Proposta di modifica della legge venatoria dell'ANLC

Re: Proposta di modifica della legge venatoria dell'ANLC

grillaia ha scritto:
falco8 ha scritto:
grillaia ha scritto:
Come quali sono? l' ispra e ANLC
l' ispra scrive no alla starna xche non cè 'l'ANLC dice si xche è lanciata
l Ispra dice da B a C al fagiano L'ANLC dice da A s D xche le covate tardive sono poche
L' ispra dice fermo al 31 dicembre alla becca e l ANLC dice si al 31 gennaio xche stabile in base a quanto scritto da european management. ecc.. in quanto in leggero aumento in nord ovest europa (si è pero dimenticata della parte che è scritta sempre in european ecc. che in nord est europa è in forte diminuzione)
e non sto a divulgarmi oltre,non sono due estremi?
ho sempre in mente le parole di un mio compianto amico e maestro di caccia,il dott Ferrucio Quadri ,
"la verita e il giusto sta sempre nel mezzo"
L' impressione che ho è che anche l' ANLC tiri a far ciccia o meglio tessere!
come del resto tutte le altre associazioni.

mah la starna se cacciata in modo adeguato va bene, inoltre l'ineteresse venatorio su questo animale ne consentirebbe il controllo, i censimenti ecc. Ovvio si tratta di dover trattare con cacciatori cinofili, non con sparatori. poco prelievo, 1 capo a battuta e massimo 10 stagionali. il fagiano mi sembra molto sensata la proposta soprattutto la femmina al 31 ottobre. non vedo nulla di male nella proposta della liberacaccia.
Tutto sommato non sarebbe male,il problema è applicarlo,prima di sparare calendario e tesserino in mano e leggere..allora oggi è chiusa alla fagiana, sparo al maschio,la starna ,fammi contare quante ne ho prese?si forse ne ho da prelevare ancora 1,la rossa?...aspetta un po che vo a vedere quante ne ho abbatute,
Ma perche vogliamo rendere la cosa sempre piu macchinosa?

Questa è la caccia moderna. l'unico modo per non restare un paese del 3 mondo.
 

arsvenandi

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Questa è la proposta di modifica dell'ANLC, se avete la pazienza di leggerlo......:


Proposte di
modifica della
Associazione
Nazionale
Libera Caccia

2 maggio

ANLC







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PRIMA BOZZA NOTA CONGIUNTA

Premesso che le associazioni e le organizzazioni professionali firmatarie della presente nota

intendono attivamente impegnarsi per ricercare un fecondo ed efficace dialogo tra interessi

apparentemente confliggenti;



Premesso altresì che è loro intendimento contribuire a ridurre i conflitti ancor oggi presenti

nell.interpretazione e applicazione della normativa vigente in materia di caccia;



Premesso ancora che intendono trovare soluzioni condivise all.impatto causato da alcune specie

animali alle attività agricole come, ad esempio, accade nel caso dello storno su alcune colture;



Premesso inoltre che sono consapevoli quanto un sostanziale cambio nelle relazioni tra le
differenti

parti sociali sia fondamentale precondizione per avviare importanti e coerenti azioni sinergiche al

fine di fermare le principali minacce al bene comune unanimemente riconosciuto nell.importante

patrimonio seminaturale e naturale presente in Italia e pesantemente messo in crisi dai
cambiamenti

climatici, dalla frammentazione degli habitat, dall.inquinamento, dalle specie alloctone e dal

consumo e perdita di fertilità del suolo;



Premesso infine che ritengono validissima l.attivazione da parte della Conferenza delle Regioni e

delle Province Autonome del cosiddetto “Tavolo Caccia” quale momento di dialogo, confronto e

costruzione della mediazione tra parti sociali e amministrazioni in riferimento alle tematiche di cui

sopra;



Tutto ciò premesso, quale primo atto congiunto ed utile in tal senso, le associazioni e
organizzazioni

professionali firmatarie concordano nel voler rendere noto, per tramite della Conferenza delle

Regioni e delle Province Autonome, in relazione al primo argomento trattato dal “Tavolo Caccia” e

riguardante i calendari venatori, di convenire sul fatto che:



- in materia di caccia e tutela del paesaggio, flora e fauna, la giurisprudenza abbia adeguatamente

evidenziato come queste siano materie sottoposte «al rispetto degli standard minimi ed uniformi di

tutela indicati dalla legislazione nazionale, ai sensi dell'art. 117, secondo comma, lettera s), della

Costituzione», nonché «della normativa comunitaria di riferimento»;



- viga l.obbligo di sottoporre preventivamente i Piani Faunistico Venatori Regionali e Provinciali e i

Calendari Venatori alla Valutazione di Incidenza (VI), prescritta per legge. (Si dichiarasse la
legge di riferimento sia Nazionale che Regionale. La valutazione di incidenza è obbligatoria
solo ed esclusivamente nei siti di Rete Natura 2000 e non è assolutamente prevista per i
Piani Faunistici Venatori e ne tanto meno per i Calendari Venatori). Il perseguimento degli

obiettivi comunitari è stato, infatti, strettamente collegato dal legislatore europeo alla necessità di

effettuare in via preventiva la valutazione d.incidenza su tutti i piani, i programmi e le attività che

possono incidere su habitat e specie di interesse comunitario, con particolare riferimento a quelli

ricadenti all.interno dei siti ricompresi nella rete Natura 2000;



- i provvedimenti e gli atti delle Amministrazioni tengano conto dell.esigenza di adottare le misure

necessarie a mantenere le popolazioni degli uccelli, classificati dall.ISPRA in stato di

conservazione sfavorevole, a livelli ecologicamente adeguati, come riportato dai parametri tecnici

individuati dall.ISPRA nei documenti del gennaio 2009 e del luglio 2010 che sono da considerare


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indicatori scientificamente attendibili, operando in coerenza con il parere del competente Istituto

pubblico;


La Guida per la stesura dei Calendari Venatori prevista dalla 157/92, così come modificata,
dalla legge Comunitaria art.42 chiarisce che a prescindere dai movimenti di risaliti, verso i
lidi di nidificazione, la caccia agli uccelli migratori, dovrebbe terminare alla seconda metà
della stagione invernale. Infatti a parità di pressione venatoria, nella seconda metà
dell'inverno, la mortalità dovuta alla caccia tende ad essere progressivamente sempre più
additiva rispetto alla mortalità naturale e non sostitutiva di questa, come può avvenire
invece, durante l'autunno e la prima parte dell'inverno. In altre parole se il prelievo si
prolunga, oltre la metà dell'inverno, aumenta progressivamente la probabilità di sottrarre
alla popolazione individui caratterizzati da una crescente speranza di sopravvivenza, i quali
andranno a formare lo stock nidificante da cui dipende la conservazione e la produttività
della popolazione stessa. Di fatto la caccia in periodo tardo invernale o ad inizio della
primavera è controproducente anche per l'interesse dei cacciatori, i quali dovrebbero avere
a cuore il mantenimento delle popolazioni altamente produttive. Esiste evidentemente un
certo margine di discrezionalità nel definire una data corrispondente alla metà dell'inverno,
ma la scelta della parte finale del mese di Gennaio appare ancora oggi un compromesso
accettabile e questo limite è stato suggerito dall'INFS, oggi ISPRA, al legislatore nazionale
in occasione della stesura della legge 157/92.



Si precisa, tra l'altro, che l'Art. 7 comma 1 della legge nazionale 157/92 qualifica l'ISPRA
come “Organi scientifico e tecnico di ricerca e consulenza per lo Stato, le Regioni e le
Provincie”, la cui funzione Istituzionale non può, pertanto, essere quella di sostituirsi alle
Amministrazioni nel compimento delle proprie scelte in materia di caccia, ma quello di
supportarla sotto il profilo squisitamente tecnico. Sotto tale profilo va, incidentalmente,
rilevato come l'Istituto abbia carattere Nazionale, cosicché può verificarsi la necessità di
valutare le specifiche realtà regionali. Ne deriva che, applicando i principi generali in
materia di rapporto tra provvedimento finale ed attività consultiva a carattere di
obbligatorietà e non di vincolatività, il parere reso da tale organo sul Calendario Venatorio
può essere disatteso dall'Amministrazione Regionale, la quale ha, però, l'onere di farsi
carico delle osservazioni procedimentali e di merito e, pertanto di esprimere le valutazioni,
che l'hanno portata a disattendere il parere. E’ importante far notare che i dati e le
conclusioni riportate nei documenti redatti nel Gennaio 2009 e Luglio 2010 dall’Ispra sono
da considerare come indicatori scientificamente attendibili con forte riserva. La motivazione
del “dubbio di attendibilità”, per quanto concerne le specie migratorie, si fonda su due
precise motivazioni: la scarsità di studi e rilevamenti in grado di portare a conclusioni
scientificamente ineccepibili e, soprattutto le metodologie utilizzate nei rilevamenti che
nella maggior parte dei casi si limitano a quello di tipo ACUSTICO e CONTA VISIVA.



- è importante ed urgente avviare l.utilizzo di metodi innovativi di raccolta dati sul prelievo

venatorio valorizzando pienamente il contributo conoscitivo che può essere portato dall.attività

venatoria ed a tal fine auspicano l.adozione da parte delle Amministrazioni del cosiddetto tesserino

elettronico che, avvalendosi del medesimo software sul territorio nazionale, consenta con il minimo

sforzo le migliori analisi necessarie per la corretta gestione del patrimonio faunistico a livello

nazionale, regionale, provinciale e locale.

Il problema non è l.istituzione di un tesserino elettronico, la cui utilizzazione sarebbe pressoché
impossibile per ovvie ragioni pratiche, bensì, di obbligare tutte le regioni all’Istituzione e la
messa in funzione degli Osservatori Faunistici Regionali. Solo attraverso questo istituto l.Italia


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e l.Ispra potranno riuscire a produrre quantità di dati e rilevamenti utili per formalizzare conclusioni
accettabili scientificamente.
















































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ANALISI DELLE SPECIE OGGETTO DI PRELIEVO VENATORIO

QUAGLIA: Dalla terza domenica di settembre alla terza domenica di novembre.

Secondo il documento “Key Concepts” la fine del periodo di riproduzione e dipendenza è
fissata al 20 settembre (2° decade di settembre) e l’inizio della migrazione prenuziale al 10
aprile (2° decade di aprile).

L.ISPRA tuttavia consiglia una apertura al 1° di Ottobre con la semplicistica scusa della possibilità
di arrecare danno ad altra selvaggina non oggetto di prelievo venatorio e da cure parentali ancora
in atto.

Oltre a dimostrare una dubbia e reale conoscenza della fenologia della Quaglia l.ISPRA si
contraddice a se stessa:

- La Quaglia essendo specie “estatina” e quindi presente nel territorio italiano solo nella
primavera-estate un periodo di caccia compreso tra il 1° Ottobre e la terza domenica
di novembre è quantomeno anacronistico e impossibile da attuare almeno nel 70%
del territorio della nostra Penisola. E. appurato che la Quaglia tra la fine di Agosto e la 2
decade di settembre effettua la sua migrazione post-nuziale lasciando l.Italia. I nidiacei tra
i 30 e i 50 giorni di vita diventano indipendenti e solo in caso in cui la prima covata sia
andata persa si assiste ad una seconda covata. Un periodo di caccia, compreso tra la 1
decade di Settembre e il 31 dicembre risulta quindi accettabile e congruo in relazione
al periodo di riproduzione e indipendenza e soprattutto in relazione al prelievo
minimo a cui è sottoposto questo selvatico in Italia. Oltretutto la Quaglia è sì
considerata in Italia SPEC 3, cioè vulnerabile, ma con il più basso rischio di impatto
negativo proprio per il limitatissimo spazio temporale di cui è fatta oggetto di
prelievo venatorio.




BECCACCIA: Dalla terza domenica di settembre alla seconda domenica di gennaio.

Secondo il documento “Key Concepts” la fine del periodo di riproduzione e dipendenza è
fissata al 20 agosto (2° decade di agosto) e l’inizio della migrazione prenuziale al 10 gennaio
(2° decade di gennaio).

Un periodo di caccia compreso tra il 1° ottobre ed il 10 gennaio risulta teoricamente compatibile
con il periodo di fine della riproduzione e dipendenza definito dal documento “Key Concepts”.
Stante lo stato di conservazione della specie e la forte pressione venatoria alla quale viene
sottoposta, l’ISPRA considera idonea per la conservazione e la razionale gestione della specie la
chiusura della caccia al 31 dicembre.



Di seguito le motivazioni per cui l’indicazione ISPRA e i KC sono da considerarsi le prime
del tutto errate e prive di fondamento scientifico, le seconde parzialmente errate e in netto
contrasto con Paesi membri che condividono con l’Italia la stessa latitudine e simile
orografia:


TRATTO DA: EUROPEAN MANAGEMENT PLAN FOR WOODCOCK 2006-2009

Documento richiesto dalla Commisione Euopea per elaborare un piano di gestione faunistica e di
protezione sulla specie Beccaccia.

Secondo BirdLife International, 2004a, la Beccaccia in alcuni paesi membri dell'EU sarebbe in
diminuzione, ma la situazione è piuttosto contrastata tra i paesi.
Ancora più evidenti riguardano le tendenze negative in Russia, Croazia, Lussemburgo, Regno


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Unito, Svizzera, mentre altri Stati membri mostrano stabilità o addirittura un leggero
incremento (Svezia, Estonia, Austria), sebbene i regimi di controllo specifici siano mancanti.
Ferrand & Gossman (1998a) hanno mostrato una relativa stabilità nelle stime di popolazioni
riproduttive della Beccaccia in Francia tra il 1992 e il 1997. Questa stabilità in Europa è sottolineata
anche dal Cofano & Saari (1997) tra la metà del 1970 a fine 1990.



- La migrazione primaverile inizia con la fine di febbraio (in particolare nella regione
mediterranea, Commissione europea, 2001) all'inizio di marzo, gli uccelli tornano nelle
loro aree di riproduzione da fine marzo a inizio maggio direzione Russia (Ferrand &
Gossmann, 2001) .
I movimenti migratori sono fortemente condizionati dalle condizioni meteorologiche e
dall'abbondanza e reperibilità di cibo.
- Il periodo di caccia per quanto riguarda l'Italia è stabilito nel periodo 3 domenica di
settembre – 31 gennaio


Particolare attenzione dovrebbe inoltre essere prestata a ondate di freddo. Sembra quindi
necessario chiudere temporaneamente la caccia o accorciare la stagione di caccia dopo le
avverse condizioni climatiche. In caso di prolungato ed esteso ondata di freddo, le
beccacce tendono a redistribuirsi massicciamente verso le regioni costiere e del sud dove il
clima più mite persiste. In queste regioni più miti, la caccia dovrebbe essere vietata
temporaneamente, anche se la temperatura non permangono sotto lo zero. Inoltre, dopo la
fine della ondata di freddo, la caccia non dovrebbe essere riaperta prima di 7-10 giorni per
permettere agli uccelli di recuperare le loro riserve corpo e ritorno al luogo abituale di
svernamento (Boos 2000, Duriez 2003)



- Gli studi ormonali effettuati sulle beccacce in Francia, Spagna e altre aree di
svernamento (fonte ONCFS, CNB) ci dicono che almeno fino alla terza decade di
febbraio “tutto tace” nell’apparato riproduttivo della beccaccia. La direttiva CEE
stabilisce che non si può cacciare alcuna specie nei momenti cruciali connessi alle
dinamiche riproduttive. La chiusura al 31 gennaio pertanto rappresenta comunque un
buon punto di equilibrio fra caccia e conservazione. In Italia non è mai partito uno
studio ormonale sulle beccacce in svernamento. Vi sono alcune osservazioni da radio
tracking sulle beccacce svernanti a Castelporziano che indicano attività di erratismo locale
nel periodo di gennaio (Aradis e altri). Movimenti dettati da sbalzi di temperature e
necessità di reperire cibo in aree contigue. Movimenti che non oltrepassano mai il
chilometro. A ciò si aggiunge l’osservazione diretta sul terreno, anche attraverso i
monitoraggi e le campagne di inanellamento, che sembrano escludere movimenti
“in risalita” tipici della migrazione pre-nuziale sicuramente per tutto gennaio. Le
temperature medie italiche non sono differenti da quelle della Bretagna e della Spagna per
giustificare effetti climatici tali da attivare prematuramente i processi ormonali sulla
beccaccia.



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- OSSERVAZIONI MOLTO IMPORTANTI


Jean Paul Boidot (cfr. Ott. 2010)“…Verificare l.andamento del peso. Avere dati
dall.inanellamento e soprattutto le indicazioni dal satellite Argos che permetterebbero un
controllo preciso e giornaliero sugli individui. Basarsi sulla ricerca istologica potendo dosare
ormoni sessuali e gonadotropi (Gli ormoni gonadotropi sono prodotti dalla adenoipofisi
(lobo anteriore dell.ipofisi, ghiandola endocrina situata nel cervello) e, passando nel
sangue, vanno a stimolare l.attività delle gonadi del maschio o della femmina. Wikipedia,
NdA)…Occorre utilizzare dati concreti non impressioni. Bisogna diminuire i tempi di caccia,
certo non si può cacciare tutti i giorni, occorre adottare dei PMA, Prelievi Massimi
Autorizzati anche a livello mensile, ma non intervenire sulla durata del periodo di caccia,
soprattutto con falsi argomenti…”

- Gli studi ormonali effettuati sulle beccacce in alcuni Stati Membri dove la Scolopax è
svernante hanno dimostrato come sino alla terza decade di Febbraio non si notano
segni di inizio periodo “interessante”.
- Dobbiamo doverosamente aggiungere che quindi per l.Italia una chiusura al 31 Gennaio è
semplicemente giusta ed equa per rispettare questo importantissimo selvatico.
Considerando che per la Beccaccia i KC prevedono una chiusura alla seconda decade di
Febbraio utilizzando una decade di sovrapposizione ma, tenendo ben presente i dati sopra
elencati, arrivare al 31 Gennaio ci sembra una pratica corretta e rispettosa verso questa
specie.
- E. necessario però, come indicato nello scritto della Commissione Europea, prevedere una
moratoria sulla caccia alla Beccaccia in caso di forti calamità naturali quali neve o il
protrarsi di lunghi periodo di gelo. Viene infatti consigliato, con il presentarsi di questi eventi
climatici, uno stop di 7-10 giorni dalla fine dell.ondata di maltempo per fare in modo di
recuperare forze e cibo.




TORTORA: Dalla terza domenica di settembre alla seconda domenica di gennaio.

Per la tortora non si segnalano nessun tipo di avvertimento da fare. Resta ben inteso che la
preapertura al 1° di Settembre e per 4/5 giornate da effettuarsi in appostamento temporaneo
è da considerarsi in linea per il rispetto di questo selvatico.



Aggiungerei l’ipotesi di proporre una chiusura al 30 Ottobre come dimostrazione di rispetto
della Tortora.



COLOMBACCIO: Dal 1 settembre alla terza domenica di settembre 2 giornate da
appostamento temporaneo. Dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio.

L.Ispra considera attuabile l.arco temporale presente nella bozza aggiungendo la possibilità di
estendere sino al 10 febbraio la caccia da appostamento a questo volatile.



Come dimostrato nelle ultime 3 stagioni venatorie una preapertura composta
principalmente da tortora, colombaccio, corvidi e alzavola e germano reale hanno siffatto
portato alla quasi totale concentrazione del mondo venatorio sul colombaccio. Poiché le
tortore nella maggior parte del suolo italiano tra la 2/3 decade di agosto e la 1 settimana di
settembre risultano in maggior parte migrate l’attività venatoria è molto, troppo, spesso


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concentrata su questo volatile. Si consiglia quindi di valutare l’ipotesi di valutare una
apertura al colombaccio alla 3 domenica di settembre sino al 31 gennaio. Si tenga presente
comunque della possibilità, non certo da escludere, della REALE POSSIBILITA’ di
posticipare al 1° ottobre sino al 10 febbraio l’interesse venatorio verso questa specie;
ipotesi molto gradita ai vari Club dediti alla pratica venatoria a questo volatile.





ALLODOLA: Dalla terza domenica di settembre alla seconda domenica di gennaio.

Visto che questa specie è considerata SPEC 3 e l’interesse venatorio è principalmente
rivolto ai soli soggetti che arrivano in Italia dopo la migrazione si potrebbe optare anziché
un contingentamento del carniere come indicato dall’ISPRA, ad una posticipazione del
periodo di caccia al 1° Ottobre.

Da tenere presente che i KC indicano come data di chiusura per l’Italia il 20 febbraio per cui
anche per questo volatile ci potrebbe essere lo slittamento 1° Ottobre – 10 Febbraio come
per il colombaccio.





MERLO: Dalla terza domenica di settembre al 31 dicembre.

E’ possibile effettuare il prelievo di questa specie dalla prima domenica di settembre nelle
stesse modalità previste per la tortora e il colombaccio. Tuttavia si consiglia, visto lo scarso
interesse nel periodo di preapertura di proporre il periodo indicato sopra.



CESENA – TORDO BOTTACCIO – TORDO SASSELLO: Dalla terza
domenica di settembre alla terza domenica di Gennaio

L.ISPRA consiglia chiusure a questi volatili del tutto errate e prive di fondamento come ora
dimostreremo:



CESENA: I risultati indicano che gli uccelli scandinavi si stanno diffondendo in tutto il paese, il
Baltico e Russi si trovano a sud di una linea compresa tra le Ardenne e la Gironde. La regione
mediterranea è visitata anche da uccelli provenienti da Polonia-Repubblica Ceca-Germania e
Svizzera.
La specie è caratterizzata da flussi d.immigrazione da un anno all.altro, ma spesso collegate alle
circostanze avverse del tempo in Europa centrale e settentrionale. I giovani sono più sensibili al
freddo e alla neve e improvvisamente invadono regioni in gruppi di centinaia (o migliaia).
Il monitoraggio della Cesena dal 1990 nei periodi di svernamento e di migrazione da parte
dell.IMPCF e le Federazioni dei Cacciatori del Sud-Est mostra la presenza della specie dalla prima
metà di novembre, la migrazione e lo svernamento oscillano molto (le modifiche da 0,2 a 9 gli
uccelli per ora contando i 14 anni di follow-up) così come la migrazione di ritorno (pre-nuziale)
che inizia non prima della terza decade di febbraio con “picchi” nella prima decade e
seconda di marzo (vedi: risultati e pubblicazioni nelle relazioni IMPCF Scienziati 2 e 3
febbraio 2004 e gennaio 2005 il Centre National de la Faune Fauna selvatica e dei loro
habitat creato nel 2002 dal Ministero dell’Ecologia e dello sviluppo Sostenibilità).

VISTE LE CONSIDERAZIONI SOPRA DESCRITTE LE QUALI VENGONO PRODOTTE
ATTRAVERSO UNO STUDIO DECENNALE DA PARTE DELL’IMPCF FRANCESE SI RITIENE
INDEROGABILE E MOTIVATA UNA APERTURA AL 1°OTTOBRE E UNA CHIUSURA AL 31
GENNAIO.






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TORDO BOTTACCIO: La IMPCF ha dimostrato che la migrazione pre-nuziale inizia nel bacino
del Mediterraneo durante la terza decade di febbraio, risultati convalidati, tra le altre cose
dall’Osservatorio nazionale della fauna selvatica e dei suoi habitat (ONFSH.2005). Questa
differenza con il resto della Francia è dovuta alla provenienza più settentrionale delle popolazioni
di tutto il Mediterraneo in autunno e inverno e poi unendo le loro aree di riproduzione del nord nei
primi mesi della primavera. Questi risultati sono stati confermati dalla sequenza di date sulla scena
di nidificazione lungo un gradiente latitudinale.

VISTE LE CONSIDERAZIONI SOPRA DESCRITTE LE QUALI VENGONO PRODOTTE
ATTRAVERSO UNO STUDIO DECENNALE DA PARTE DELL’IMPCF FRANCESE SI RITIENE
INDEROGABILE E MOTIVATA UNA APERTURA AL 1°OTTOBRE E UNA CHIUSURA AL 31
GENNAIO.





TORDO SASSELLO: La migrazione di ritorno inizia a fine febbraio e in particolare in marzo e
prosegue in primi di aprile. Questi risultati 1970, sono stati confermati, con le stazioni di
bioacustica e conta giorno nell.area del Mediterraneo (IMPCF: da 6 a 14), ma anche nel
Portogallo.
VISTE LE CONSIDERAZIONI SOPRA DESCRITTE LE QUALI VENGONO PRODOTTE
ATTRAVERSO UNO STUDIO DECENNALE DA PARTE DELL’IMPCF FRANCESE SI RITIENE
INDEROGABILE E MOTIVATA UNA APERTURA AL 1°OTTOBRE E UNA CHIUSURA AL 31
GENNAIO.



A rafforzare le tesi sui Turdidi ci vengono in aiuto alcune pubblicazioni nazionali di sicuro
interesse:

Un illustre professore dell’Università di Pisa, il Prof. Natale Emilio Baldaccini e il Direttore
della Conservazione della Lipu Dr. Claudio Celada.

Il Prof. Baldaccini ha condotto degli studi nella penisola Sarda sulla fauna migratrice oggetto di
caccia in Sardegna analizzando molteplici specie. Tralasciando lo studio su quaglie, anatidi ed
altri, concentreremo la nostra attenzione sulla relazione fatta per quanto riguarda i turdidi. ” La
stazione principale di inanellamento (Isola di Mal di Ventre) è stata scelta allo scopo di ridurre –
per quanto possibile – la possibilità di ottenere un campione riferibile alla popolazione svernante”.

L.Isola di Mal di Ventre rappresenta infatti, per le sue condizioni morfologiche e vegetazionali, un
sito inidoneo allo svernamento di grandi quantità di Passeriformi e in particolare di grandi Turdidi.
La dominanza di giovani dell.anno rilevata a Mal di Ventre nella prima decade di febbraio (pentadi
7-8) nel 2004 e 2005 (nel 2003 tale periodo non è stato campionato) potrebbe essere letta, in
accordo con l.ipotesi di Andreotti , che comincerebbero a spostarsi in gennaio dando luogo ad una
prima ondata migratoria, di cui il campione a prevalenza di giovani rilevato nella prima decade di
febbraio costituirebbe, almeno in parte, la “coda”. Questa visione non è confortata dai dati
cinegetici, che non confermano un passaggio di adulti precoce in gennaio ma semmai evidenziano
una composizione per classi di età piuttosto equilibrata (reale visione del fenomeno).”

La maggior parte degli autori più recenti sono comunque concordi nell.individuare nel mese di
febbraio un periodo interessato da consistenti movimenti migratori di Tordo bottaccio attraverso il
Mediterraneo (THIBAULT, 1983; SCEBBA, 1988; OLIOSO, 1995; ANDREOTTI et al., 1999).

E ancora: .”Secondo ANDREOTTI et al. (1999), i movimenti migratori pre-riproduttivi precoci che
interesserebbero il Mediterraneo già da gennaio (periodo in cui una parte dei contingenti starebbe
ancora muovendosi a sud verso l.Algeria) sono probabilmente riconducibili a popolazioni che


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nidificano in climi più miti. Queste popolazioni possono anticipare la stagione riproduttiva rispetto a
quelle che trovano condizioni favorevoli nelle aree di nidificazione solo a primavera avanzata.

Alla luce delle indicazioni sopra riportate è infatti del tutto evidente che il prolungamento del
prelievo venatorio dei Turdidi nel mese di febbraio risulta in antitesi con le indicazioni della Direttiva
79/409/CEE, in quanto:

1) i risultati dello studio e l’insieme delle informazioni bibliografiche raccolte non solo tendono a
confermare l’esistenza di consistenti movimenti migratori in febbraio ma suggeriscono
anche la possibilità che i movimenti migratori pre-riproduttivi della specie possano
cominciare anche nel mese di gennaio;

2) la notevole percentuale di adulti presente nel mese di febbraio indica che un prelievo venatorio
in quel periodo inciderebbe pesantemente sui riproduttori della stagione successiva aggravando di
conseguenza il danno biologico e conservazionistico;

3) se l’ipotesi di Andreotti et al. (1999) fosse corretta(PONE IL DUBBIO), se cioè nella prima fase
della migrazione preriproduttiva transitassero soprattutto individui di popolazioni ben definite
(presumibilmente popolazioni meridionali che trovano più precocemente delle altre le condizioni
idonee alla nidificazione), un eventuale prelievo venatorio in febbraio inciderebbe su popolazioni
relativamente localizzate sulle quali sarebbe “concentrato” il danno conservazionistico.

Si ritiene pertanto che, in relazione alle attuali conoscenze sulla tempistica dei flussi
migratori che coinvolgono la Sardegna, la data del 31 gennaio, fissata dalla normativa
vigente per la chiusura del calendario venatorio, rappresenti un compromesso accettabile
fra le esigenze del mondo venatorio e quella della conservazione del patrimonio faunistico.

La necessità di dare corso alle norme che prevedono una stretta protezione del periodo di
migrazione pre-nuziale di questa come di altre specie richiama fortemente l.esigenza di non
interferire con questo delicato momento del ciclo biologico con azioni di prelievo protratte al d là
dei limiti già consentiti dalla normativa attuale.”

I passaggi del Prof. Baldaccini posti in grassetto dimostrano quindi che la chiusura della caccia al
31 Gennaio sia da indicare come quella più ovvia e priva sostanzialmente di pericolosità per la
specie Tordo. La presenza nel mese di Gennaio di eventuali adulti già in estro pre-riproduttivo
sarebbero di contingenti localmente stabilizzati nel sud del Mediterraneo e che quindi
anticiperebbero questa delicata fase della loro vita in virtù di condizioni climatiche e disponibilità
alimentare migliore.

Il Dott. Claudio Celada, Direttore della Conservazione Lipu ha scritto la prefazione in un libro che
aveva come oggetto lo studio di alcune specie migratorie nell.Oasi di Castel Guido nei pressi di
Roma. Nella pubblicazione non viene effettuato uno studio specifico sui turdidi ma dalle analisi
effettuate su varie specie le conclusioni sono lapidarie: .”Il PRISCO-Invernale è un progetto nato
da una sperimentazione eseguita nell.Oasi tra il 2002 ed il 2003. In quel periodo, furono eseguite
una serie di uscite di inanellamento con cadenza standardizzata, una uscita per decade dalla
prima di gennaio all.ultima di dicembre, con lo scopo di indagare la comunità ornitica presente
nell.Oasi in tutte e 6 le finestre temporali individuate in generale per i passeriformi Macchio et al.
2002) :


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1. 1 nov – 20 feb: finestra temporale che coincide prevalentemente con lo svernamento.

2. 21 feb – 10 apr: finestra temporale che campiona essenzialmente la migrazione
primaverile precoce.

3. 11 apr – 20 mag: periodo caratterizzato principalmente dal passaggio dei migratori trans-
sahariani (migrazione primaverile tardiva)

4. 21 mag – 31 lug: periodo che coincide con la fase di riproduzione per la maggior parte delle
specie.

5. 1 ago – 20 set: finestra che coincide principalmente con la migrazione autunnale precoce
caratterizzata dal passaggio dei migratori trans-sahaiani.

6. 21 set – 31 ott: fase caratterizzata sopratutto dal transito dei migratori a corto raggio e
dall’inizio dello svernamento..”

Anche in questa pubblicazione, in collaborazione con la stessa Lipu possiamo vedere come viene
indicato l.arco temporale dello svernamento ben oltre il 31 gennaio data in cui tutto il mondo
venatorio riconosce una chiusura della caccia accettabile con le esigenze del mondo animale.

C.è un.altra pubblicazione estremamente interessante le cui conclusioni riservano un piccolo colpo
di scena.
Osservazioni sul flusso migratorio del Tordo Bottaccio e del Fringuello, studio condotto da PAOLO
CASANOVA, Docente di Gestione faunistica presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie
Ambientali Forestali dell.Università di Firenze, ANNA MEMOLI, Dottore di ricerca presso il
Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Forestali dell.Università di Firenze, LORENZO
PINI, Dottorando di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria Agraria e Forestale dell.Università
di Firenze.

Nella premessa del libro in oggetto c.è una frase a nostro avviso estremamente importante: .” Un
altro importante elemento da considerare è l’estrema variabilità nella fenologia della
migrazione che caratterizza individui della stessa specie, ma appartenenti a popolazioni
diverse.” , una passaggio fondamentale che indica quanto una presenza locale non può essere il
metro di giudizio universale per valutare la fenologia di una specie.
Le conclusioni sono quanto mai lapidarie nei confronti di chi ha affermato in passato l.esatto
contrario:

” La metodologia dell.avvistamento, utilizzata per oltre un decennio di indagini consente di
conoscere i dati sul flusso giornaliero delle popolazioni studiate evidenziandone la dinamica.

Per avere dati più precisi e dettagliati sarebbe auspicabile utilizzare un maggior numero di
osservatori. Pertanto, ogni Amministrazione provinciale, o meglio ogni A.T.C., dovrebbe disporre di
una rete di rilevamento proporzionale alla propria superficie.

Il programma di monitoraggio potrebbe venire ulteriormente potenziato dal coinvolgimento attivo
dei cacciatori, in modo da conoscere anche il numero dei capi abbattuti: è inutile individuare un
limite di prelievo per specie e per popolazione quando poi non è possibile conoscere se e quando


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tale limite viene raggiunto (SPAGNESI, SPINA, TOSO, 1988). I vantaggi che ne deriverebbero
sono di duplice natura: da un lato favorirebbero le conoscenze sullo stato di conservazione delle
popolazioni oggetto di caccia, dall.altro rafforzerebbero nel mondo venatorio la consapevolezza di
dover effettuare forme di prelievo nel rispetto delle esigenze della conservazione biologica.



ANATIDI E LIMICOLI: Dalla terza domenica di settembre al 31 Gennaio.
La nostra Associazione ha voluto analizzare gli studi effettuati dall.Institut Méditeranéen du
Patrimoine Cynégétique et Faunistique per quanto riguarda gli uccelli acquatici. Questo per
dimostrare ancora una volta, se ce ne fosse ancora bisogno, le ennesime e fantasiose
considerazioni errate dell.Istituto di Bologna (ex INFS) riguardo la migrazione pre e post nuziale in
Italia e nel bacino del Mediterraneo.

Partiamo dalla metodologia utilizzata, la radar, la bioacustica e la conta visiva. Ben tre metodi di
riscontro che uniti riescono a dare risultati più che corretti per una attenta formulazione di
conclusioni al fine di gestire tutto il patrimonio faunistico. Già dalla prefazione della pubblicazione
la conclusione è quanto di più lapidaria: Nei siti monitorati (tra l’altro è compresa la Corsica e
intere regioni a stretto confine con l’Italia) si è osservato che la migrazione Pre-Nuziale
inizia nel periodo compreso tra la 2 decade di Febbraio e la 3 decade dello stesso mese. E
che la stessa è strettamente influenzata dalle condizioni meteo che la possono posticipare verso
Marzo. Altro fattore da non sottovalutare è la scelta del “corridoio” oggetto di studio e analisi, cioè
quello Mediterraneo, che interessa anche il suolo italiano.

C.è un passaggio fondamentale nel testo in oggetto che riguarda la direttiva europea 79/409/CEE
che prevede l.obbligo per gli Stati membri di proteggere la fauna nei delicati periodi di migrazione
pre-nuziale e nei periodi riproduzione. Bene, in Francia grazie a questa pubblicazione che
prosegue oramai da oltre 5 anni, si sono avuti enormi successi in sede Europea, il che conferma
della BONTA. e della VERIDICITA. del testo in esame.
…”In Francia, la chiusura della caccia per gli uccelli acquatici è stata fissata con decreto
ministeriale del 17 gennaio 2005 al 31 gennaio per la maggior parte delle specie, ed il 10 febbraio
per i Turdidi e il Colombaccio.
I cacciatori nei dipartimenti dell.arco mediterraneo, tuttavia, possono cacciare i Turdidi (ordinanza
Ministeriale 31 gennaio 2006) e il Colombaccio (decreto ministeriale del 19 gennaio 2009) fino al
20 Febbraio, grazie alla ricerca condotta da IMPCF…”

Abbiamo omesso di pubblicare l.analisi completa di tutti i dati con relativi grafici per questioni di
spazio, ma che è consultabile molto facilmente seguendo questo indirizzo web:
http://www.impcf.fr/MIGRATIONRETOUROISE ... MO2009.pdf

Le conclusioni finali sono che tutti gli uccelli acquatici effettuano la “prima mossa” pre-nuziale,
esclusivamente dopo la 2 decade di Febbraio, arrivando addirittura alla 3 decade di febbraio o la 1
decade di marzo.

Per l.ennesima volta siamo di fronte a fatti concreti avallati da anni di studi con mezzi tecnici
all.avanguardia e costosissimi. La dimostrazione che il nostro ISPRA (ex INFS) , con la
collaborazione di terze forze, esegue studi e conclusioni difformi da quelle degli altri Stati membri
dell.Europa è sotto gli occhi di tutti. Potremmo capire la difformità delle affermazioni se avessimo
preso in considerazione risultati della Norvegia o dell.Inghilterra, stati geograficamente molto


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lontani e diversi dal nostro. La Francia nonostante la sua estensione è interessata in parte dal
nostro stesso flusso migratorio e ci chiediamo quindi come sia possibile arrivare, da parte
dell.ISPRA, a conclusioni talmente differenti. Fermo restando il nostro rispetto per questo Istituto e
soprattutto per i “cervelli italiani” che vi lavorano, ci torna però difficile pensare sulla effettiva
correttezza dell.interpretazione dei dati raccolti viste le enormi difformità da altre pubblicazioni.
Siamo italiani e se da una parte è un vanto essere italiani, c.è un lato oscuro che purtroppo è
inserito nel nostro Dna: il “capo” ha ragione anche quando ha torto.

Monitoraggio della cronologia della migrazione pre-nuziale degli uccelli acquatici attraverso tre
metodi: RADAR, conta visiva e bioacustica

PREFAZIONE

La presente relazione annuale è giunta alla sua quinta edizione consecutiva (2005-2009) lasciando
invariate sia le tecniche di rilevamento dati che le aree di rilevazione degli stessi per monitorare la
migrazione pre-nuziale degli acquatici.
Questo programma non poteva essere sviluppata senza l.investimento effettuato dalla FNC, la
FRC PACA, la FDC del Herault e delle Bouches-du-Rhone e Consigli regionali „le sovvenzioni
dell.Alpes Languedoc Roussillon e Provenza Costa Azzurra. Non poteva concludersi senza la
collaborazione dei Servizi Tecnici delle Federazioni Cacciatori Aude, Bouches-du- Rodano,
Herault, senza la partecipazione volontaria di un corrispondente della National Bird (ONCFS /
FNC) dei Pirenei orientali (C. Navarro) e, infine, senza la collaborazione di due esperti di volatili
della Camargue (JM. Espuche e B. Vollot).
I metodi utilizzati sono tra i più costosi, innovativi e tecnologici che la scienza può utilizzare:
RADAR, Bioacustica e
Conteggio.
In questa fase di analisi si può, dopo tutti i test statistici effettuati, concludere che il periodo di
migrazione di ritorno (pre-nuziale) di queste specie nelle aree di studio monitorate è compresa tra
la 2 e la 3 decade di febbraio. Le analisi sono state rigorose e difficili come di consueto per il
nostro lavoro.
A livello di specie, queste opere dimostrano e hanno confermato dai vari risultati, il calendario
conosciuto di inizio della migrazione.

MIGRAZIONE
La migrazione è un fenomeno biennale e diffuso all.interno di tutte le specie di volatili. Quasi la
metà delle specie francesi ed europei svolgono migrazione.
Ci sono due distinte migrazioni:
- La migrazione invernale (o post-nuptial): Per preservarsi dai rigori dell.inverno, e trovare cibo, che
manca fortemente nelle loro regioni d.inverno freddo e nevoso. Molte specie di uccelli migrano
verso aree più calde dove lo sfruttamento delle risorse stagionali in queste aree di svernamento
permetterà loro di sopravvivere senza competere con uccelli locali. Si svolge all.inizio dell.autunno.
Uccelli dei paesi freddi vanno verso il sud. In Europa, gli uccelli si muovono in Europa
Est per il Sud della Francia, in Spagna o in Africa.
- La migrazione primaverile: Quando la temperatura aumenta di nuovo nella loro regione di origine,
lo stesso uccello ritorna indietro per riprodursi.
Qui, è un rapido ritorno, con l.obiettivo di massimizzare le possibilità di trovare un sito nidificazione
in un luogo dove il cibo è abbondante. In Francia, ci sono due rotte principali:


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- L.asse Atlantico, lungo la costa atlantica in direzione Nord e in direzione nord-nord/ovest o nord-
nord/est.
- L.asse Mediterraneo-Rhone, con l.arrivo dei migratori dall.Africa e la Spagna a nord-nord-est, e
verso il Nord-est per strade secondarie.
Per il nostro studio, ci siamo concentrati solo sul corridoio di migrazione del Mediterraneo.
In questo settore, il monitoraggio della migrazione degli uccelli è particolarmente complesso dal
presenza di uccelli che si riproducono e di svernano. Infatti, in Francia, molte specie di uccelli sono
sia stanziali che migratori.
Per questo studio, tre metodi sono stati utilizzati per comprendere meglio la cronologia e l.intensità
di questa migrazione: RADAR, bioacustica e conta visiva.

PERCHE. SEGUIRE LA MIGRAZIONE PRE-NUZIALE
A differenza di altri paesi europei, la caccia è una pratica molto diffusa in Francia.
Ma al fine di proteggere e conservare le specie, è necessario che ci siano dei regolamenti.
Soprattutto perché la Francia è un paese di transito per molti uccelli Paleartico, la caccia può avere
un impatto sulle popolazioni nidificanti nei paesi di origine.
La direttiva europea del 2 Aprile 1979 (79/409/CEE, dell.articolo 7, comma 4) obbliga gli Stati gli
membri a “garantire in particolare che le specie oggetto di caccia non siano cacciate durante il
periodo della nidificazione, né durante le varie fasi di riproduzione e di dipendenza. Nel caso di
specie migratrici, essi provvedono in particolare affinché
(…) che le specie non siano cacciate durante il periodo di riproduzione e durante il volo di ritorno al
luogo di nidificazione “.
E „quindi necessario che l.apertura e la chiusura della caccia sono stabilite in sulla base di solide
conoscenze scientifiche sulla biologia ed ecologia di queste specie.
La Corte di giustizia delle Comunità europee ha dichiarato nella sua sentenza del 1994 che la
regionalizzazione di queste date non è contrario alla direttiva 79/409/CEE, a condizione che il
principio protezione completa sia rispettato.
In Francia, la chiusura della caccia per gli uccelli acquatici è stata fissata con decreto
ministeriale del 17 gennaio 2005 al 31 gennaio per la maggior parte delle specie, ed il 10
febbraio per i Turdidi e il Colombaccio.
I cacciatori nei dipartimenti dell.arco mediterraneo, tuttavia, possono cacciare i Turdidi (ordinanza
Ministeriale 31 gennaio 2006) e il Colombaccio (decreto ministeriale del 19 gennaio 2009) fino al
20 Febbraio, grazie alla ricerca condotta da IMPCF.
Lo scopo di questo studio sui tempi di migrazione primaverile degli uccelli acquatici è di acquisire
conoscenze attendibili circa le date di migrazione di queste specie cacciate

VALUTAZIONE DEI RISULTATI
Incrociando i due criteri principali che caratterizzano la migrazione primaverile e in vista risultati
statistici si può stimare le decadi corrispondenti ai periodi di migrazione.
Per il sito di Fleury d.Aude, le decadi F3, M1 e M3 possono essere considerati periodi di
migrazione a causa delle direzioni privilegiate dei voli in modo significativo verso NE SE. Nella
seconda di marzo questo volo verso prosegue anche in direzione SE e NE NO/NE. Sulla quota di
volo, nelle decadi F3, M1, M2 e A1 i volatili si attestano sulla quota superiore ai 400m.
Lo strumento Bioacustico con dei valori di MTR (numero di echi per km all.ora) sembra confermare
che la terza decade di febbraio e la prima del mese di aprile corrispondono a periodi di migrazione.


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Per il sito di Saintes Maries de la Mer, è la decade di M2 e M3 in direzione NE-SE. Questi due
decadi sembrano corrispondere a periodi migrazione. Sui voli di oltre 400 metri sul livello del mare,
sono le decadi M2, M3 e A1 che
sono significativamente diversi da altri decadi. I calcoli di MTR e NMT ci permette di confermare
che questi sono davvero le decadi tra la 2 di marzo e la 1 di aprile, con il più alto tasso di
migrazione.
In uno dei suoi studi, Gauthreaux (1971) ha rilevato che quasi il 30% delle partenze in migrazione
si è svolta con condizioni meteo sfavorevoli ritenute alla migrazione.

Per quanto riguarda i risultati di bioacustica, analizzando tutti i dati in nostro possesso (dal 2006 al
2008), risulta che il numero di rilevazioni sono sempre superiore nella seconda decade di Febbraio
(in 4 su 6) e poi dalla seconda decade di marzo (in 2 / 6). Questo risultato uniti con altri studi che
rivelano l.esistenza di diversi “picchi” di migrazione.
E „quindi difficile stimare le date precise della migrazione per ogni specie di uccelli acquatici.
Tuttavia, il radar resta la tecnologia più affidabile ed è considerato uno dei migliori strumenti per
capire la migrazione degli uccelli. Possiamo datare l.inizio di questa migrazione pre-nuziale per la
terza decade di febbraio per i due siti nel 2009. Ciò è confermato da altri studi Radar condotti in
tutto il territorio francese, che dimostrano come la migrazione pre-nuziale inizi i propri movimenti
da marzo a metà maggio (biotopo / salutare, 2008).
Secondo numerosi studi, il tempo può avere un impatto sulla date e l.intensità dei flussi migratori,
come il vento, la visibilità, precipitazioni, … (Richardson, 1978; Richardson, 1997; Erni, et al 2002;.
Gordo, 2007).
Qui, per l.anno 2009, possiamo vedere che il periodo di migrazione (il 3 decade di febbraio la 1
decade di aprile) è associata a temperature più calde e diminuzione delle precipitazioni.

COMBATTENTE: Sospendere

Alla luce della condizione di SPEC2 per il combattente, si ritiene opportuno valutare una
riduzione del carniere e del periodo cacciabile, visto anche lo scarso interesse venatorio
che lo relega più a preda occasionale che oggetto di caccia. Un periodo compreso tra la
terza domenica di settembre e il 31 ottobre e un carniere giornaliero di 2 unità sia un
compromesso accettabile per una specie SPEC 2



PAVONCELLA: Dalla terza domenica di settembre alla terza domenica di Gennaio

Alla luce della condizione di SPEC2 per la Pavoncella, si ritiene opportuno valutare una
riduzione del carniere e del periodo cacciabile. Un periodo compreso tra il 1° Ottobre e il 31
Gennaio e un carniere giornaliero di 5 unità e un carniere annuale di 30/40 unità sia un
compromesso accettabile per una specie SPEC 2



CORVIDI – GAZZA - GHIANDAIA: Dalla terza domenica di settembre al 31
Gennaio

Non si denota niente da segnalare se non di proporre l’istituzione di veri e propri piani di
contenimento per queste specie le quali stanno mettendo in crisi specie minori e più
pregiate.





PERNICE BIANCA – FAGIANO DI MONTE - COTURNICE: Nulla da
segnalare


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PERNICE ROSSA – PERNICE SARDA: Dalla terza domenica di settembre alla
seconda domenica di Dicembre

Per la Pernice rossa i KC prevedono una cacciabilità sin dalla 2 decade di agosto, termine
in cui la riproduzione e le cure parentali sono considerate concluse. L’ISPRA consiglia un
arco temporale pari a 1° ottobre-30 Novembre. A nostro giudizio una apertura alla 2 decade
di Settembre ed una chiusura al 31 Dicembre è compatibile con la fenologia e il rispetto
della specie. Si consiglia comunque di prevedere carnieri giornalieri di 1 o 2 unità e un
carniere annuale di 10/15 unità e soprattutto di un piano faunistico per questa specie per
monitorare stabilità o incrementi numerici e qualità di salute della specie.



STARNA: Sospendere

Assolutamente contrari a questa ipotesi. Non ci sono motivazioni e condizioni per
sospendere la caccia a questo galliforme.

- La sottospecie italica è infatti, da considerarsi estinta per cui le starne presenti nel
territorio italiano sono esclusivamente frutto di immissioni di provenienza da ceppi
esteri
- Le continue immissioni hanno dimostrato spessissimo la sterilità delle fattrici
immesse
- I piani Faunistici per tentare la re immissione di questo pregiato volatile non sono
stati impiantati e dove sono stati creati non hanno o non stanno dando i frutti sperati
per cause da imputarsi principalmente legate alla qualità dell’habitat e del territorio




Considerando le motivazioni sopra elencate si consiglia una periodo di caccia compreso tra
la 2 decade di Settembre e il 31 Dicembre contingentando il carniere giornaliero ad 1 unità e
un carniere annuale a 15 unità. Si consiglia di prevedere ed obbligare le Regioni di istituire
seri e attuabili procedure per tentare di re immettere questo selvatico nel territorio
attraverso l’istituzione di zone da “hoc” e programmi adeguati.



FAGIANO: Terza domenica di Settembre 31 Gennaio

L’ISPRA prevede per questo Galliforme un periodo di caccia compreso tra il 1° ottobre e il
30 Novembre.

Contestiamo assolutamente quanto afferma l’Ispra per le seguenti motivazioni:

- Le popolazioni del fagiano attualmente presenti in Italia sono frutto quasi
esclusivamente di immissione di selvatici proveniente da allevamenti
- I Fagiani realmente selvatici sono praticamente impossibili da individuare viste le
continue e annuali immissioni di soggetti di allevamento
- Le cure parentali del Fagiano si concludono abbondantemente prima del mese di
settembre
- La cosiddetta “seconda covata” che può avvenire nel corso dell’estate è da ritenersi
possibile, ma non una costante, solamente nel caso in cui la stagione e le condizioni
meteo avverse possano aver distrutto la precedente fase di cova




Per le motivazioni sopra esposte un periodo di caccia compreso tra la seconda decade
di Settembre e il 31 Dicembre si può ritenere una compromesso sicuramente accettabile
per il rispetto della specie.

Riteniamo che sia utile valutare la possibilità di prevedere la chiusura al 31 ottobre della
FEMMINA di fagiano.




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Re: Proposta di modifica della legge venatoria dell'ANLC

SEGUE:

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CONSIDERAZIONI SULLA SPECIE FRINGUELLO



“OSSERVAZIONI SUL FLUSSO MIGRATORIO DEL TORDO BOTTACCIO E DEL
FRINGUELLO” di PAOLO CASANOVA (*) - ANNA MEMOLI (**) - LORENZO PINI (***)

(*) Docente di Gestione faunistica presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali
Forestali dell’Università di Firenze.

(**) Dottore di ricerca presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Forestali
dell’Università di Firenze.

(***) Dottorando di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria Agraria e Forestale dell’Università di
Firenze.

In quattro osservatori toscani, dal 1995 al 2002, è stata svolta un’indagine per la

determinazione del flusso migratorio sulla dorsale appenninica delle popolazioni di Fringuello
(Fringilla coelebs) e di Tordo bottaccio (Turdus philomelos). La metodologia utilizzata è stata
quella dell’avvistamento e i risultati dei rilievi hanno confermato la forte

espansione delle popolazioni di Fringuello e la fase di stasi di quelle di Tordo bottaccio.

Le indagini hanno evidenziato i rapporti esistenti tra la dinamica di popolazione delle due

specie e le modifiche nelle aree di sosta e di svernamento.

METODOLOGIE USATE: AVISTAMENTO

I dati raccolti hanno consentito di determinare e di rappresentare graficamente il periodo di passo,
la fenologia e l.abbondanza delle popolazioni del Tordo bottaccio e del Fringuello.

RISULTATI E DISCUSSIONE

Il primo aspetto da rilevare è la buona regolarità del periodo di passo per le due specie. Per il
Fringuello il picco massimo del flusso negli osservatori di Starniano, Fonte dei Seppi e la Badiola,
è stato registrato nell.ultima decade di ottobre, mentre a Gamberaldi è risultato anticipato di circa
10 giorni.

....”Un approfondimento a parte meritano i dati relativi alle abbondanze. Il primo aspetto
riguarda il generale incremento numerico delle popolazioni di Fringuello che, in tutti gli
osservatori, presentano valori piuttosto elevati...”

...”L’elaborazione statistica ha confermato la tendenza ad una forte espansione

per il Fringuello. Al riguardo è opportuno rilevare come un costante incremento numerico
delle popolazioni di una specie possa portare alla rarefazione di altre popolazioni,
appartenenti a specie diverse, che presentano una nicchia ecologica simile alla prima...”

...”Le cause della notevole espansione del Fringuello possono essere ricercate nella
capacità di questa specie ad occupare diverse nicchie ecologiche.


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È noto come la riduzione della biodiversità vegetale incida negativamente anche sulla biodiversità
animale. L.affermarsi della monocoltura ha portato alla scomparsa di particolari microambienti
penalizzando, in tal modo, quelle specie ad essi biologicamente legate. Tuttavia il Fringuello si è
dimostrato specie molto adattabile ed è stato in grado di superare le radicali trasformazioni
ambientali prodotte dall.uomo. Inoltre ha compensato la perdita di ambienti ai quali era in
precedenza legato beneficiando dell.espansione delle coltivazioni erbacee, quale quella del
girasole. La notevole capacità di adattamento, con conseguente possibilità di utilizzare abbondanti
risorse trofiche e di allargare l.areale di nidificazione, con molta probabilità ha favorito anche il suo
successo riproduttivo; ciò può aver rappresentato un ulteriore elemento per l.affermazione di
questa specie...”

CONCLUSIONI

La metodologia dell.avvistamento, utilizzata per oltre un decennio di indagini consente di
conoscere i dati sul flusso giornaliero delle popolazioni studiate evidenziandone la dinamica.

Per avere dati più precisi e dettagliati sarebbe auspicabile utilizzare un maggior numero di
osservatori. Pertanto, ogni Amministrazione provinciale, o meglio ogni A.T.C., dovrebbe disporre
di una rete di rilevamento proporzionale alla propria superficie.

Il programma di monitoraggio potrebbe venire ulteriormente potenziato dal coinvolgimento
attivo dei cacciatori, in modo da conoscere anche il numero dei capi abbattuti: è inutile
individuare un limite di prelievo per specie e per popolazione quando poi non è possibile
conoscere se e quando tale limite viene raggiunto (SPAGNESI, SPINA, TOSO, 1988). I
vantaggi che ne deriverebbero sono di duplice natura: da un lato favorirebbero le
conoscenze sullo stato di conservazione delle popolazioni oggetto di caccia, dall’altro
rafforzerebbero nel mondo venatorio la consapevolezza di dover effettuare forme di
prelievo nel rispetto delle esigenze della conservazione biologica.

Da questo interessante scritto viene quindi sancito come il Fringuello stia attraversando condizioni
di vita ineccepibili e che, oltretutto, la sua enorme espansione starebbe o, potrebbe, mettere in
difficoltà volatili con cui condivide gli areali. Basti pensare al Verdone, al Cardellino come due
semplici esempi di specie in competizione.

Ponendo come punto fermo le motivazioni di cui sopra, possiamo tranquillamente affermare
che richiedere ed applicare il regime di deroga per la modica quantità, in ragione di forme di
caccia tradizionali e per ragioni scientifiche, è attuabile in tutto il territorio italiano.

Andiamo anche oltre: saremmo anche disponibili a salvaguardare, come eventuale periodo di
caccia in deroga, il binomio temporale Ottobre-Novembre, in modo così da applicare la caccia a
questa specie nei soli mesi di Dicembre-Gennaio al fine di evitare pressione venatoria nel periodo
del “passo” e, quindi, di concentrare il prelievo nei mesi di svernamento e con presenza più
contingentata, prelievo tra le altre cose che ricordiamo controllato attraverso tesserini ad hoc.












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CONSIDERAZIONI SULLA SPECIE STORNO

“CONSIDERAZIONI IN MERITO ALLA POSSIBILITÀ DI INSERIMENTO DELLO STORNO TRA
LE SPECIE CACCIABILI IN ITALIA
L'art. 7 della Direttiva n. 2009/147/CE prevede espressamente la possibilità per gli Stati membri di
consentire l'attività venatoria nei confronti delle specie elencate nell'allegato II[...].
Tra le specie dell'allegato Il è incluso lo Storno. Tale specie non era considerata cacciabile nel
testo della Direttiva al momento dell'approvazione avvenuta nel 1979; è stata inserita nella parte 2
dell'allegato II a seguito di una modifica introdotta nel 1994 con l'approvazione della Direttiva n.
94/24/CE. L'inserimento dello Storno è stato previsto per il Portogallo e per la totalità degli Stati
membri affacciati sulle rive del Mediterraneo che all'epoca facevano parte della Comunità Europea
(Spagna, Francia, Grecia), con la sola eccezione dell'Italia. Successivamente lo Storno è stato
reso cacciabile in altri Stati, nel frattempo entrati a far parte dell'Unione Europea, ed in particolare
in Ungheria, Malta e Cipro (Treaty of Accession 2003), nonché in Bulgaria e Romania
(Direttiva2006/105/CE).
Attualmente l'Italia è l'unico Stato membro ricadente nella porzione meridionale dell'areale europeo
della specie dove lo Storno non è cacciabile. Sulla base delle modifiche apportate negli anni
all'allegato II/2 si evince come l'Unione Europea ritenga sussistano le condizioni affinché lo Storno
possa essere cacciato nel rispetto dei principi della Direttiva n. 2009/147/CE, quantomeno nei
Paesi che ricadono all'interno della porzione meridionale dell'areale europeo di nidificazione e
svernamento.
Poiché l'Italia si trova al centro dei quartieri invernali del Paleartico occidentale ed è interessata da
importanti flussi di migrazione, si deve presupporre che anche in questo Paese lo Storno possa
essere cacciato con modalità analoghe a quelle previste all'interno degli altri Stati membri
dell'Unione Europea [...].
A) Sussistenza delle condizioni che permettono di consentire la caccia dello Storno in Italia -
Assenza di criticità. A tale riguardo occorre valutare se si possa consentire la caccia rispettando i
principi indicati dalla Direttiva n. 2009/147/CE e richiamati in premessa; pertanto, di seguito
vengono analizzati alcuni aspetti relativi all.abbondanza della specie in Italia, allo stato di
conservazione delle popolazioni e all'entità del prelievo venatorio.
1. Importanza dell'Italia quale area dl transito e svernamento dello Storno in riferimento al contesto
europeo - La posizione dell'Italia è centrale rispetto all'areale di svernamento della specie nel
Paleartico occidentale. Per questa ragione il Paese ogni anno viene raggiunto da un ingente
quantitativo di soggetti provenienti da una vasta area che si estende nell'Europa orientale e
settentrionale. Valutazioni effettuate sulla base dei dati di inanellamento e ricattura e sulle stime
delle popolazioni nidificanti hanno fatto ipotizzare che l'Italia ogni anno sia interessata dall'arrivo di
alcune decine di milioni di individui, corrispondenti a circa un terzo dell'intera popolazione
paleartica. Le caratteristiche ambientali presenti, inoltre, fanno si che la gran parte del territorio del
Paese offra condizioni idonee per la sosta dei migratori e per lo svernamento. Nel contesto
italiano, pertanto il prelievo venatorio nei confronti dello Storno sarebbe a carico di:
a. popolazioni numerose e meno vulnerabili rispetto ad altre meno abbondanti e/o situate in
posizioni marginali dell'areale
b. popolazioni che si trovano in condizioni ambientali ottimali e dunque meglio capaci di sopportare


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l'impatto della caccia.
2. Stato di conservazione delle popolazioni presenti in Italia - La popolazione nidificante nella
Penisola italiana gode di uno stato di conservazione favorevole, essendo andata incontro negli
ultimi decenni ad un incremento demografico e ad una significativa espansione di areale. Lo stato
di conservazione delle popolazioni estere che raggiungono l'Italia è generalmente migliore di
quello delle popolazioni che si dirigono verso la Penisola Iberica [...].
3. Modalità di esercizio del prelievo venatorio - in base alla legge n. 157/92, l'attività venatoria è
controllata. II prelievo può essere effettuato da cacciatori che hanno superato un apposito esame e
con l.impiego di mezzi di uccisione consentiti ai sensi della Direttiva n. 2009/147/CE. La stagione
venatoria è ristretta e permette di garantire il pieno rispetto dei periodi sensibili di cui all'art. 7,
comma 4 della citata Direttiva n. 2009/147/CE. La pressione venatoria che si prevede potrà
interessare lo Storno risulta analoga a quella che attualmente si esercita nei confronti di altri
Passeriformi migratori regolarmente inseriti l'allegato II/2 per l'Italia e che non mostrano particolari
problemi di conservazione (Tordo bottaccio, Tordo sassello, Merlo e Cesena). Inoltre in Italia una
frazione rilevante del territorio agro-silvo-pastorale (stimabile attorno al 20%) è interdetta alla
caccia; questo fa si che anche le specie cacciabili possano trovare condizioni di tranquillità anche
nel pieno della stagione venatoria.
B) Analogia del contesto italiano rispetto agli Stati membri dove la specie è cacciabile - Attraverso
un raffronto con la situazione esistente negli altri Paesi dove lo Storno è cacciabile, è possibile
constatare se in Italia vi siano elementi ostativi all.inserimento della specie nell'allegato II/2.
1. La situazione ambientale italiana non appare meno idonea per lo Storno rispetto ad altri Paesi
dove la specie é cacciabile. Gran parte del territorio nazionale ricade nelle regioni mediterranea e
continentale, che in Europa rappresentano le ecoregioni più importanti per lo svernamento dello
Storno, insieme all'ecoregione atlantica […].
Gli ambienti favorevoli alla sosta e allo svernamento dello Storno nel corso della stagione
venatoria sono ampiamente distribuiti in tutto il territorio della penisola e nelle due isole maggiori;
questo rende la specie meno vulnerabile in quanto non legata a pochi siti chiave.
In linea generale, il contesto italiano appare simile a quello esistente negli Stati membri che si
affacciano sulle rive del Mediterraneo [...].
2. Le stesse popolazioni che raggiungono l'Italia vengono già cacciate in altri Stati membri.
Particolarmente significativo il caso dell.Ungheria: i dati di ricattura dei soggetti che transitano o
nidificano in Ungheria indicano come la totalità degli storni si muova in direzione della Penisola
italiana nel corso dell'autunno, per poi fermarsi a svernare o proseguire la migrazione verso il nord
Africa. Sino a che gli storni si trovano in territorio ungherese possono essere cacciati;
diversamente essi sono protetti dalla Direttiva non appena giungono in Italia.
Analogamente, gli storni che transitano nel settore sud occidentale dell'arco alpino sono protetti
fintantoché rimangono in Italia; non appena passano in Francia possono essere cacciati.
3. Il prelievo venatorio che verrebbe esercitato in Italia non è superiore a quello registrato in altri
Stati membri. Attualmente a livello europeo non si dispone di statistiche sui carnieri complessivi di
alcuna specie migratrice, per cui risulta impossibile valutare l'entità del prelievo effettuato in
ciascuno Stato membro e stimare gli effetti sulle popolazioni. É tuttavia possibile confrontare alcuni
dati relativi alla pressione venatoria nei diversi Paesi. In Italia ci sono 750.000 cacciatori; essi


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eserciterebbero un prelievo nei confronti di popolazioni di storni che possono essere cacciate solo
in Stati membri caratterizzati da una bassa pressione venatoria: Ungheria (55.000 cacciatori),
Romania (60.000) Bulgaria (110.000). Complessivamente, pertanto, lungo la direttrice migratoria
che interessa l'Italia gli storni verrebbero cacciati da poco meno di un milione di cacciatori. Ben
diversa appare la situazione per i migratori che raggiungono la Penisola iberica: nel periodo
autunno-invernale essi possono infatti essere cacciati da oltre due milioni e mezzo di cacciatori
(1.344.000 in Francia, 980.000 in Spagna e 230.000 in Portogallo). A questo proposito va
considerato che la caccia in Italia verrebbe autorizzata con modalità analoghe a quelle previste
dagli altri Stati membri, con mezzi di caccia non distruttivi e per un arco temporale limitato.
[…] Si può desumere pertanto che in Italia la caccia non avrebbe un impatto superiore a quello che
si determina in realtà territoriali dove lo Storno è cacciabile in base all'allegato II/2 della Direttiva n.
2009/147/CE.
4. La cacciabilità dello Storno non comporta problemi per la conservazione di specie protette. Non
vi sono elementi che facciano supporre che la caccia allo Storno possa pregiudicare le azioni di
conservazione intraprese in Italia. La specie è facilmente distinguibile dalle altre specie cacciabili e
dalle specie protette, per cui non sussiste un rischio concreto che vengano abbattuti, per errore,
uccelli appartenenti ad altre specie.
[…] Conclusioni A livello mediterraneo esiste una sostanziale omogeneità di situazioni per quanto
riguarda i contesti ambientali dove lo Storno sverna, la consistenza e lo stato di conservazione
delle popolazioni, le modalità di caccia adottate e le problematiche gestionali esistenti. Le
informazioni attualmente disponibili mostrano come in Italia vi siano le condizioni affinché lo Storno
possa essere cacciato con modalità analoghe a quelle previste negli altri Stati membri dove la
specie è già oggetto di caccia
 
Re: Proposta di modifica della legge venatoria dell'ANLC

Come quali sono? l' ispra e ANLC
l' ispra scrive no alla starna xche non cè 'l'ANLC dice si xche è lanciata
l Ispra dice da B a C al fagiano L'ANLC dice da A s D xche le covate tardive sono poche
L' ispra dice fermo al 31 dicembre alla becca e l ANLC dice si al 31 gennaio xche stabile in base a quanto scritto da european management. ecc.. in quanto in leggero aumento in nord ovest europa (si è pero dimenticata della parte che è scritta sempre in european ecc. che in nord est europa è in forte diminuzione)
e non sto a divulgarmi oltre,non sono due estremi?
ho sempre in mente le parole di un mio compianto amico e maestro di caccia,il dott Ferrucio Quadri ,
"la verita e il giusto sta sempre nel mezzo"
L' impressione che ho è che anche l' ANLC tiri a far ciccia o meglio tessere!
come del resto tutte le altre associazioni.
 
Re: Proposta di modifica della legge venatoria dell'ANLC

grillaia ha scritto:
Come quali sono? l' ispra e ANLC
l' ispra scrive no alla starna xche non cè 'l'ANLC dice si xche è lanciata
l Ispra dice da B a C al fagiano L'ANLC dice da A s D xche le covate tardive sono poche
L' ispra dice fermo al 31 dicembre alla becca e l ANLC dice si al 31 gennaio xche stabile in base a quanto scritto da european management. ecc.. in quanto in leggero aumento in nord ovest europa (si è pero dimenticata della parte che è scritta sempre in european ecc. che in nord est europa è in forte diminuzione)
e non sto a divulgarmi oltre,non sono due estremi?
ho sempre in mente le parole di un mio compianto amico e maestro di caccia,il dott Ferrucio Quadri ,
"la verita e il giusto sta sempre nel mezzo"
L' impressione che ho è che anche l' ANLC tiri a far ciccia o meglio tessere!
come del resto tutte le altre associazioni.

mah la starna se cacciata in modo adeguato va bene, inoltre l'ineteresse venatorio su questo animale ne consentirebbe il controllo, i censimenti ecc. Ovvio si tratta di dover trattare con cacciatori cinofili, non con sparatori. poco prelievo, 1 capo a battuta e massimo 10 stagionali. il fagiano mi sembra molto sensata la proposta soprattutto la femmina al 31 ottobre. non vedo nulla di male nella proposta della liberacaccia.
 
Re: Proposta di modifica della legge venatoria dell'ANLC

falco8 ha scritto:
grillaia ha scritto:
Come quali sono? l' ispra e ANLC
l' ispra scrive no alla starna xche non cè 'l'ANLC dice si xche è lanciata
l Ispra dice da B a C al fagiano L'ANLC dice da A s D xche le covate tardive sono poche
L' ispra dice fermo al 31 dicembre alla becca e l ANLC dice si al 31 gennaio xche stabile in base a quanto scritto da european management. ecc.. in quanto in leggero aumento in nord ovest europa (si è pero dimenticata della parte che è scritta sempre in european ecc. che in nord est europa è in forte diminuzione)
e non sto a divulgarmi oltre,non sono due estremi?
ho sempre in mente le parole di un mio compianto amico e maestro di caccia,il dott Ferrucio Quadri ,
"la verita e il giusto sta sempre nel mezzo"
L' impressione che ho è che anche l' ANLC tiri a far ciccia o meglio tessere!
come del resto tutte le altre associazioni.

mah la starna se cacciata in modo adeguato va bene, inoltre l'ineteresse venatorio su questo animale ne consentirebbe il controllo, i censimenti ecc. Ovvio si tratta di dover trattare con cacciatori cinofili, non con sparatori. poco prelievo, 1 capo a battuta e massimo 10 stagionali. il fagiano mi sembra molto sensata la proposta soprattutto la femmina al 31 ottobre. non vedo nulla di male nella proposta della liberacaccia.
Tutto sommato non sarebbe male,il problema è applicarlo,prima di sparare calendario e tesserino in mano e leggere..allora oggi è chiusa alla fagiana, sparo al maschio,la starna ,fammi contare quante ne ho prese?si forse ne ho da prelevare ancora 1,la rossa?...aspetta un po che vo a vedere quante ne ho abbatute,
Ma perche vogliamo rendere la cosa sempre piu macchinosa?
 
Re: Proposta di modifica della legge venatoria dell'ANLC

A leggerla bene, la proposta dell'ANLC non sembra male, se non dal punto di vista di contrastare le "Linee guida per la stesura dei calendari venatori regionali" pubblicata dall'ISPRA.E' fuor di dubbio che la starna non c'é l'abbiamo più autoctona, quindi va "lanciata" , come la maggior parte della selvaggina stanziale,come anche per il discorso sulla beccaccia, mi sembra onesto che la si cacci fino al 31 gennaio, in quanto la migrazione non inizia fino a fine marzo. Lasciamo che vengano fuori , e pubblicate, tutte queste notizie corredate da dati scientificamente provati nel resto dell'Europa, almeno abbiamo quanta più carne possibile da mettere sul fuoco. Se poi l'ANLC lo fa col secondo, ma non meno importante, fine per loro di far "mambassa" di tessere, lasciamo correre perché la cosa più importante è quella di non far morire, strangolandola, la caccia.A tempo debito ognuno di noi saprà quale tessera fare.Ciao.
 
Re: Proposta di modifica della legge venatoria dell'ANLC

Forse era il caso di non postarlo,anche perche' la riunione al Ministero Agricoltura e' oggi in mattinata.....
 
Re: Proposta di modifica della legge venatoria dell'ANLC

ciromenotti ha scritto:
Forse era il caso di non postarlo,anche perche' la riunione al Ministero Agricoltura e' oggi in mattinata.....
le fonti di migra arrivano ovunque anche al ministero [Trilly-77-24.gif] ...
speriamo bene [eusa_pray.gif] !!!
 
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