dal "l'Arena" di oggi:
«L'orso Dino ucciso e mangiato»
Gallio: «Noi non c'entriamo»
«Ha ucciso l'orso Dino, a colpi di fucile, i primi giorni di luglio, e poi se l'è mangiato con alcuni amici che l'hanno aiutato a squartare l'animale e a cancellare le tracce». È il racconto di un imprenditore di Cittadella. Le prime notizie sul fatto si riferivano a Gallio; ma il racconto era invece da ambientarsi a Foza. E il sindaco di Gallio protesta
Vicenza. «Ha ucciso l'orso Dino, a colpi di fucile, i primi giorni di luglio, e poi se l'è mangiato con alcuni amici che l'hanno aiutato a squartare l'animale e a cancellare le tracce». È il racconto di un imprenditore di Cittadella, appassionato di caccia, venuto a conoscenza dell'uccisione dell'orso da un amico bracconiere di Foza, che l'aveva invitato a una cena a base di lasagnette al ragù e costate di orso appunto: quelle di Dino.
Il sindaco di Gallio Pino Rossi, però, smentisce la notizia che è uscita sul Giornale di Vicenza del 22 agosto (vedi lettera allegata a questo articolo): «La nostra comunità non può accettare che l’immagine di Gallio venga macchiata», dice, «anche perché Gallio è stato pioniere nella gestione della fauna selvatica. Nel nostro territorio esistono recinti di protezione per cervi, mufloni, camosci e l’ultimo progetto che stiamo portando avanti riguarda l’inserimento della starna selvatica».
Tornando al racconto dell'imprenditore, egli dice di aver ringraziato e declinato l'invito.
Ad ammazzare l'orso, a sentire il racconto dell'imprenditore, è stato il proprietario di un appezzamento di terreno in località Val Capra, in comune di Foza (e non a Gallio, com'era stato inizialmente indicato), stanco - pare - delle scorribande del plantigrado che, ritornato in zona, aveva preso di mira la sua proprietà.
M5, per il bracconiere, ha devastato una ventina di arnie e azzannato, uccidendolo, un vitello, e l'uomo non ci ha visto più. Ha imbracciato il fucile e fatto fuoco: «Un solo colpo, preciso, da esperto di caccia grossa», prosegue nel racconto l'uomo, che riferisce sempre le parole dell'amico, «sulla parte alta della zampa anteriore sinistra, in prossimità del cuore. L'orso non ha avuto scampo».
E a questo punto sono entrati in scena gli amici dell'uomo, un gruppo di cacciatori come lui, residenti a Tezze, Cittadella e Rosà, che lo hanno aiutato a scuoiare l'animale e farlo a pezzi.
L'ultima volta che Dino era stato avvistato era dalle parti di Roana, a un tiro di schioppo da Gallio, alla fine di giugno: «Voci che davano Dino in pentola ne abbiamo sentite», spiega il comandante del Corpo forestale Daniele Zovi, «ma riscontri non ne abbiamo mai avuti. A noi risultava che M5 avesse abbandonato l'Altopiano diretto in Slovenia, sua terra d'origine».
Conferme dalla Slovenia però non ne sono mai arrivate e, a dar retta all'imprenditore-cacciatore l'orso è ritornato sulle nostre montagne, ma per finire dritto nel congelatore di un cacciatore di Gallio.
Sconcerto, stupore e rabbia in Altopiano per le voci che vogliono Dino ucciso.
La notizia, suffragata da alcuni elementi, ha profondamente turbato la gente in Altopiano che fin da subito aveva avuto, e ha tuttora, un atteggiamento positivo nei confronti dell'animale.
«Fino a quando le autorità competenti in materia non mi diranno altrimenti, la cena a base di orso Dino consumata a Foza è un falso», dice il presidente della Comunità montana Lucio Spagnolo, che però mette le mani avanti: «Se fosse vero sarebbe un reato, e quindi chiedo si apra un'indagine. Come Comunità nontana valuterò se costituirci parte civile perché è stato cagionato un danno enorme sia all'immagine del territorio sia alla stessa gente altopianese».
Rabbia e sconcerto invece da parte del presidente dell'Associazione cacciatori veneti Maria Cristina Carretta: «Se venisse accertato l'effettivo abbattimento dell'orso, ci costituiremo parte civile nel procedimento contro gli autori e i complici di questo deprecabile atto di bracconaggio. Non accettiamo che neppure per un attimo possa essere accomunata la figura dei cacciatori con gli autori di questo atto sconsiderato che, se confermato, meriterebbe la più ferma condanna. Non può essere scusato l'autore di questo deprecabile atto, esasperato dalle razzie dell'orso che da troppo tempo imperversava in zone troppo antropizzate per poter consentire la libera circolazione di questo plantigrado, il cui abbattimento va addebitato soprattutto a coloro che ne hanno impedito la cattura e lo spostamento in luoghi meno antropizzati».
Condanna per la presunta uccisione dell'orso anche il responsabile vicentino del fan club «L'orso deve vivere», Thomas Sentinelli, che su Facebook ha raccolto oltre 15 mila iscritti e ieri è stato preso d'assalto dai commenti: «Quando ho pubblicato la notizia dell'uccisione si è subito scatenata la corsa ai commenti di condanna, e c'è chi chiede il nome degli autori».