Re: FEDERALISMO VENATORIO ?

Per fortuna la caccia è l'unica materia dove vige il federalismo da almeno 30 anni.
 

ggramoli

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STRALCIO DA IL CACCIATORE.COM :

FEDERALISMO VENATORIO ? OCCORREREBBE UN INDOVINO !

L’avv. Angelo Dente, Presidente del partito Caccia Ambiente, ci ha proposto di collaborare con il giornale che a cura dello stesso partito sarà presto messo in circolazione per la lettura. Noi non solo abbiamo accettato, ma è stata anche data l’esclusiva del “Taccuino” in aggiunta ai due soggetti (ll cacciatore.com ed Il Corriere dell’Umbria) depositari ad oggi dei diritti per la sua pubblicazione. La cosa è stata fatta con estremo piacere, non solo per la grande considerazione che nutriamo per questo partito, unica luce, in questo momento, per la caccia Italiana, ma per il valore morale, la tenacia e l’abnegazione delle persone che lo dirigono.
L’avv . Dente è stato sollecitato a voler inserire nel suo primo numero del giornale, un pezzo che dovrebbe trattare un argomento nuovo di zecca nel panorama della comunicazione venatoria di questo paese: “Il federalismo venatorio” e ci ha incaricato di approfondire la questione. Premetto che non abbiamo nessuna intensione di scrivere un messale, e quindi lo scritto che seguirà per il momento è solo da utilizzare come introduzione all’argomento, riservandoci in altre prossime occasioni di puntualizzare meglio le nostre posizioni. L’augurio è quello che altri intervengano, non tanto con giudizi benevoli, che fanno sempre piacere, ma con critiche, osservazioni costruttive e spunti di riflessione. Il federalismo nel senso generale del termine presuppone un potere costituzionalmente e nettamente diviso tra il Governo centrale e le Istituzioni Locali. E’ così in Germania con i suoi Lander, in Spagna, in Belgio, in Svizzera e soprattutto negli Stati Uniti. Un esempio breve e conciso. In Belgio, nonostante le difficoltà di due etnie diverse (Valloni e Fiamminghi) il federalismo funziona perfettamente.

Da noi, il Federalismo nasce come spesso accade nel nostro paese, all’Italiana. Ed è tutto dire. La legge Costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione) confermata da un Referendum popolare, ha modificato le competenze di cui all’art.117 della Costituzione tra Stato e Regioni, (tra cui la caccia) ma non in modo netto e preciso, come è avvenuto in altri paesi europei o negli Stati Uniti, ma all’Italiana appunto. E mica raccontiamo delle frottole. E’ stata prevista su alcune materie la “legislazione concorrente”. E che significa? Significa una Torre di Babele, ove i cittadini sono costretti a vagare parlando ognuno una lingua diversa dall’altra. In una serie di settori della vita sociale non si sa bene a chi tocca intervenire. Lo Stato ? Forse. La Regione? Forse. Quali settori sono in conflitto? : I rapporti internazionali e con l’Unione Europea (ed ecco allora che le Regioni aprono all’estero 151 sedi di rappresentanza e poi piangono per i tagli); il commercio con l’estero; la tutela e la sicurezza del lavoro; l’ istruzione; le professioni; la ricerca scientifica e tecnologica, la tutela della salute; l’alimentazione ; gli ordinamenti sportivi; la protezione civile; il governo del territorio, solo per citare alcune questioni che fra poco, tra l’altro, ci interesseranno da vicino. Nel 2005 si è tentato con la legge della “devolution” di sanare la questione, ma il referendum confermativo, tenuto a giugno 2006, è stato respinto dagli Italiani, non per la parte degli aggiustamenti che riguardano la duplicazione delle competenze , ma per il giudizio negativo che è stato espresso rispetto ad alcuni temi sensibili dell’assetto Istituzionale.

La legislazione venatoria Italiana, a parte la sua ormai storica staticità, e il dato d’invecchiamento, che la fa somigliare ormai più ad una bottiglia di bardolino invecchiato che ad una legge, soffre di un vizio d’origine che la modifica seppure parziale dell’art. 117 della Costituzione non ha purtroppo risolto. Da una parte una legge quadro che ha obbligato le regioni a legiferare in maniera stringente e puntuale sulla falsariga della legge nazionale, pur avendo la legge Costituzionale n.3/2001 assegnato alle stesse piena competenza in materia, dall’altra tutti i riflessi negativi delle competenze a “legislazione concorrente” che riguardo due settori che hanno una diretta ed insostituibile cointeressenza con l’attività faunistica venatoria: l’ambiente ed il Governo del territorio.

Che la legge 157/92 sia “Centralista” e non “Federalista” lo dimostrano i vari adempimenti che lo Stato avrebbe dovuto fare, e che non ha mai fatto e vale per tutti l’obbligo di cui all’art. 35 comma 2, riguardo alla presentazione al Parlamento di una relazione sullo stato di attuazione della legge.

L’unica cosa prodotta dal governo centrale in materia venatoria in questi ultimi otto anni e la legge 221/2002 sulle deroghe. Quali risultati ha prodotto ? Zero. E’ stata la legge di Ponzio Pilato. Infatti le deroghe in Italia sono state cancellate dai TAR, o da decisioni della Corte Europea, salvo la eccezione di Veneto e della Lombardia, fino a che il provvedimento, in quest’ultima regione, ha potuto vivere, prima di morire.

Il “federalismo venatorio” potrebbe non essere un tabù. Occorre approfondire da qui in avanti questo tema, rifletterci su, usare il cervello al posto della passione, i ragionamenti rispetto all’improvvisazione. Per adesso mettiamola così. La riforma della 157 nel testo Orsi è ormai morta, ed è un bene, perché dopo le tante mutilazioni che ha avuto non servirebbe più a niente. Gira che ti rigira dovrà essere ricompilato dalla base venatoria, un nuovo testo per la riforma. Fare cioè come Penelope, per non interrompere il filo sottile della speranza. Un fatto è certo non ci sentiamo di escludere del tutto la necessita di dare un forte contenuto federalista a questa nuova ed ennesima proposta. Lo Stato fa un passo indietro anzi ne fa due, o meglio ne fa tre, e le regioni autonomamente potrebbero voltare pagina, ed attuare loro, (chi ne ha avrà la voglia e le capacità) quello che il Governo centrale non è stato capace di assicurare alla caccia Italiana. Abbattere la burocrazia venatoria, dare spazio istituzionale alla ricerca scientifica applicata alla caccia, assicurare un proficuo e trasparente utilizzo delle entrate venatorie; promuovere un coinvolgimento attivo e concreto del lavoro dei cacciatori; determinare la chiusura di tutte le aree protette regionali e dare impulso ad un nuovo e proficuo utilizzo dei Parchi Nazionali ai fini economici venatori ed ambientali inserendo nei comitati di gestione i cacciatori e gli agricoltori; attivare la partecipazione piena e concreta del mondo venatorio ai fini della salvaguardia ambientale; far nascere dei luoghi e dei momenti didattici ai fini conoscitivi della caccia, della terra, e della flora che coinvolgano tutti i cittadini ; determinare una legislazione regionale diretta a far conoscere la cultura venatoria, agricola ed ambientale all’interno delle scuole; dare vita ad un patto legislativo fra cacciatori ed agricoltori; attuare una vera difesa della biodiversità; approntare una legislazione che copra l’intero anno solare per la lotta ai predatori e per il contrasto delle popolazioni eccedenti riguardo alla specie ungulati; creare delle modalità venatorie che diano la possibilità di esercitare una caccia che abbia un filo nazionale per la migratoria, e che consenta la mobilità sulla base di accordi federativi tra regioni su tutto il territorio nazionale; rimodulare la strutturazione del concetto di caccia programmata riassegnando alle Provincie ed ai Comuni i compiti che sono oggi esercitati dagli ATC. (Su questo tema, infatti, “poche rondini” non fanno primavera!)

Capiamo, che le cose dette sono tante e rappresentano solo dei titoli, ma chi ci conosce bene sa pure, che abbiamo la volontà e la passione per elencare al momento opportuno e con la massima umiltà i dettagli delle proposte. Lo faremo presto. Intanto, e non è poco, abbiamo introdotto l’argomento. Si è vero, ne siamo convinti, il “Federalismo Venatorio” potrebbe essere utile.

ANTONIO PINOTTI
 
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