La Corte per i diritti dell'uomo sulla caccia

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La Corte per i diritti dell’uomo dà ragione a cacciatori ed agricoltori.

Una sentenza della Corte europea di Strasburgo potrebbe avere conseguenze anche in Italia.
Due i principi affermati a seguito del ricorso presentato alla Corte da un privato cittadino tedesco, proprietario terriero nel Land della Renania-Palatinato di due tenute di poco meno di 75 ha di superficie ciascuna.

Per la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, in primo luogo la caccia è conforme all’interesse generale, poiché consente una gestione delle popolazioni animali selvatiche atte a preservare la varietà e il buono stato di salute delle diverse specie, oltre che a evitare i danni che possono essere provocati dalla fauna selvatica alle attività antropiche.
Non solo: pur sembrando, come ha attestato la Corte, che l’attività venatoria sia praticata principalmente nel tempo libero, ciò non autorizza a credere che lo scopo della legge che regola la caccia sia semplicemente quello di consentire un’attività di svago o del tempo libero strettamente inteso.

Rovescio della medaglia per i cacciatori: il ricorrente ha tuttavia diritto a una parte del prodotto generato dalla caccia proporzionale alla superficie della sua proprietà e può inoltre richiedere di essere indennizzato ove l’esercizio venatorio produca dei danni sui suoi terreni.

La sentenza non può ancora considerarsi definitiva – poiché gli articoli 43 e 44 della Convenzione europea consentono alle parti di rinviarla avanti la Gran Camera della Corte, per ulteriore esame, entro tre mesi dalla sua pronuncia (quindi entro il 20 aprile prossimo) – tuttavia non c’è dubbio alcuno che si tratti di un precedente di grande rilevanza, soprattutto per i principi affermati.
 
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