ti darò la risposta più scontata e di poco valore: ma chi te lo fa fà!
E' una cosa sentimentale, come fare un giro inutile di km soltanto per passare sotto le finestre del tuo primo amore (ormai sposata, madre, forse anche nonna, e grassa come una tricheca) ricordandoti dei primi incontri furtivi: tu facevi tre colpetti di claxon e giravi intorno al palazzo, parcheggiando dall'altro lato, fuori di vista della sua mamma e del papa', e cinque minuti piu' tardi lei arrivava, snella, leggiadra, bionda, si infilava sorridendoti in auto e ti dava quel bel bacio al sapore Durban's... So benissimo che e' cambiato tutto, ma ci sara' rimasto un uliveto da qualche parte ancora come me lo ricordo? Un paio di tordi incarnierati sarebbero solo la ciliegina sulla torta, ma vuoi mettere la bellezza, la dolcezza, di ritornare ai tempi di allora, quando l'occhio era limpido, le gambe dritte e forti, il fiato ancora tutto li', e i riflessi per i tiri di stoccata fra il lusco e il brusco ancora fulminei. E la compagnia di qualche amico con il quale condividevi la caccia, le risate, le soddisfazioni, le bestemmie che seguivano ogni padella, il pranzo a base di pane casareccio, prosciutto grezzo, robusto, ben annerito di pepe, e il litro di cannellino di Frascati (esiste ancora quello verace?)... Noi lo chiamiamo "sentimental journey," viaggio sentimentale--un tentativo di trovare la fontana della gioventu' ed attingere il bicchiere ai ricordi spumeggianti che, stimolati dalla vista, dall'odore, dal sapore e dai suoni di questi piccoli paradisi terrestri dove vivevamo la passione della caccia, ritornano vividi e frementi nelle nostre menti ottenebrate dall'eta' e dalle disillusioni. Ma qui siete quasi tutti troppo giovani per capirmi appieno. Quando cominci a domandarti se avrai un altro compleanno, se vedrai un altro Natale, se caccerai ancora l'autunno prossimo, quel momento stesso la tua anima smettera' di guardare in avanti e si rivolgera' verso il passato--perche' il futuro e' coperto da nuvole nerissime e dalla fine di tutto. Ed il passato diviene allora l'unico balsamo che possa rendere l'accettazione dell'inevitabile meno dolorosa.