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FRIULI-VENEZIA GIULIA: IL GOVERNO IMPUGNA LA LEGGE REGIONALE 17 DEL 2010
Postato il 21 Dicembre 2010 da lddc

La decisione del Governo è arrivata venerdì scorso: “il Consiglio dei ministri - si legge sul MessaggeroVeneto - ha accolto la richiesta del ministro Raffaele Fitto di impugnare davanti alla Corte costituzionale parti della legge 17 del 2010, la famosa ‘legge di manutenzione’ introdotta per la prima volta nell’ordinamento regionale appena ad ottobre”. Secondo quanto riportato dal quotidiano, uno dei punti che il Governo vorrebbe far verificare alla Consulta è rappresentato dalla modalità, introdotta dalla Regione, con cui il cacciatore deve annotare sul proprio tesserino i capi abbattuti a fine giornata. In questo modo, secondo l’esecutivo, non si rispetterebbero le norme internazionali che impongono una raccolta di informazioni sulle prede e si comprometterebbe la possibilità di realizzare efficaci forme di controllo sul rispetto delle regole. “Infine - si legge nell’articolo - viene contestata una norma che permette alla Regione di rilasciare direttamente alcune deroghe in ambito di salvaguardia dell’ambiente senza chiedere il parere dell’Ispra”.
La Regione Friuli-Venezia Giulia, nella persona del presidente Renzo Tondo, incassa così la decima impugnativa che il centrodestra subisce da Roma nel giro di due anni e ribatte: “Registro che spesso su queste impugnazioni c’è un eccesso di zelo da parte degli uffici nazionali”.
A.B.
 
Re: FRIULI-VENEZIA GIULIA

IL MINISTRO FITTO......


Rinvio a giudizio per peculato, corruzione, abuso d'ufficio e illecito finanziamento ai partiti

Il 20 giugno 2006 la Procura di Bari ha chiesto alla Camera dei deputati gli arresti domiciliari di Fitto con l'accusa di illecito affidamento dell'appalto di gestione di 11 residenze sanitarie di proprietà dell'imprenditore romano della sanità Giampaolo Angelucci. Il Gruppo Angelucci ha versato 500.000 euro alla lista di Fitto La Puglia prima di tutto in occasione delle elezioni regionali del 2005. Secondo il gruppo (Tosinvest), si tratta di un regolare finanziamento registrato a bilancio. Per la Procura di Bari si tratta invece di una tangente pagata per assicurarsi l'appalto da 198 milioni di euro con cui Angelucci ha ottenuto la gestione delle undici residenze sanitarie "assistite" dalla Regione Puglia[4]. La Camera ha respinto l'autorizzazione a procedere con l'arresto con 457 voti favorevoli su 462 presenti.

Il sequestro della somma in questione è stato confermato il 7 luglio 2008 dal Tribunale del riesame e il 20 aprile 2009 dalla Corte di Cassazione.


Il 12 ottobre 2009 la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per Fitto, per Giampaolo Angelucci e per 78 dei 90 imputati [6]. Secondo la tesi dell'accusa, Fitto sarebbe colpevole di associazione per delinquere, peculato, concussione, corruzione, falso, abuso d'ufficio e illecito finanziamento ai partiti. L'11 dicembre 2009 il giudice per l'udienza preliminare ha rinviato a giudizio Fitto per abuso d'ufficio, due episodi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti, peculato e un altro abuso. È stato invece dichiarato il non luogo a procedere per i reati di associazione a delinquere, per tre episodi di falso e per concussione[7].

Rinvio a giudizio per concorso in turbativa d'asta e di interesse privato

Il 3 febbraio 2009, Raffaele Fitto è stato rinviato a giudizio con l'accusa di concorso in turbativa d'asta e di interesse privato del curatore fallimentare per aver venduto a prezzo di favore (per sette milioni di euro, a fronte di un valore stimato di 15,5 milioni di euro) la società commerciale Cedis (fallita nel 2005) a un contraente predeterminato (la società Sviluppo Alimentare, riconducibile all'imprenditore Brizio Montinari) durante la sua presidenza della Regione Puglia. La Cedis si trovava in procedura di amministrazione straordinaria e, secondo le accuse, Fitto sarebbe stato 'concorrente estraneo' in questa vicenda, giocando il ruolo di 'referente politico' di alcuni fra gli indagati per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio[8]. Il processo è stato fissato dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Bari al 12 maggio 2009. Alla fine di marzo 2009 arrivano alla Procura di Bari le ispezioni dei tecnici del Ministero della Giustizia, inviati in Puglia dal guardasigilli Angelino Alfano, nonché collega del ministro Fitto. Il 4 aprile 2009 il Consiglio Superiore della Magistratura ha archiviato una denuncia esposta da Raffaele Fitto contro i pubblici ministeri pugliesi, aprendo un nuovo fascicolo al fine di scongiurare eventuali ingerenze politiche in una vicenda d'ambito squisitamente giurisdizionale[9], una decisione quindi volta ad assicurare l'indipendenza e la continuità del lavoro dei pubblici ministeri. Nel frattempo il ministro Fitto descrive i magistrati inquirenti come "un manipolo di legionari", e il CSM come espressione di una casta.[10][11].

Procedimento per abuso d'ufficio

Il 25 settembre 2009 si apprende che Fitto, insieme al collega ministro Angelino Alfano, risulta indagato per abuso d'ufficio[12][13] per l'ispezione alla procura di Bari del 31 marzo 2009, disposta dal ministro Alfano su esposto di Fitto nei confronti dei magistrati titolari delle indagini su di lui.
 
Re: FRIULI-VENEZIA GIULIA

E' si è proprio del PDL...fedelissimo e fidato uomo del nano.........un curriculum di tutto rispetto!


Il piu' sano ha una condanna per omicidio volontario........ovviamente è al governo ....percio' a scrocco e sulle nostre spalle ...e a casa tranquillo!!!!
 
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