I politici “cacciatori” dell’ultima ora.

Alberto 69

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Mercoledì 23 Aprile 2014

Obbiettivo: spartirsi un giardinetto da 700mila voti.

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E adesso sono tutti amici dei cacciatori, tutti pronti a sostenete la cultura venatoria e le sue tradizioni simboli di una Civiltà Rurale che è alla base di questa passione. Lo dicono i molti “politici” che in vita delle Europee 2014 intendono attingere voti da questo bacino elettorale spesso e di proposito dimenticato per il resto dell’anno. Politici che non sanno distinguere un merlo da un fagiano ma che improvvisamente diventano paladini della Caccia, partecipando a incontri (in verità pranzi e cene) per farsi belli con dichiarazioni ad effetto. Pochi di questi, anzi pochissimi, sanno cosa è oggi la caccia in Italia e quali sono le leggi regionali, nazionali ed europee che la disciplinano e cosa significa per i 700mila cacciatori rimasti. Si è vero una piccola fetta rispetto ai 2milioni di una ventina d’anni fa, ma sempre un cospicuo bottino da spartirsi in termini di voti. Quelli dell’ex PDL, ora Forza Italia, che sono pro-caccia, non si azzardano però a prendere pubblicamente le distanze dal quel mondo animalista che sta dentro i loro confini. Mai una dichiarazione pubblica che possa scontrarsi con l’ideologia della Maria Vittoria Brambilla, che ha contagiato anche l’ex cavaliere abbracciando il mondo degli animali d’affezione. La paura del “TF” tagliato fuori, come successo per l’europarlamentare Sergio Berlato, è grande e sono troppi i privilegi che ne verrebbero compromessi. Ora Berlato è candidato con Fratelli D’Italia, mentre il cacciatore genovese Bruzzone è in lista per la Lega. Due gruppi politici che potrebbero però non superare lo sbarramento del 4% e quindi restare fuori dai giochi. Per contro c’è ancora uno Zanoni, leader indiscusso sul fronte anti-caccia, che ha cambiato sponda, passando dal gruppo dell’ex PM Di Pietro al PD, sebbene oltre la metà dello schieramento. Ma con le preferenze potrebbe anche farcela. Quello che manca a noi cacciatori è lo Zanoni a favore, uno capace di 200 interpellanze in due anni, bravo nel rompere le “palle” a tutti con le sue tuonate contro l’utilizzo dei richiami vivi e contro la caccia in generale. In questi anni il settore venatorio ha mostrato tutte le sue lacune e tutte le sue spaccature non riuscendo a produrre e promuovere sul campo quel piccolo esercito di politici cacciatori capaci davvero di dare battaglia a Bruxelles, dove è ormai chiaro che si gioca la partita. Un limite ormai cronico per il mondo venatorio che è ancora indeciso sull’unione associativa, unica strada rimasta per non offrire il fianco a chi ci vorrebbe fare scomparire.

A questo punto si spera solo che le nostre scelte, quelle dentro la cabina elettorale, non vadano deluse del tutto e che i dirigenti delle grandi associazioni sappiano trattare in queste poche settimane che ci separano dal voto con chi potrebbe davvero darci una mano. Occorre alzare la voce e occorre restare compatti. L’ordine è quello di serrare i ranghi in un momento così difficile sul piano del lavoro, dell’economia, ma anche delle nostre passioni. I “cacciatori” non sono cittadini di serie “B” , sono gente rispettabile che (ha differenza di tanti “animalari”) hanno la fedina penale pulita, pagano le tasse, non sono mantenuti dai centri sociali, rispettano l’ambiente, amano i loro cani e che pongono al primo posto di questa catena il rispetto per l’essere umano.



fonte:cacciaedintorni.it
 
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