto assolutamente rancore per quello che mi dissero qelle tre o quattro persone.
 
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Gli uccelli selvatici sono in declino. In particolare le allodole, le calandrelle, i passeri e i cardellini, che finora hanno popolato le zone agricole, stanno scomparendo a causa del degrado dell’habitat, del consumo di suolo, dell’uso di pesticidi e dell’agricoltura intensiva. Lo rivela il rapporto “Uccelli comuni in Italia. Gli andamenti di popolazione dal 2000 al 2010”, realizzato dalla Lipu-BirdLife Italia insieme alla Rete rurale nazionale e al Ministero delle Politiche agricole e forestali.Lo studio raccoglie i dati del monitoraggio Mito2000, realizzato dal 2000 al 2010 su 99 specie di uccelli selvatici “comuni”. Il rapporto ha preso in esame diverse specie a seconda dell’appartenenza all’habitat di riferimento: a ognuno è stato abbinato un indice di biodiversità, il Farmland bird index per le specie degli ambienti agricoli, il Woodland bird index per quelle degli ambienti boschivi e l’All common species index per tutte le specie comuni residue. I tre indici sono stati calcolati per ognuna delle sei zone ornitologiche identificate: alpina, rilievi prealpini e appenninici, sistemi collinari, pianure, rilievi mediterranei, steppe mediterranee.
I risultati parlano chiaro: su 26 specie agricole prese in esame, 12 hanno fatto registrare un declino, 11 sono in aumento e tre stabili. Tra le specie a rischio ci sono la calandrella, con un -66 per cento dal 2000 al 2010, l’allodola che ha fatto segnare una diminuzione del 30 per cento nel decennio considerato, l’averla piccola (-42 per cento), la rondine (-30 per cento), i passeri (-40 per cento), il torcicollo (-56 per cento), la cutrettola (-38 per cento) e il cardellino (-34 per cento). Si tratta per lo più di uccelli presenti nella Lista Rossa come vulnerabili o in pericolo di estinzione, e le cause di questo declino, secondo la Lipu, sono da ricercarsi nella meccanizzazione e intensificazione dell’agricoltura, nell’uso di pesticidi e nel degrado dell’habitat. Lo conferma anche il risultato negativo del Farmland bird index nelle zone di pianura, dove oltre all’industrializzazione dell’agricoltura si assiste al consumo di suolo e alla cementificazione, mentre va un po’ meglio nelle zone collinari.
Ma se alcune specie agricole diminuiscono, altre sono in aumento, come la gazza, la cornacchia grigia, il gheppio, l’ortolano, il rigogolo, l’usignolo, l’upupa, la tortora selvatica, il luì bianco e lo strillozzo. Buone notizie anche per quanto riguarda le specie boschive del Woodland Bird Index: il declino è meno preoccupante e interessa il regolo, la cincia mora e il ciuffolotto, mentre aumentano il picchio rosso maggiore, il fiorrancino, lo scricciolo, il rampichino comune, il pettirosso e la cinciarella.
L’avifauna, però, sembra non passarsela bene neanche oltreoceano, sempre per effetto delle attività umana. Secondo uno studio della University of Southern California, apparso su Plos One, quasi sette milioni di uccelli vengono uccisi ogni anno durante le migrazioni verso centro e sud America. Sul banco degli imputati le torri per le telecomunicazioni di Usa e Canada, alte anche centinaia di metri: i volatili, attratti dalle luci rosse fisse delle torri soprattutto quando c’è maltempo, scendono a quote più basse e finiscono per perdere i punti di riferimento e sbattere contro i cavi e i tiranti degli impianti. Basterebbero delle semplici misure, dicono gli autori, per salvare dalla morte milioni di uccelli, per esempio ridurre il numero di grandi torri, eliminare i cavi e sostituire le luci rosse fisse con lampeggianti o luci stroboscopiche
 
Re: Gli uccelli che scompaiono dalle campagne

...e' comunque evidente ....in maniera macroscopica ...che gazze e cornacchie stanno moltiplicandosi a dismisura.... Distruggono ogni forma di nidiacei , soprattutto in questo periodo e , veramente, questo si nota facendo un giro in campagna in questo periodo. Qualche anno fa si incontravano merli, fringuelli verdoni ed altri piccoli uccelli come capinere, cince bigie etc...Adesso sembra un mortorio....trovare un nido di questi animali e' quasi un'impresa. Gazze e cornacchie stanno invadendo anche i centri abitati....ed i nidi, si trovano si, ma rovesciati a terra.....Ho detto una cosa che qualcun'altro ha avuto modo di rilevare o sono io a vivere sulla luna.....
 
Re: Gli uccelli che scompaiono dalle campagne

EDITORIALE
RAPPORTO LIPU: SPECIE CACCIABILI IN OTTIMA SALUTE

lunedì 14 maggio 2012
Dall'interessante rapporto sugli andamenti delle popolazioni di uccelli comuni in Italia, redatto dalla Lipu in base ai dati raccolti dal 2000 al 2010 grazie al progetto MITO2000 (integrato al programma comunitario di monitoraggio dell'avifauna nidificante), emerge una realtà variegata ma tutt'altro che sconfortante nel quadro di gestione faunistica della caccia programmata.

Il paradosso è che in calo troviamo alcune specie di uccelli agricoli che sono ormai da decenni protetti (non subiscono quindi alcuna pressione venatoria, episodi di bracconaggio a parte), che purtroppo continuano a soffrire delle conseguenze di un'agricoltura intensiva (i n particolare pesticidi e degrado e scomparsa degli habitat a loro congegnali), mentre al contrario altre comunemente cacciate in tutto il paese, si trovano in una situazione stabile o di crescita.

Nel suo comunicato, la Lipu evidenzia popolazioni in aumento per gazza, cornacchia grigia, gheppio, ortolano, rigogolo, usignolo, upupa, tortora, luì bianco e strillozzo. Se però diamo un'occhiata all'intero rapporto, la situazione appare in realtà ancora più chiara: insieme alla tortora (+56%) troviamo diverse altre specie cacciabili come il colombaccio (in 10 anni cresciuto del 210%), la quaglia (in forte incremento, + 78%; e in Piemonte vorrebbero toglierla dall'elenco delle cacciabili), il tordo bottaccio, + 41%, il merlo, +48% e la ghiandaia, + 9% .

Diverse sono anche le specie non cacciabili in crescita nell'ultimo periodo: beccamoschino (+ 56%), canapino comune (+ 79%), capinera (+ 30%), beccafico (+138%) cinciallegra (+16%), cinciarella (+65%), codibugnolo (+ 66%), codirosso comune (classificato in forte crescita +66%), fiorrancino (+88%), gheppio (+15%), gruccione (in forte crescita, +65%), ortolano (+158%), pettirosso (+28%), picchio rosso maggiore (+6%), picchio verde (+52%), poiana (+19%), rigogolo (+ 133%), scricciolo (+35%), sterpazzolina (+28%), storno (+2%), storno nero +36% ( dato questo più che confortante, visto che finora per lo sturnus vulgaris che crea numerosi danni all'agricoltura si è negato un prelievo ordinario (ma a volte anche in deroga) perchè lo si poteva confondere con il suo cugino nero, che peraltro in Italia è specie infrequente), tortora dal collare (+115%; specie ormai stanziale in Italia e in alcune aree già soggetta a prelievi), strillozzo (+20%), tottavilla (+90%), usignolo (+11%), usignolo di fiume (+ 63%).

Verificati questi dati, forniti da fonte sicuramente incontestabile (alla Lipu, come possono, non ci pensano neanche un minuto a scagliarsi contro la caccia), salta agli occhi la macroscopica differenza fra ciò che è e ciò che vorrebbero far credere. Approfondendo la lettura, poi, si capisce e chiaramente che è l'agricoltura "industriale", individuata soprattutto nella valle Padana, che va ampiamente ripensata. Come si passa ad analizzare la situazione delle aree collinari, infatti, si vede chiaramente che la situazione è sostanzialmente migliore. In ogni caso, in questi ultimi anni la situazione delle specie ornitiche comuni del nostro paese E' STABILE, e semmai se correttivi si dovessero adottare - lo sappiano all'ISPRA, lo sappiano i responsabili politici e tecnici delle regioni - ci si dovrà indirizzare su quelle pratiche agricole che fanno cattiva agricoltura. Con buona pace degli anticaccia, degli ambientalisti della domenica, delle rosse passionarie e delle bionde, degli ideologi del dopolavoro da bar sport, che a loro insaputa si sono ritrovati fra i banchi del Parlamento Europeo, da dove continuano a sbraitare basandosi su argomentazioni risibili. E comunque, ove venisse in mente a qualcuno di fare pressioni affinchè si rivedesse la lista delle specie cacciabili nell'elenco della "Direttiva-Uccelli", si sappia che a fronte di un paio o tre di specie in declino (ripetiamo: a causa di tutto tranne che della caccia!), ce ne possono essere qualche decina di cui si potrebbe sicuramente reclamare l'inserimento! E a qualche anziano potrebbero nuovamente brillare gli occhi solo al pensiero di un beccafico o di una capinera, di un ortolano o di un rigogolo, di uno strillozzo o di una tottavilla da mettere alla lacciaia!

C. F.

http://www.bighunter.it/Home/Editoriale/Editoriale/tabid/197/newsid707/10594/Default.aspx
 
Re: Gli uccelli che scompaiono dalle campagne

ciao a tutti,
come l'antropizzazione stà rovinando il nostro bel pianeta,cosi' la colonizzazione sfrenata di alcune specie (gazze,cornacchie,corvi e ghiandaie) stà distruggendo tutti i piccoli volatili che occupano le aree frequentate da questi opportunisti che vivono in gruppi sempre più importanti, qui da me in Francia ci sono intere città invase da gazze e da corvi, e credete che tutti questi pseudo protettori da strapazzo si preoccupino più di tanto ? e le aavv ? e noi cacciatori cosa facciamo ?
Secondo me abbiamo quello che ci meritiamo
cordialmente
France49
 
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