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DAl CACCIATORE.COM
caccia: si continuano a dare i numeri
Con la conferenza stampa di stamani al Senato organizzata dalla Associazione vittime della caccia continua la campagna tesa a fornire all’opinione pubblica un quadro quanto meno distorto, quando non apertamente falso, degli incidenti legati all’attività venatoria con lo scopo evidente e dichiarato di creare un clima di allarme sociale che indirizzi negativamente le opinioni degli italiani sulla caccia.
Si tratta di un disegno preciso, che ha la sua massima applicazione, come ogni anno, nella settimana coincidente con la fine della stagione venatoria, ma che in questa occasione trova ancora ulteriore supporto da alcuni settori della politica e del mondo dell’informazione largamente riconducibili al Ministro Brambilla.
La Federazione Italiana della Caccia è la prima a non voler minimamente sminuire i drammi umani, familiari e sociali che stanno dietro questi incidenti. E proprio per questo trova inaccettabile un uso così smaccatamente strumentale delle disgrazie occorse durante la stagione trascorsa e delle quali frange estreme di un animalismo delirante arrivano a gioire pubblicamente su blog e forum.
Lo abbiamo sottolineato nel nostro comunicato di martedì scorso e lo abbiamo ribadito ieri congiuntamente alle altre associazioni venatorie di Face Italia e al CnCn.
Una contabilità del dolore inaccettabile oltre che nella forma nella sostanza, perché fornisce dati errati e gonfiati, inserendo fra decessi e ferimenti incidenti che nulla hanno a che fare con lo svolgimento della pratica venatoria.
Si vuol trasmettere il messaggio che la caccia è un pericolo sociale trascurando i dati ben più alti, già messi in luce in questi giorni, degli incidenti che occorrono ai praticanti di altre attività sportive o ricreative che si svolgono all’aria aperta: 53 decessi fra i cercatori di funghi; 127 per la balneazione; 64 fra gli escursionisti e oltre 30 fra gli amanti dello sci, per tacere di incidenti stradali ai pedoni o fra chi pratica il ciclismo e trascurando le migliaia di feriti, sono cifre altrettanto gravi ma che non vengono assolutamente prese in considerazione
Ancora una volta siamo di fronte a una campagna basata solo su preconcetti ideologici con i quali è impossibile trovare terreno di confronto e non possiamo che augurarci che insieme a tutte le associazioni venatorie, concordi nel condannare un tale atteggiamento, si dissocino pubblicamente anche le associazioni ambientaliste più serie, trovando il coraggio di sottrarsi a una deriva animalista che nulla ha a che fare con la corretta fruizione, gestione e conservazione della fauna e dell’ambiente.
Ufficio Stampa
Federazione Italiana della Caccia
caccia: si continuano a dare i numeri
Con la conferenza stampa di stamani al Senato organizzata dalla Associazione vittime della caccia continua la campagna tesa a fornire all’opinione pubblica un quadro quanto meno distorto, quando non apertamente falso, degli incidenti legati all’attività venatoria con lo scopo evidente e dichiarato di creare un clima di allarme sociale che indirizzi negativamente le opinioni degli italiani sulla caccia.
Si tratta di un disegno preciso, che ha la sua massima applicazione, come ogni anno, nella settimana coincidente con la fine della stagione venatoria, ma che in questa occasione trova ancora ulteriore supporto da alcuni settori della politica e del mondo dell’informazione largamente riconducibili al Ministro Brambilla.
La Federazione Italiana della Caccia è la prima a non voler minimamente sminuire i drammi umani, familiari e sociali che stanno dietro questi incidenti. E proprio per questo trova inaccettabile un uso così smaccatamente strumentale delle disgrazie occorse durante la stagione trascorsa e delle quali frange estreme di un animalismo delirante arrivano a gioire pubblicamente su blog e forum.
Lo abbiamo sottolineato nel nostro comunicato di martedì scorso e lo abbiamo ribadito ieri congiuntamente alle altre associazioni venatorie di Face Italia e al CnCn.
Una contabilità del dolore inaccettabile oltre che nella forma nella sostanza, perché fornisce dati errati e gonfiati, inserendo fra decessi e ferimenti incidenti che nulla hanno a che fare con lo svolgimento della pratica venatoria.
Si vuol trasmettere il messaggio che la caccia è un pericolo sociale trascurando i dati ben più alti, già messi in luce in questi giorni, degli incidenti che occorrono ai praticanti di altre attività sportive o ricreative che si svolgono all’aria aperta: 53 decessi fra i cercatori di funghi; 127 per la balneazione; 64 fra gli escursionisti e oltre 30 fra gli amanti dello sci, per tacere di incidenti stradali ai pedoni o fra chi pratica il ciclismo e trascurando le migliaia di feriti, sono cifre altrettanto gravi ma che non vengono assolutamente prese in considerazione
Ancora una volta siamo di fronte a una campagna basata solo su preconcetti ideologici con i quali è impossibile trovare terreno di confronto e non possiamo che augurarci che insieme a tutte le associazioni venatorie, concordi nel condannare un tale atteggiamento, si dissocino pubblicamente anche le associazioni ambientaliste più serie, trovando il coraggio di sottrarsi a una deriva animalista che nulla ha a che fare con la corretta fruizione, gestione e conservazione della fauna e dell’ambiente.
Ufficio Stampa
Federazione Italiana della Caccia